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Maschere per un massacro

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«Ci fu un attimo di silenzio e si sentirono solo le cicale. Poi dalla gola di Drago uscì un lungo grido "Ma come cazzo fa un cristiano a proteggere gli infedeli?". L'uomo in mimetica si mise a battere il calcio del mitra sul terreno. Fermo sull'uscio, Gojko guardava muto, con le mutande abbassate. Dentro, qualcuno piangeva, probabilmente donne. Quando partì la raffica e il vecchio si accasciò di traverso sulla stuoia con la scritta Dobrodošli, "benvenuti", l'espressione di disarmato stupore gli si era già fissata, definitivamente, sulla bocca e sugli occhi. [...] Drago e il vecchio Gojko divennero per me l'immagine stessa del dualismo chiave di quella la spavalda astuzia del male e l'inerme cecità del bene. Da allora, tutto ciò che avevo visto in Bosnia si illuminò di significato nuovo e semplice. Ricordai improvvisamente di avere incontrato molte altre volte, in mezzo alle moltitudini, quei due inconfondibili tipi umani. La maggioranza era come Gojko, con lo stesso sguardo di sorpresa. In gran parte erano ne avevo visti passare tanti, in quella surreale primavera del 1992. Pensai che di animali da preda come Drago, invece, ne avevo incontrati pochissimi. Sì e no una decina. Ne trassi una doppia il bene prevale numericamente sul male, ma non sa fiutare il pericolo».

208 pages, Paperback

First published January 1, 1996

About the author

Paolo Rumiz

61 books149 followers
Paolo Rumiz è un giornalista e scrittore italiano.
Inviato speciale del "Piccolo di Trieste" e in seguito editorialista di "la Repubblica", segue dal 1986 gli eventi dell'area balcanica e danubiana; durante la dissoluzione della Jugoslavia segue in prima linea il conflitto prima in Croazia e successivamente in Bosnia ed Erzegovina.
Nel novembre 2001 è stato inviato ad Islamabad e successivamente a Kabul, per documentare l'attacco statunitense all'Afghanistan.

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Displaying 1 - 30 of 46 reviews
Profile Image for paper0r0ss0.
648 reviews51 followers
September 18, 2021
Non troverete' sistematicita'. Non troverete l'esposizione cronologica dei fatti riguardanti la guerra jugoslava. Troverete pero' i sentimenti, le pulsioni, le volonta' inconfessabili dei belligeranti, il tanfo della guerra, le sofferenze delle popolazioni civili e soprattutto un'intrerpretazione originale delle ragioni del conflitto nel bel mezzo d'Europa alla fine del XX secolo. Probabilmente sarebbe meglio leggerlo avendo gia' contezza degli eventi, ma potrebbe comunque fungere da poderoso stimolo per approfondire.
Profile Image for Cristina.
806 reviews35 followers
November 22, 2014
L'unica nota positiva nella non-lettura di Venuto al mondo è stato un desiderio di conoscenza dei fatti legati alla guerra che ha portato alla dissoluzione della vecchia Yugoslavia.
Rumiz, ottimo giornalista, di quelli da prima linea, ne da una lettura sociale, più di "guerra di classe" che etnica. Descrive una guerra voluta razionalmente ad alto livello, in cui la gente è stata manipolata e guidata verso il massacro e la diaspora, sotto gli occhi, indifferenti, di Europa e America. Fino alla pace, pure questa ottenuta a tavolino, quando da rubare non c'era più nulla.
Di questa guerra, che si è svolta poco tempo fa a poca distanza da dove abito non sapevo quasi nulla, tranne pochi tragici eventi di particolare efferratezza, quelli che i giornali usano come titoloni: i due attentati al mercato di Sarajevo, le fosse comuni, il recente processo i cui esiti non conosco assolutamente, e già questo la dice lunga sulla mia - nostra - disinformazione e anche sul nostro disinteresse per un conflitto che, tutto sommato, ci sembra lontano, non appartenere a noi e alla nostra cultura.
Ma, come ammonisce Rumiz alla conclusione del suo libro, in ognuno di noi si agitano campanilismi e preconcetti: facciamo attenzione che qualcuno, un giorno, non decida di usarli per portarci alla stessa irrazionale e tragica conclusione. Molto interessante e istruttivo.
Unica pecca l'autore da molti eventi come scontati, e ha uno stile che utilizza la ripetizione, la ridondanza, per esprimere i concetti. Alla lunga è un poco pesante da leggere. Comunque bello.
Profile Image for Frabe.
1,127 reviews49 followers
August 29, 2017
Nel 1996, a caldo, Rumiz racconta la guerra dei Balcani (1991-1995) e i suoi retroscena: un conflitto - spiega - in buona parte “costruito in laboratorio”, mosso da grandi giochi di potere più o meno mascherati e da “ragioni” molteplici, “sociali, economiche, culturali e criminali”, più solide e decisive rispetto alle contrapposizioni etniche, sbandierate come primarie ma chiaramente forzate ad arte.
Ho letto il libro, duro ma prezioso, nel ventennale del genocidio di Srebrenica (luglio 1995), vittime ottomila bosniaci musulmani: nella prefazione dell'edizione 2011 e delle successive Rumiz fornisce elementi aggiuntivi rilevanti su quell'orribile massacro, poco noto a guerra appena conclusa anche per il “vergognoso silenzio dell'Europa”.
Profile Image for Fede La Lettrice.
716 reviews64 followers
February 26, 2020
Rumiz scrive molto bene.
Rumiz non le manda a dire.
Chissà l'impatto di leggere questo libro quando uscì, a guerra, quella nei Balcani, non ancora terminata.

"L'odio esplode solo se c'è qualcuno che decide di servirsene."
Profile Image for SusyG.
268 reviews73 followers
May 21, 2022
Il vero voto sarebbe 4,5.
Questo è stato uno dei primi libri che mi sono stati consigliati per documentarmi sulle guerre jugoslave e capisco il perché. È un libro che parla di aspetti particolari della guerra, non in maniera magari analitica ma sul campo, parlando della gente comune. Ho trovato davvero interessante come Rumiz parli anche della guerra di classe e tra montagna/città, ma soprattutto la pesante critica che c'è sempre verso Europa e USA.
Molto consigliato se volete approfondire l'argomento!
Profile Image for Finrod.
283 reviews
January 20, 2014
Purtroppo una lettura deludente... oh, Paolo Rumiz scrive benissimo e in modo coinvolgente, e se l'avessi letto nel '96 questo libro probabilmente mi sarebbe anche piaciuto, ma oggi, nel 2014, un libro che ignora completamente la guerra in Kosovo o la fine decisamente ingloriosa dei vari Milošević, Arkan, Mladić... è forse prima di tutto inutile, perché la “conclusione” della storia non è quella che appare dalla lettura di “Maschere per un massacro”, anzi per molti aspetti dalla pubblicazione del libro ad oggi gli avvenimenti hanno preso una piega speculare alle sue conclusioni.
Un altro problema imho è la tendenza di Rumiz a scivolare verso il complottismo, come quando suggerisce che la guerra è stata scatenata anche perché “fa comodo un po' a tutti che nei Balcani si consumino un po' d'armi” (ogni volta che leggo questo tipo di affermazioni non riesco a trattenermi dal pensare ai poveri militari svizzeri, obbligati ad usare ancora alabarde ed archibugi, visto che non potendo “consumarle” sono obbligati a tenersi le armi degli ultimi conflitti a cui hanno partecipato) o che gli americani se alla fine sono intervenuti era solo o quasi per distruggere i radar jugoslavi che sarebbero potuti cadere sotto il controllo russo, evenienza alquanto improbabile considerando che la Russia di metà anni '90 era un paese allo sbando.
Altrove c'è un eccesso di concisione: ad esempio ecco come su wikipedia si descrivono gli avvenimenti che preludono al massacro di Borovo Selo, evento del maggio '91 che è un po' l'inizio della guerra in Croazia:
Amid the worsening ethnic tensions, Borovo Selo was barricaded on 1 April, one day after the Plitvice Lakes clash. [...] In early spring, an agreement was made that Croatian police would not enter Borovo Selo without explicit consent from local Serb authorities to do so. The situation became more volatile by the end of the month, following a political rally in Borovo Selo on 14 April. Speakers at the rally—Vojislav Šešelj, leader of the Serbian Radical Party, Serbian National Assembly member Milan Paroški and Stank Cvijan, Serbian Minister of Diaspora—spoke in favour of the creation of Greater Serbia. [...] In addition, White Eagle paramilitaries arrived to Borovo Selo in mid-April, at the request of Borovo Selo militia commander Vukašin Šoškoćanin. The paramilitaries were armed by the Serbian police directly, or the SAO Krajina-aligned local militia under approval of the Serbian officials. By the end of the month, the White Eagles in Borovo Selo were joined by Dušan Silni paramilitaries, linked to the Serbian National Renewal party.

Aiming to inflame the situation, three Armrbrust rockets were fired from Croatian positions outside Borovo Selo into the village in mid-April. One of the missiles hit a house and another landed in a field, failing to explode. [...] The rockets were fired by a group of men including Gojko Šušak, a high-ranking official of Croatia's ruling Croatian Democratic Union at the time. They were led to the site by Osijek police chief Josip Reihl-Kir, even though Reihl-Kir initially objected to the idea. Šušak later denied he had anything to do with the incident, but admitted he was in the area at the time

Questa è invece la descrizione che ne fa Rumiz:
Quando Josip Kir conclude un accordo di non belligeranza con le teste calde di Borovo Selo, villaggio di immigrati operai a maggioranza serba a due passi da Vukovar, Šušak in persona si fa portare sul posto e con un gruppo di attivisti spara tre razzi sull'abitato. Kir resta di sasso: “Sono impazziti,” confida più tardi a un collega

Nonostante io abbia leggermente accorciato e tolto i riferimenti bibliografici l'articolo su wikipedia rimane molto più lungo e completo, e mostra una situazione piuttosto diversa da quella tratteggiata nel libro: Borovo Selo non è semplicemente un villaggio “a maggioranza serba”, ma una roccaforte non di semplici “teste calde” ma proprio di ben armate milizie, sostenute da politici serbi di primo piano, inoltre Šušak è sì accusato di essere sul posto ma non è certo che lo fosse, mentre c'era proprio quel Kir che secondo Rumiz era un moderato contrario all'escalation, e si era opposto solo “initially” all'idea di bombardare il villaggio...
Per come la vedo io wikipedia serve per farsi una prima idea generale, e i libri (che siano su carta o no) per approfondire, ma qui è l'esatto contrario...
In ogni caso, ci sono anche aspetti positivi nel libro: ad es. la teoria sul ruolo centrale delle differenze sociali e antropologiche tra cittadini/borghesi “cosmopoliti” e montanari/immigrati “promitivi/violenti” nella guerra civile la trovo molto interessante, peccato che Rumiz esageri, riducendo i “montanari” a ridicole (e imho poco credibili) macchiette, come ad es. quando spiega come siano
una nomenklatura fisicamente ed esteticamente identificabile, al primo sguardo, come primitiva: colli taurini, cravatte a nodo largo, calzini bianchi corti, stomaco debordante, maschilismo deteriore, mogli vistose e volgari

Mi rendo conto che questo libro è stato probabilmente uno sfogo di Rumiz, che aveva vissuto in prima linea la guerra e che era anche giustamente stufo di sentire spiegazioni su base puramente “etnica” della guerra civile, dei massacri e delle espulsioni, ma oggi il libro è, purtroppo, solo un rant molto datato.
Profile Image for Morgan Baliviera.
110 reviews
May 17, 2024
Un libro che, più che una descrizione della tragedia della guerra nella Bosnia jugoslava, è un racconto sulla brutalità del conflitto, sui popoli che sono stati resi carnefici e vittime al contempo, sull’ipocrisia di una comunità internazionale a cui la situazione - a ognuno a modo suo - faceva comodo.
Profile Image for Freca.
328 reviews14 followers
January 10, 2023
I Balcani come ambientazione, la disgregazione della Jugoslavia come protagonista di questo reportage estremamente crudo, che rifugge mistificazioni e edulcorazioni ma allo stesso tempo non indulge nel macabro: fotografa la devastazione e poi la analizza. Volete un libro imparziale: non guardate qui, l'autore non fa mistero di presentare la sua interpretazione basata sulla sua esperienza e, ovviamente, studi, fondendo il senno di poi con il diretto vissuto in un ibrido estremamente riuscito fra analisi post, che permette una certa lucidità e distacco, e memoir intriso dall'essere immersi nei fatti. Per leggerlo imprescindibile avere un'idea per lo meno scolastica, basilare degli eventi e dei pregressi storici, dato che non si tratta di un libro di storia con introduzione contestualizzante e cronologia fattuale: come prima analisi può andare bene anche se non è primariamente il suo scopo e fornisce più che altro una immersione nella guerra e nei suoi effetti e protagonisti, con uno sguardo disilluso che torce le interiora. Il titolo è abbastanza esplicativo: gli attori indossano una maschera di ideologia, etnia, religione, insomma identitaria per fare la loro parte nel grande gioco al massacro che è la guerra, e come personaggi appiattiti ad un'unica rappresentazione vengono narrati dalla stampa e della storia che ricerca una semplificazione per poter limitarsi a 2+2=4 dove nemmeno una equazione di 10righe spiegherebbe la complessità del tutto.
La penna di Rumiz fra il giornalismo e la narrativa non delude mai.
Profile Image for Svalbard.
1,056 reviews53 followers
November 20, 2020
La vergogna dell'Europa…

…è stata la guerra dei Balcani, recentissima ma della quale nessuno pare ricordarsene più, anzi sono molti quelli che nei luoghi già devastati dalle bombe e dai missili ci vanno in vacanza, pensando pure di fare cosa buona e giusta contribuendo alla “normalizzazione…” Fu una guerra di cui si capì poco o niente, e in cui una parte dell’Europa – la gente – preferì guardare dall’altra parte, bevendosi la fiaba assai digeribile dell’”odio etnico” da parte di popolazioni rozze e primordiali (e d’altra parte, con i precedenti che avevano…) e un’altra – quella del potere – scelse quell’altrove per giocare le sue strategie di equilibrio (Inghilterra e Francia: cosa? La Germania che corre a riconoscere la Slovenia e la Croazia? Siamo matti? Non è che i crucchi, dopo la riunificazione si fossero montati la testa e pensassero di ricominciare a giocare ai soldatini sulla pelle degli altri? Meglio contrastarli, evitando di prendere parte o prendendo parte sotterraneamente per l’altra sponda dell’alleanza…) o di smercio delle armi. Intanto che qui non si capiva nulla, là continuavano i massacri, e poi, quando finalmente la NATO decise di intervenire, lo fece sostanzialmente quando ormai i giochi erano fatti… Paolo Rumiz, con la consueta lucidità e con la sua notevole capacità stilistica, racconta in questo libro come sono veramente andate le cose: il conflitto non fu tra serbi e croati, tra cristiani e musulmani (che peraltro furono le principali vittime dei massacri, alla faccia della sharia) ma tra gente dei monti e gente delle città, tra nomenklature del vecchio potere e borghesia cittadina, tra quelli che odiavano la cultura e quelli che la detenevano (e furono questi ultimi – cittadini, borghesi, intellettuali – che ebbero clamorosamente la peggio). La difesa dell’etnia non fu altro che una vaga scusa, tanto è vero che, a valle delle pulizie etniche, le frontiere tra i paesi, alla fine della guerra, non si erano mosse rispetto al suo inizio. Rumiz parla anche della sostanziale manipolazione delle informazioni, mediante la quale, per giustificare ritorsioni, si inventavano massacri e bagni di sangue fittizi (e i media occidentali – compreso lui stesso, e di questo ha il coraggio di chiedere scusa – ci abboccavano come allocchi) mentre i veri massacri avvenivano altrove. Un libro assolutamente da leggere per non dimenticare, per capire fino a che punto può arrivare la manipolazione e la confusione delle informazioni, o l’opportunismo e la malafede di chi ci governa (e parlo dell’Europa di qui, non di là); un libro che, finalmente, dopo anni e anni, mi ha fatto capire il senso di quel colossale enigma, del quale tutti noi che ci consideriamo persone civili, che di fronte al ricordo del fascismo o del nazismo decliniamo formali “mai più”, ci dovremmo vergognare, ma tanto. Magrissima consolazione: in città come Sarajevo i padroni delle ideologie e delle armi non sono riusciti a piegare la voglia di convivenza e tolleranza tra le etnie e le religioni, che oggi continuano a convivere pacificamente. Il libro ha una bella prefazione di Claudio Magris. Nel suo bel libro “Danubio”, Magris aveva elevato un peana a favore delle capacità di convivenza delle popolazioni balcaniche e delle loro varie etnie; subito dopo, era scoppiata la guerra… Mi sono sempre chiesto come si fosse sentito di fronte a un simile granchio; sicuramente deve avergli dato sollievo scoprire che la questione dell’odio etnico era stata solo una bieca manipolazione a fronte di ben altre ragioni e motivazioni.
Profile Image for Ivan.
358 reviews57 followers
July 29, 2019
"Il passato non impara che qui come in Bosnia, come dalle mie parti, come lungo il Reno, la guerra moderna si accanisce proprio sui mondi plurali e bastardi, allergici alle identità monolitiche. Non capisce che la pace è finita per sempre nel '14, con la fine degli imperi, e che da allora la Terra trema ancora, sulle stesse linee di faglia" (P.R. "Come cavalli che dormono in piedi").

Un attentato alla civiltà multietnica, multiculturale, plurireligiosa, cosmopolita della Bosnia e di Sarajevo; una distruzione quasi riuscita di una convivenza plurisecolare; campagna nazionalista (e sovranista?) contro la città aperta e cosmopolita; accumulazione primitiva (di rapina) fatta dalla parte meno evoluta della nazione, ai danni di quella più raffinata e civile; trogloditi sanguinari contro frequentatori di biblioteche ed eventi musicali. Questo e altro mi è parso di capire nel libro di Rumiz, nel suo stile molto particolare, sanguigno, saettante...

L'ibrido, l'incrociato, mondo fecondo e tollerante, accogliente e stimolante, che arricchisce tutto e tutti al suo contatto, dà fastidio; ha dato e darà sempre fastidio. Ai presuntuosi, ai cretini, ai trogloditi violenti, ai populisti massificati da una cultura di mercato, superficiale e narcisista; a chi ha bisogno di uomini forti e idee forti, poverissime e semplicistiche... a chi ha sempre la ricetta in tasca... a chi non tollera e non riconosce la propria miseria e la proprio responsabilità, a volte, sì, bisogna dirlo, la propria insignificanza...

Profile Image for Paridao.
39 reviews11 followers
April 14, 2020
Molti ne hanno messo in discussione la tesi. Cosa prevedibile per una rapsodia così complessa. Quel che mi ha catturato è il tentativo di osservare da dove possa esser venuta questa recrudescenza. Anche per questo non poteva che scriverlo un viaggiatore.
Profile Image for paperopap.
80 reviews2 followers
February 17, 2021
Eccellente lettura sulle motivazioni svelate che hanno portato alla guerra nei Balcani. Un'inversione tra causa ed effetto.
Profile Image for Al Deg.
57 reviews
September 11, 2018
La cosa drammatica è che prevalentemente chi non ha nessuna o poca confusa conoscenza della regione dei Balcani e chi la abita, a parte quella volta che è andato al mare in Croazia, si affida ingenuamente ai dogmi autoproclamati di questo razzista arrogante e pensa di aver trovato il bignami perfetto per aver qualcosa da dire al prossimo aperitivo se qualcuno tira fuori l'argomento. Lasciate perdere, tanto ormai è passato di moda, sti slavi barbari e straccioni non fanno più notizia come una volta. Se invece avete interesse genuino nel capire l'anima della Bosnia leggetevi qualsiasi cosa di Ivo Andrić, premio Nobel 1954. Lui scriveva vera letteratura però, non risposte pronte a domande banali come forse le avete trovate in questa "opera".
Profile Image for Chiara Carnio.
354 reviews13 followers
November 23, 2019
“Guardati dal nemico, ma dall’amico guardati cento volte. Difatti, se l’amico tuo diventa nemico, può colpirti di più, perché conosce le strade segrete del tuo cuore.”

Quell'11 luglio 1995 non ricordo di preciso cosa stessi facendo, di sicuro ero a casa a studiare per l’orale della maturità, che sarebbe stato solo un paio di giorni dopo. Voi ricordate cosa stavate facendo, o dove eravate quel giorno, quando militari capeggiati da Radko Mladić rastrellavano 8.000 (sì, ottomila) musulmani a Srebrenica e li uccidevano al ritmo di settanta ogni quarto d’ora?
Così dalle 10 del mattino alle 3 del pomeriggio.
All’epoca non ci furono dirette tv o edizioni straordinarie come per la caduta delle Torri Gemelle, tutto passò in sordina. Per complicità? Connivenza? Disinteresse? Da queste considerazioni parte Rumiz per analizzare le guerre balcaniche, in un lavoro scritto a caldo, appena un anno dopo l’eccidio della vergogna.
Il giornalista triestino analizza i vari fattori che sono entrati in gioco, dalla morte di Tito e dal crollo del comunismo, nella geostoria balcanica. Cerca negli aspetti sociologici, culturali, sociali, religiosi, geografici, politici ed economici le cause dei conflitti che tra il 1991 e il 1995 hanno interessato i territori della ex-Jugoslavia. È stato nelle città che cita: Vukovar, Zagabria, Knin, Banja Luka, Sarajevo, Belgrado e ha osservato i progressi dei conflitti e le posizioni dei politici che li hanno guidati, ha studiato la storia dei Balcani e perfino l’altimetria della zona. E ha capito la messinscena che la “dezinformacija”, trattata al cloroformio, raccontava all’ Europa e al mondo: le maschere usate per un massacro etnico. Che etnico non è mai stato.

La teoria dell’odio etnico (forse tribale), sulla quale è stata fondata l’immagine di queste guerre, è una delle bugie più astute create dai potenti, quei massacratori tristemente noti, per nascondere le loro responsabilità e raggiungere gli obiettivi prefissati. Ci hanno fatto credere che quell’odio tribale fosse una specialità dei Balcani e che la multietnicità - diffusa, accettata e normale in tutte le principali città ex-jugoslave - fosse essa stessa il fattore d’odio e che la separazione disinnescasse la miccia della polveriera, mentre ad accenderla è stata proprio la separazione forzata, seminando antagonismo e crudeltà, acuendo l’odio tra le genti e allontanando da quelle città multietniche le popolazioni evolute. Noi tutti siamo caduti nella trappola e i governi del mondo sono stati così ingenui da aiutarli nell’impresa.

Rumiz non risparmia nessun attore e nessun esercito. E mette in guardia tutto il vecchio continente, che nella storia è stato un crogiolo di etnie e di culture diverse, a non sentirsi planetariamente estraneo ai Balcani.
71 reviews
August 15, 2023

Saggio molto interessante letto prima, durante, e dopo un viaggio on the road sui Balcani. Rivelatorio e chiaro nell’esposizione, il libro sbroglia molti dei nodi e delle certezze che crediamo di avere sulla guerra nei Balcani. In particolare, spiega come gli attriti erano già presenti ma non erano etnici. Le varie etnie e religioni convivevano benissimo nella zona, con divergenze per quanto riguarda l’economia e la cultura. Specialmente gli scontri riguardavano la differenza tra campagna-città, poveri-ricchi, Montanari-urbani etc.

Quindi la nomenklatura jugoslava, che era corrotta e stava portando il paese alla rovina, avendo paura dell’onda di anticomunismo dopo l’89 in Europa, architetto la guerra per mantenere il potere. Instillo zizzania etnica e creo questo conflitto tra popolazioni che non esisteva prima. Sapevano che una transizione alla democrazia e al mercato non avrebbe risparmiato le strutture e i sistemi di potere della jugoslavia. Infatti, con la guerra ci fu un fiorire di mercato nero, operazioni commerciali, razzie, rapine etc.

Interessantissimo come partenza nell’esplorazione dell’argomento.
70 reviews2 followers
August 15, 2023
Saggio scritto nel 1995 con la guerra in Bosnia ancora in corso e ripubblicato nel 2011 con l'aggiornamento dell'eccidio di Srebrenica all'epoca non ancora noto. Ricostruzione e analisi molto approfondite del conflitto nella ex Jugoslavia dove, secondo l'autore, l'odio tribale non è stato causa ma conseguenza di una lotta di potere; odio etnico utilizzato dai massacratori per coprire le loro responsabilità, per raggiungere i loro obiettivi e per fare credere che lo smembramento del tessuto sociale in parti etnicamente pure fosse indispensabile per la pacificazione. Una guerra che è stata un " imbroglio " e un "depistaggi" in cui l'Europa è caduta in pieno per inerzia, interesse, complicità.
La lettura è scorrevole ma impegnativa in quanto lo sviluppo temporale degli eventi non è progressivo e spesso è dato per conosciuto. Forse sarebbe stata utile una cartina dei territori così da fare meglio comprendere le realtà descritte.
Profile Image for Beatrice Morico.
22 reviews
Read
August 27, 2024
Da sempre adoro leggere libri scritti da giornalisti, ma negli ultimi anni ho capito che alcuni anche se si possono considerare buoni giornalisti purtroppo non sanno scrivere buoni libri. Paolo Rumiz, per fortuna, scrive divinamente e sono contenta di aver scoperto questa nuova penna che da decenni racconta storie dall’europa e non solo con una coerenza e lucidità che trovo difficile trovare nel giornalismo di queste ultime generazioni che tentano solo di raccontare fatti e dati senza dare un contesto e senza approfondire perché forse non sanno nemmeno di cosa stanno parlando. Paolo Rumiz invece conosce bene i fatti di cui sta parlando. Per me è stata una lettura imprescindibile per capire la guerra dei Balcani che oramai è stata dimenticata da quasi tutto l’occidente. Consiglio anche l’ascolto dell’episodio di Altre storie di Mario Calabresi “Da Sarajevo a Mariupol” con Paolo Rumiz.
59 reviews
November 22, 2020
Un intelligente libro che ripercorre le tappe principali del conflitto in Iugoslavia. La tesi principale è che non vi fosse alcun conflitto etnico alla base delle tensioni che sono sfociate nella guerra, bensì una guerra di predazione degli ex del regime ex comunista, in particolare, ma non solo, serbo nei confronti delle borghesie serbe croate e bosniache. I popoli delle montagne contro i cittadini molto più che le guerre tra etnie. Le istituzioni internazionali invece assecondando la visione di guerra etnica fanno sì che la guerra diventi etnica, chiudendo persino gli occhi sulle stragi che si operano davanti ai loro occhi se permettono la divisione definitiva tra le varie etnie. Da leggere per iniziarsi al conflitto in jugoslavia.
Profile Image for Boris Cesnik.
291 reviews2 followers
July 10, 2021
What a discovery! A great succinct but emphatic letter to ourselves and the next generations about us as human beings in all our roles, in what we do or chose to do...us as politicians, warmongers, victims, soldiers, diplomats, journalists, thugs, inhabitants, observants, beings in all forms and shapes.
Those neglected reasons for what we have seen in the ex Yugoslavia during the war that were completely brushed aide or ignore over those years are here clearly and logically brought to our attention with a lighting guide for repeating histories.
I read many books on the same subject but this one is the first truly acknowledging what others have not dared to state or bothered to approach.
Profile Image for Marco Svevo.
421 reviews19 followers
August 25, 2017
" c'è l'assoluto controllo che i regimi conservano, fino all'ultimo, su masse lobotomizzate, represse e incapaci di decisioni autonome. c'è infine l'importanza decisiva dei mass media-parte emersa di un iceberg fatto di servizi segreti, di forza militare e anche di conti in banca- in questa spettacolare metamorfosi.
Profile Image for Erica Gazzoldi.
Author 31 books8 followers
May 13, 2019
Un libro che apre gli occhi non solo sulla guerra nella ex-Jugoslavia, ma anche su tutte le mistificazioni sulle cause dei conflitti armati. Smonta le facili spiegazioni dell' "odio etnico/religioso" e degli "scontri di civiltà", portando a galla la paradossale razionalità dei calcoli economici e di prestigio.
Profile Image for Sara Rocutto.
492 reviews7 followers
Read
August 29, 2019
Da leggersi. Specie se di ex jugoslavia non si sa niente,se si confondono Croazia e Bulgaria e se il muso oltre Trieste non lo si ha mai messo. Perché il rischio di dimenticare senza neppure un filo d'analisi si fa sempre più pesante. E qui c'è di che pensare,riflettere, costringersi a non dimenticare...
Profile Image for Lorenza Alessandri.
482 reviews15 followers
May 1, 2018
Un libro che a modo suo parla, forse senza saperlo, di tutte le guerre.
Un libro di cui non mi piace lo stile narrativo, che dà moltissime - troppe - cose per scontate, ma che è illuminante, e spietato, è molto molto interessante.
5 reviews
July 28, 2023
Ho leggo questo libro durante un viaggio nei Balcani. Mi ha aiutato molto nel capire un po’ di più i luoghi che stavo vivendo e i motivi di questa guerra a pochi passi da casa. Scritto in modo semplice, a volte vengono date per scontate alcune informazioni che per me non lo erano.
Profile Image for esplovago.
75 reviews15 followers
March 22, 2018
Dai Balcani ci viene un insegnamento: ciò che ci trasforma in carne da cannone è palesemente lo stesso imbonimento che ci fa comprare questo o quel detersivo o votare questo o quel partito.
Profile Image for Flavia.
155 reviews
Read
April 25, 2021
"..e ancora non trovo una parola migliore di "imbroglio". Perché tale fu quel massacro costruito in laboratorio e sdoganato ai fessi come conflitto di civiltà, scontro tribale o generica barbarie"
Displaying 1 - 30 of 46 reviews

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