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I morti
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MUSICA LONTANA
John Huston: The Dead, 1987.
C’era grazia e mistero nel suo atteggiamento, come se fosse simbolo di qualcosa.
È la moglie di Gabriel in cima alle scale, ferma in penombra, che ascolta le ultime note di una canzone, cantata e suonata da due ospiti attardatisi nella sala della festa ormai rimasta deserta.
Il marito, la guarda dal basso, nell’atrio, anche lui in zona d’ombra. Mentre tutti gli altri, ospiti e padrone di casa, sono sulla porta impegnati nei saluti o nel salire in carrozza.
Si domandò di che cosa potesse mai essere simbolo una donna in piedi sulle scale nell’ombra, in ascolto di una musica lontana. Se fosse stato un pittore l’avrebbe ritratta in quell’atteggiamento… “Musica lontana” avrebbe intitolato il quadro, se fosse stato un pittore.
La penombra, lo sguardo dal basso verso l’alto – prospettiva che echeggia quel continuo rapporto dentro-fuori - l’interno caldo, avvolgente e familiare, l’esterno innevato, freddo e frizzante – che a sua volta direi simbolizza il rapporto vivi-morti - la grazia e il mistero, che sono parte dell’essenza di questo racconto: ecco mi pare la sintesi perfetta di questo breve capolavoro, che rientra in quella splendida categoria che mi viene da definire letteratura della perfezione.
Siamo a un passo dal momento in cui avviandosi verso l’albergo dove passeranno la notte, a piedi in cerca di una vettura, Gabriel s’infiamma di desiderio per sua moglie Gretta: un’ eccitazione composta di passione e al contempo tenerezza, che lo spinge a pregustare i pochi momenti che lo separano da quando saranno soli.
Al punto che non solo è indifferente alla mancanza di luce elettrica – un guasto nella linea – ma rifiuta la candela che il vecchio concierge vorrebbe lasciargli. Al buio, nella penombra disegnata dalla luce lunare che arriva dalla finestra, solo con sua moglie.
Se non che…
Per chi non avesse ancora letto questo breve capolavoro, questa meraviglia tra le meraviglie (per me si tratta della terza o quarta volta), non voglio anticipare il finale raggelante che regala un’emozione intensa. E una vertigine da altezza.
Nell’ultima lunga scena la luce è solo quella lunare che entra dalla finestra.
Gabriel è palesemente lo stesso Joyce con la sua ansia di “andare a ovest”, la sua difficoltà a respirare nell’asfittica e provinciale Irlanda. Ogni pagina è piena di richiami, rimandi, simboli. La delizia inizia da subito, dagli arrivi alla festa nella casa delle sue anziane zie. E prosegue attraverso chiacchiere, danze, cibi e bevande.
Il desiderio, tanto più quando erotico, è segno di vitalità, di giovinezza: ci vuole poco però a impattare col mondo della delusione, della frustrazione, della mediocrità. Col mondo dei morti. I morti che con-vivono coi vivi.
E poi quel film così bello da un regista e da sua figlia protagonista, entrambi artisti sanguigni dai quali era difficile aspettarsi una vetta di simile grazia, misura e mistero.
Magnifica l’immagine scelta per il manifesto del film.
John Huston: The Dead, 1987.
C’era grazia e mistero nel suo atteggiamento, come se fosse simbolo di qualcosa.
È la moglie di Gabriel in cima alle scale, ferma in penombra, che ascolta le ultime note di una canzone, cantata e suonata da due ospiti attardatisi nella sala della festa ormai rimasta deserta.
Il marito, la guarda dal basso, nell’atrio, anche lui in zona d’ombra. Mentre tutti gli altri, ospiti e padrone di casa, sono sulla porta impegnati nei saluti o nel salire in carrozza.
Si domandò di che cosa potesse mai essere simbolo una donna in piedi sulle scale nell’ombra, in ascolto di una musica lontana. Se fosse stato un pittore l’avrebbe ritratta in quell’atteggiamento… “Musica lontana” avrebbe intitolato il quadro, se fosse stato un pittore.
La penombra, lo sguardo dal basso verso l’alto – prospettiva che echeggia quel continuo rapporto dentro-fuori - l’interno caldo, avvolgente e familiare, l’esterno innevato, freddo e frizzante – che a sua volta direi simbolizza il rapporto vivi-morti - la grazia e il mistero, che sono parte dell’essenza di questo racconto: ecco mi pare la sintesi perfetta di questo breve capolavoro, che rientra in quella splendida categoria che mi viene da definire letteratura della perfezione.
Siamo a un passo dal momento in cui avviandosi verso l’albergo dove passeranno la notte, a piedi in cerca di una vettura, Gabriel s’infiamma di desiderio per sua moglie Gretta: un’ eccitazione composta di passione e al contempo tenerezza, che lo spinge a pregustare i pochi momenti che lo separano da quando saranno soli.
Al punto che non solo è indifferente alla mancanza di luce elettrica – un guasto nella linea – ma rifiuta la candela che il vecchio concierge vorrebbe lasciargli. Al buio, nella penombra disegnata dalla luce lunare che arriva dalla finestra, solo con sua moglie.
Se non che…
Per chi non avesse ancora letto questo breve capolavoro, questa meraviglia tra le meraviglie (per me si tratta della terza o quarta volta), non voglio anticipare il finale raggelante che regala un’emozione intensa. E una vertigine da altezza.
Nell’ultima lunga scena la luce è solo quella lunare che entra dalla finestra.
Gabriel è palesemente lo stesso Joyce con la sua ansia di “andare a ovest”, la sua difficoltà a respirare nell’asfittica e provinciale Irlanda. Ogni pagina è piena di richiami, rimandi, simboli. La delizia inizia da subito, dagli arrivi alla festa nella casa delle sue anziane zie. E prosegue attraverso chiacchiere, danze, cibi e bevande.
Il desiderio, tanto più quando erotico, è segno di vitalità, di giovinezza: ci vuole poco però a impattare col mondo della delusione, della frustrazione, della mediocrità. Col mondo dei morti. I morti che con-vivono coi vivi.
E poi quel film così bello da un regista e da sua figlia protagonista, entrambi artisti sanguigni dai quali era difficile aspettarsi una vetta di simile grazia, misura e mistero.
Magnifica l’immagine scelta per il manifesto del film.
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I morti.
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piperitapitta
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Feb 21, 2023 01:20AM
Ah che bello, quante volte in questi ultimi tempi ho pensato di rileggerlo! Lo avevo fatto all'epoca del film, ma ora sono sicura che lo apprezzerei ancora di più.
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piperitapitta wrote: "Ah che bello, quante volte in questi ultimi tempi ho pensato di rileggerlo! Lo avevo fatto all'epoca del film, ma ora sono sicura che lo apprezzerei ancora di più."
Ogni rilettura diventa più bello, e rimane un capolavoro.
Ogni rilettura diventa più bello, e rimane un capolavoro.
Complimenti Orso, come sempre. Io lo lessi solo moltissimi anni fa, tu tre-quattro volte: come triestina dovrei vergognarmi….da rimediare al più presto. Cercherò, però, questa bella edizione Einaudi bilingue. Grazie per il commento e le belle foto - non sapevo del film .
Agnes wrote: "Complimenti Orso, come sempre. Io lo lessi solo moltissimi anni fa, tu tre-quattro volte: come triestina dovrei vergognarmi….da rimediare al più presto. Cercherò, però, questa bella edizione Einaud..."
Il racconto fu scritto proprio a Trieste, ma servirono credo altri sette anni prima che Joyce riuscisse a pubblicare l'intera raccolta (Gente di Dublino).
Il racconto fu scritto proprio a Trieste, ma servirono credo altri sette anni prima che Joyce riuscisse a pubblicare l'intera raccolta (Gente di Dublino).
Agnes wrote: "E Trieste gli ha dedicato una bella statua , come da mio avatar 😊"
Il soggiorno triestino è stato lungo, e importante, e forse anche determinante. Vorrei saperne di più della sua conoscenza con Svevo, altro autore di un capolavoro.
Il soggiorno triestino è stato lungo, e importante, e forse anche determinante. Vorrei saperne di più della sua conoscenza con Svevo, altro autore di un capolavoro.
Orsodimondo wrote: "Agnes wrote: "E Trieste gli ha dedicato una bella statua , come da mio avatar 😊"
Il soggiorno triestino è stato lungo, e importante, e forse anche determinante. Vorrei saperne di più della sua con..."
C’è questo https://www.goodreads.com/review/list...+
È un libro sottile ma interessante, per chi è curioso come te o “ collezionista “ di Trieste come me….
( ho visto che non ho caricato i romanzi di Svevo che possiedo, vedrò quali schede sono aperte, peccato non si possa più agire in autonomia)
Forse lo trovi in biblioteca.
Il soggiorno triestino è stato lungo, e importante, e forse anche determinante. Vorrei saperne di più della sua con..."
C’è questo https://www.goodreads.com/review/list...+
È un libro sottile ma interessante, per chi è curioso come te o “ collezionista “ di Trieste come me….
( ho visto che non ho caricato i romanzi di Svevo che possiedo, vedrò quali schede sono aperte, peccato non si possa più agire in autonomia)
Forse lo trovi in biblioteca.
Agnes wrote: "Orsodimondo wrote: "Agnes wrote: "E Trieste gli ha dedicato una bella statua , come da mio avatar 😊"
Il soggiorno triestino è stato lungo, e importante, e forse anche determinante. Vorrei saperne ..."
peccato non si possa più agire in autonomia: Vuoi dire che hanno bloccato i librarian? 😱
Il soggiorno triestino è stato lungo, e importante, e forse anche determinante. Vorrei saperne ..."
peccato non si possa più agire in autonomia: Vuoi dire che hanno bloccato i librarian? 😱
Orsodimondo wrote: "Agnes wrote: "Orsodimondo wrote: "Agnes wrote: "E Trieste gli ha dedicato una bella statua , come da mio avatar 😊"
Il soggiorno triestino è stato lungo, e importante, e forse anche determinante. V..."
Quelli italiani sì, e non intendo aspettare mesi perché i librarians “ internazionali “ mi aprano una scheda, lo facevo da sola - con il controllo dei nostri meravigliosi librarians italiani- e in pochi minuti era fatto, completo di copertina e sinossi.
Il soggiorno triestino è stato lungo, e importante, e forse anche determinante. V..."
Quelli italiani sì, e non intendo aspettare mesi perché i librarians “ internazionali “ mi aprano una scheda, lo facevo da sola - con il controllo dei nostri meravigliosi librarians italiani- e in pochi minuti era fatto, completo di copertina e sinossi.
Agnes wrote: "Orsodimondo wrote: "Agnes wrote: "Orsodimondo wrote: "Agnes wrote: "E Trieste gli ha dedicato una bella statua , come da mio avatar 😊"
Il soggiorno triestino è stato lungo, e importante, e forse a..."
Ma c'è una ragione?
Il soggiorno triestino è stato lungo, e importante, e forse a..."
Ma c'è una ragione?