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Miele
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OPERAZIONE MINCEMEAT
In un certo senso la storia iniziò qui, nel momento in cui entrai in quell’ufficio e mi spiegarono la mia missione.
Serena, la giovane donna – a questo punto ha poco più di vent’anni – che McEwan ha scelto come io-narrante, ci mette 96 pagine per arrivare al dunque. Non posso fare a meno di non trovarla eccessivamente verbosa: parecchie parti di quelle prime 96 pagine potevano essere eliminate senza conseguenze.
Per carità, McEwan scrive benissimo, Serena racconta piacevolmente: ma ho percepito un certo compiacimento – forse accentuato dalla distanza che McEwan assume verso i suoi personaggi, a cominciare da Serena, che si apprende essere fisicamente un knock out, ma ciò nonostante con relativo successo con gli uomini che adocchia, e adocchiarne sembra essere il suo passatempo preferito, McEwan la presenta come una di quelle creature femminili che sembrerebbero realizzarsi solo in coppia, che senza accompagnatore maschile si sentono dimezzate – e oltre al compiacimento, indulgenza, lungaggine, sbrodolamento.
La gente mi diceva che ero bella e io ci credevo. Avrei dovuto essere sospinta attraverso la vita con quella speciale dispensa che la bellezza concede, scaricando uomini a ogni passo. Invece gli uomini mi abbandonavano, o mi morivano sul più bello. O prendevano moglie.
Ottima la ricostruzione d’epoca.
Le minigonne sono arrivate, Serena le indossa spesso; le ragazze non ne possono più dell’educazione vittoriana che si vorrebbe trasmettere loro, vanno nei pub, bevono, chiacchierano con gli uomini:
All’epoca, per due ragazze, considerare che un pub fosse loro quanto di qualunque uomo e bere al bancone era ancora una bella sfida. All’Hope and Anchor e in una manciata di altri locali di Londra nessuno ci faceva caso. La rivoluzione era arrivata e potevi stare tranquilla. Noi fingevamo di darlo per scontato, ma era ancora un’emozione. Altrove nel paese ci avrebbero preso per puttane, o trattate come tali.
Tuttavia, sposarsi, accasarsi, mettere su famiglia, essere sì assunta nei Servizi Segreti ma solo come assistente segretaria, sono ancora realtà quotidiane. Siamo nel 1973, l’anno della crisi energetica: l’Inghilterra ha problemi in Irlanda del Nord – di cui oggi come allora non si assume la responsabilità – con l’IRA e in generale con quelli che vengono bollati come terroristi, la Bloody Sunday con i suoi tredici morti è dell’anno prima, la disoccupazione non è mai stata così alta, il paese è appena entrato nel Mercato Comune Europeo, e già parecchi sentono minacciata insularità, autonomia, e addirittura la sicurezza nazionale, i sindacati stanno diventando sempre più importanti e politicizzati. Sono anni in cui si può vivere dignitosamente, divertendosi anche parecchio, con solo settecento sterline di reddito annuo.
[E sono già tre anni che i Beatles si sono sciolti: in soli dieci anni hanno cambiato la musica e influenzato il costume in modo irreversibile.]
Miele – Sweet Tooth è una divertente spy story – anche se ritengo che McEwan si sia divertito a scriverla più di me a leggerla – a suo modo tenera e rassicurante. E forse va oltre la storia di spionaggio, e si occupa soprattutto di scrittori e lettori, di romanzi e letteratura, e incastra il tutto come in una bella matrioska. Al punto che alla fine non ero più sicuro di star leggendo il romanzo che avevo in mano e non quello non ancora pubblicato annunciato e sintetizzato dallo scrittore co-protagonista.
Mi manca “Ian Macabre”, quello degli inizi, quello degli anni Ottanta e Novanta, quello morboso, che faceva venire i brividi. E già allora scriveva con talento e sapienza, con stile limpido, capacità di creare strutture perfette e una ineccepibile preparazione storico-scientifica.
Ma ora è diventato rassicurante, politically correct: anche se forse è più che altro diventato un conservatore considerato il suo appoggio all’invasione dell’Iraq e al nucleare. In ogni caso, io nelle sue pagine non mi ritrovo altrettanto bene, anche se ne apprezzo sempre la sopraffina capacità di scrittura.
Qui, a ulteriore disturbo, addirittura una nota – forse proprio un ritornello – di misoginia: la bella protagonista ne esce alquanto con le ossa rotte.
In un certo senso la storia iniziò qui, nel momento in cui entrai in quell’ufficio e mi spiegarono la mia missione.
Serena, la giovane donna – a questo punto ha poco più di vent’anni – che McEwan ha scelto come io-narrante, ci mette 96 pagine per arrivare al dunque. Non posso fare a meno di non trovarla eccessivamente verbosa: parecchie parti di quelle prime 96 pagine potevano essere eliminate senza conseguenze.
Per carità, McEwan scrive benissimo, Serena racconta piacevolmente: ma ho percepito un certo compiacimento – forse accentuato dalla distanza che McEwan assume verso i suoi personaggi, a cominciare da Serena, che si apprende essere fisicamente un knock out, ma ciò nonostante con relativo successo con gli uomini che adocchia, e adocchiarne sembra essere il suo passatempo preferito, McEwan la presenta come una di quelle creature femminili che sembrerebbero realizzarsi solo in coppia, che senza accompagnatore maschile si sentono dimezzate – e oltre al compiacimento, indulgenza, lungaggine, sbrodolamento.
La gente mi diceva che ero bella e io ci credevo. Avrei dovuto essere sospinta attraverso la vita con quella speciale dispensa che la bellezza concede, scaricando uomini a ogni passo. Invece gli uomini mi abbandonavano, o mi morivano sul più bello. O prendevano moglie.
Ottima la ricostruzione d’epoca.
Le minigonne sono arrivate, Serena le indossa spesso; le ragazze non ne possono più dell’educazione vittoriana che si vorrebbe trasmettere loro, vanno nei pub, bevono, chiacchierano con gli uomini:
All’epoca, per due ragazze, considerare che un pub fosse loro quanto di qualunque uomo e bere al bancone era ancora una bella sfida. All’Hope and Anchor e in una manciata di altri locali di Londra nessuno ci faceva caso. La rivoluzione era arrivata e potevi stare tranquilla. Noi fingevamo di darlo per scontato, ma era ancora un’emozione. Altrove nel paese ci avrebbero preso per puttane, o trattate come tali.
Tuttavia, sposarsi, accasarsi, mettere su famiglia, essere sì assunta nei Servizi Segreti ma solo come assistente segretaria, sono ancora realtà quotidiane. Siamo nel 1973, l’anno della crisi energetica: l’Inghilterra ha problemi in Irlanda del Nord – di cui oggi come allora non si assume la responsabilità – con l’IRA e in generale con quelli che vengono bollati come terroristi, la Bloody Sunday con i suoi tredici morti è dell’anno prima, la disoccupazione non è mai stata così alta, il paese è appena entrato nel Mercato Comune Europeo, e già parecchi sentono minacciata insularità, autonomia, e addirittura la sicurezza nazionale, i sindacati stanno diventando sempre più importanti e politicizzati. Sono anni in cui si può vivere dignitosamente, divertendosi anche parecchio, con solo settecento sterline di reddito annuo.
[E sono già tre anni che i Beatles si sono sciolti: in soli dieci anni hanno cambiato la musica e influenzato il costume in modo irreversibile.]
Miele – Sweet Tooth è una divertente spy story – anche se ritengo che McEwan si sia divertito a scriverla più di me a leggerla – a suo modo tenera e rassicurante. E forse va oltre la storia di spionaggio, e si occupa soprattutto di scrittori e lettori, di romanzi e letteratura, e incastra il tutto come in una bella matrioska. Al punto che alla fine non ero più sicuro di star leggendo il romanzo che avevo in mano e non quello non ancora pubblicato annunciato e sintetizzato dallo scrittore co-protagonista.
Mi manca “Ian Macabre”, quello degli inizi, quello degli anni Ottanta e Novanta, quello morboso, che faceva venire i brividi. E già allora scriveva con talento e sapienza, con stile limpido, capacità di creare strutture perfette e una ineccepibile preparazione storico-scientifica.
Ma ora è diventato rassicurante, politically correct: anche se forse è più che altro diventato un conservatore considerato il suo appoggio all’invasione dell’Iraq e al nucleare. In ogni caso, io nelle sue pagine non mi ritrovo altrettanto bene, anche se ne apprezzo sempre la sopraffina capacità di scrittura.
Qui, a ulteriore disturbo, addirittura una nota – forse proprio un ritornello – di misoginia: la bella protagonista ne esce alquanto con le ossa rotte.
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Ubik
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rated it 3 stars
Sep 04, 2023 03:45AM
uno dei McEwan più deboli, senza dubbio
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Ubik wrote: "uno dei McEwan più deboli, senza dubbio"
Quali sono gli altri McEwan che reputi deboli? Io spero tanto che non sia un po' una sua svolta, una sorta di china.
Quali sono gli altri McEwan che reputi deboli? Io spero tanto che non sia un po' una sua svolta, una sorta di china.
Orsodimondo wrote: "Ubik wrote: "uno dei McEwan più deboli, senza dubbio"
Quali sono gli altri McEwan che reputi deboli? Io spero tanto che non sia un po' una sua svolta, una sorta di china."
Tenderei a respingere l'idea di "una sorta di china" nella carriera di McEwan: "The Children Act", "Nel guscio" e anche l'ultimissimo "Lezioni" sono posteriori a "Miele" ma molto più soddisfacenti, così come "Amsterdam" o "Solar" sono antecedenti ma, almeno a mio parere, altrettanto mal riusciti.
Ha pubblicato una ventina di romanzi e ci sta che non sempre siano all'altezza...
Quali sono gli altri McEwan che reputi deboli? Io spero tanto che non sia un po' una sua svolta, una sorta di china."
Tenderei a respingere l'idea di "una sorta di china" nella carriera di McEwan: "The Children Act", "Nel guscio" e anche l'ultimissimo "Lezioni" sono posteriori a "Miele" ma molto più soddisfacenti, così come "Amsterdam" o "Solar" sono antecedenti ma, almeno a mio parere, altrettanto mal riusciti.
Ha pubblicato una ventina di romanzi e ci sta che non sempre siano all'altezza...
Ubik wrote: "Orsodimondo wrote: "Ubik wrote: "uno dei McEwan più deboli, senza dubbio"
Quali sono gli altri McEwan che reputi deboli? Io spero tanto che non sia un po' una sua svolta, una sorta di china."
Ten..."
"Lezioni" in lista d'attesa allora.
Quali sono gli altri McEwan che reputi deboli? Io spero tanto che non sia un po' una sua svolta, una sorta di china."
Ten..."
"Lezioni" in lista d'attesa allora.
Tieni conto che "Lezioni" è piuttosto corposo (credo l'unico McEwan superiore alle 500 pagine).
Per un approccio "prudenziale" forse è più indicato "The Children Act" (pubblicato da Einaudi con l'incongruo titolo di "La ballata di Adam Henry").
Più snello, lineare, sintetico, vanta una discreta trasposizione cinematografica sorretta da un'ottima Emma Thompson.
Per un approccio "prudenziale" forse è più indicato "The Children Act" (pubblicato da Einaudi con l'incongruo titolo di "La ballata di Adam Henry").
Più snello, lineare, sintetico, vanta una discreta trasposizione cinematografica sorretta da un'ottima Emma Thompson.
Ubik wrote: "Tieni conto che "Lezioni" è piuttosto corposo (credo l'unico McEwan superiore alle 500 pagine).
Per un approccio "prudenziale" forse è più indicato "The Children Act" (pubblicato da Einaudi con l'..."
Letto e visto il film.
Per un approccio "prudenziale" forse è più indicato "The Children Act" (pubblicato da Einaudi con l'..."
Letto e visto il film.
Condivido completamente il commento di Ubik e di Three, La ballata di Adam e Sabato sono veramente molto belli . Solar e Miele li ho iniziati e abbandonati tre o più volte, non ce la faccio.
Ho messo in lista sia Lezioni e che Sabato.
La ballata di Adam Henry e Nel guscio già letti.
Solar e Amsterdam cassati.
La ballata di Adam Henry e Nel guscio già letti.
Solar e Amsterdam cassati.
Orsodimondo wrote: "Ho messo in lista sia Lezioni e che Sabato.
La ballata di Adam Henry e Nel guscio già letti.
Solar e Amsterdam cassati."
👍😘
Mi ero dimenticata di On Chesil Beach …se non lo hai letto, a me era piaciuto molto, tanto tempo fa, appena rientro a Ts, lo vorrei rileggere.
La ballata di Adam Henry e Nel guscio già letti.
Solar e Amsterdam cassati."
👍😘
Mi ero dimenticata di On Chesil Beach …se non lo hai letto, a me era piaciuto molto, tanto tempo fa, appena rientro a Ts, lo vorrei rileggere.