Seconda parte del libro, vede il gruppo ridotto a soli cinque elementi (il capitano Hatteras, il dottore, Johnson e Bell, più il capitano americano saSeconda parte del libro, vede il gruppo ridotto a soli cinque elementi (il capitano Hatteras, il dottore, Johnson e Bell, più il capitano americano salvato durante la spedizione).
Ma questo gruppo ristretto, il cambio di prospettiva passando dal viaggio per mare al viaggio attraverso i ghiacci, la mancanza del "mistero" del capitano e dell'annunciato scontro con i rivoltosi a bordo della Forward, sono tutti elementi che giovano al testo.
La storia gira intorno alla sfida tra questi uomini coraggiosi e la natura, tra l'uomo e il freddo polare, la natura inclemente, le terre inesplorate del polo nord. C'è anche lo scontro tra due personalità per certi versi molto simili come quelle dei due capitani, ma al momento opportuno tutto viene risolto apparecchiando la scena per i capitoli finali.
L'unica pecca, se si vuole, del libro è il personaggio del dottore, che sempre più diventa un deus ex-machina in grado di compiere qualunque impresa, un luminare di ogni campo scientifico. Mi ha ricordato enormemente l'ingegnere de L'isola misteriosa, la pesrona colta e geniale in grado di risolvere ogni problema sfruttando nozioni semisconosciute scientifiche. Tuttologi un po' troppo irrealistici, ma che ben illustrano un'epoca dorata in cui la scienza veniva vista non solo come qualcosa in grado di aiutare l'uomo in ogni occaione e di elevarlo, ma come qualcosa di eroico, di lodevole, di ammirabile. Fa specie che paradossalmente proprio in questo periodo invece la scienza venga vista sempre più con sospetto...
Un buon finale, che mi ha preso più dell'inizio....more
Non il Verne migliore. Questa prima parte de Le avventure del capitano Hatteras è in parte un libro di esplorazione delle terre artiche, sulla scia deiNon il Verne migliore. Questa prima parte de Le avventure del capitano Hatteras è in parte un libro di esplorazione delle terre artiche, sulla scia dei grandi esploratori e di tragedie come quelle dell'Erebus e della Terror, e in parte segue le vicende del capitano Hatteras e del suo equipaggio, con le relazioni tra loro e i diversi desideri delle persone coinvolte.
La parte di esplorazione è francamente un po' noiosa, magari anche perché il tema è già stato affrontato in alcune storie che ho già letto di Verne, in generale questo vecchio filone dei viaggi di esplorazione non mi ha mai catturato appieno, anche in passato.
Un po' meglio la parte di trama: un misterioso capitano che nessuno ha visto e di cui nemmeno conoscono il nome, ma che ha fatto costruire una nave con precise specifiche tecniche e che ha fatto reclutare un equipaggio molto ben pagato, con destinazione e durata dell'ingaggio ignote. Un secondo che col tempo si vedeva ormai in pieno comando della nave, rimanendo fedele ai misteriosi ordini del suo committente, finché il capitano non si è palesato smettendo di fingersi un comune marinaio, e cominciando a covare odio e rancore contro questo capitano, sia per il comportamento tenuto sia per la sua fama.
Hatteras infatti si era nascosto per evitare di spaventare l'equipaggio con la sua storia, essendo lui un impavido e temerario famoso comandante, fissato con l'esplorazione del polo nord per portare gloria all'impero britannico ma cui questa smania era già costata ben due equipaggi. Avanti, sempre avanti, nella sua filosofia: non esiste tornare a sud, non esiste farsi superare dagli americani, non esiste che l'equipaggio gli impedisca di raggiungere il suo obbiettivo.
Ma la sfida sarebbe improba perfino con un equipaggio motivato e deciso. Tentare questa impresa con un secondo ufficiale apertamente ostile e buona parte dell'equipaggio contraria al tentativo di impresa (e disposti a spingersi solo fino a un certo punto per i soldi) si rivelerà qualcosa di rasente l'impossibile.
Un finale cataclismatico che sprona a leggere subito la seconda parte.
Però per un'edizione così bella come quella RBA, la mole di refusi in questo libro è francamente deludente. E a un certo punto, oltre alle lettere sbagliate, abbiamo direttamente un "gennaio" che si trasforma in "febbraio" facendo immaginare per un momento un salto temporale importantissimo durante una spedizione. Male....more
Uno splendido viaggio nel Giappone del 1600 assieme al navigatore inglese Blackthorne, ribattezzato Anjin -san, Pilota, visto che il suo nome era abbaUno splendido viaggio nel Giappone del 1600 assieme al navigatore inglese Blackthorne, ribattezzato Anjin -san, Pilota, visto che il suo nome era abbastanza impronunciabile dai nativi.
Il pilota inglese si ritrova in un Giappone dove aleggia una parvenza di pace tra i vari daimyo, e dove l'influenza dei preti gesuiti e dei mercanti portoghesi è totale, facendo questi da unico tramite tra le isole nipponiche e l'impero cinese, spostando seta cinese e argento giapponese e arricchendosi al contempo. Chiaramente l'arrivo della nave olandese (rovinata da guerre e tempeste, con solo pochi uomini ancora vivi) pilotata da un inglese, al tempo degli scontri tra protestanti e cattolici e tra Inghilterra e Spagna, porta a inimicizie, odii e tentati omicidi.
Ma Blackthorne si rivela molto più di quanto appare, e a poco a poco, grazie al bagaglio di conoscenze che si porta dentro, alla sua abilità di pilota e alla sua intelligenza, impara lingua e usi giapponesi diventando lui stesso sempre più giapponese: diventerà un samurai stimato al servizio di Toranaga, e pur volendo sempre tornare a casa e diventare ricco non potrà evitare di confrontare lo stile di vita della sua madre patria con quello della sua nuova casa, la sporcizia e la maleducazione occidentali con la pulizia e la filosofia orientali.
Troverà amore e nemici, vivrà momenti catartici e ci insegnerà lo stile di vita del samurai e del Bushido mentre lui stesso lo imparerà.
Una storia entusiasmante, peraltro assai reale (i personaggi sono basati su figure storiche realmente esistite, con il cambiamento dei nomi e di diverse situazioni ma ripercorrendo la storia generale).
Non mi aspettavo una certa morte nel finale, ammetto di esserci rimasto male.
Una lettura che quasi non fa sentire le sue più di 1200 pagine, e che sicuramente avessi avuto più tempo avrei divorato in molto meno tempo....more
Un'ottima conclusione per questo libro diviso in tre volumi.
La nave avvistata al termine del secondo volume si rivela una presenza ben più reale e minUn'ottima conclusione per questo libro diviso in tre volumi.
La nave avvistata al termine del secondo volume si rivela una presenza ben più reale e minacciosa di quanto fosse comprensibile supporre: sono gli ex compagni di Ayrton, impadronitisi di una nave e trasformatisi in feroci pirati. Avremo quindi questo primo e sfortunato contatto tra i coloni e altri esseri umani, con i primi impegnati in una strenua e feroce difesa della loro isola e delle loro stesse vite.
Ci sarà della tragedia e ci sarà di nuovo la mano misteriosa che da sempre accompagna il gruppo degli americani... ma alla fine avremo anche la risposta a tutte le domande sorte nei tre volumi. L'identità (che non è affatto una sorpresa) del loro benefattore, la sua storia (che invece è più sorprendente anche perché finora ignota), la sua fine. E poi, il gran finale per l'isola e per i coloni, con un piccolo deus ex machina tempestivo che un poco infastidisce, ma visto che Cyrus è rimasto per tutto il libro umano, senza essere come al solito una fonte inesauribile di conoscenze su ogni ambito dello scibile, ci si può stare.
La seconda parte delle avventure sulla misteriosa isola di Lincoln ci mostrano i nostri naufraghi sempre più a loro agio su questa isola sperduta e diLa seconda parte delle avventure sulla misteriosa isola di Lincoln ci mostrano i nostri naufraghi sempre più a loro agio su questa isola sperduta e disabitata, alle prese con la prospettiva di non essere da soli sull'Isola.
Mentre le prove di interventi "esterni" si sommano fino a diventare inoppugnabili, la possibilità di un nuovo naufragio in zona si fa pressante spingendo i nostri a esplorare meglio l'isola alla ricerca dei resti di un relitto e magari di qualche altro loro simile.
Smith risulta meno fastidioso che in passato, con la sua manifesta onnipotenza, mentre a lasciare parecchio interdetti è mastro Jep, l'orango che diviene loro servitore. Un elemento completamente fantastico, parrebbe, non fosse che all'epoca questa idea non sarebbe parsa troppo ridicola...
Il punto di forza del libro è però il collegamento a sorpresa con un altro tomo Verniano, I figli del capitano Grant. Ero rimasto oltremodo perplesso, leggendo questa storia, di vedere che era indicata come collegata a quella del Capitano Nemo e a questa (che ancora non avevo letto). La nebbia si dipana in questo volume centrale, che ci fornisce l'ingresso in scena di un personaggio a noi già noto (e a questo punto ci si aspetta nella parte finale la comparsa di un altro personaggio, che spieghi i misteri che circondano l'isola)....more
Cinque americani, durante la guerra di secessione, scappano dalla prigionia a Richmond nelle mani dei secessionisti rubando il pallone aerostatico conCinque americani, durante la guerra di secessione, scappano dalla prigionia a Richmond nelle mani dei secessionisti rubando il pallone aerostatico con il quale gli stessi secessionisti speravano di rompere l'assedio del generale Grant e chiedere l'aiuto di Lee.
Solo che i cinque (più un cane) sono catturati dalla forza di una tempesta che per giorni imperversa, e che alla fine li fa naufragare su una riva sconosciuta, completamente privi di qualunque tipo di strumento o di mezzo di sostentamento. Hanno i loro vestiti, un paio di orologi, un blocchetto per gli appunti e basta.
Da qui dovranno riuscire a sopravvivere, radunarsi, capire dove si trovino e come tirare avanti. Una sfida interessante e affatto scontata, vista la totale assenza di strumenti.
Ma se la storia è piacevole, purtroppo il personaggio principale del libro -l'ingegnere Cyrus Smith- presenta un enorme problema: è praticamente un'enciclopedia vivente, ferrato nella teoria come nella pratica di ogni disciplina scientifica immaginabile. Geometria e geologia, astrologia e metallurgia, chimica e siderurgia. Ogni problema che si pone di fronte ai cinque naufragi viene da lui affrontato con calma e sicurezza, come si trattasse precisamente del suo campo di studi o come avesse dietro un'intera enciclopedia dedicata a queste cose.
E alla lunga questo diventa abbastanza irritante. Avrei dato una valutazione superiore non fosse stato per questo, anche perché i misteri dell'isola sono ben dosati durante la lettura e non sembrano banali (anche se alcune classificazioni che inseriscono il libro in una serie ben precisa di titoli getta luce sulla possibile risoluzione di questi enigmi)....more
Volume finale delle peripezie dell'equipaggio della Duncan, in giro per il mondo alla ricerca dello scomparso capitano Grant.
Dopo un gran bel primo voVolume finale delle peripezie dell'equipaggio della Duncan, in giro per il mondo alla ricerca dello scomparso capitano Grant.
Dopo un gran bel primo volume ambientato nel sud America e un secondo volume nettamente peggiore, tra prevedibilità, assenza di scene memorabili e abbondanza di nozioni naturalistiche, con il finale si torna sui livelli dell'inizio.
Dopo il tradimento subito e la perdita dello yacht, con Paganel che intuisce una nuova possibile interpretazione dei messaggi rinvenuti ma che esita a parlarne viste le precedenti versioni errate, il gruppo a terra è ormai demoralizzato e sfiduciato, e vuole solo tornare a casa. Ma dal punto in cui si trovano, la Scozia è molto lontana e per arrivarci dovranno passare dalla Nuova Zelanda, una terra allora abitata da selvaggi antropofagi -cui comunque Verne per mezzo dei suoi personaggi mostra simpatia ed empatia, denunciando il comportamento degli invasori inglesi- facendosi strada tra la vegetazione e rischiando la vita. Ottime le scene nel villaggio maori, e poi i colpi di scena tanto attesi e mai veramente in dubbio: il ritorno del Duncan (di cui però il fato era impossibile da indovinare, va detto) e l'esito della loro missione.
Un buon finale, e nel complesso un bel libro (piagato un poco dalla pesantezza del volume centrale, ma niente di criminale)....more
Seconda parte (di tre) delle avventure de I figli del capitano Grant. Non all'altezza del primo libro, a parer mio: dopo aver stabilito che il messaggiSeconda parte (di tre) delle avventure de I figli del capitano Grant. Non all'altezza del primo libro, a parer mio: dopo aver stabilito che il messaggio si riferiva all'Australia, assistiamo al viaggio della Duncan verso questo lontano continente e a un tremendo uragano che lo colpisce, costringendo parte dell'equipaggio a intraprendere una traversata dell'Australia del sud a piedi, intanto che la nave viene riparata.
Ora, va benissimo l'uragano -anche se non ha la spettacolarità né l'inquietudine della tempesta affrontata nella pampa- , vanno benissimo le spiegazioni sull'Australia (anche se le assicurazioni sull'assenza di animali velenosi fanno sorridere e la considerazione che si ha degli aborigeni è chiaramente figlia dei tempi) e sono splendide le risposte che il piccolo indigeno dà alle domande di geografia di Paganel (la visione anglocentrica del mondo è devastante!). Quello che non va è che sia così ovvio e scontato il colpo di scena del libro, anticipato a chiare lettere fin dalla prima comparsa di un personaggio e reso via via sempre più evidente e atteso.
Resta la sorpresa del finale, che mi aspettavo diverso, ma a parte questo (che tanto sicuramente sarà corretto nell'ultima parte della storia) è tutto enormemente prevedibile. Ora ci aspettano quantomeno i nativi belligeranti della Nuova Zelanda, oltre a pericolosi evasi, pirati e legittimi desideri di vendetta. Mi aspetto si ritorni a un qualcosa di simile al primo libro....more
Prima parte di tre (riunite in due libri), non inizia molto bene: per quanto sia apprezzabile e intrigante il messaggio nella bottiglia ritrovato nelloPrima parte di tre (riunite in due libri), non inizia molto bene: per quanto sia apprezzabile e intrigante il messaggio nella bottiglia ritrovato nello stomaco di un pescecane, il messaggio scritto su tre fogli in tre lingue diverse, danneggiato dall'acqua a macchie complementari di modo che unendo le parole superstiti nelle varie lingue si potesse ottenere bene o male il messaggio, beh, suona un po' troppo comodo e totalmente irreale.
A parte questa concessione alla sospensione dell'incredulità, comunque, la storia poi ingrana benissimo. Abbiamo la storia dell'intrepido e avventuroso capitano Grant, scozzese modello, partito a colonizzare nuove terre nel nome della Scozia; abbiamo l'altrettanto scozzese lord Glenarvan che, sullo yacht appena costruito, si imbatte nel mistero di questo messaggio; abbiamo Robert e Mary, i figli del disperso capitano Grant, nobili e fieri; abbiamo il francese Paganel che praticamente è lo stereotipo dello scienziato con la testa fra le nuvole; abbiamo il maestoso indigeno Thalcave, pure lui nobile, maestoso e generoso.
Tutti intraprendono il viaggio mossi da fini nobili e altruistici: ritrovare e portare in salvo il capitano Grant, due anni dopo il naufragio. Robert Grant si incammina lungo la strada che lo porterà presumibilmente a diventare un tipico eroe Verniano: colto, forte fisicamente e mentalmente, coraggioso, leale, di buon cuore. Mary si intuisce da subito finirà col capitano dello yacht, magari però avrà un po' più di spazio nel proseguio (anche se finora nei libri di Verne che ho letto i personaggi femminili erano più di corredo che altro: la ragazza dalla quale tornare, la fanciulla da salvare e di cui innamorarsi, la moglie fedele, coraggiosa e di buon cuore...).
Molto bella la descrizione di questa prima parte del viaggio, lungo il 37° parallelo in sud America, dalla costa cilena alla costa argentina, valicando le Ande con grande pericolo e affrontando la traversata della pampa tra i rischi dovuti alla siccità e successivamente il capovolgimento di fronte, l'inondazione e la tempesta che spazzano via il terreno travolgendo chiunque si trovi incautamente sul loro cammino.
E niente male anche la scoperta del prigioniero europeo tra gli indigeni argentini.
Finalmente comincio a leggere la bella collezione Hetzel delle opere di Verne, dopo più di un anno che prendo in edicola questi libri. E finalmente torFinalmente comincio a leggere la bella collezione Hetzel delle opere di Verne, dopo più di un anno che prendo in edicola questi libri. E finalmente torno a rileggere uno dei libri che ho letto e riletto innumerevoli volte da bambino.
Sicuramente si avverte un poco il peso del secolo e mezzo trascorso dalla sua pubblicazione, sia nella caratterizzazione dei personaggi -fatta con l'accetta: il professore è tendenzialmente una dinamo inarrestabile diretta esclusivamente al proprio scopo, senza riguardi per niente e nessuno, nonché luminare immenso su quasi ogni argomento; Hans è il servitore perfetto, mansueto e remissivo, forte e ingegnoso, abile in tutti i lavori manuali, con l'intuito del cacciatore e capace di sopravvivere ovunque; Axel è un dotto in divenire, ha ancora pulsioni umane da ragazzo ma a sprazzi mostra la possibilità di diventare come lo zio... però almeno lui, malgrado le conoscenze superiori a quelle che un diciannovenne potrebbe avere e malgrado la passività nei confronti del professore, spesso ha dubbi, ha paura, vuole tornare a casa e addirittura osa seguire le teorie più accreditate andando contro lo zio!- sia soprattutto nell'uso eccessivo di termini scientifici con un tono quasi didascalico. Però, francamente, questo peso per quanto lo si possa avvertire non infastidisce particolarmente.
Perché abbiamo subito il mistero del messaggio dell'antico storico islandese. Perché abbiamo le descrizioni dell'Islanda del diciannovesimo secolo, e una dichiarazione d'amore per le scoperte scientifiche e tecnologiche di quella meravigliosa epoca, un amore che Verne riversa nelle descrizioni, nei sermoni che mette in bocca o nei pensieri dei suoi personaggi, negli strumenti scientifici e nel loro costante utilizzo, nelle teorie esposte e inseguite per tutto il libro.
Si può davvero raggiungere il centro della Terra? E se le teorie sulla conformazione della Terra non fossero corrette, e ci fosse dello spazio visitabile? E se così fosse, non potrebbe essersi ricreato un nuovo mondo, in questa Terra sotterranea nascosto molte miglia sotto la crosta terrestre?
Un'immaginazione fervida e senza limiti sposa l'amore per la scienza, aprendo nuovi orizzonti senza sfociare nella fantascienza ma cercando di dare solide basi scientifiche, quantomeno possibili, alla sua storia. Cosa che, a metà dell'ottocento, poteva suonare davvero come un qualcosa di vagamente possibile. Improbabile e screditato dalle teorie scientifiche, ma non impossibile: non vivevano forse in un'epoca in cui spesso nuove tecnologie, nuovi ritrovamenti, nuove scoperte scientifiche andavanoa contraddire le certezze del passato? E allora, perché non sognare di una discesa tremenda dentro a un vulcano spento, di un mare infinito sotto la crosta terrestre illuminato da misteriosi fenomeni elettrici, di mostri marini sopravvissuti al passare dei millenni, di antiche specie animali ormai estinte tornate in vita in quell'ecosistema protetto e fuori dal tempo?
Un viaggio appassionante, anche a distanza di tutti questi anni.
Ah, in questa edizione abbiamo inoltre due racconti in appendice: Un dramma al Messico, dedicato a un ammutinamento su navi spagnole al tempo dell'indipendenza del Messico, e il racconto divertente Dieci ore di caccia, sull'apertura stagionale della caccia in Francia....more
La storia principale di questo libro, I naufraghi del Chancellor, è anche quella più debole delle due che lo compongono, principalmente per via di un La storia principale di questo libro, I naufraghi del Chancellor, è anche quella più debole delle due che lo compongono, principalmente per via di un inizio estremamente lento.
Solo più avanti la narrazione acquista sostanza, prima con l'incendio e poi con la terrificante descrizione del lungo tempo passato dai superstiti sulla zattera, con pochissimi viveri a disposizione, senza strumenti, senza sapere dove fossero e con solo la remota speranza di poter in qualche modo veniri sospinti verso della terraferma o di essere visti da un'imbarcazione di passaggio. Una storia che sicuramente riecheggia quella che doveva essere una delle più grandi paure per i viaggiatori di quell'epoca, e che aveva nel naufragio della fregata Meduse a inizio secolo uno degli esempi più lampanti e spaventosi.
Le sofferenze e i pericoli fisici e morali sono stati ottimamente rappresentanti, ma alcune ingenuità come il comportamento privo di senso del comandante fin dall'inizio risultano pesanti da digerire, specialmente essendo fondamentali per gli eventi.
E' invece una piacevole sorpresa il breve racconto fantascientifico Una scoperta prodigiosa, che mostra la misteriosa e fragorosa comparsa a Parigi di un inventore sconosciuto e mascherato, che ha scoperto il modo di padroneggiare gli spostamenti aerei. Una fonte di movimento tutto sommato economica, di durata immensa, in grado di sconvolgere il mondo intero a ogni livello. In questo racconto abbiamo sia la narrazione del fatto, con gli esperimenti pubblici offerti dall'inventore, sia l'analisi delle reazioni popolari, tramite anche i collegamenti con il giornale. E soprattutto offre parecchi spunti di pensiero sui reali effetti di una tale rivoluzione, non solo gli utopici miglioramenti: i posti di lavoro persi in settori che diventano ormai obsoleti, società in fallimento, dogane che spariscono, rivoluzione di gendarmerie ed eserciti, impossibilità di difendere realmente una città da attacchi portati dal cielo, fino alle visioni più pessimistiche dell'umanità che supera i limiti posti dalla Provvidenza e che recede a uno stato di barbarie e caos.
Interessantissimo vedere come in effetti avesse bene interpretato certe cose, pur con le dovute distinzioni: non abbiamo infatti un motore pulito, economico e longevo che senza bisogno di manutenzioni o rifornimenti può andare avanti all'infinito, ma abbiamo aerei di ogni tipo. E neanche mezzo secolo dopo la pubblicazione di questo libro si sarebbero visti i primi effetti bellici della locomozione aerea, fino ad arrivare alla seconda guerra mondiale e alle città bombardate dal cielo, prive di reali difese da tali attacchi.
E poi il finale a sorpresa... davvero un bel racconto!...more
La storia che dà il titolo al libro è piacevole, per quanto altamente prevedibile (in parte fin dalle prime pagine). L'assenza di sorprese è bilanciatLa storia che dà il titolo al libro è piacevole, per quanto altamente prevedibile (in parte fin dalle prime pagine). L'assenza di sorprese è bilanciata dall'originalità di ambientazione e personaggi: si svolge infatti in Cina (la Cina di fine ottocento) e i protagonisti sono quasi esclusivamente cinesi, se si escludono i due strani americani della compagnia assicurativa.
Abbiamo il ricco cinese annoiato e disilluso, il suo maestro di filosofia con un passato da ribelle e assassino, un servitore pigro e inetto, una bellissima e sfortunata fidanzata, un certo numero di amici poco presenti ma estremamente filosofeggianti. E un viaggio attraverso la Cina, propiziato da una scelta chiaramente infelice in seguito a un rovescio della fortuna.
Per una volta non abbiamo europei eruditi e superiori a dettar legge con la loro innegabile autorità morale e materiale, nè spavaldi americani intenti a conquistare il mondo con la sola forza della volontà, ma un cast di cinesi benestanti, filo-occidentali e progressisti.
A seguire, sei racconti più o meno riusciti, che spaziano dal racconto fantastico al racconto storico al fantascientifico. Per dire, ce n'è uno che richiama la letteratura più nota francese di Hugo e Dumas, un altro fa ricordare Wells... mediamente non eccelsi, ma godibili....more
Questo libro non era iniziato nel migliore dei modi: il viaggio in mare, in condizioni non propriamente ideali, con a bordo una persona chiaramente neQuesto libro non era iniziato nel migliore dei modi: il viaggio in mare, in condizioni non propriamente ideali, con a bordo una persona chiaramente negativa, malvagia e subdola, intenta a boicottare la buona riuscita della navigazione.
Una scelta stilistica che oltre a togliere pathos risulta pure già vista, anche solo all'interno di questa collezione Hetzel dei libri di Verne.
E così, la prima parte (prima metà) della storia, finché seguiamo il viaggio in mare per riportare a casa la signora Weldon, suo figlio e suo cugino, prima con la certezza (data dal titolo) che i membri più anziani dell'equipaggio faranno una brutta fine lasciando tutto nelle mani dell'allievo Dick Sand, e poi con la sicurezza dei brutti tiri giocati da Negoro, risulta non particolarmente avvincente. Tutto già visto, già letto, ampiamente previsto.
Poi però il viaggio in mare finisce. Inizia un viaggio via terra per tentare di portare i Weldon e i naufraghi caricati tempo addietro in un luogo civile dal quale raggiungere l'America. E la seconda parte sancisce un cambio di tono provvidenziale: niente più minacce sussurrate, niente più pericoli sui quali i personaggi sorvolano. Le carte vengono messe sul tavolo, tutti (o quasi) sanno cosa aspettarsi e a cosa puntare.
E Verne ne approfitta per descrivere la condizione della schiavitù, il mercato degli esseri umani nel sud ovest dell'Africa, l'orrore della tratta degli schiavi e le battaglie combattute nel nome dell'umanità e della civiltà per porvi fine. E questa orrenda condizione viene resa più dolorosa, più insopportabile, facendola vivere in prima persona ai naufraghi americani di colore e al povero Dick Sand, anche se lui la vive con qualche differenza dato il colore della sua pelle.
Anche qui non abbiamo grandi colpi di scena, ma alcune scene sono davvero buone (come il formicaio) e soprattutto la trattazione della questione della schiavitù è ben fatta, ed eleva l'intero libro....more
Volume non brillante, questo, che racchiude un romanzo, un racconto lungo e un racconto meno lungo.
Malgrado le apparenze, probabilmente il pezzo riuscVolume non brillante, questo, che racchiude un romanzo, un racconto lungo e un racconto meno lungo.
Malgrado le apparenze, probabilmente il pezzo riuscito meglio è il racconto lungo, Mastro Zaccaria. Una storia che rasenta il soprannaturale, sullo stile dei racconti che tirano in ballo il Diavolo e i patti stipulati con lui... ma ambientata a Ginevra, in Svizzera, e legata a doppio filo agli orologi, alla professione di orologiaio e all'ambizione di comprendere i meccanismi che regolano corpo e anima diventando pari a Dio. Non male.
Poi abbiamo il piatto principale, quel La sccuola dei Robinson che dà il titolo al volume. Una storia tutto sommato prevedibile e prevista, si capisce tutto fin dal principio e non si gode quasi mai di un minimo di stupore o di emozione. Più che un libro a sé stante pare un omaggio emozionato al Robinson Crusoe che tanto aveva colpito l'immaginazione di un'intera epoca, al punto infatti da richiamarlo sia nel titolo sia nella storia stessa, con i due personaggi abbandonati sull'isola deserta intenti a paragonare le loro vicende a quelle dell'eroe di Defoe.
Infine l'ultimo racconto, il dimenticabile Un dramma in aria. Una dimostrazione di volo aerostatico da parte di un esperto del settore, resa differente dall'improvvisa comparsa sul pallone di un clandestino, un uomo folle e minaccioso con un piano assurdo. Noioso....more
Un bel libro di avventura, ambientato nella Russia della seconda metà del dicannovesimo secolo.
Verne ci porta in questo enorme e sicuramente esotico (Un bel libro di avventura, ambientato nella Russia della seconda metà del dicannovesimo secolo.
Verne ci porta in questo enorme e sicuramente esotico (agli occhi dei suoi lettori dell'Europa centrale) impero che improvvisamente si trova sotto attacco: orde di tartari si sono ribellate e, sobillate da un traditore dell'Impero, hanno mosso guerra per sottrarre la Siberia e la Russia orientale al dominio dello zar. Detto zar, Alessandro II, è a Mosca, lontanissimo dalla Siberia dove invece si ritrova intrappolato l'arciduca suo fratello. Le comunicazioni sono state interrotte, e suo fratello non ha modo di sapere del coinvolgimento di questo traditore, un ex militare caduto in disgrazia e punito proprio da lui, un individuo desideroso ora di prendersi la sua vendetta. Le truppe russe saranno mobilitate, ma prima di poter giungere a destinazione passerà chiaramente molto tempo, vista la vastità del territorio russo.
E' di primaria importanza quindi avvisare del traditore il fratello, visto che il suo piano è quello di infiltrarsi alla corte e abbattere le difese della capitale orientale dall'interno. Per questo compito viene scelto il capitano dei corrieri dello zar, Michele Strogoff, siberiano di origini. Alto, forte, bello, leale, esperto di quelle terre e della sopravvivenza nei climi glaciali: la persona ideale.
La sua missione è semplice e difficilissima: raggiungere l'arciduca prima del traditore, attraversando la Russia e la Siberia, superando le orde nemiche, e salvare la patria. Un viaggio che inizierà in treno e proseguirà con barche, carrozze, carretti, anche a piedi e su zattere, e che lo vedrà in compagnia di una serie di improbabili viaggiatori: avremo la bella Nadia, una ragazza lettone che cerca di raggiungere il padre in esilio sfidando le asperità del viaggio e la guerra stessa; il telegrafista Nicola, imperturbabile e ligio al dovere ma di gran cuore; i due cronisti europei che involontariamente seguiranno le orme di Michele, il francese Alcide e l'inglese Harry.
Una corsa contro il tempo e contro le atrocità commesse dalle orde e dal bieco traditore, cui si contrappongono i più alti ideali di patriottismo e lealtà. Non è mai in dubbio per il lettore la fine della storia, ma di certo Verne non risparmia difficoltà ai suoi personaggi. E la trama ha senso, ha ritmo, e non funge solo da scusa per propinare trattati sulla geografia e l'antropologia della Russia. Ci sono descrizioni dei paesaggi, delle città e delle molte culture che formano la Russia o anche solo le orde ribelli, ma non prendono mai il sopravvento né mettono in ombra la storia.
Mi è piaciuto più di quanto non mi aspettassi....more
Si tratta del primo libro dei "Viaggi Straordinari" di Verne, precede di dieci anni Il giro del mondo in 80 giorni e ne anticipa a grandi linee l'andaSi tratta del primo libro dei "Viaggi Straordinari" di Verne, precede di dieci anni Il giro del mondo in 80 giorni e ne anticipa a grandi linee l'andamento.
Abbiamo un'introduzione più corposa di quanto non si vedrà in seguito, con parecchio spazio dedicato non tanto ai preparativi in sé quanto alle reazioni di chi circonda il dottor Fregusson, spirito ardito che decide di unire le esplorazioni già fatte dell'Africa attraversandola in mongolfiera, collegando quanto scoperto da svariati altri avventurosi esploratori e fornendo un quadro unico della zona relativa alle sorgenti del Nilo.
Abbiamo poi il viaggio, che per larga parte procede senza intoppi trovando solamente in tre occasioni degli inconvenienti. Una volta a causa di un salvataggio, con la conseguente perdita d'acqua proprio prima di affrontare il deserto; poi per colpa di uno stormo di avvoltoi; infine, con la mongolfiera ormai alla fine della propria vita, per la caccia da parte di un gruppo di briganti.
Abbiamo anche la presenza del servitore fidato, leale, intelligente e dotato di abilità fisiche straordinarie, altro elemento che si ripresenterà in futuro.
Però a parte il viaggio d'esplorazione mancano del tutto altre linee di trama, e spesso le spiegazioni riguardanti il territorio sorvolato sono francamente eccessive. Del resto è uno dei suoi primi viaggi, ci sta.
Notevole come avesse individuato nel volo il vero trasporto del futuro per le grosse distanze o per superare territori pericolosi, indicando come unico freno alla cosa l'assenza -dovuta a limiti tecnologici- di un motore in grado di farli procedere nella direzione voluta.
A seguire abbiamo un racconto di una decina d'anni prima, Martino Paz. Racconto storico ambientato a Lima, durante le continue rivolte e controrivolte che animavano il Perù, diviso tra conquistatori spagnoli, borghesi mulatti e indigeni schiavizzati. Una storia che unisce la fotografia della Lima di quegli anni allo spirito indomito del protagonista, alla storia d'amore impossibile e condannato, e a un briciolo di mistero. Oltre a un ottimo finale. Direi di aver apprezzato maggiormente il racconto piuttosto che il Viaggio....more
Una particolarità di questo libro (letto e riletto negli anni della mia infanzia), che ho notato rileggendolo in età adulta, è che mentre il protagoniUna particolarità di questo libro (letto e riletto negli anni della mia infanzia), che ho notato rileggendolo in età adulta, è che mentre il protagonista della storia è indiscutibilmente il signor Fogg -dall'assunzione di Passpartout alla scommessa con i compagni del circolo, dal viaggio al superamento degli ostacoli, dal rischio di incarceramento alla relazione con Auda-, il punto di vista che bene o male ci viene presentato non è praticamente mai il suo, bensì quello di Passpartout.
E' dagli occhi di questo francese dal passato variegato che apprezziamo l'abitudinarietà e la freddezza del suo padrone, è dalle sue emozioni che capiamo appieno lo stupore che la sua decisione comporta. E' stando al fianco di questo ingegnoso maggiordomo che poco a poco ci affezioniamo al pezzo di ghiaccio britannico che risponde al nome di Phileas Fogg. E' Passpartout a escogitare il modo per salvare la bella vedova indiana dal rogo, a rischiare la vita sul treno per salvare la vita al padrone e al resto dei passeggeri, a difenderne l'onore dalle accuse di Fix. Ed è al tempo stesso sempre lui a causare potenziali ritardi tra incidenti in India, ingenuità in Cina, omissioni in America. Come dirà lo stesso servitore, è costato ben caro al suo padrone... ma possiamo dire che i servigi offerti siano ben valsi la candela.
Dall'altra parte, a fare da contraltare al passionale servitore, la flemma fatta persona. Ricco, parco di azioni, appassionato di carte e con un'estrema fiducia nel progresso che sfiora la fede: come altro potremmo interpretare sennò la sua scommessa di compiere il giro del mondo in soli 80 giorni -nel 1872, anno di pubblicazione del libro peraltro- basando tale computo solamente sulle lunghezze delle tratte estrapolate dalla guida Bradshaw con percorsi, orari e tempi di percorrenza. Fiducioso nell'inconsistenza di eventuali imprevisti dinanzi al fulgore dell'era moderna. E' l'unico a non perdersi mai d'animo, l'unico impassibile nelle peggiori difficoltà, armato solo di incrollabile tranquillità, determinazione ferrea e un mucchio di soldi che è disposto a impegnare in questa scommessa (anche perché perderla lo ridurrebbe comunque sul lastrico, il che di certo non guasta come incentivo).
Per il lettore però, più che la scommessa che non pare mai veramente in dubbio a interessare sono i mezzi di trasporto usati e le descrizioni che Verne fa dei posti attraversati e delle popolazioni che le abitano, con gli accenni alla storia contemporanea, dal canale di Suez ancora fresco alla situazione dell'India, per arrivare a come in Europa si vedevano l'America e gli americani al tempo.
In America ci porta poi il racconto successivo, I violatori del blocco, ambientato qualche anno prima durante la guerra di Secessione americana: un intrepido mercante scozzese decide di partire con la nave più veloce delll'epoca, appositamente costruita per lui, per forzare il blocco navale degli unionisti e acquistare enormi quantità di cotone dai confederati in cambio di armi per la guerra. Quello che non si aspetta però è di ritrovarsi una giovane americana del nord tra l'equipaggio, decisa a raggiungere il padre prigioniero dei secessionisti. L'evoluzione del rapporto tra il giovane capitano trentenne e questa indomita e progressista americana è scontato, ma piacevole.
Molto strano e particolare invece l'ultimo racconto breve, Fritt-Flac.
Dopo questa rilettura, il dubbio sul perché nell'edizione per ragazzi che avevo fosse presente in copertina una bella mongolfiera è più grande che mai......more
Nutrivo curiosità per questo personaggio che conoscevo vagamente di fama (e per il film) ma di cui non avevo mai letto niente. Dopo aver letto i primi Nutrivo curiosità per questo personaggio che conoscevo vagamente di fama (e per il film) ma di cui non avevo mai letto niente. Dopo aver letto i primi tre libri delle avventure di John Carter posso dire di essere rimasto favorevolmente stupito.
Certo, il secolo abbondante di vita di questi libri (pubblicati tra il 1912 e il 1914) si sente tutto, nella scarsa introspezione psicologica, nella piattezza dei personaggi, nei buchi logici, nell'ingenuità che permea bene o male tutta l'atmosfera. Ma probabilmente è proprio questa ingenuità ad aprire le porte anche al punto di forza di queste storie. L'avventura, pura e semplice.
John si ritrova "sdoppiato" dal proprio corpo, lasciato come cadavere sulla Terra, e catapultato su Marte. Dove c'è vita, la vita crudele e feroce che ci si può aspettare su un pianeta in declino, morente. E se anche non ci verrà fornita una spiegazione a questo evento (almeno, non nei primi tre libri), se il personaggio risulta troppo superumano e intriso di retorica (lo straniero americano che arriva su un mondo alieno, e grazie alla sua costituzione si erge una spanna sopra gli indigeni, ammirandone la fierezza ma dominandoli, conquistando i cuori degli elementi migliori delle specie native e rivoltando il mondo intero come un calzino in pochi anni), se sopratutto andando avanti con le storie le "coincidenze" diventano numerosissime e imbarazzanti, e i colpi di scena quasi nulli... malgrado tutto questo, l'avventura sognata agli inizi del secolo scorso avvince. Ogni volta ci chiediamo con quali altri orrori l'autore avrà popolato il pianeta rosso, cosa inventerà per mettere i bastoni tra la ruote alla felicità del capitano John Carter, quali civiltà e tradizioni macabre scopriremo al fianco del Principe giunto dalla Terra.
E senza perderci in lunghe spiegazioni né in chissà quali descrizioni o analisi, si segue l'azione pura di Carter, l'uragano che sconvolge Marte e distrugge ogni suo nemico, che non si arrende mai ed emerge sempre vincitore da ogni conflitto. Un'azione che procede quasi sempre con un ritmo martellante e una prosa semplice, facendo scorrere naturalmente una pagina dopo l'altra, finché non ti ritrovi a notte fonda, stupito per l'ora che si è fatta....more
Una situazione bene o male già vista in occasione della conquista dell'Aquila: Sharpe in disgrazia, a rischio di corte marziale, per salvarsi deve comUna situazione bene o male già vista in occasione della conquista dell'Aquila: Sharpe in disgrazia, a rischio di corte marziale, per salvarsi deve compiere un'impresa eroica che lo riabiliti e renda impossibile farlo fuori.
Solo che a Talavera l'impresa è davvero eroica, qui il suo apporto alla battaglia non sembra avere tutta questa eccezionalità, alla fine è semplicemente un faccia a faccia con Loup (e con Juanita) anticipato e atteso per tutto il libro, dopo il primo incontro nel villaggio spagnolo e il successivo assalto del francese alla guarnigione di Sharpe.
Come trama non è male, c'è stato di peggio in questa serie, ma si crea un'inutile attesa dell'atto spettacolare che viene completamente disattesa....more
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