La casa in collina Quotes

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La casa in collina La casa in collina by Cesare Pavese
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“- Non sei mica fascista? - mi disse.
Era seria e rideva. Le presi la mano e sbuffai.
- Lo siamo tutti, cara Cate, - dissi piano. - Se non lo fossimo, dovremmo rivoltarci, tirare bombe, rischiare la pelle. Chi lascia fare e s'accontenta, è già un fascista”
Cesare Pavese, La casa in collina
“In sostanza chiedevo un letargo, un anestetico, una certezza di essere ben nascosto. Non chiedevo la pace nel mondo, chiedevo la mia.”
Cesare Pavese, La casa in collina
“Io non credo che possa finire. Ora che ho visto cos'è guerra, cos'è guerra civile, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: - E dei caduti che facciamo? perché sono morti? - Io non saprei cosa rispondere. Non adesso, almeno. Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero.”
Cesare Pavese, La casa in collina
tags: guerra
“Erano gli unici, i soldati, ad accorgersi che le donne esistevano ancora. Nella citùù disordinata e sempre all'erta, più nessuno osservava le donne di un tempo, nessuno le seguiva, nemmeno vestite da estate, nemmeno se ridevano. Anche in questo la guerra, io l'avevo prevista. Per me questo rischio era cessato da un pezzo. Se avevo ancora desideri, non avevo più illusioni.”
Cesare Pavese, La casa in collina
“Esistono amori che non siano egoismo, che non vogliano ridurre l'uomo o la donna al proprio comodo?”
Cesare Pavese, La casa in collina
“Era strano pensare che sotto il buio minaccioso, davanti alla città ammutolita, un gruppo, una famiglia, della gente qualunque, ingannassero l’attesa cantando e ridendo. Non pensavo nemmeno che ci volesse coraggio. Era giugno, la notte era bella sotto il cielo, bastava abbandonarsi; ma, per me, ero contento di non avere nei miei giorni un vero affetto né un impaccio, di essere solo, non legato con nessuno.”
Cesare Pavese, La casa in collina
“Chi ha la pagnotta non si muove.
La guerra non doveva finire se non dopo aver distrutto ogni ricordo e ogni speranza.
Soltanto per i morti, la guerra è finita davvero.”
Cesare Pavese, La casa in collina
“Le catene, la morte, la comune speranza, acquistavano un senso terribile e quotidiano. Ciò che prima era visto nell'aria, era stato parole, adesso afferrava alle viscere. Nelle parole c'è qualcosa d'impudico. In certi istanti avrei voluto vergognarmi. Invece tacevo. Avrei voluto scomparire come un topo. Le bestie, pensavo, non sanno quel che avviene. Invidiavo le bestie.”
Cesare Pavese, La casa in collina
“In quei giorni non moriva soltanto l'autunno. A Torino, sopra un micchio di macerie, avevo visto un grosso topo, tranquillo nel sole. Tanto tranquilli che ami lio avvicinarsi non aveva mosso il capo né trasalito. Era ritto sulle zampe e mi guardava. Degli uomini non aveva più paura. Veniva l'inverno e io avevo paura. [...] Non erano i disagi, non le rovine, forse nemmeno la minaccia della morte dal cielo; bensì il segreto finalmente afferrato che potevano esistere dolci colline, una città sfumata di nebbie, un indomani compiaciuto, e in tutti gli istinti accadere a due passi le cose bestiali di cui si bisbigliava. La città si era fatta più selvaggia dei miei boschi. Quella guerra in cui vivevo rifugiato, convinto di averla accettata, di essermene fatta una pace scontrosa, inferociva, mordeva più a fondo, giungeva ai nervi e nel cervello.”
Cesare Pavese, La casa in collina
“L'esperienza del pericolo rende vigliacchi ogni giorno di più. Rende sciocchi, e sono al punto che esser vivo per caso, quando tanti migliori di me sono morti, non mi soddisfa e non mi basta. A volte, dopo aver ascoltato l'inutile radio, guardando dal vetro le vigne deserte penso che vivere per caso non è vivere.
E mi chiedo se sono davvero scampato.”
Cesare Pavese, La casa in collina