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Rabbia Quotes

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“Bor era appostato davanti all’entrata di casa, indossava il suo cappotto e un cappellino di lana. Le braccia erano incrociate sul petto e tutto di lui sembrava essere impaziente.
«L’appuntamento con la tua amica è alle dieci, muoviti dai!» esordì.
Asia non rispose e rimase a fissarlo per un tempo indefinito. Era sbigottita.
«E tu che ne sai?», chiese non appena si riprese dallo stupore.
«Tua madre stamattina presto è rientrata. Ti ha lasciato qualcosa da mangiare in cucina.» Cambiò discorso. Non guardava la ragazza mentre parlava, teneva lo sguardo fisso sulle braccia di Asia accartocciate in modo irrequieto.
«Non ho fame. È tua abitudine origliare le conversazioni altrui?» insistette lei con caparbietà.
Solo allora il Venator alzò gli occhi e catturò con il suo sguardo intenso la mente di lei. «Non origlio, sono entrato in camera tua mentre lo dicevi. Semplice. Se non devi mangiare allora copriti e andiamo.»
«Per quale assurda ragione dovresti venire con me?»
«Anche io voglio vedere come sta Nowak.»
Asia non osò ribattere. Afferrò con un moto di stizza il suo piumino e uscì seguendo il Venator. La nebbia copriva il fiume Vistola e rendeva tutto ovattato e silenzioso, nonostante non fosse più mattino presto.
Bor le porse il casco e si sedette sulla sua cavalcatura.
«L’ospedale dista dieci minuti a piedi, non vengo con te in moto. Voglio fare una passeggiata» rifiutò la proposta.
«Come vuoi» rispose secco lui intanto che scendeva e iniziava a camminarle davanti.
Asia rimase ferma per un istante e poi con una rapida corsa lo raggiunse posizionandosi al suo fianco.
«Guarda che la mia passeggiata doveva essere solitaria», affermò.
«Saprò essere invisibile e silenzioso.»
Cosa diavolo vuole questo cavernicolo da me? si domandò lei, mentre manteneva il passo svelto di Bor.
(brano tratto da R.I.P. Requiescat In Pace di Eilan Moon)”
Eilan Moon, R.I.P. Requiescat In Pace

Chuck Palahniuk
“the disinhibition caused by said brain damage, can also spur the infected individual to seek the pleasure of compulsive, casual sexual activity”
Chuck Palahniuk, Rant: An Oral Biography of Buster Casey

Alessandro Baricco
“La vita vera è proprio quella che si spacca,quella vita su cento che alla fine si spacca...”
Alessandro Baricco

David  Kirk
“Intorno a lui, le tranquille risaie riflettevano le stelle come lastre di ossidiana, e lui smaniava dalla voglia di sfoderare la spada e squarciarle; tagliare le stelle e tagliare il cielo e l'universo, solo perché sapeva che era in grado di farlo.”
David Kirk, Child of Vengeance

Joseph Conrad
“Fu qualcosa di formidabile e di subitaneo, come l'improvviso rompersi di un vaso colmo d'ira.”
Joseph Conrad, Typhoon

Diego De Silva
“Ma io non sono uno emotivamente attendibile. Sono uno dalla rabbia labile, cui basta pochissimo per riconoscere le ragioni della parte avversa, specie se la parte avversa è la mia donna. Per dirla in altri termini, soffro di capitolazione precoce.”
Diego De Silva, Mia suocera beve

Giulia Caminito
“Il riassunto della mia vita occupa una pagina e basta, non ho esperienze lavorative, non ho corsi di formazione, non ho livelli di lingua, non ho fatto altro che studiare e non so come spiegare a chi lo leggerà che questo mio piegarmi sui libri è stato un atto di abnegazione e che ho rispettato il patto sociale senza distrazioni, è stato l’ordine a volermi studente, io non ho anticipato nulla né ritardato, ligia ho eseguito i passi dovuti della mia formazione e adesso che sono formata è come se fossi tornata massa senza dimensioni o profondità, inutile agglomerato di nozioni, si attende da me esperienza che è difficile qualcuno decida d’offrirmi, sono crema pasticcera, sono gelato sciolto.”
Giulia Caminito, L'acqua del lago non è mai dolce

Alessio Fabbri
“Dovevo reagire. Dovevo svegliarmi e tornare ad urlare la mia rabbia. Mea culpa. Ma non è mai troppo tardi. Risorsi.”
Alessio Fabbri, La Magiara

“Guarda un filo d'erba al vento e sentiti come lui. Ti passerà anche la rabbia.”
Tizano Terzani

Carlos Ruiz Zafón
“Non si sa chi si è davvero finché non si impara a odiare. E quando si odia davvero, quando ci si abbandona alla rabbia che brucia dentro, che consuma lentamente quel po' di buono che si credeva di avere come bagaglio, lo si fa in segreto.”
Carlos Ruiz Zafón, El laberinto de los espíritus

“E perché sei arrabbiata? La rabbia è una ladra di luce, sai? Ed è anche una tentazione. È facile arrabbiarsi. Toglie il disturbo di guardarsi dentro.”
Natascha Lusenti, Al mattino stringi forte i desideri

Jennifer Niven
“E’ come se dentro me ci fosse una creatura incazzata che scalpita per uscire. Sono anni che mi cresce dentro e ormai occupa tutto lo spazio, mi preme sui polmoni, sul petto, sulla gola. Io faccio di tutto per ricacciarla indietro. Non voglio farla uscire. Non posso farla uscire”.
"Raccontami di un giorno perfetto”
Jennifer Niven

Maurizio de Giovanni
“Non riusciva a cancellare la rabbia che le era germogliata nel cuore come una rosa a maggio, rossa e greve, carnosa e sfacciata, solitaria e violenta.
La rabbia.
Una furia cieca e vendicatrice, gonfia di sangue e di passione, ma anche fredda e aguzza al pari di una lama ben affilata.
La rabbia.”
Maurizio de Giovanni, Le parole di Sara

Italo Svevo
“Le parole bestiali che ci lasciamo scappare rimordono più fortemente delle azioni più nefande cui la nostra passione c’induca.
Naturalmente designo come parole solo quelle che non sono azioni, perché so benissimo che le parole di Jago, per esempio, sono delle vere e proprie azioni. Ma le azioni, comprese le parole di Jago, si commettono per averne un piacere o un beneficio e allora tutto l’organismo, anche quella parte che poi dovrebbe erigersi a giudice, vi partecipa e diventa dunque un giudice molto benevolo.
Ma la stupida lingua agisce a propria e a soddisfazione di qualche piccola parte dell’organismo che senza di essa si sente vinta e procede alla simulazione di una lotta quando la lotta è finita e perduta. Vuole ferire o vuole accarezzare. Si muove sempre in mezzo a dei traslati mastodontici. E quando son roventi, le parole scottano chi le ha dette.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Giulia Caminito
“Iris ha gli occhi lucidi mentre mi elenca i motivi per cui mi vuole bene, ha compilato una lista – in basso a destra – dice che sono intelligente, affidabile, fedele e coraggiosa.
Proprio l’ultima parola mi colpisce come sputo sulla fronte, rende il nostro legame nullo, le mie confessioni silenzi. Io non voglio essere nessuna di queste cose, non voglio aggettivi per me, non voglio lacrime, non voglio feste o cartelloni: le mie parentesi quadre sono vuote, non ho radici latine, sanscrite, francesi, non ho prefissi o suffissi, sono una definizione mancata.”
Giulia Caminito, L'acqua del lago non è mai dolce

Giulia Caminito
“Io non so fare quello che fanno loro, non seduco, non ammalio, non riesco a propormi, mai l’ho saputo fare, le guardo danzare, sorridersi e bere, loro mi invitano più volte a raggiungerle, sei una di noi vogliono simulare, sei opportuna e benvoluta, ma io vedo menzogna in quegli sguardi, perché non c’è mai stato un luogo per me, un mio stare al posto adatto.
[...]
Sento intanto un cappio al collo, lo spazio aperto di quel giardino, l’aria fresca e umida che sale dall’acqua del lago, il sibilo delle onde piccole che sciabordano mi dà claustrofobia, mi vedo in una scatola di latta, senza buchi per respirare, appiattita sotto una pressa da cantiere.”
Giulia Caminito, L'acqua del lago non è mai dolce

Giulia Caminito
“Cristiano anni fa mi ha raccontato una storia sul nostro lago: sorgeva, in passato, al centro una città di nome Sabazia, era una
città florida, il commercio era fiorente, l’agricoltura nelle terre limitrofe non vedeva siccità o pericoli, c’era abbondanza al mercato, lungo le vie, ma la sua gente era contrita, velenosa, acre, non c’era nessuno che possedesse qualità. Così la città e i suoi abitanti vennero puniti da Dio che decise di far piovere molta acqua sulle case, sulle mura, nei cortili, sui panni stesi ai fili e sulle aie dove
venivano governati i maiali, sopra alle stalle dei cavalli, l’acqua scese e scese, tanto da portare una inondazione che coprì Sabazia. Solo una fanciulla si salvò perché un giovane misterioso le consigliò di correre via con lui.
La ragazza chiese perdono a Dio e si rifugiò in una chiesa, lontana dal paese, lì dichiarò che sarebbe per sempre stata lodevole, santa.
Guardo il lago, è tornato cupo ai miei occhi, immobile, non emette alcun suono, sembra moribondo, caduto in un sonno insalubre.
[...]
Mi è chiaro, solo ora con assoluta certezza, che al centro del lago non c’è alcuna città Sabazia, come non c’è un presepe sotto il molo,
come non ci sono fantasmi al Castello Odescalchi o streghe che si aggirano tra le dune di sabbia quando il sole cala, questi paesi
vivono di narrazioni posticce, hanno creato mitologia sui sassi e le pietre vulcaniche, con la loro leggenda volevano esorcizzare i bruti e gli svergognati, punirli, sciacquarne via i peccati, ma le storie non bastano, non raccontano tutte le verità, ed è evidente che non c’è
stata conversione, non è esistita nessuna donna superstite, nessuna donna benedetta; esistono solo le donne di sangue, come me.”
Giulia Caminito, L'acqua del lago non è mai dolce

Giulia Caminito
“Di quei dieci comandamenti – volontà di tregua e pace perpetua – io non ne ho rispettato nessuno, ho avuto mesi e anni per mettermi in pari, recuperare gli errori commessi, ma ho procrastinato gli eventi, ogni giorno poteva essere quello dopo, ogni tramonto lo avremmo potuto guardare la sera seguente, ogni perdono poteva restare implicito, nessuno avrebbe prosciugato il lago o avrebbe sradicato il molo, e il coniglio era morto da tempo e tale sarebbe rimasto: morto e sepolto nel giardino sul retro, tra le lattughe e qualche melanzana.
[...]non le ho narrato della mia scarsa autostima, la coriacea voglia di offendere e affondare, come se ognuno fosse un pesce e io la mano stretta intorno al suo corpo liscio dentro la grande fontana che è una vita qualunque.
Lei ha sempre custodito, nella sua memoria emotiva, la me fantastica e valorosa, la me affabile e sorridente, la me che è vittima e non fa pezzi dei corpi altrui, quella che canta a gola aperta in macchina e legge i libri al fresco dell’ombra, una me fugace, durata il tempo di una stagione, una immagine evanescente, un viso sott’acqua durante una gara di apnee.”
Giulia Caminito, L'acqua del lago non è mai dolce

Giulia Caminito
“In casa mia c’è un regime di non belligeranza e indifferenza reciproca, io sono diventata la figlia a carico che non produce, non moltiplica, non incassa, non cucina e non ha tesori o dispense, la figlia mai cacciata e mai tornata, la statua di sale che a tutti tocca vedere all’ora di cena, eppure vorrei interrogare mia madre, chiederle cosa dovrei fare, perché lei sempre ha trovato soluzioni sul da farsi, sul mettersi in moto e risolvere, mentre io ho solo preso armi e carrarmati e ho attaccato le altrui barricate, il suo agire è progetto, il mio agire è guerra, nel primo caso l’obiettivo è noto, nel secondo ciò che si sa è solo che conviene distruggere prima che siano gli altri a pensarci.”
Giulia Caminito, L'acqua del lago non è mai dolce

Gino Strada
“La pietà per le vittime si mescola alla rabbia quando iniziano i "commenti televisivi".
Non sopporto le chiacchiere di molti politici che hanno già capito tutto, individuato buoni e cattivi ... So benissimo, tra l'altro, che per molti di loro Osama fino a stamattina poteva essere indifferentemente una città del Giappone o una marca di preservativi.
Eppure sono già in onda, specialisti dell'indignarsi, perfino nel piangere se conviene farlo, pronti a tutto fuorchè a capire.
Orgogliosi della guerra, nostalgici della prima linea, non li sfiora neppure il dubbio che la guerra sia la più grande vergogna della specie umana, una specie talmente poco sviluppata da non riuscire ancora a trovare, dopo millenni di storia, un modo per risolvere i propri problemi che non sia l'autodistruzione.”
Gino Strada, Buskashì. Viaggio dentro la guerra

Antonio Franchini
“Angela odia sia per indifferenza sia per affinità, e per affinità, come è in genere naturale che accada, odia ancora più intensamente.
Non concede mai al vento della sua avversione un rifugio in cui placarsi, ma gli lascia davanti una prateria dove soffiare senza requie: ha bisogno di odiare come di respirare, sente di non esistere se non si contrappone.”
Antonio Franchini, Il fuoco che ti porti dentro

Antonio Franchini
“A chiedere scusa ci si educa - e adesso so che è un processo accidentato -, mentre a casa mia non ci si confronta, si grida e si aggredisce, o si sta zitti. Non siamo stati abituati a parlare tra noi, figuriamoci a scusarci.”
Antonio Franchini, Il fuoco che ti porti dentro

Antonio Franchini
“Conosco la rabbia che nasce dal senso di inferiorità, dall'inadeguatezza.
Qualche volta sono stato preso da quella stessa frenesia, ho provato il desiderio di sfregiare con le parole coloro ai quali non sapevo ribattere, ho avuto voglia d'insultare a freddo per coprire una mancanza di conoscenza e d'argomenti, per nascondere la mia debolezza.”
Antonio Franchini, Il fuoco che ti porti dentro