Visto l’infittirsi del dibattito sulla fantascienza italiana, con molti a chiedere consigli su come approcciarla, alle passate recensioni aggiungo queVisto l’infittirsi del dibattito sulla fantascienza italiana, con molti a chiedere consigli su come approcciarla, alle passate recensioni aggiungo questa: un bell’esempio di cyberpunk italiano, con una protagonista che sembra uscita da un fumetto come Ranxerox di Liberatore (nella copertina di Chichoni è più bella che nel libro, ma meno simpatica!). Un romanzo svelto e tagliente ambientato in una Milano devastata dal degrado e dalle diseguaglianze sociali (vi assicuro che non siamo ancora messi così!), ispirato ai classici dell’Hard-boiled come William Gibson insegna: ecco in apertura uno scalcinatissimo investigatore privato accogliere la richiesta di aiuto di una vedovella o di un’orfanella.. che nel prosieguo si rivelerà essere tutt’altro che l’agnellino che aveva voiluto sembrare! Le cupezze tossico-meneghine sono alleviate da squarci di sole nei deserti del pianeta Entierres: ma esiste davvero? Perchè qualcuno sembra disposto a uccidere per saperlo? E se davvero ospita una civiltà, magari non meno dura della nostra ma quanto meno ancora umana, c’è modo di evitare che venga devastata dall’incontro con i terrestri? Uno dei pregi del romanzo è aver “visto” una Milano pienamente multi-etnica già nel ’92; un altro inserire la telepatia in maniera psicologicamente credibile, non come un trucchetto magico. Nota di costume. Nel ritratto dell’autrice in appendice, Stefano Di Marino, compianto campione della letteratura di spionaggio e avventura (e degli pseudonimi anglofoni, per rimanere in tema) fa osservazioni che mi hanno lasciato perplesso: nel 1992, quando già usciva il premio Urania e premiava una scrittrice esordiente, era ancora utile ricordare ai lettori che “non esiste una fantascienza maschile e una femminile”, che “anche le scrittrici vanno valutate con lo stesso metro dei colleghi uomini”! Eppure LeGuin e Joanna Russ erano già state tradotte vent’anni prima.. Ne abbiamo fatta di strada!...more
Robot n.2, Armenia Editore (maggio '76) ------------------------------------------------- Continuo la mia rivisitazione della collana Robot: una piacevoRobot n.2, Armenia Editore (maggio '76) ------------------------------------------------- Continuo la mia rivisitazione della collana Robot: una piacevolissima riscoperta delle radici della fantascienza di oggi. Questo secondo numero è un po’ di transizione, senza racconti eccezionali ma diversi interessanti. Può sembrare paradossale leggere fantascienza anche di 70 anni fa, ma, a parte che per i gusti di qualcuno la fantascienza degli anni 60/70 è tuttora troppo avanzata.., ho anch’io un fattore nostalgia; soprattutto, penso che un racconto di valore non invecchi, nemmeno se è di fantascienza (si vedano le opere di Wells). Curtoni non esitava a dire che un mostro sacro come Clarke non gli piaceva, perchè scrittore tecnologico; e di aver pubblicato qui uno dei pochi trovati di suo gusto, “La morte e il senatore” (Death and the Senator, 1961). In effetti è un racconto di interesse umano: un credibile ritratto di politico al tramonto, in preda a dubbi sulle scelte fatte nella vita; di fantascientifico c’è la proposta di una cura in una stazione orbitale sovietica (come nel numero precedente, anche qui vista come all’avanguardia!). Segue “Una notte” di Kris Neville (The night of the nickel beer, 1967), malinconico racconto di nostalgia di una serata di gioventù che sembra materializzarsi di nuovo durante una passeggiata notturna. Racconto di atmosfera, tra Bradbury e Rod Serling. Robert Sheckley: sebbene questo pirotecnico autore sembrasse decisamente un po’ spento nel ’76 (dopo l’uscita di Opzioni), Curtoni trova questo brillante e straniante tacconto su una realtà che segue leggi alternative. “Mondo pietrificato” (The Petrified World, 1967). Budrys è un autore a suo modo classico, un autore anni ’50 che ha saputo scrivere cose interessanti fino a tutti i ’60. In questo racconto pre-sputnik (ma si nota solo perchè a un certo momento viene descritta la punta affusolata dell’astronave) un giovane e ingenuo esploratore spaziale deve superare la sua “linea d’ombra”: diventare adulto, capire in modo non superficiale dove si trovano il bene e il male, soprattutto fare i conti con la propria coscienza, che gli rende inaccettabile permettere che una civiltà umanoide primitiva lo prenda per una divinità (premessa di futuro sfruttamento e colonizzazione).. un ottimo racconto tra il primo contatto e la fantascienza antropologica. “Più in basso degli angeli” (Lower than angels, 1956). Walter M. Miller, grande autore degli anni 50/60 anche se un po’ di nicchia (è anche autore di Servocittà, nelle Meraviglie del possibile), propone qui “Io sogno” (I, dreamer; 1953) uno dei suoi drammatici e commoventi racconti: un robot, o meglio un’intelligenza artificiale che, scopriremo un po’ alla volta, controlla una astronave militare, prende via via consapevolezza di essere strumento di una dittatura militare, che lo vuole usare per attaccare la Terra, pianeta madre; lo scopre innamorandosi di una sua addestratrice, violentemente molestata dall’addestratore tramite pesanti ricatti; lei gli rivelerà un segreto che li lega.. la lotta per la libertà avrà un prezzo alto. La saggistica è sempre notevole, e offre curiosità come un articolo di Franco Fossati su Superman, eroe che già allora appariva stanco e ripetitivo; uno di Peter Weston sulle descrizioni dei pianeti alieni, e la conseguente difficoltà per gli autori di tenersi aggiornati, quando non costretti a riscrivere i loro stessi racconti (!). Curtoni traccia un panorama della fantascienza italiana di quegli anni ancora difficili, e fa una considerazione interessante: c’erano molti più fermenti negli anni ’60, ma nel frattempo la miopia editoriale li aveva scoraggiati. Problemi per fortuna superati, ma che è utile ricordare. Infine, Giovanni Mongini completa il suo articolo in due parti sui Monster movies!...more
Le uscite di Urania a fine anni ’70 sono a volte prese a esempio di una edizione frettolosa e di scelte discutibili, forse dovute anche al ritmo settiLe uscite di Urania a fine anni ’70 sono a volte prese a esempio di una edizione frettolosa e di scelte discutibili, forse dovute anche al ritmo settimanale che la collana aveva di nuovo preso; alla fine del decennio però, grazie anche ai cambi nella curatela, sia la qualità editoriale sia l’acume nelle scelte tornano a stupire, per esempio con le antologie di Disch, Shaw, Watson.. questo romanzo venne pubblicato poco dopo una memorabile doppia antologia di Dick ma anche dopo un Jongor, terrore della giungla di Robert Moore Williams probabilmente men che dimenticabile; ma aver portato in Italia John Shirley, prima con Transmaniacon (Urania 834) e poi con questo Rock della città vivente (Urania 902; seguiranno Eclipse nel 1995, poi altre opere) è un gran merito! Nell’81 la fantascienza aveva pienamente assorbito l’immaginario da catastrofe urbana, popolarizzato nei Guerrieri nella notte, in 1997 Fuga da New York, ecc, e diffuso anche da romanzi come L’ultimo guerriero (Urania 807), Guerra tra le metropoli (Urania 837), l’immenso 334 di Disch.. ma con questo romanzo Shirley getta le basi di molti futuri sviluppi del genere: il cyberpunk e l’influenza musicale innanzitutto. Qualche anno prima del film Blade runner, di Tron della Disney, di Strade di fuoco con Michael Paré, scrive un romanzo che pulsa al ritmo del punk-rock (e disprezza la disco come fascistoide.. vecchia polemica!), è illuminato da neon, stroboscopiche e ologrammi e rigurgita di idee ancora attuali; dall’auto a guida automarica al calcolatore a stato solido, dalla valuta elettronica che sostituisce il contante permettendo ai governi, e quindi alla malavita organizzata, di controllare la vita degli individui, alla singolarità che permette a un sistema complesso come una città di diventare autonomo e manifestarsi tramite un avatar di apparenza umana o meglio ancora possedere un umano; umano che a sua volta può migrare a un altro stato di coscienza.. La storia è in sintesi una ballata rock: la passione tra il proprietario di discoteca Stuart Cole e la cantante rock Catz Wailen, intrecciata alla lotta di lui contro il crimine organizzato. Un punto di forza è la traduzione di Vittorio Curtoni: quando il traduttore è di razza, e scrittore per di più, non mi accorgo nemmeno di certi dettagli che noterei in un altro (tutti quegli “Okay”, Catz che usa “uomo” come intercalare: “cosa ne pensi, uomo?”..), perchè il testo ha ritmo e personalità, i testi delle canzoni sono resi addirittura in rima, le invenzioni non mancano, e non c’è mai l’ombra di un difetto che nelle traduzioni mediocri purtroppo trovo spesso: frasi singolarmente impeccabili che però, alla fine di un periodo, non risultano in un significato chiaro.. Se a tutto ciò aggiungiamo una brillante copertina di Thole, otteniamo un Urania davvero da collezione. ...more
Brillante e ben documentato giallo-fantasy-storico che si muove tra Rinascimento, Occupazione tedesca e attualità nel Genovesato, con un'efficace puntBrillante e ben documentato giallo-fantasy-storico che si muove tra Rinascimento, Occupazione tedesca e attualità nel Genovesato, con un'efficace puntata in Argentina. Raccomandato per qualche ora di svago intelligente, e anche per chi vuole tentare l'ardua impresa di capire i liguri: l'autore, giornalista del Secolo XIX (quotidiano-bandiera della Superba insieme al Corriere Mercantile) non risparmia nessuna delle idiosincrasie regionali, a partire dal punto di vista sui milanesi (per loro, dediti a incomprensibili mestieri da venditori di fumo, come designer e architetti; a noi resta incomprensibile come uno non abbia felicità maggiore che uscire la mattina con una barchetta, o “gozzetto”, per pescare dei pesci in solitaria..); il sanguigno geometra Caligaris, più che l’amico professor Sanguineti, incarna davvero lo spirito ligure: scorbutico, maschilista, pieno di amarezza verso il passato; non che il collega professore sia molto meglio: arrivati in piazza de Mayo ignorano il Cabildo e qualunque altro museo locale (per Caligaris poi sono tutti noiosi): gli basta sentire nell’aria odore di manganelli, pensare che Peròn settant’anni prima instaurò una specie di fascismo, e ora al governo c’è Berlusconi in Italia e Menem in Argentina (non saranno contenti di sapere che l’attuale presidente argentino considera Menem il migliore!). Sciupafemmine sì, il Caligaris, e di sinistra, ma "di popolo": pronto a scaricare “la intellettualoide che lo ha costretto a vedere un delirio di Wenders”.. Tipico anche l'anticlericalismo di Sanguineti: ma l’Inquisizione perseguitò davvero l’Alchimia? Certamente la pratica fu spesso vietata dalle autorità sia religiose (scrisse un trattato contro di essa niente meno che Nicolas Eymerich, l’inquisitore preso a modello da valerio Evangelisti nei suoi romanzi) sia civili (immaginate lo scombussolamento sociale se qualcuno fosse davvero riuscito a trasformare il piombo in oro!); ma effettive persecuzioni? che poi, a leggere gli alchimisti, sembra di sentir parlare gli odierni seguaci dei BitCoin.....more
A grande richiesta del pubblico, penso, torna la coppia Mariani-Savoldi: come spesso avviene a una serie di successo, è arrivato il momento del prequeA grande richiesta del pubblico, penso, torna la coppia Mariani-Savoldi: come spesso avviene a una serie di successo, è arrivato il momento del prequel, che illumina il passato dei protagonisti. In questo caso il divertimento è anche dato da un’inversione di ruoli; qui Mariani, per quanto già capitano dei Carabinieri (e frustrato da una lunga e infruttuosa attesa della promozione a maggiore) è il novellino, che alla Savoldi tocca svezzare da buona “nave scuola” (in senso metaforico). La loro collaborazione, sempre effervescente ma non priva di un minimo di rispetto reciproco (mi ricordano lontanamente Petra Delicado e Firmìn nei gialli della Giménez-Bartlett) fa subito scintille, anche perchè la missione riguarda uno dei primi (presunti?) misteri dell’Italia unitaria: l’affondamento dell’Ercole, piroscafo su cui nel 1860 si imbarcava, con i documenti di cassa dei Mille, un certo Ippolito Nievo.. assolutamente imperdibile! Mi resta una domanda di tipo cronologico: se agli inizi della carriera di Mariano la Savoldi era già un’agente piuttosto esperta, quanti anni ha ora, nel Tempo Reale degli ultimi romanzi? Ma entrambi hanno l’aria di aver fatto carriera molto in fretta, una volta nell’UCCI.. PS: chissà che un domani il racconto non possa venire esteso, incorporando Nievo con un ruolo più ampio? PPS: chi è interessato alla vicenda dell’Ercole, potrebbe leggere Il prato in fondo al mare di Stanislao Nievo, nipote dello scrittore, premio Campiello 1975; ma sono soprattutto considerazioni personali, niente misteri. ...more
Nel 2011 ricorrevano 50 anni dalla prima passeggiata spaziale di Yuri Gagarin, uno dei momenti culminanti della “corsa allo spazio” e del progresso deNel 2011 ricorrevano 50 anni dalla prima passeggiata spaziale di Yuri Gagarin, uno dei momenti culminanti della “corsa allo spazio” e del progresso dell’umanità. Urania, sotto la curatela di Giuseppe Lippi, celebrava l’anniversario con un numero dedicato, e con questo bel romanzo di Aresi. Qualche anno dopo “Oltre il pianeta del vento”, Aresi si mostra di nuovo valido autore di fantascienza planetaria: senza essere hard come “Rosso di Marte” (tradotto da noi una quindicina d’anni prima; “The Martian” di Andy Weir uscì invece in quello stesso anno), l’ambientazione marziana tra Valles Marineris e Noctis Labyrinthus non fa rimpiangere quella di Kim Stanley Robinson. Anche la storia della cosmonautica sovietica è ben documentata, nei suoi personaggi di punta (Korolev, dalla vita travagliata al punto di essere condannato ad anni di Gulag; Gagarin; la Tereshkova). Avendo appena letto anche quell'altro romanzo, mi sembra di trovare tòpoi ricorrenti, evidentemente cari all’autore: l’esplorazione di caverne sotterranee con tanto di lago (abbiamo tutti l’imprinting del Viaggio al centro della Terra, penso!), il desiderio, frustrato dalla lontananza, di un figlio da parte del protagonista.. Tutta questa base scientifica non toglie al romanzo di essere quasi una fiaba tecnologica, comprensiva di una storia d’amore resa impossibile dal divario temporale (e anche “Interstellar” sarebbe arrivato qualche anno dopo); un romanzo che è quasi un raccconto lungo, dato che non risponde a tutte le domande e anzi lascia la porta aperta a molti sviluppi; ma è piacevolissimo così. Del resto, Delos ha non solo ripubblicato il romanzo, ma anche il suo seguito. Da notare, tornando all’edizione Urania, la ricchezza dei contenuti finali: interviste ai protagonisti della cosmonautica, saggi sulla fantascienza ambientata nello spazio, e altro. Da notare anche il simpatico gioco di chiamare molti protagonisti come astronauti (Armstrong) o scrittori di fantascienza (Clarke, Hamilton, Thomas Disch, Hal Clement, John Wyndham, addirittura Raymond Gallun; anche con i soli cognomi, come Pamela Dick; e non manca un Piotr Lem) e anche di mainstream (Cormac Steinbeck, Pauline Simenon, Maria Sartre..); non mancano italiani come una Federica Maiorana ma soprattutto un Falessi, che gli appassionati ricorderanno direttore di “Oltre il cielo”.....more