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Famiglia Quotes

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Natalia Ginzburg
“Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c'incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. [...] Quelle frasi sono il nostro latino, il vocabolario dei nostri giorni andati, sono come i geroglifici egiziani o degli assiro-babilonesi, la testimonianza d'un nucleo vitale che ha cessato di esistere, ma che sopravvive nei suoi testi, salvati dalla furia delle acque, dalla corrosione del tempo. Quelle frasi sono il fondamento della nostra unità familiare, che sussisterà finché saremo al mondo, ricreandosi e risuscitando nei punti più diversi della terra.”
Natalia Ginzburg, Lessico famigliare

Irène Némirovsky
“[I figli] Ci divorano vivi e noi li benediciamo.”
Irène Némirovsky, Due

L.M. Montgomery
“Poi... sei arrivata tu. Ho dovuto credere che tu mi amassi, che amassi veramente me, non i milioni di mio padre. Non c'era altro motivo per cui avresti voluto sposare un diavolo senza un penny e con i miei ipotetici precedenti. E io provavo pena per te. Oh, sì, non nego di averti sposata perché provavo pena per te. E poi... ho scoperto che eri la migliore, la più allegra e la più cara compagna che avessi mai avuto. Spiritosa, leale, dolce. Mi hai costretto a credere nuovamente nella vera amicizia e nel vero amore. Il mondo sembrava di nuovo bello perché c'eri tu, tesoro mio. Desideravo che continuasse così per sempre tra di noi. L'ho capito la notte in cui sono tornato a casa e ho visto per la prima volta la luce della mia casa che risplendeva sull'isola. E sapevo che tu eri lì ad aspettarmi. Dopo essere stato senza una casa per tutta la vita, era bello averne una. Tornare affamato a notte inoltrata e sapere che c'era un buon pasto e un fuoco accogliente - e che c'eri tu.”
L.M. Montgomery, The Blue Castle

Matteo Bussola
“Quel che le madri non sospettano è che quando i padri si alzano alle tre di notte per coccolare i figli non è per fare i gentili, né per lasciarle dormire. È solo per recuperare il senso. Respirare, stringere, stare a godersi quel che c’è. Sentirsi un po' più vicini a una cosa che in fondo non hanno mai avuto e mai avranno.

Perché quello che le donne non dicono non è niente in confronto a quel che gli uomini non sanno.”
Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione

Stephen Chbosky
“Ma è come quando la dottoressa mi ha raccontato la storia di quei due fratelli, il cui padre era alcolizzato. Uno è diventato un bravo carpentiere, e non tocca una goccia d'alcol. L'altro è finito come il suo vecchio. Quando hanno chiesto al primo perché non bevesse, lui ha detto che, dopo aver visto quello che faceva quella roba a suo padre, non è riuscito nemmeno a provarci. Il secondo, invece, ha dichiarato di aver imparato a bere sulle ginocchia del genitore. Quindi, immagino che siano tanti i fattori che ci fanno essere come siamo. Molti, forse, non li conosceremo mai. Ma, anche se non possiamo essere noi a decidere da dove veniamo, possiamo scegliere la nostra meta. Ci sono altre cose che possiamo fare. Cercando di sentirci a posto.”
Stephen Chbosky, The Perks of Being a Wallflower

James Joyce
“L'amor matris, genitivo, soggettivo e accusativo, è probabilmente l'unica cosa vera della vita. La paternità può essere una finzione legale.”
James Joyce, Ulisse

Michel Bussi
“Non devo rendere conto a nessuno. Faccio il mio mestiere di madre e moglie. Do sicurezza. Do tutta me stessa senza fare calcoli, da anni, do il mio tempo, le mie viscere, la mia pazienza, la mia costanza, la mia diplomazia, la mia energia. Senza risparmiarmi. Avrò pure diritto a un piccolo momento di libertàAvrò pure diritto a un piccolo momento di libertà, no? A cambiare aria, planare, sentirmi leggera, alzarmi in volo con un battito d'ali alzarmi in volo con un battito d'ali. A decidere dove posarmi. Giuro che poi torno e richiudo la gabbia.
E addirittura cinguetto.”
Michel Bussi, Forse ho sognato troppo

“Uno sconosciuto" replicò Joseph "è soltanto un membro della famiglia che non hai ancora incontrato.”
Albom Mitch

Willa Cather
“Se fosse ancora vivo, tornerei da lui a chiedergli perdono; perché so cosa significa essere vecchi e soli e amareggiati. Sì, cara, perché più invecchiamo, più finiamo col somigliare ai nostri antenati. Ogni giorno che passa, la sua ferocia cresce dentro di me. Da giovani crediamo di essere tanto speciali, siamo convinti che nessuno possa capirci; ma la natura ce l'abbiamo nel sangue, e resta sempre qui, in attesa, come il nostro scheletro.”
Willa Cather, My Mortal Enemy

“Famiglia è chi dona il suo cuore per fare crescere il tuo”
Erin Doom, Nel modo in cui cade la neve

Janice Galloway
“Friedrich desiderò ardentemente Clara, a prescindere dal suo sesso. Prima ancora di sapere cos’era, chi era, sapeva quello che sarebbe stata: la più grande pianista che lui potesse plasmare”
Janice Galloway, Clara

Mary Webb
“Mi piaceva osservare la pasta che lievitava al calore della fiamma, e scaldare il forno con le fascine, raccattandone poi la cenere, e allineare per bene le pagnottine. Era piacevole stare nella cucina calda e piena di luce, in cui si diffondeva il buon odore del pane, e guardare fuori i campi e i boschi grigi, freddi e solitari, e poi chiudere le imposte, accendere la candela, apparecchiare e mettere a scaldare la focaccia di patate sulla brace, e sapere anche che di lì a poco tutti quelli che amavo sarebbero stati al riparo per una notte intera.”
Mary Webb, Precious Bane

Andrea Camilleri
“Con un salto il commissario fu sulla verandina. E lo vide, un puntolino a ripa di mare che si dirigeva verso Vigàta. In mutande com’era, si lanciò all’inseguimento. François non correva, camminava deciso. Quando sentì alle sue spalle i passi di qualcuno appresso a lui, si fermò senza manco voltarsi. Montalbano, col fiato grosso, gli si accoccolò davanti, ma non gli spiò niente.
Il picciliddro non piangeva, gli occhi erano fermi, taliavano al di là di Montalbano.
«Je veux maman» disse.
Vide arrivare Livia di corsa, s’era infilata una sua camicia, la fermò con un gesto, le fece capire di tornare a casa. Livia obbedi. Il commissario pigliò il picciliddro per mano e principiarono a caminare a lento a lento. Per un quarto d’ora non si dissero una parola. Arrivati a una barca tirata a sicco, Montalbano s’assittò sulla rena, François gli si mise allato e il commissario gli passò un braccio attorno alle spalle.
«Iu persi a me matri ch’era macari cchiù nicu di tia» esordì.
E iniziarono a parlare, il commissario in siciliano e François in arabo, capendosi perfettamente.
Gli confidò cose che mai aveva detto a nessuno, manco a Livia.
Il pianto sconsolato di certe notti, con la testa sotto il cuscino perché suo padre non lo sentisse; la disperazione mattutina quando sapeva che non c’era sua madre in cucina a preparargli la colazione o, qualche anno dopo, la merendina per la scuola. Ed è una mancanza che non viene mai più colmata, te la porti appresso fino in punto di morte. Il bambino gli spiò se lui aveva il potere di far tornare sua madre. No, rispose Montalbano, quel potere non l’aveva nessuno. Doveva rassegnarsi. Ma tu avevi tuo padre, osservò François che era intelligente davvero e non per vanto di Livia. Già, avevo mio padre. E allora, spiò il picciliddro, lui era inevitabilmente destinato ad andare a finire in uno di quei posti dove mettono i bambini che non hanno né padre né madre?
«Questo no. Te lo prometto» disse il commissario. E gli porse la mano. François gliela strinse, taliandolo negli occhi.”
Andrea Camilleri, The Snack Thief

Andrea Camilleri
“Mille pensieri gli passavano per la testa, ma non arrinisciva a fermarne uno. Arrivato al faro non s’arrestò. C’era, proprio sotto il faro, uno scoglio grosso, scivoloso di lippo verde. Riuscì ad arrivarci rischiando ad ogni passo di cadere in mare, ci s’assittò sopra, cartoccio in mano. Ma non lo raprì, sentiva una specie di ondata acchianargli da qualche parte del corpo verso il petto e da lì salire ancora verso la gola, formando un groppo che l’assufficava, gli faceva mancare il fiato. Provava il bisogno, la necessità, di piangere, ma non gli veniva. Poi, nella confusione dei pensieri che gli traversavano il ciriveddro, alcune parole divennero di prepotenza più nitide, fino al punto di comporre un verso:
«Padre che muori tutti i giorni un poco...».
Cos’era? Una poesia? E di chi? Quando l’aveva letta? Ripeté il verso a mezza voce:
«Padre che muori tutti i giorni un poco...».
E finalmente dalla gola sino a quel momento chiusa, serrata, il grido gli niscì, ma più che un grido un alto lamento d’animale ferito al quale, immediate, fecero seguito le lacrime inarrestabili e liberatorie.”
Andrea Camilleri, The Snack Thief

Olivier Föllmi
“Il successo del nostro percorso dipende dalla nostra famiglia, dalla nostra compagna o dal nostro compagno, dagli amici che ci incoraggiano e ci circondano quando non abbiamo un soldo e ci ritroviamo col morale a terra. Sono loro a darci il coraggio di continuare la strada quando siamo divorati dal dubbio. Sul nostro impervio cammino, dipenderanno sempre dagli altri, da coloro che ci accolgono cm da coloro che ci raccolgono...”
Olivier Föllmi

“Mentre si infilava la giacca, lei stava mettendo i piatti nella lavastoviglie, un gesto banale quanto consueto e Andrea pensò a tutti i gesti insignificanti che accompagnano la vita, riti ripetitivi dei quali non ci rendiamo conto proprio perché li abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e per questo li diamo per scontati. Troppo spesso ci rendiamo dell'importanza delle cose quando non ci sono più come gli era capitato con suo padre quando la morte se lo era portato via troppo presto. Sistemare la casa era un'azione comune da parte della moglie alla quale lui non dava il giusto peso mentre doveva essere felice di avere Patrizia accanto, nella gioia e nel dolore, forse banalità ma che, in ogni caso, non a tutti era concessa.”
Stefano Giannotti, La biblioteca di sabbia

Alice D'Arrigo
“Accidenti, basterebbe solo che il signor Marshall riacquistasse la ragione.
Ma come può un uomo morto tornare a vivere?”
Alice D'Arrigo

Italo Svevo
“Il pianto offusca le proprie colpe e permette di accusare, senz’obbiezioni, il destino. Piangevo perchè perdevo il padre per cui ero sempre vissuto. Non importava che gli avessi tenuto poca compagnia. I miei sforzi per diventare migliore non erano stati fatti per dare una soddisfazione a lui? Il successo cui anelavo doveva bensì essere anche il mio vanto verso di lui, che di me aveva sempre dubitato, ma anche la sua consolazione. Ed ora invece egli non poteva più aspettarmi e se ne andava convinto della mia insanabile debolezza. Le mie lacrime erano amarissime.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Su Tong
è così in rovina, non ha neanche il tetto, dentro non c'è niente, come mai per terra ci cresce l'erba?
Tu non capisci, questa casa non è morta. Non capisci, le case sono come gli uomini,
ha detto la zia, se non hanno speranze perdono forza, se la perdono a lungo si ammalano, e una volta ammalate se non c'è nessuno che le cura, non muoiono forse?
Su Tong

Tayari Jones
“Casa tua non è il posto dove atterri; è quello da cui decolli. Non è possibile scegliersi una casa, come non lo è scegliersi una famiglia.
Nel poker ti toccano cinque carte. Tre le puoi scambiare, ma due te le devi tenere: la famiglia e la terra in cui sei nato.”
Tayari Jones, An American Marriage

Elizabeth Strout
“La memoria. Passava a palmi aperti davanti alle sue scenate e poi si chiudeva, portando via l'inizio, la fine, la
cornice entro cui esistevano quelle scenate. Ma in quelle brevissime immagini di se stessa che gridava contro Steve, contro Zach, Susan riconobbe la propria madre, e il suo viso avvampò di vergogna. Non aveva mai capito quello che comprendeva ora: che gli attacchi di furia della madre le avevano reso la furia accettabile, che le parole che la madre le aveva rivolto erano diventate quelle
che lei stessa rivolgeva agli altri. Sua madre non le aveva mai detto: «Scusami, Susan, non avrei dovuto parlarti
cosi». E perciò anni dopo, quando anche Susan aveva parlato così, non aveva chiesto scusa.
Ed era troppo tardi. Nessuno vuole mai credere che sia troppo tardi, ma lo sta sempre diventando. E poi lo è.”
Elizabeth Strout, The Burgess Boys

José Saramago
“Attenzione, dunque, alla lezione di morale. C'era una volta, nell'antico paese delle favole, una famiglia in cui c'erano un padre, una madre, un nonno che era il padre del padre e quel già citato bambino di otto anni, un ragazzino. Si dava il caso che il nonno fosse già avanti con l'età, perciò gli tremavano le mani e gli cadeva il cibo dalla bocca quando erano a tavola, il che suscitava grande irritazione al figlio e alla nuora, sempre lì a dirgli di fare attenzione a ciò che faceva, ma il povero vecchio, per quanto lo volesse, non riusciva a trattenere il tremito, peggio ancora se lo sgridavano, e il risultato era che sporcava sempre la tovaglia o faceva cadere per terra il magiare, per non dire poi del tovagliolo che gli legavano al collo e che bisognava cambiare tre volte al giorno, a colazione, a pranzo e a cena. Erano ormai le cose a questo punto e senza alcuna aspettativa di miglioramento quando il padre decise di farla finita con la sgradevole situazione. Si presentò a casa con una scodella di legno e disse al padre, da oggi in poi mangerete qui, vi siederete sulla soglia della porta perché è più facile da pulire e così vostra nuora non dovrà più preoccuparsi di tante tovaglie e tanti tovaglioli sporchi. E così fu. Colazione, pranzo e cena, il vecchio seduto da solo sulla soglia della porta, che portava il cibo alla bocca come gli era possibile, metà si perdeva per strada, una parte dell'altra metà gli scivolava giù per il mento, e non era granché la quantità che finalmente gli scendeva giù per quello che il volgo chiama il gargarozzo. Non sembrava che al nipote importasse molto del pessimo trattamento riservato al nonno, lo guardava, poi guardava il padre e la madre, e continuava a mangiare come se lui non c'entrasse niente in quella faccenda. Finché un pomeriggio, rientrando dal lavoro, il padre vide il figlio che scolpiva con un temperino un pezzo di legno e credette, com'era normale e usuale a quei tempi remoti, che stesse costruendo un giocattolo con le sue stesse mani. L'indomani, però, si rese conto che non si trattava di un carrettino, per lo meno non si vedeva dove si potevano incastrare delle ruote, e allora domandò, che stai facendo. Il ragazzo finse di non aver udito e continuò a scavare il legno con la punta del temperino, questo avvenne nel tempo in cui i genitori erano meno timorosi e non correvano a togliere dalle mani dei figli uno strumento tanto utile per la fabbricazione dei giocattoli. Non hai sentito, che stai facendo con quel pezzo di legno, di nuovo domandò il padre, e il figlio, senza alzare gli occhi, rispose, sto facendo una scodella per quando sarete vecchio, babbo, e vi tremeranno le mani, per quando vi manderanno a mangiare sulla soglia della porta, come avete fatto con il nonno. Furono parole sante. Caddero le fette di salame dagli occhi del padre, che vide la verità e la sua luce, e che all'istante andò a chiedere perdono al progenitore e quando arrivò l'ora della cena con le sue stesse mani lo aiutò a sedersi sulla sedia, con le sue stesse mani gli avvicinò il cucchiaio alla bocca, con le sue stesse mani gli pulì dolcemente il mento, perché lui poteva ancora farlo mentre il suo amato padre non più.”
José Saramago, Death with Interruptions

“Paolo non avvertì nostalgia, quel posto era freddo come tutti i ricordi della sua infanzia. Negli anni si era impegnato a cancellarle, quelle radici marce, ma, incapace di eliminare le reminiscenze vere e proprie, era riuscito solo a devitalizzarle. E adesso le carcasse stavano lì, inutili e silenziose.”
Mattia Insolia, Gli affamati

Chiara Gamberale
“Al Paese ci conoscevano tutti.
I Senzaniente, continuavano a chiamarci, per via dei miei nonni, i genitori di mio padre, che dopo la guerra il poco che avevano se l’erano perso.
No che non te lo do un litro, aveva detto la vecchia della latteria a Rocco.
Mio fratello ha tre giorni e mia madre non ha latte.
Le tette secche si curano, basta massaggiarle con un panno d’acqua calda.
C’ha provato, non esce niente, c’ha la febbre alta.
MI dispiace, io il latte però non te lo posso da’, sennò finisce come quand’era nata l’altra sorella tua, latte e latte per voi e mai una lira per me.
Ha detto papà che entro domenica ti fa ave’ tutti i soldi, pure quelli di due anni fa.
Allora quando li vedo ti do il latte e un’altra bottiglia ve la regalo io.
Dopo tre giorni la madre di Rocco sarebbe morta e Rocco dopo ventidue anni sarebbe diventato mio padre, allora ne aveva nove. Da quelli non si entra, mi diceva, quando passavamo davanti allo spaccio in cui si era trasformata la latteria. A costo di non fare la spesa lì, se l’altro spaccio del Paese per qualche motivo era chiuso, prendevamo la corriera e andavamo al Paese Vicino. La macchina era arrivata quando facevo la prima elementare, un giorno sono tornata da scuola e l’ho trovata parcheggiata davanti a casa nostra, blu.”
Chiara Gamberale, Il grembo paterno

Antonio Franchini
“A chiedere scusa ci si educa - e adesso so che è un processo accidentato -, mentre a casa mia non ci si confronta, si grida e si aggredisce, o si sta zitti. Non siamo stati abituati a parlare tra noi, figuriamoci a scusarci.”
Antonio Franchini, Il fuoco che ti porti dentro

Daria Bignardi
“Per anni non ho pensato al passato, ma ho guardato sempre avanti, per vent'anni forse o anche di più. Ma perdere un genitore a quarant'anni fa più male che a venti. A venti è uno strazio, sei in corsa e corri. A quaranta è un dolore che non passa più: non potrai più decidere se andarlo a trovare o no, non potrai più fargli un regalo, spedirgli una cartolina, fargli una sorpresa telefonando ad un'ora insolita, non potrai più far felice nessuno con così poco. Con nessuno ti sentirai più te stesso come con lui.”
Daria Bignardi, Non vi lascerò orfani

Daria Bignardi
“Per un mese ho provato le stesse emozioni di quando ci si innamora: pensiero fisso su una persona, stato di esaltazione, difficoltà a mangiare e dormire. Solo che avvertivo un senso fisico di mancanza come se mi avessero tagliato via un braccio o una gamba. Era sparita una parte di me.”
Daria Bignardi, Non vi lascerò orfani

Daria Bignardi
“Non le ho detto un sacco di cose, ma tanto lei se le sentiva. Di sicuro ha sentito anche quanto l'ho amata, quanto continuo ad amarla e quanto l'amerò sempre. Anche ora che provo a raccontarla devo difendermi da lei, stavolta dalla sua assenza. Non posso pensarla a lungo, mi manca. Devo costruire una distanza di parole che tengano a bada le emozioni. Se mi distraggo o se non sto attenta la sua mancanza mi investe come un'ondata di caldo o una musica improvvisa. Sovrappensiero spruzzo un profumo che mi ha regalato, il suo regalo di Natale e improvvisamente lei è lì, con la sua pelle abbronzata, l'ansia, il suo calore, l'odore della sua pelle, gli occhi neri, è lì che mi sovrasta, mi avvolge, mi toglie il fiato, mi riempie.”
Daria Bignardi, Non vi lascerò orfani

“«Avere una famiglia non significa proprio condividere ciò che da soli non riusciamo ad affrontare, come stai facendo tu adesso?»”
Akumi Agitogi, My Happy Marriage (Light Novel), Vol. 2

“«È proprio ciò che intendo. Affidarsi non significa rifilare agli altri ogni propria responsabilità. Personalmente, penso significhi farsi aiutare da qualcun altro nel portare un bagaglio troppo pesante, che da soli non riusciremmo a sostenere. In tal modo, entrambi possiamo vedere ricompensate le difficoltà del suo trasporto e assaporare insieme la gioia della fine del viaggio. Poter fare una cosa simile, senza alcun obbligo o costrizione, è questa una famiglia, non credi? Puoi farli esasperare, arrabbiare, non fa niente. I legami familiari non si spezzano così facilmente.»”
Akumi Agitogi, My Happy Marriage (Light Novel), Vol. 2

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