Codice d'onore (film 1992)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Codice d'onore
Tom Cruise in una scena del film
Titolo originaleA Few Good Men
Lingua originaleinglese
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno1992
Durata138 min
Generedrammatico
RegiaRob Reiner
SoggettoAaron Sorkin
SceneggiaturaAaron Sorkin, William Goldman (non accreditato)
ProduttoreDavid Brown, Rob Reiner, Andrew Scheinman
Produttore esecutivoWilliam S. Gilmore, Rachel Pfeffer
Casa di produzioneColumbia Pictures, Castle Rock Entertainment
Distribuzione in italianoColumbia TriStar Films Italia
FotografiaRobert Richardson
MontaggioRobert Leighton, Steven Nevius
Effetti specialiEugene Crum
MusicheMarc Shaiman
ScenografiaJ. Michael Riva, David F. Klassen, Michael Taylor
CostumiGloria Gresham
TruccoStephen Abrums
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Codice d'onore (A Few Good Men) è un film drammatico del 1992 diretto da Rob Reiner con protagonisti Tom Cruise, Jack Nicholson e Demi Moore.

Un giovane avvocato della marina degli Stati Uniti, il tenente Daniel Kaffee, viene incaricato di formare un collegio di difesa dinanzi alla corte marziale per due marines, il vice-caporale Dawson e il soldato scelto Downey, accusati dell'omicidio di un commilitone, il soldato semplice William T. Santiago, avvenuto nella base navale di Guantánamo, a Cuba.

La linea di difesa di Kaffee si basa sia sulla non intenzione di uccidere sia sull'esecuzione, da parte dei due, di un "codice rosso", vale a dire un provvedimento disciplinare non ufficiale impartito da un superiore come punizione per la disponibilità di Santiago, in cambio del trasferimento dalla base, a fare il nome di Dawson come responsabile dell'esplosione di un colpo di fucile non giustificato in territorio cubano: la vittima, infatti, aveva richiesto in più occasioni il trasferimento a causa della sua indole, giudicata dai commilitoni troppo debole per il servizio a lui assegnato, e quindi emarginato dalla vita della base e ripetutamente punito dai superiori per le sue mancanze.

La morte del giovane, avvenuta apparentemente per soffocamento dovuto all'introduzione nella sua bocca di uno straccio di stoffa, si rivela tuttavia conseguenza di una coronaropatia non rilevata dal medico della base, il quale, nel certificato di morte, aveva ritenuto l'improvviso decesso di Santiago dovuto ad avvelenamento.

La causa della morte non è tuttavia l'unico elemento a discarico dei due imputati: l'ordine di sanzionare il possibile delatore è infatti venuto direttamente dal comandante del loro plotone, il tenente Jonathan Kendrick, e la difesa intende dimostrare che tale ordine sia in precedenza pervenuto dal comandante della base, lo psicopatico colonnello Nathan R. Jessep, potente ufficiale superiore che sta per essere nominato direttore delle operazioni del Consiglio per la sicurezza nazionale.

Durante il processo emergono, grazie all'aiuto del tenente colonnello Markinson, fuggito dalla base dopo l'inizio delle indagini perché in disaccordo con il comandante, delle verità inquietanti come ordini falsificati e voli in partenza dalla base scomparsi dai registri, e anche la scelta di Kaffee come difensore pare avvenuta allo scopo di evitare una lunga e imbarazzante indagine, avendo questi la fama di mero patteggiatore.

Kaffee, nonostante il suicidio di Markinson e la conseguente perdita del testimone più qualificato, su suggerimento del tenente comandante JoAnne Galloway, sua collega nel collegio di difesa insieme al tenente Sam Weinberg, chiama alla sbarra il colonnello Jessep e lo spinge, usando un astuto stratagemma psicologico con un atteggiamento provocatorio che suscita le sue ire, ad ammettere che l'ordine di eseguire il codice rosso è partito proprio da lui e giunto a Dawson e Downey attraverso il tenente Kendrick: la conseguenza è l'arresto dei due ufficiali, mentre i due imputati vengono scagionati dalle accuse di omicidio, ma comunque congedati con disonore dal corpo dei marines, perché come infine capirà lo stesso Dawson avrebbero dovuto proteggere il loro commilitone.

Inizialmente il produttore David Brown chiese alla TriStar Pictures il finanziamento per produrre il film, ma la sua proposta venne rifiutata a causa della mancanza di un attore famoso all'interno del cast. Poco tempo dopo Brown ricevette una telefonata da Alan Horn della Castle Rock Entertainment, il quale si dimostrò ansioso di fare il film. Così Rob Reiner, che era già uno dei registi della Castle Rock Entertainment, chiese di dirigerlo.[1]

Il film è stato un grande successo al botteghino: ha infatti incassato più di 15000000 $ soltanto nel suo weekend di apertura ed è stato il numero uno al box office per le prime tre settimane. Nel complesso ha incassato poco più di 141000000 $ negli Stati Uniti e poco più di novantacinque all'estero, per un totale di più 236000000 $.[2]

Il film, oltre ad aver ottenuto il plauso del pubblico, è stato anche un successo di critica, che ha elogiato non solo le interpretazioni degli attori protagonisti, ma anche la maestria con la quale Rob Reiner ha saputo dirigerli.

Distribuzione

[modifica | modifica wikitesto]

Il film, distribuito dalla Columbia Pictures, è stato distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi a partire dall'11 dicembre 1992.[3]

Riconoscimenti

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ Steven Priggé, Movie moguls speak : interviews with top film producers, McFarland, 2004, ISBN 0-7864-1929-6, OCLC 55738228. URL consultato il 29 aprile 2023.
  2. ^ A Few Good Men (1992) - Financial Information, su The Numbers. URL consultato il 29 aprile 2023.
  3. ^ (EN) A Few Good Men (1992) Reviews, su Cinafilm.com. URL consultato il 29 aprile 2023.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Cinema: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di cinema
  Portale Diritto: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di diritto