Finrod's Reviews > Maschere per un massacro

Maschere per un massacro by Paolo Rumiz
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Purtroppo una lettura deludente... oh, Paolo Rumiz scrive benissimo e in modo coinvolgente, e se l'avessi letto nel '96 questo libro probabilmente mi sarebbe anche piaciuto, ma oggi, nel 2014, un libro che ignora completamente la guerra in Kosovo o la fine decisamente ingloriosa dei vari Milošević, Arkan, Mladić... è forse prima di tutto inutile, perché la “conclusione” della storia non è quella che appare dalla lettura di “Maschere per un massacro”, anzi per molti aspetti dalla pubblicazione del libro ad oggi gli avvenimenti hanno preso una piega speculare alle sue conclusioni.
Un altro problema imho è la tendenza di Rumiz a scivolare verso il complottismo, come quando suggerisce che la guerra è stata scatenata anche perché “fa comodo un po' a tutti che nei Balcani si consumino un po' d'armi” (ogni volta che leggo questo tipo di affermazioni non riesco a trattenermi dal pensare ai poveri militari svizzeri, obbligati ad usare ancora alabarde ed archibugi, visto che non potendo “consumarle” sono obbligati a tenersi le armi degli ultimi conflitti a cui hanno partecipato) o che gli americani se alla fine sono intervenuti era solo o quasi per distruggere i radar jugoslavi che sarebbero potuti cadere sotto il controllo russo, evenienza alquanto improbabile considerando che la Russia di metà anni '90 era un paese allo sbando.
Altrove c'è un eccesso di concisione: ad esempio ecco come su wikipedia si descrivono gli avvenimenti che preludono al massacro di Borovo Selo, evento del maggio '91 che è un po' l'inizio della guerra in Croazia:
Amid the worsening ethnic tensions, Borovo Selo was barricaded on 1 April, one day after the Plitvice Lakes clash. [...] In early spring, an agreement was made that Croatian police would not enter Borovo Selo without explicit consent from local Serb authorities to do so. The situation became more volatile by the end of the month, following a political rally in Borovo Selo on 14 April. Speakers at the rally—Vojislav Šešelj, leader of the Serbian Radical Party, Serbian National Assembly member Milan Paroški and Stank Cvijan, Serbian Minister of Diaspora—spoke in favour of the creation of Greater Serbia. [...] In addition, White Eagle paramilitaries arrived to Borovo Selo in mid-April, at the request of Borovo Selo militia commander Vukašin Šoškoćanin. The paramilitaries were armed by the Serbian police directly, or the SAO Krajina-aligned local militia under approval of the Serbian officials. By the end of the month, the White Eagles in Borovo Selo were joined by Dušan Silni paramilitaries, linked to the Serbian National Renewal party.

Aiming to inflame the situation, three Armrbrust rockets were fired from Croatian positions outside Borovo Selo into the village in mid-April. One of the missiles hit a house and another landed in a field, failing to explode. [...] The rockets were fired by a group of men including Gojko Šušak, a high-ranking official of Croatia's ruling Croatian Democratic Union at the time. They were led to the site by Osijek police chief Josip Reihl-Kir, even though Reihl-Kir initially objected to the idea. Šušak later denied he had anything to do with the incident, but admitted he was in the area at the time

Questa è invece la descrizione che ne fa Rumiz:
Quando Josip Kir conclude un accordo di non belligeranza con le teste calde di Borovo Selo, villaggio di immigrati operai a maggioranza serba a due passi da Vukovar, Šušak in persona si fa portare sul posto e con un gruppo di attivisti spara tre razzi sull'abitato. Kir resta di sasso: “Sono impazziti,” confida più tardi a un collega

Nonostante io abbia leggermente accorciato e tolto i riferimenti bibliografici l'articolo su wikipedia rimane molto più lungo e completo, e mostra una situazione piuttosto diversa da quella tratteggiata nel libro: Borovo Selo non è semplicemente un villaggio “a maggioranza serba”, ma una roccaforte non di semplici “teste calde” ma proprio di ben armate milizie, sostenute da politici serbi di primo piano, inoltre Šušak è sì accusato di essere sul posto ma non è certo che lo fosse, mentre c'era proprio quel Kir che secondo Rumiz era un moderato contrario all'escalation, e si era opposto solo “initially” all'idea di bombardare il villaggio...
Per come la vedo io wikipedia serve per farsi una prima idea generale, e i libri (che siano su carta o no) per approfondire, ma qui è l'esatto contrario...
In ogni caso, ci sono anche aspetti positivi nel libro: ad es. la teoria sul ruolo centrale delle differenze sociali e antropologiche tra cittadini/borghesi “cosmopoliti” e montanari/immigrati “promitivi/violenti” nella guerra civile la trovo molto interessante, peccato che Rumiz esageri, riducendo i “montanari” a ridicole (e imho poco credibili) macchiette, come ad es. quando spiega come siano
una nomenklatura fisicamente ed esteticamente identificabile, al primo sguardo, come primitiva: colli taurini, cravatte a nodo largo, calzini bianchi corti, stomaco debordante, maschilismo deteriore, mogli vistose e volgari

Mi rendo conto che questo libro è stato probabilmente uno sfogo di Rumiz, che aveva vissuto in prima linea la guerra e che era anche giustamente stufo di sentire spiegazioni su base puramente “etnica” della guerra civile, dei massacri e delle espulsioni, ma oggi il libro è, purtroppo, solo un rant molto datato.
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Reading Progress

October 2, 2013 – Shelved as: to-read
October 2, 2013 – Shelved
January 15, 2014 – Started Reading
January 15, 2014 –
page 20
9.62%
January 16, 2014 –
page 26
12.5%
January 16, 2014 –
page 62
29.81%
January 17, 2014 –
page 118
56.73%
January 18, 2014 –
page 160
76.92%
January 18, 2014 – Finished Reading

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