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El colibrí

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Una bellísima novela sobre el amor, la superación y el optimismo. Una lección de literatura y de vida.

El colibrí es un pájaro menudo que tiene la capacidad de mantenerse en suspensión en el aire. Cuando era niño, a Marco Carrera su madre lo llamaba colibrí por su esca­sa estatura. El problema de crecimiento se solucionó con inyecciones de hormonas, pero Marco ha seguido siendo un colibrí por su habilidad para seguir en el aire a pesar de las adversidades. Un día lo visita en su con­sulta el psicoanalista de su mujer y, saltándose el secre­to profesional, le advierte de que esta ha descubierto que sigue carteándose con un amor de juventud. No será el único conflicto al que tendrá que enfrentarse Marco: deberá cuidar de sus padres enfermos; deberá tratar de reconciliarse con su hermano, porque sobre ellos planea la sombra del final trágico de la hermana muchos años atrás, y también deberá hacerse cargo de su nieta cuando su hija, madre soltera, deje de poder hacerlo...

320 pages, Paperback

First published October 24, 2019

About the author

Sandro Veronesi

67 books350 followers
Sandro Veronesi, born in Florence, Tuscany in 1959, is an Italian novelist, essayist, and journalist. After earning a degree in architecture at the University of Florence, he opted for a writing career in his mid to late twenties. Veronesi published his first book at the age of 25, a collection of poetry (Il resto del cielo, 1984) that has remained his only venture into verse writing. What has followed since includes five novels, three books of essays, one theatrical piece, numerous introductions to novels and collections of essays, interviews, screenplay, and television programs.

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2 stars
885 (6%)
1 star
249 (1%)
Displaying 1 - 30 of 1,539 reviews
Profile Image for Laura Gotti.
491 reviews605 followers
November 7, 2019
Premessa doverosa. Non è il più bel periodo della mia vita, non amo particolarmente Veronesi come uomo (mica lo conosco, inteso dalle interviste, dai tweet, dalle cose che ho letto su di lui cosa così) ma lo adoro come scrittore fin dai tempi di Venire Venite B52. L'ho divorato fino a Caos Calmo, poi la roba che ho letto mi ha fatto cordialmente schifo. L'hype su questo libro ancor prima che uscisse mi aveva già fatto accapponare la pelle: Ciabatti entusiasta (colei che mi ha rifilato quella sòla di Febbre), Battista in estasi, D'Orrico in brodo di giuggiole. Mi ha commosso Piperno e io, piagnona, corro in libreria prima di questo ponte lungo.

La copertina gialla mi fa schifo, il titolo pure - ma a me i titoli fanno quasi tutti schifo - e il solito tizio che mi ha fatto scoprire Veronesi, era novembre, di mille anni fa, in una Torino gelida e piovosa e dentro a quel bar, gianduiotto e caffè, mi leggeva brani di quel libro che gli avevo comprato in Feltrinelli a Milano prima di partire, lo desiderava e io desideravo farlo felice. Quanta storia è passata, quante cicatrici, quante carezze mai date e quanti treni persi.

Dicevamo, Veronesi, ponte lungo, libreria, pioggia. Attacco a leggerlo e già mi infastidisco perché il primo capitolo l'avevo già letto mesi fa in anteprima e mi la sensazione non mi piace. Le prime 50 pagine mi lasciano tiepida. Scrive sempre bene, ha sempre delle belle idee, ti tiene appiccicata. Ma.

Ma un cazzo. Pardon my French. Ho letto il libro in una paio di giorni, ho pianto, pianto, riso, pianto soprattutto. E' riuscito a raccontare la vita, la morte, l'amicizia, l'amore, la gioventù e la vecchiaia. Tutto con maestria ma senza scuola, come sanno fare quelli bravi. Ha reso semplice il difficile e ha raccontato quello che non si dovrebbe raccontare mai. E, mi dispiace, ma questo lo sanno fare solo quello molto bravi e quelli che la letteratura la respirano.

Ho aperto un Nebbiolo, mio rosso preferito ever. Il primo bicchiere dopo tanto tempo, un amore lontano, il libro perfetto, ogni tanto, qualche sorso e una lacrima che allungava il vino. Ho pianto tanto, ma ne sono uscita in qualche modo confortata. Non so spiegarvi, ma se cercate qualcuno capace di raccontare la vita con maestria, qualcuno che ha sofferto e ha trasformato la sofferenza in vita, qualcuno che non vi vende facili prodigi e champagne ma vi inchioda alla sedia, caldarroste e vino rosso, beh l'avete trovato.

Per me può vincere tutti i premi a disposizione subito. Tutti. Non uscirà niente più bello di così, ne sono certa.
Profile Image for Fionnuala.
834 reviews
Read
July 25, 2024
This book caused me to think about reliability. Not the reliability of the main character, though that is somewhat in question in this book, but my own reliability as a reader and reviewer. Do I give every book an equal chance? The answer is sadly simple: I don't.
I'm guilty of a considerable degree of whimsy when it comes to my response to books. A brief flick through my reading memories throws up many examples of whimsical responses in the past. It might be that a book won a prize and my response is dictated by the disappointment of not finding anything I consider prize-worthy in it—though without the prize label, I might not have found anything to be disgruntled about.
Or it might be that I didn't choose the book myself, and might never have read it were it not for a bookgroup, and so I'm in a slightly querulous mood to start with, unfairly questioning the time I'm giving to the reading, and eyeing up other books I'd rather spend time with.
But there is another situation that is less a matter of disgruntlement or whimsy. It is the 'accident' of the moment of reading: specifically, reading a particular book before or after certain other books.
Sometimes the moment of reading can enrich and enhance not only the book itself but the books that came before and after it. Connections fire, themes mirror each other, understanding deepens.
In The Hummingbird, there's a brief reference to an incident in which a motorbike rider travelling along a motorway near Pisa is killed because the hook on a helicopter flying overhead carrying a tank of water, breaks at just the wrong moment. The rider hasn't a chance, squashed between the tank and the asphalt. This book, which mainly revolves around someone being in the wrong place at the wrong time, suffered the same fate as the motorbike rider in terms of my reading experience. It got squashed between two powerful books: overshadowed by the one I read before it, trivialised by the one I read after it.
And to cap the unfairness of its destiny in my reading history, The Hummingbird is a prize-winning book picked by my bookgroup.
Profile Image for Tittirossa.
1,019 reviews292 followers
April 20, 2021
Disclaimer: Letto su suggestione di commenti su GR e FB (ma non gliene faccio una colpa, a volte anche le suggestioni negative possono essere foriere di buone letture, e così vale anche il contrario).

Leggere gli “italici” di narrativa contemporanea non è complicato, solitamente sono scorrevoli e facili, che poi è il motivo per cui non li leggo. Anzi no, non li leggo perché l’attorcigliamento ombelicale di cui soffrono mi produce un’ernia strozzata e allora preferisco evitare.

In sintesi L’uccelletto (ho troppa simpatia per il colibrì per identificarlo con questo mappazzino) è un romanzo acchiappone. In sé essere acchiapponi non è un difetto (pure la divina Jane scriveva romanzi acchiapponi di cui P&P è un sublime esempio), ma esserlo per il solo fine di mettere in campo tutti i trucchi dell’acchiapponeria (storie d’amore negate rimosse rivissute, saghe famigliari tra il comico e il tragico, psicoanalisi a gogo*, vite spezzate, dolori inenarrabili – anche se gli va dato atto che ci ha risparmiato scene di sesso e sadomaso, genere che ultimamente va per la maggiore) beh, questa non è letteratura, è midcult mainstream. Quindi bleah, pattume ben incartato.
Il catalogo delle storie strazianti viene narrato a capitolo alterni, intercalati da vari carteggi in cui appaiono i due grandi assenti, ovvero Giacomo (fratello dell’io narrante) e Luisa (amata dell’io narrante). Entrambi col loro bel carico da novanta di nevrosi, visto che a fasi alterne spariscono e mollano l’io narrante a gestire un repertorio di sfighe famigliari che i Buddenbrok ci fanno la figura di bbbiutiful!
E fin qui si può apprezzare lo sforzo di mettere in piedi una storia inverosimile (presumo, anzi spero, che l’autore abbia attinto a più esempi della cerchia di amici e conoscenti) ma avvincente, con un tentativo di alleggerire grazie al pastiche della corrispondenza, ma quando si fa ricorso a trucchetti da scuola-di-scrittura quali gli elenchi e le compilazioni, io sento puzza di scorciatoia. Non si ha voglia/non si è capaci di contestualizzare il personaggio, di dargli un profilo che non sia quello ritagliato con l’accetta della prima persona, e allora si fa fare il lavoro sporco all’autore.
E’ vero che la narrazione è avvincente (ma che sarà mai! io mi ero fatta avvincere anche da quell’obbrobrio di 2-3-5-7-11-13-17* …. Ho troppo rispetto per i numeri per citarne il titolo), ma è l’unico pregio, in una scrittura senza alcun guizzo, senza niente che non sia la ricerca della gradevolezza e del riposante luogo comune.
Gli ultimi due capitoli sono tra i più brutti mai letti (non battono il finale di Numero 11 di Coe, solo perché è imbattibile), la nipote-manga si trasforma in Greta e lui diventa Siddartha. Ma …. un editor che si preoccupi di tirar giù le vele nere dalla nave** ed evitare che il lettore si sfracelli sugli scogli?!
Lo spiegone finale fa tenerezza per quanto è imbarazzante: un trucchetto da principiante usato da un autore consumato, che fa la stessa impressione di trucco&parrucco da educanda su una vecchia baldracca, o del neo e dei vezzi del cicisbeo su un dongiovanni prossimo alla morte.

*cosa gli abbia fatto la psicoanalisi sarebbe interessante saperlo, magari in un libro più pensato, più costruito, più meditato, più lavorato.
**la nave in oggetto mi ha scartavetrato l’umore dalla controcopertina con l’elenco delle opere dell’autore, e la continua ripetizione “Rieditato nel 20xx da LNdT”. E sarà un caso, ma tutti i libri che ho letto negli ultimi anni della suddetta LNdT soffrono della medesima stortura: buttati fuori senza pietà per gli autori.

*corretta la sequenza dei numeri primi :-)
Profile Image for SCARABOOKS.
285 reviews242 followers
April 5, 2023
Questo romanzo è un tacchino alla canzanese. Ottimo piatto della cucina teramana.
Si lessa il tacchino dopo averlo disossato; poi si mette tutto in frigo in modo da far solidificare il brodo e far formare la gelatina. Qui c’è tutto quel che bisogna sapere
http://www.tacchinoallacanzanese.it/t...

E’ buonissimo (anche se a me il tacchino non fa impazzire per niente, fatto così acquista un senso). E anche il romanzo è buono. Il segreto, ovviamente, in tutti e due i casi sta nel brodo. Lì sì vede la mano del cuoco. E Veronesi è bravo. Cucina anche lui una materia prima che mi piace poco (la saga famigliare), però la prosa è ottima, la struttura originale complicata al punto giusto (il racconto va rimontato dal lettore come un mobile dell’ikea), i personaggi sono disegnati benissimo. La voce narrante di Veronesi ha sempre un timbro narrativo di qualità e in questo libro è a uno dei suoi massimi.
Poi la sua faccia di scrittore ha i suoi connotati, che possono piacere o anche no. Qui a me per esempio risulta particolarmente fastidioso il vizietto (quello di fare lezioncine morali) che lo accomuna a tutti gli intellettuali di sinistra da ZTL e quello di fare il pavone con le cose che ha letto, che sa, che ama (i ringraziamenti mettono i brividi: come abbracciare una scatola di polistirolo). Ma questo nell’economia complessiva del libro alla fine mi è sembrato tollerabile.

Il difetto grosso invece di questo libro è un altro. E' vero che mi sto facendo vecchio e il "come lo scrivi" è diventato più importante di "cosa scrivi", però nel tacchino alla canzanese ci vuole la giusta misura di gelatina e di carne. Troppa dell’una o troppo dell’altro rovina il gusto. In questo romanzo c’è tanta gelatina (ottima) e poca ciccia. Tutto il romanzo, senza i pregi e le originalità di stile e di struttura, sarebbe una modesta saga famigliare un po’ pompata e enfatizzata, in cui la sostanza originale sta (o starebbe) tutta nel titolo. Il colibrì è un uccello che ha la capacità di restare fermo in volo, spende energie anziché per volare, per stare immobile. Così è il protagonista, secondo l’autore. Gli cambia e gli crolla il mondo attorno e lui resta fermo a presidiare i suoi ricordi, l’amore impossibile della sua vita, la sua casa e quel che c’è rimasto dentro dopo alcuni terremoti terrificanti. Troppi, per essere credibili: alla fine rischia di diventare stucchevole o addirittura comico e nel film questa percezione è ancora più forte, nonostante Favino.
Francamente questa cosa del colibrì non è che mi sia saltata agli occhi con tutta questa evidenza e comunque mi pare poca roba. La sensazione che mancasse un po' la sostanza a questo romanzo l'ho avuta forte, alla fine. Per me resta una storia di famiglia molto salottiera, scritta bene e in modo originale. E basta. Un tacchino alla canzanese con troppa gelatina e non abbastanza ciccia.
Profile Image for Nood-Lesse.
371 reviews247 followers
October 23, 2022
Settanta battiti d’ali al secondo per rimanere dove già sei

Pagine e pagine di prosa conciliante, chiara, priva di sbavature, essenziale. La prosa di chi scrive per farsi capire e non per essere interpretato, la prosa di chi vuole arrivare al lettore, non quella dello scrittore tormentato che si nasconde e chiede che sia il lettore a scovarlo. Sandro Veronesi ci consegna il suo romanzo più maturo. La fatica maggiore che ho fatto è stata non cedere alla tentazione di leggerlo tutto d’un fiato. Bravo nel creare tensione, bravo nel concepire il romanzo in ordine cronologico per poi scompaginarlo facendo comunque combaciare i bordi dei capitoli, bravo con i simbolismi: il colibrì comparirà tre volte e saranno tre metafore differenti con il protagonista Marco Carrera, figlio di Probo e di Letizia, fratello di Irene e Giacomo. Dai primi anni settanta ai giorni nostri e poi più avanti in una coraggiosa proiezione decennale.

È un romanzo pieno di vita e per converso pieno di morte, invecchiando capiamo quanto esse siano indissolubilmente legate. È un romanzo triste che racconta però di giornate felici, di momenti d'amore indimenticabili e lo fa con un ventaglio di riferimenti letterari, musicali, architettonici (Veronesi è laureato in architettura e ha discusso una tesi sull'arte nelle opere di Victor Hugo) che in una nota finale verranno attribuiti ai loro rispettivi autori. Marco Carrera, lo capirete, è ciascuno di noi, per questo una mattina in cui mi sono svegliato presto, in cui l'oscurità della notte non si era ancora dileguata, mi sono commosso leggendo che si rivolgeva ai suoi cari scomparsi elencandoli su quattro righe distinte anziché affiancandoli. Quattro ferite, quattro cicatrici indelebili, coloro che amammo sopravvivono in noi.

“Un uomo non educato al dolore rimane sempre bambino” scriveva Thomas Mann. Non è una consolazione diventare adulti, è il destino di tutti coloro che “agli dei non sono cari". La parte del libro che ho gradito di meno è stata quella dedicata all'uomo nuovo, al futuribile, capisco però che un aggancio alla realtà odierna si imponesse, che chi scriveva doveva fornire un messaggio finale di speranza a chi leggerà. Darò cinque stelle, le detti al suo romanzo quarantenne (La forza del passato) le doppio per i sessanta de “Il colibrì” …nessuno degli italiani viventi scrive meglio di così…

Colonna sonora
…ascoltavano la struggente versione di Sacrifice cantata da Sinéad O’Connor – and it’s no sacrifice / just a simple word / it’s two hearts living / in two separate worlds –, nell’illusione, così sacrificandosi, di non far nulla di male, non tradire nessuno, non distruggere nulla.
https://www.youtube.com/watch?v=FWa-a...
Profile Image for Eric Anderson.
702 reviews3,693 followers
July 12, 2021
Sometimes a new novel is accompanied by so much advance praise it seems like a sure winner. So it can feel disconcerting to discover that after actually reading the book it hasn't worked for me. Jhumpa Lahiri states that Sandro Veronesi (winner of multiple literary prizes in his native Italy) is “long considered one of Italy's leading writers” and that “his latest novel 'The Hummingbird'... has already been hailed as a classic.” High praise for this book also comes from Ian McEwan, Howard Jacobson, Michael Cunningham, Richard Ford, Edward Carey and Edward Docx. It's described as a “reinvention of the family saga” and generally I really fall for multigenerational stories. So all the elements were in place for me to fall in love with this book, but I didn't. This naturally makes me wonder if I'm missing something or if my expectations were set too high. But generally I've found that no amount of overarching high praise will spoil my enjoyment of a book if it's actually good and “The Hummingbird” is a novel that I keep finding faults with the more I think about it.

It traces the story of Marco Carrera by moving backwards and forwards in time from the 1970s all the way through into the future in 2030. He's a doctor who specializes in eye and vision care. Though he's married and has a daughter, he's had to keep at arm's length the true love of his life Luisa who he maintains contact with over the years but, for complicated reasons, they can never be together. A crucial opening section recounts dialogue between Marco and Daniele Carradori, his wife Marina's psychoanalyst. Though their conversation breaks the trust a doctor should maintain with his patient they discuss Marina and continue to discuss her in the years following after Marco and Marina divorce. It made me really uncomfortable that Marina is described as suffering from severe mental health issues, yet we get little about her story beyond Daniele dismissively stating years later that he always knew she was a “lost cause”. Of course, Marina might have caused a lot of destruction and pain for those around her but the narrative doesn't grant us access to her position. It feels like the reader should only sympathise with Marco and the fact that life has trapped him in a situation where he can't be with the woman he truly loves.

Read my full review of The Hummingbird by Sandro Veronesi on LonesomeReader
Profile Image for Marc.
3,271 reviews1,628 followers
April 26, 2021
By now I have read 5 books by Veronesi, and my impression is almost always the same: the man can absolutely write, and at times offers literary fireworks (often very strong opening scenes); he also nicely incorporates philosophical or existential issues in his novels, which are experienced by his main characters in a very introspective way. All of this is captivating, but you are always left with the feeling that something is missing, that the stories keep rippling on the surface a bit too much to turn them into real masterpieces. And that is also the case here, in a novel about the life of ophthalmologist Marco Carrera, a fairly ordinary man who has to deal with a considerable portion of suffering in his life.

The composition of this novel is very particular: Veronesi has cut up Marco's life story into some 45 episodes, shaken up quite well through time. He also experiments with different forms, alternating dialogues, letters, chat sessions and ordinary narrative passages. This means that a lot of puzzle work is involved, especially in the beginning, at the expense of the content of the story. I must admit that because of that, the story only started to captivate a little halfway through. Until then, I noticed the very light narrative tone of Veronesi, which is strange, because quite a lot of sad things happen to the protagonist Marco, at a certain moment one disaster follows the other. But Marco seemingly struggles through them with a large dose of stoicism, very reminiscent of Williams' Stoner. Also, quite a few psychiatrists are involved, both for better and for worse (Veronesi clearly has a thing with psychoanalysis).

When I finished the book, and looked back on the story, I noticed how unlikely the meandering life of Marco was, a bit soap-like in fact. And there are some story elements that are rather far-fetched, including a reference to Aztec culture, and a vague science fiction element (“the man of the future”, who happens to be his granddaughter). Also, the closing scene, with the great atonement at Marco’s deathbed, was a bit too corny for my taste. So once again: this certainly not is a bad book, Marco's life story is captivating, and the novel definitely contains passages that are literary resonating; but again, it is not the masterpiece that such an ingenious composition would suggest. (rating 2.5 stars)
Profile Image for Cristian Fassi.
103 reviews228 followers
October 5, 2020
Lezione di scrittura da parte di Veronesi in questo romanzo dove utilizza diversi stili, un compendio di racconti con un protagonista (Marco) come filo conduttore, ci sono lettere, poesie, chat sul cellulare, dialoghi telefonici, tante referenze e piccole storie, un vero collage.

Faccio fatica però a seguire con piacere una storia molto frammentata, ogni capitolo appartiene a una fase della vita di Marco, saltando indietro e avanti nel tempo, persino nel futuro (la parte più brutta).

Molte delle storie sono abbastanza inverosimili, da scampare a un disastro aereo alle vincite milionarie a poker per poi non riscuotere il premio.

E se vogliamo parlare di finali brutti, ecco qui un esempio di come NON si deve finire un libro. L'ultimo capitolo è stato strappato a una storiella della rivista Reader's Digest, magari l'ha fatto a posta, un altro stile da aggiungere al romanzo.
Profile Image for Pavel Nedelcu.
436 reviews121 followers
November 6, 2021
L’ESPERIENZA CO-LIBRESCA DI UNA LETTERATURA PROFONDAMENTE UMANA

Pur con i suoi limiti, ci arriviamo fra poco, questo romanzo è uno dei più completi e umani della letteratura italiana contemporanea.



Veronesi è uno scrittore sperimentato, e questo lo si può notare sin da subito. La leggerezza con la quale butta dentro, in questo vortice letterario, e-mail, telefonate, lettere, pagine di diario, dialoghi, inventari, biografie ecc. senza perdere il controllo della materia, anzi, riuscendo sempre a sorprendere ed emozionare, è senz’altro una delle qualità principali di questo romanzo.

Anzi, il fatto che veniamo a contatto con queste fonti così legate alla vita di tutti i giorni ci fa percepire pienamente l’umanità della narrazione, la sua normalità. Il protagonista, Marco Carrera, è un uomo come tutti noi: fa delle scelte che si rivelano sbagliate, a volte, soffre, ne trae le conseguenze. È docile, rappacificante, una spugna che si fa carica dei dolori altrui – uno che, come un colibrì, fa una fatica immane per poter restare sempre, in volo, nello stesso punto. Bellissima questa metafora!

LIMITI: verso la fine del libro si va anche in futuro di qualche decennio. Io non credo che Veronesi non abbia avuto la capacità di descrivere la società del futuro. Almeno qualche punto di riferimento, un esercizio di immaginazione, insomma, evoluzioni tecnologiche e sociali di qualche tipo. E invece si è lanciato prima in un monologo noiosissimo in seconda persona, ambiguamente astratto, e poi in un finale a dir poco commerciale, a dir tanto da film americano di poco conto.

A questo punto, tanto valeva far iniziare la storia qualche decennio prima, e finirla nei giorni nostri, visto che effettivamente del futuro non si ha il minimo contesto narrativo, come invece lo si ha, e molto vivamente, del passato.

Ora che le abbiamo dette tutte, il romanzo resta comunque una lettura obbligatoria. Vale la pena ad ogni modo, e sono molto contento di averlo finalmente letto.
Profile Image for Dovilė Filmanavičiūtė.
115 reviews2,473 followers
January 26, 2022
Virtuoziškas iki skiemenų!

Visai neseniai su garbiais literatūros profesionalais buvome susėdę pokalbiui apie premijų etiketes ant knygų viršelių. Aistringiems skaitytojams, įtariu, žinoma, kurios tos premijos pasaulyje yra prestižinės. Ir kiekvieno iš mūsų asmeninis reikalas galvoti - kokybės ženklas tai, o gal meistriška rinkodara.

Aš iš tų, kuriems Strega yra aiški aukštos vertės praba.

Ir, odie, kokį malonumą patyriau skaitydama Veronesi šedevrą. Beje, vienam svarbiausių italų rašytojų šis kūrinys pelnė jau antrąją Stregą.

Visiškai už pakarpos pričiumpanti knygos architektūra, sodrumas meninių šaltinių net žandikaulį išnarina (pabaigoje autorius pateikia savo įkvėpimų nuorodas).

Ir, žinoma, širdį suplėšantis vyro, tėvo, senelio, brolio, sūnaus, mylimojo, kolegos, draugo portretas.

Pastebėjau, kad mano asmenine tendencija tampa ypatingai ryškus, stiprios moters balsas literatūroje. Ir silpnu, jautriu pasirodyti nebijančio vyro, kuris beprotiškai sugraudina, išpažintis.

“Tu ir esi kolibris” - visiškas brangakmenis. Be jokios abejonės liekantis namų bibliotekoje ateities kartoms.
Profile Image for Dalia Nourelden.
637 reviews997 followers
April 7, 2024
 
" أنك طنان بالفعل . ولكن ليس للأسباب التي مُنحت بها هذا اللقب : أنت طنان لأنك كالطنان تضع كامل طاقتك في البقاء ثابتاً."

الرواية دي ممكن أشبهها بالpuzzle ، الكاتب بيتنقل ما بين الماضي والحاضر ، كل فصل بيحكي جزء ، مش بالترتيب  ، مفيش ترتيب زمني ، في فصول عبارة عن سرد وحكايات وفصول رسايل وفصول ايميلات ومحادثات وحتى رسايل موبايل .. 

" نعم ، بقيت ثابتاً تقريباً. 
أقول تقريباً لأن حياتي شهدت عديداً من التغيرات ، صدمات رهيبة نحتني عن النقطة التي نويت البقاء عندها ، وتركتني خائر القوى . "


بنتعرف في الرواية على حكاية الدكتور ماركو وعائلته وعلاقاتهم ببعض و الحدث الرئيسي اللى أثر قي حياتهم و حياته  بعد كده وحكايته مع حبيته وعلاقته بمراته وبنته وسبب تسميته بالطنان . بإختصار حياته من الطفولة لحد النهاية .
 بس زي ما قولت انت هتجمع التفاصيل على مدار الرواية ..

" لم تكن حياته عادية ، لا شك في هذا : إذ كان متسماً على الدوام بسمة الاستثناء."

هتحس في البداية ان مفيش حبكة منتظمة بس بعد ما تتعمق في الرواية هتحس ان الرواية بتتكون جواك والتفاصيل بتتجمع جوه دماغك .. 
الحكاية في حد ذاتها ممكن تكون عادية ومش مميزة لكن اسلوب السرد جميل والطريقة اللى اتقدمت بيها الرواية  مختلفة . 

" ما انفكت حياته تتدحرج بالطريقة نفسها : إذ إنها بقيت تراوح مكانها بينما تمضي حيوات الآخرين إلى الأمام، ثم تثور فجأة بحدث استثاني ومرتجل لتقذف به إلى مكان جديد ومجهول . وما فتئ ذلك الانتقال ينتج الألم، وبات السؤال الذي يهدده حينذاك ، بثقله المكون من الغضب وأداء دور الضحية ، هو : لماذا أنا بالذات ؟ لماذا أنا بالذات ؟"

 في فصول كانت حلوة اوي بالذات اللى علقوا معايا كان فصل بيتكلم فيه عن المكالمة اللى بيجيلك منها خبر سيئ وفقدان الآباء لأبنائهم  وفصل تانى كان  واحد من رسايله  لحبيبة الطفولة .
وحبيت كمان رسايل لويزا له كان نفسي تبقى اكتر من كده او كان يبقى في فصول بصوتها كنت عايزة اعرفها اكتر . 
أكثر فصول مملة بصراحة كانت اميلاته لاخوه عشان كان معظمها تفاصيل ملهاش لازمه  ، كنت ساعتها بقول في دماغي عنده حق ميردش عليك 😅 


 كانت تجربة وقراءة لذيذة  وحسيتها مختلفة ..وبالمناسبة جذبتني من أول فصل .. وأتمنى يترجموا حاجة تانية للكاتب ، هحب اقرأ له تانى اكيد ❤ 

شكرا لمعاوية عبد المجيد على الترجمة ❤ 

" Mon petit colibri   أيا طناني الصغير ."



٦ / ٢ / ٢٠٢٤
Profile Image for بثينة العيسى.
Author 26 books28.1k followers
July 8, 2023
نصٌ قاهِر، بمعنى أنه يحدَد لكَ بصرامة، ومنذ البداية، شروط قراءته.

يتألّف من قصاصات سردية (رسائل وإيميلات وحوارات.. إلخ)، مثل موزاييك صوتي، يتراوح بأصوات عدة، والأصوات تتعدد حتى داخل الراوي الواحد بسبب تغير المنظورات المستمر، أو بسبب الحياة وما تفعله بإنسانها.

الرمزيات أنيقة، الإيقاع ذكي، اللغة / الترجمة ممتازة، التناصّات سخية في انفتاحها على ما هو خارج النص، شيء يبهجني شخصيًا، أن يبدو لي العالم مثل شبكة غنية بالدلالات التي تتوالد إلى الأبد.

لستُ أميل عند مراجعة رواية إلى التوقّف على الفنّيات والقفز على الموضوعات، لكنني طوال قراءتي لهذا العمل استحوذت عليّ فكرة واحدة؛ أن البطل الحقيقي للطنّان هو الكتابة، وما تستطيعه الكتابة..
Profile Image for Sini.
548 reviews142 followers
March 23, 2020
Zelden heb ik in een roman zo veel op elkaar gestapelde ellende gezien als in "De kolibrie". Zelden las ik ook een boek met zoveel sentimentele zinnen vol bijna wanhopige hoop op een betere wereld. Bovendien las ik het boek in de eerste Nederlandse "blijf allemaal thuis- week" van de coronacrisis, en ik ben geen dapper mens. Daardoor was ik nauwelijks in de stemming voor een boek, en al helemaal niet voor een boek dat zo doordesemd is van persoonlijke ellende en van treurnis over allerlei wereldbedreigende rampspoeden. En toch kreeg virtuoze Veronesi het voor elkaar dat ik mij uiteindelijk helemaal onderdompelde in "De kolibrie". Tot mijn verbazing las ik het zelfs met plezier en bewondering. Want alle zwaarwichtige ellende wordt in "De kolibrie" als een vederlicht hinkelspel gepresenteerd, en elke zwaarmoedige zin zindert van aanstekelijke taalvirtuositeit en schrijfplezier.

"De kolibrie" draait om leven en lotgevallen van Marco Carrera, bijgenaamd "de kolibrie": omdat hij door een groeistoornis heel klein was in zijn jeugd, en omdat hij net als een kolibrie enorm veel energie kan steken in stilstand. Want een kolibrie kan door zijn enorme aantallen vleugelslagen per minuut helemaal stil blijven hangen in de lucht. De lezer begrijpt echter al snel waarom Marco liefst eeuwig onbeweeglijk in dezelfde positie blijft hangen: zijn leven is doordrenkt van onwelkome veranderingen, en elke verandering is een ramp of een groot verlies. Ik ga die veranderingen niet opsommen, omdat ik dan zou spoilen en omdat ik veel mensen dan zou afschrikken om deze roman te lezen. Want het is me nogal een deprimerende opsomming. Die echter toch niet deprimerend wordt, althans voor mij niet. Zoals ik al zei: door de lichtvoetige virtuositeit van de zinnen beleef je naast de treurnis ook ongeremd taalplezier.

Bovendien is "De kolibrie" ongelofelijk veelvormig, en erg verrassend van constructie. Het verhaal is namelijk volkomen onchronologisch opgebouwd, zodat je alle lotgevallen van Marco Carrera niet lineair volgt maar via verrassende flashbacks of flashforwards. Die flashbacks en flashforwards zijn ook nog eens in heel verschillende stijlen zijn geschreven: sommige hoofdstukken zijn appjes of dialogen in appjes-vorm, andere hoofdstukken zijn korte brieven of mails van Marco aan zijn gemiste grote liefde Luisa of van Luisa aan haar gemiste grote liefde Marco, of lange onbeantwoorde brieven van Marco aan de broer met wie hij gebrouilleerd is. Weer andere hoofdstukken zijn puur dialoog, soms doorspekt met '...'- passages vol sprakeloosheid, en weer andere zijn wervelend associatieve betogen over waarom Marco is zoals hij is en doet wat hij doet. Of: waarom hij, door niet- weten of niet- kunnen, nalaat te doen wat hij zou moeten doen. Al die verschillende hoofdstukken samen leiden tot een wervelende, niet- chronologische mozaïek: geen verhaal dat zich voortsleept van treurig voorval naar treurig voorval, maar een fascinerend hinkelspel waarin nu, toen en straks voortdurend worden verknoopt. Ik bewonderde de virtuositeit van dat hinkelspel: de wijze waarop het je als lezer voortdurend verrast, zonder dat je het overzicht verliest. In dat hinkelspel is bovendien steeds volop aandacht voor de momenten waarop de zaken ook een andere, meer gelukkige loop hadden kunnen nemen. En ook voor Marco's momenten van geluk en volkomen onverwacht plezier, of voor het grillig toeval dat puur door zijn grilligheid ook suggesties biedt van uitwegen, mogelijkheden, hoop. Dat Marco en Luisa elkaar misliepen is bijvoorbeeld tragisch, maar toch bevatten hun brieven aan elkaar ook diverse momenten waarop hun liefde wordt bezongen en bejubeld. Het is treurig dat Marco's broer geen antwoord heeft op Marco's brieven, maar wat een swingende en poëtische brieven. En het is aangrijpend hoe Marco vaak lijdt en mislukt, maar wat een aanstekelijke vreugde beleeft hij soms en wat een bevrijdend plezier. "Een leven vol pijn, dat zeker. Maar al die pijn die hij voelde heeft hem er nooit van weerhouden te genieten van momenten als deze, waarop alles perfect lijkt - en van dat soort momenten waren er in zijn leven ook een heleboel. Uiteindelijk is er zo weinig voor nodig: een prachtige dag, een paar omhelzingen, een tongzoen...".

Deze roman is dus vol van zwaarmoedige ellende, maar tegelijk toch vederlicht van stijl en vorm. Een wonderlijke combinatie. En even wonderlijk vind ik dat deze roman, die ook nog eens behoorlijk wanhoopt aan de toestand in de wereld, eindigt met een apologie van hoop. In dat einde, dat speelt in 2030 en dus in de toekomst, denkt Marco terug aan de science- fiction verhalen waar zijn ongelukkige vader zo van hield: verhalen waarvan je kunt "leren hoelang men al wacht op de nieuwe mens, hoe poëtisch en onschuldig hij al duizenden keren is bedacht in dromen en fantasieën." Maar hij denkt vooral vooruit, omdat voor hem deze fantasie gestalte gekregen heeft in zijn kleindochter: de gedroomde man van de toekomst die gelukkig een vrouw is, die alle rassen in zich verenigt, die ogen heeft die niemand ooit heeft gezien, en die zich ontpopt als een soort Greta Thunberg 2.0 vol van idealistisch activisme. Wat allemaal niet kan, maar wat in de romanwereld van "De kolibrie" gewoon toch zo is. En het is zo briljant opgeschreven dat ik nog in deze fantasie geloof ook. Ik kan en ga dat verder niet analyseren, want dan maak ik het dood: lees, en oordeel zelf.

Prachtig, hoe het treurige leven van Marco Carrera ons verteld wordt via een vederlicht hinkelspel vol grillig plezier. Ontroerend, hoe dit hinkelspel eindigt met toekomstfantasie vol bijna onwerkelijke hoop. En wat mooi dat Veronesi ondanks al zijn Weltschmerz zo'n vederlichte roman weet te schrijven, met zo'n hoopgevend fantasievol slot.

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July 26, 2020
«I lupi non uccidono i cervi sfortunati, uccidono i cervi deboli»



Alla fine non mi è dispiaciuto, ma nemmeno piaciuto: dai primi capitoli che mi sono sembrati inconsistenti e imbarazzanti, nei quali Veronesi sciorina tutto il repertorio dell’autore nostrano impegnato trovando ispirazione qua e là - dal QT di Edoardo Albinati agli Urania di Francesco Pecoraro (in particolare proprio Starship Troopers di Robert A. Heinlein!) - attraversando una parte centrale in cui ha cercato appassionarmi senza riuscirci (l’elenco infinito dei mobili della casa di famiglie e degli Urania!) ricostruendo la vita del colibrì Marco Carrera oculista, in equilibrio e in fuga fra amore impossibile e lutti, famiglia borghese e matrimonio, Roma, Firenze e la casa del mare di Bolgheri, sono dovuta arrivare fino alla terza parte (a sorpresa, perché a detta di molti era lì che il romanzo crollava, ma tralasciando tutte le elucubrazioni esistenziali sull’uomo nuovo) e poi da lì fino all’epilogo, dove la chiusura del cerchio di un’esistenza piena, nella certezza acquisita del “dove nulla puoi, niente devi volere” e la vita del colibrì trova finalmente pace, per riuscire a trovare un maggiore coinvolgimento e interesse per la storia: paradossalmente, in un romanzo pieno di vita, ho apprezzato più le parti in cui si parla di morte, di pace invece che di amore, di fine anziché di inizio.





Ecco, forse, se il romanzo di Veronesi, come ne Le invasioni barbariche (il bel film di Denys Arcand citato in uno degli ultimi capitoli) avesse avuto inizio dalla fine, lo avrei apprezzato di più, se avesse lasciato più spazio alla scioltezza con la quale ha scritto i ringraziamenti e illustrato i debiti finali (da qui la bella scoperta del film Wind River - cercato e visto proprio ieri - citato con la frase che ho usato come titolo) lo avrei sentito più vero e meno un esercizio intellettuale, così come se avesse raccontato quest’immobilità del suo protagonista con meno artifici letterari, meno salti dalla forma epistolare a quella narrativa a sua volta costretta a continui flashback e flashforward, forse lo avrei saputo amare.
Ecco, forse, se tutto fosse stato scritto come i capitoli Via Crucis e Le invasioni barbariche, ma soprattutto nei già citati debiti - Il colibrì - Roma e tanti altri luoghi, 2015-2019 - dove si affacciano e trovano riscontro storie di vita vera e letture, luoghi e citazioni, sarebbe stato un romanzo più vero.



Tre stelle, ma il mio è più un sei politico.

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October 24, 2022
Sevgili Sinekkuşu, zihnimin "bu sene okuduğum en güzel şeyler" çekmecesine hoş geldin. Açıkçası yıl bitmeden oraya yeni bir şeyin eklenmesini pek ummuyordum, nasıl güzel bir sürpriz oldun! Beni sardın, okşadın resmen; ne zarif, ne güzel, ne hüzünlü, ne komiksin.

Belki son sayfalarını Cunda'da bir sonbahar akşamı gün batarken ıssız bir meydana bakarken okuduğum için bunca içime işledin. (O akşamüstünün hissini hiç unutmayacağım, biliyorum.) Belki anlattığın; bir ailenin yıllara yayılan kopuş öyküsünün bir benzerini yaşadığım, annemle babamın ayrıldığı yerde seni okuduğum için beni gafil avladın ve derimin altına nüfuz etmeyi başardın, bilmiyorum. Proust'un Madlen'i gibi, istem dışı belleğim devreye girdi, bu kitap ve bu ada bir araya gelince beni çok acayip yerlere götürdü.

Ama benim kişisel deneyimimden bağımsız olarak da gerçekten harika bir kitap bu. Bir kere olağanüstü açılıyor, enfes bir ilk bölüm, her şeyi söyleyen ama bunu yaparken merakı da kamçılamayı başaran bir açılış. (Biraz sinema filmi açılışı gibi, bundan çok da güzel film olur diye düşündüm kitabı okurken.)

Zamanda sürekli ileri geri giderek çözüyoruz hikayeyi. Mektuplar, mesajlaşmalar, e-postalar da bize eşlik ediyor. Çözümlendikçe düğümleniyor, öykü açıldıkça derinleşiyor. Kahramanımız Marco Carrera'nın 70 senelik yaşam öyküsünü, dönüm noktalarını, kayıplarını okuyoruz. Aileye, romantik ilişkilere, bağlara, bağımlılıklara, sevginin doğasına ve biçimlerine, olmak istediklerimize, olamadıklarımıza, mutluluk fikrine, bizatihi mutluluğa ve pek tabii mutsuzluğa dair çok süssüz ve fakat bir o kadar incelikli şeyler anlatıyor Veronesi. Evet bu kitapta altı çizilesi büyük aforizmalar yok ama insanın içine işleyen bir yalınlık var. Ve biliyorsunuz ki ben böyle edebiyata bayılıyorum.

Hem kolay okunan, hem lezzetinden taviz vermeyen, hem insanın kalbine girebilen bir kitap. Daha ne olsun. Eren Cendey'e de ayrıca teşekkür etmeli, yazarın şiirli dilini böyle bir çeviriden okuyabildiğimiz için çok şanslıyız.

Bununla bitsin: "En ağır kriz durumlarında bile arzular ve zevkler ölmüyor. Onları biz bastırıyoruz. Bir yasa boğulduğumuz zaman libidomuzu engelliyoruz oysa bizi tek kurtarabilecek olan odur."
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May 5, 2020
Un destino è un destino

È un buon libro, si legge con semplicità. Prima a distanza, poi sempre più coinvolti. Non c'è alcun dubbio che Veronesi conosca molto bene l'arte di progettare un'opera di successo. Attraverso la professione della scrittura o la scrittura di professione, compone per il lettore una narrazione estremamente equilibrata e simbolicamente appassionata. A tratti precipita nel cinismo, poi si fa lieve tramite l'interpretazione e l'ironia, lavora e imprime e sbalza ottimamente forme e strutture tradizionali e sperimentali su un modello antropologico e psicologico, nel quale la concezione narcisista risulta fondativa per la costruzione del testo. Ma forse ho un dissenso soggettivo, commentare questo racconto mi mette di fronte a una complessità; da avversario dello storytelling, non sono stato capace di emozionarmi: i libri edificanti spesso mi annoiano e ancora di più ho in antipatia le cose pop (al riguardo, per me tanta psicoanalisi, e invece sul romanzo, fior di critici e scrittori manifestano legittimo e indubitabile entusiasmo). In Veronesi si narra la storia di Marco, situata in una guerra feroce tra verità e libertà, secondo lo stile parlato di un ostentato virtuosismo. Il lettore è temporalmente accompagnato tra il solito amore impossibile, l'infinità di tragedie personali che non possono non commuovere, la fine della vita come dignità ultima, il tema del suicidio con annesso artificio letterario, l'andamento odiosamente tenero, e poi sempre il lettore non può non apprezzare il bel mondo della tradizione “borghese”, valoriale e magistrale: le località eleganti, gli sport elitari, i disturbi della crescita, il pensiero alla moda, la resilienza fatta oggetto di narrazione, con legittima bibliografia di debiti culturali. Per Veronesi è particolarmente importante la filosofia dello sguardo; l'essenza estetica e visiva delle cose ha una centralità che svela sia i significati nascosti nelle cose, sia la realtà a specchio delle emozioni umane, le cose osservate, le conseguenze interiori (l'occhio dantesco degli invidiosi), l'uomo nuovo per il quale io sono ciò che vedo. Sembra che l'autore affidi il mondo del suo protagonista alla negazione e alla sottrazione, al trattenere gli altri, al dolore definitivo di affrontare ogni cosa nell'immanenza dell'io. Ecco, questo lavoro è una ricerca di un Io. Sopra ogni altra possibilità, c'è l'eroe che supera ogni prova: abbandonato dalla moglie mentalmente malata, privato dell'amore genitoriale e filiale, infine destinato a lasciare il mondo in modo eroico. Ma è letterario tutto ciò? O è un gioco sul nostro èthos umano? Veronesi ha una sua risposta, e la concede con fierezza: rende struggente ciò che è intimo, e infine punta tutto sulla rinuncia a ciò che è ricco e terreno come rimedio alla disperazione, ma non prima di aver indicato nella celebrità e nella affermazione l'unica aspirazione e speranza immaginabile, nella ricchezza l'unica risorsa per cambiare il mondo. Insomma, c'è un ragionare elegiaco sulle relazioni umane, fragili e incoscienti, e l'autore spontaneamente nutre il lettore di sentimentalismo e ricercatezza retorica; di nuovo, l'autore espone lo sviluppo degli eventi come già risolti (in quanto pensati, disegnati, creati), descrive una condizione consapevole e casuale e fatta di consistenti scelte e coincidenze, senza indagare le contraddizioni e i conflitti delle ambivalenze esistenziali, la realtà irredimibile del non essere, l'insondabile natura del nucleo crudele della vitalità. Vivere per vivere e morire per morire; quindi, scrivere per scrivere, non scrivere per piacere. Infine, concludendo, una lettura che ho apprezzato ma al tempo stesso mi ha illuso, a causa del mio carattere perturbato, una scrittura che sembra esprimere un alto grado di purezza, spiritualità e inclinazione alla vita, ma non oltrepassa la soglia dell'esperto estro e della costruita perseveranza.

��A partire da quell'esperienza, però, la sua vita ha sempre continuato a srotolarsi allo stesso modo: stando ferma per anni mentre quelle degli altri andavano avanti, e poi di colpo eruttando in un improvviso evento eccezionale che lo sbalzava in un altrove nuovo e sconosciuto. Quasi sempre quella transizione produceva dolore e la domanda che ha cominciato a minacciarlo, allora, col suo carico di rabbia e vittimismo, è: perché proprio io, perché proprio a me?”
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October 23, 2022
Recensione

È la storia di Marco Carrera e della sua famiglia, dei suoi amori e dei suoi fallimenti: è una storia costellata di lutti, anche. Marco Carrera fino all’adolescenza manifesta segnali evidenti di ipoevolutismo, che lo fanno distinguere dai suoi coetanei. La madre lo paragona a un colibrì, perché pur essendo più basso dei ragazzi della sua età, ha in sé una bellezza e un’armonia tutte sue. Alla fine però l’ostinazione del padre, fa sì che Marco si sottoponga a una cura sperimentale che lo fa sviluppare nel giro di pochi mesi. Ma la vita di Marco non sarà facile. E in tutta la sua storia dimostra di essere per davvero un colibrì, uno che sa restare, nonostante i lutti.
Gli scrive Luisa (la donna che ha amato per quarant’anni senza che potessero viversi fino in fondo e alla quale finalmente riesce a dire addio):

“Nessuno come te sa essere così strenuo nel perseverare, ma anche nessuno come te sa sottrarsi al cambiamento, proprio come il verbo insidioso di cui parlano i due linguisti: rimani saldo, continui a oltranza, ma anche, fatalmente, ti sottrai alle leggi e alle decisioni degli altri.”

“E ho capito, all’improvviso (ecco perché all’improvviso ti scrivo, anche se so che non mi risponderai) che tu sei davvero un colibrì. Ma certo. È stata un’illuminazione: tu sei davvero un colibrì. Ma non per le ragioni per cui ti è stato dato questo soprannome: tu sei un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo. Settanta battiti d’ali al secondo per rimanere dove già sei. Sei formidabile, in questo. Riesci a fermarti nel mondo e nel tempo, riesci fermare il mondo e il tempo intorno a te, certe volte riesci addirittura anche a risalirlo, il tempo, e a ritrovare quello perduto, così come il colibrì è capace di volare all’indietro. Ed ecco perché starti vicino è così bello.
E però, quello che a te viene naturale, agli altri riesce difficilissimo.
E però, la tendenza al cambiamento, anche quando è probabile che non porti nulla di meglio, fa parte dell’istinto umano, e tu non la concepisci.
E però, soprattutto, questo stare sempre fermi, facendo tutta quella fatica, a volte non è la cura, è la ferita. Ed ecco perché starti vicino è impossibile.”


Un romanzo ricco di rimandi letterari, ricco di umanità, ricco di vita.
Avrei dato 5 stelle se non ci fossero stati i tre capitoli ambientati nel futuro a smorzare la potenza di questo romanzo. Ed è il motivo per cui do quattro stelle.

SINCRONICITÀ - Ovvero alchimie strane tra scrittore e lettrice
Prima di scrivere la recensione, riporto qui due strane sincronicità che mi sono successe leggendo questo libro.
Mentre leggevo quei tre capitoli ambientati nel futuro, pensavo che si sente la mancanza di Sergio Claudio Perroni perché, se lui fosse stato ancora vivo e Sandro Veronesi gli avesse fatto leggere il libro, come era solito fare, quei capitoli glieli avrebbe fatti togliere o quanto meno accorciare. E mentre pensavo questo, nell’ultimo capitolo, ecco che Veronesi dedica un paragrafo a Sergio Claudio Perroni. Questa sincronicità, mi ha profondamente commossa. È come se avessi colto un filo profondo che ha animato lo scrittore mentre scriveva. E poi non so spiegarvi perché ma a me la notizia del suicidio di Sergio Claudio Perroni quel 25 maggio mi sconvolse molto.

Non lo conoscevo di persona, ma un po’ era come conoscerlo. E poi la forza di non crollare. Perché il 25 maggio era così vicino a una mia prova importante. Ed ecco cosa scrive Sandro Veronesi nell’ultimo capitolo:

“All’inizio del capitolo Un filo, un Mago, tre crepe ho voluto rendere un omaggio a questa magistrale prosa poetica di Sergio Claudio Perroni intitolata Sapere la strada e contenuta nel libro Entro a volte nel tuo sonno del 2018 (La nave di Teseo): “Ti muovi nel buio e non ti trovi, cammini piano tra le pareti di casa ma ciò che ti aspettavi non lo tocchi, ciò che sfiori è inatteso, arriva troppo presto, troppo tardi, ha spigoli nuovi, profili inauditi, allora cerchi a tentoni l’interruttore più vicino, accendi un attimo la luce per orientarti, solo un attimo per non svegliarti del tutto, e quell’attimo ti basta per individuarti, per riconoscere il tragitto un istante prima che scompaia, per incidere nella tua mente la planimetria del buio, e riprendi ad avanzare con la certezza di ogni passo, di ogni gesto, tra forme di cui ti fidi, convinto di sapere la strada nell’invisibile, ma a farti andare avanti è solo il ricordo di quell’attimo, a guidarti è solo la memoria della luce.” Poiché come omaggio non era granché, ero giunto alla decisione di tagliarlo, ma il 25 maggio 2019, mentre ero ancora impegnato a scrivere questo romanzo, Perroni si è tolto la vita a Taormina, dove abitava. Siccome era un mio amico, ho deciso di rimettere il mio mediocre omaggio nel romanzo, giusto per avere l’occasione di scrivere queste righe di riconoscenza nei suoi confronti.”


E fatalità, il titolo del capitolo in cui Sandro Veronesi rende omaggio a Sergio Claudio Perroni è proprio "Un filo, un Mago, tre crepe"... UN FILO appunto che Sandro Veronesi ha lanciato e che io per qualche inspiegabile e inconscia ragione sono riuscita a "prendere in mano". Riporto l'inizio del suddetto capitolo:

“Dovrebbe essere noto – e invece non lo è – che il destino dei rapporti tra le persone viene deciso all’inizio, una volta per tutte, sempre, e che per sapere in anticipo come andranno a finire le cose basta guardare come sono cominciate. In effetti, quando un rapporto nasce c’è sempre un momento di illuminazione nel quale si riesce anche a vederlo crescere, distendersi nel tempo, diventare ciò che diventerà e finire come finirà – tutto insieme. Si vede bene perché in realtà è già tutto contenuto nell’inizio, come la forma di ogni cosa è contenuta nel suo primo manifestarsi. Ma si tratta di un momento, per l’appunto, e poi quella visione ispirata svanisce, o viene rimossa, ed è solo per questo che le storie tra le persone producono sorprese, danni, piacere o dolore imprevisto. Lo sapevamo, per un lucido, breve momento l’avevamo saputo, all’inizio, ma poi, per il resto della nostra vita, non l’abbiamo saputo più. Come quando ci si alza dal letto, di notte, e ci si ritrova a brancolare nel buio della nostra stanza per andare in bagno, e ci sentiamo smarriti, e accendiamo la luce per mezzo secondo, e poi la rispegniamo subito, e quel lampo ci mostra la strada, ma solo per il tempo necessario ad andare a fare la nostra pisciatina e ritornare a letto. La prossima volta saremo di nuovo smarriti.”


Sandro Veronesi ricorda Sargio Claudio Perroni: La memoria della Luce. https://www.dagospia.com/rubrica-2/me...

Una mia registrazione di un capitolo del libro
https://soundcloud.com/come-musica/ec...


Aggiornamento del 23 ottobre 2022
Ieri sera sono andata a vedere il film con Pier Francesco Favino di Francesca Archibugi.
Ero preparata a provare emozioni forti. E invece no.
I salti temporali sono stordenti. Senza Favino sarebbe stato un flop. Al rientro a casa ho avuto il bisogno di audioleggere (letto da Fabrizio Gifuni) per l’ennesima volta i capitoli sulla morte di Adele: questa parte nel film è stata amputata.
Delusa dal film.
Profile Image for Paula Mota.
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Read
July 9, 2022
DNF 35%

Marco Carrera é um beto filho de uma família bem. Marco Carrera, um dia, recebe a visita do psicanalista da mulher - logo Marco Carrera que detesta esta classe, porque se rodeou de mulheres que fazem psicanálise – que lhe revela um segredo. Depois de a bomba explodir no colo de Marco Carrera, começamos a seguir a vida de Marco Carrera em sucessivas analepses e prolepses, numa suposta saga familiar. 1973-2030 para o comum dos mortais é uma vida, em marketing literário é uma saga. Por que repito “Marco Carrera” de forma irritante? Porque é assim que o narrador se refere sempre a ele, como se estivesse num documentário de vida selvagem, a seguir essa espécie rara que é o Marcus Carrerus. Mas nem isso Marco Carrera é. Marco Carrera é um homem desenxabido que não fez, não disse nem pensou nada de interessante durante as 94 páginas que li.
Diz o supracitado marketing que este livro é original e inventivo, porque esses saltos no tempo assumem a forma de cartas, postais, telefonemas, SMS, narrativa, inventários de mobília chique, de colecções de livros e até de maquetas de comboios eléctricos (a gota de água), mas catálogos já Georges Perec fazia na década de 70 (“Um Gabinete de Amador”) e quanto a formatos inovadores “been there done that” mas em bom, como Jennifer Egan (“A Visita do Brutamontes”) e Anthony Marra (“O Czar do Amor e do Tecno”).
Em “O Colibri”, nem a escrita se salva: é tão ralinha que até consegue fazer do luto uma coisa ridícula.

Socorro, Luisa. Desta vez não consigo.
Acabo de me drogar.
Aguento à base de droga.
Pronto, aí vem ela.
Pergunto-me: e o mal – estás a ver? O mal tem preferências ou ataca ao acaso?
Pronto. Já está a vir.
A bruma do esquecimento.
Profile Image for Carlo Mascellani.
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July 29, 2020
Quando si contempla la propria vita in retrospettiva, come un insieme di istantanee, ci si può scoprire alla stregua dei vinti e provar rimpianto o vedersi come piccoli colibrì, piccoli, ma tenaci, pronti a spender ogni brandello d'energia per non precipitar nell'abisso pronto a inghiottiti e tesi solo ad attendere, resistendo, il momento giusto per innalzarsi di nuovo. Inviti.
Profile Image for Kalliope.
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May 22, 2022


I don’t remember how I came to be interested in this novel, apart from the fact that I am in the look-out for contemporary Italian fiction. This was the Strega prize in 2020. Veronesi is a Florentine architect, and this is not the first time he gets the prestigious Strega. The previous one, for his Caos calmo, he received several years ago. I may give it a chance.

The title (Colibrì – Hummingbird) comes from a supposedly Aztec myth in which a warrior who dies in battle becomes a hummingbird. The main character Marco Carrera is nicknamed first il colibrì because he was very small when young, but the analogy takes on other meanings as we read on the novel. The Aztec myth stands apart from most other cultures since what matters is not what one did in life, but how one dies, and indeed the end of the book is devoted to how Marco Carrera dies – a brave way of dealing with terminal cancer but far from what one would imagine as a heroic deed.

The other aspect of a hummingbird that is relevant, is that this bird manages to stay in place by flying frantically. And after I looked up hummingbirds in wiki I learn that, with the exception of insects, these birds have the highest metabolism while in flight out of all the animal kingdom. And this characteristic is spelt out by one of the characters in reference to Marco Carrera – he is robust in his perseverance and manages to stay on the side when things change in a frantic manner. He also manages to maintain an independent mind and nature.

And this is true up to a point. The analogy did not seem so convincing to me as exemplified by the main character. There are other things that made me uneasy. Lately I am picking books that play with the structure and that also shift the narrators. Veronesi does this by presenting letters, emails etc, as well as moving backwards and forwards in the chronology of events. I am not sure this is just simply disorienting at times. But my main problem was in the last part, when the structure simplifies but the novel takes on a Utopian note when Marco is left to take care of his granddaughter who is supposed to be The New Human.

Anyway, I enjoyed his writing, although since I am still a student of Italian, my appraisal abilities are limited. He is a writer to keep in mind.

This is a 3,5 stars.
Profile Image for  amapola.
282 reviews32 followers
December 17, 2019
Il romanzo è ben scritto, ben costruito e mette tanta carne al fuoco (ieri, oggi, domani, perdita, smarrimento, lontananza, padri e madri, figli, fratelli, amici, sentimenti, amore, dolore, resistenza… la vita, la morte), eppure non è riuscito a coinvolgermi se non a sprazzi: non basta. Sorry, non sono la lettrice adatta per libri come questo.

“And I am not frightened of dying, any time will do, I don’t mind.
Why should I be frightened of dying? There’s no reason for it, you’ve gotta go sometime…”.


https://youtu.be/gryCFevszRQ

Profile Image for Inga Pizāne.
Author 6 books242 followers
February 19, 2021
Man (kā kvēlai vēstuļu rakstītājai) mīļākais citāts no grāmatas izrādījās "vēstule nav cauri, vienkārši lapai pienākušas beigas". Pārfrāzējot, protams, gribas teikt, ka grāmata nav cauri, vienkārši pienāca ceturtais vāks, grāmata (kā visas labas grāmatas) turpinās manī, caur mani utt. Lasīju šo grāmatu 20 dienas, un 20. dienā es apraudājos.
Profile Image for Hulyacln.
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August 18, 2022
Bazı karakterler, uzun zamandır tanıdığınız biriymiş gibi hissettirir. Adımlarını takip etmişsiniz, gülüşlerini duymuş, ağlayışlarında ona omuz vermişsinizdir sanki.
Marco Carrera benim için tam da o karakter.
Olduğu yerde duran ama kimi zaman rüzgârdan kimi zaman akan sudan dolayı yavaş yavaş aşınan bir taş gibi Marco.
.
Sandro Veronesi bir yanıyla oldukça kişisel (özellikle mektup kısımlarında) diğer yanıyla üç kuşağı da kapsayan bir hikaye kuruyor.
Sürekli zamanda atlamalar olsa da her sayfa zihninize bir tuğla koyuyor, son sayfayı da okuduğunuzda bir hane inşa etmiş oluyorsunuz.
Çok, çok sevdim Sinekkuşu’nu.
.
Su duruluğundaki çeviride pek sevdiğim Eren Cendey yer alırken; kapak tasarımı Utku Lomlu çalışması –
Profile Image for Federica Rampi.
636 reviews205 followers
October 23, 2022
Perché separazione e perdita sono così dolorose?
Perché il dolore diventa qualcosa di totalizzante e non riusciamo invece a capire che c’è un tempo presente in cui possiamo e dobbiamo viverlo?
Conformismo e convenzioni sociali ci insegnano che il dolore, anche quello morale, va sedato, anestetizzato, ma soffrire non è uno sbaglio. E non è uno sbaglio nemmeno sapervi reagire, nei tempi e nei modi in cui riusciamo. La reazione è personale. Non c’è il prima e il dopo, c’è un soffio vitale che ci permette di andare avanti, che trasforma il dolore in energia e negarlo significherebbe solo ingannare sé stessi.

Marco Carrera, oculista quarantenne, è l’eroe conservatore che teme il cambiamento , è l’uomo che associa il cambiare a qualcosa di molto simile al regresso e così vive una vita faticosa, si danna per restare fermo e avanzare piano a piccoli passi, ma sa, che in quell’equilibrio fatto di resilienza, c’è il senso della sua vita.

Marco nasce in una famiglia borghese, è un bambino sveglio, vivace, gioca tennis di più e meglio dei suoi coetanei, ma Marco rispetto a loro è piccolo, non cresce e la madre, che lo chiama il colibrì per la sua statura minuscola, costruisce attorno a lui un’aura di leggenda. Quel figlio così piccolo ma forte è il suo guerriero in miniatura.
Quando il padre trova un medico disposto a sottoporlo a una terapia ormonale sperimentale, in poco tempo cresce, diventa alto come gli altri,ma la sua natura di colibrì rimarrà intatta.
Quando Marco si troverà di fronte alle perdite e al dolore, anche quello più grande che azzera tutto, saprà resistere senza cedere, senza mai perdere nulla, in primis sé stesso. E non cadrà mai.
Sente il dovere di restare al mondo, sa di avere dentro ancora tanto amore da ricollocare e da qualche parte c’è chi si aggrapperà a lui.

“Vi sono esseri che per tutta la loro vita si dannano allo scopo di avanzare, conoscere, conquistare, scoprire, migliorare, per poi accorgersi d’esser sempre andati alla ricerca solo della vibrazione che li ha scaraventati al mondo: per costoro il punto di partenza e il punto di arrivo coincidono. Poi ce ne sono altri che invece pur stando fermi percorrono una strada lunga e avventurosa perché è il mondo a scivolare sotto i loro piedi, e finiscono molto lontano da dove erano partiti: Marco Carrera era uno di essi.”

In una cronologia disordinata, scomposta, senza vincoli di montaggio, nei blocchi narrativi in terza persona, Veronesi salta anni e periodi interi mettendo in gioco tutte le emozioni che di getto arrivano e che sentono l’urgenza di farsi parola.
La sua scrittura straccia qualunque ordine temporale perché nel flusso di memoria, i ricordi e i loro contrasti si accavallano a episodi di vita borghese, alle lettere, perché come la vita, tutto può contenere tutto...

Un grazie a Sandro Veronesi per aver scritto qualcosa di unico e meraviglioso..
Profile Image for Iwan.
211 reviews70 followers
July 21, 2022
Vond u het wat? vroeg ik de dame uit het Noord-Hollandse Heemskerk nadat ik haar in de deuropening € 5 had overhandigd voor de Kolibrie van Sander Veronesi (gebonden, 333 pagina's, zo goed als nieuw). Ze schudde haar hoofd: 'nee, het kon me niet zo boeien.'

Of de Kolibrie mij zou boeien was ook nog maar de vraag. Na het prachtige Kalme chaos (2006) was ik vastgelopen in XY (2010) en ook Zeldzame aarden uit 2015 (het vervolg op Kalme chaos) was me slecht bevallen.

Patjepeeër
In dat laatste boek had Veronesi de hoofdpersoon uit Kalme chaos van een zachtaardige, introverte man omgesmeed in een schreeuwerige patjepeeër.



Om mijn eerdere leeservaring niet te bederven (Kalme chaos staat al jaren in mijn favoriete-boekenlijst) besloot ik het boek onafgemaakt in de hoek te leggen.

Kalme chaos
Wat maakt Kalme chaos tot zo'n knap boek? Het is ongeveer 12 jaar geleden dat ik het op aanraden van mijn favoriete boekhandelaar las. Hij had het boek in zijn hand toen ik zijn eregalerij met aanbevolen boeken bestudeerde. 'Dit moet je lezen. Het is ge-wel-dig.'

Fijnste boekwinkelier van Alkmaar had gelijk
De eigenaar van de beste boekwinkel van Alkmaar (het in 2019 opgedoekte Feyn) had gelijk. Kalme chaos was geweldig en indrukwekkend.



Na 12 jaar kan ik nog steeds een sleutelscène oproepen waarbij de hoofdpersoon een vrouw uit de kolkende zee redt. De reddingspoging is zo indrukwekkend omdat de vrouw helemaal niet gered wil worden en Veronesi een onderwaterworstelpartij beschrijft die aan het slot ook nog een seksuele lading meekrijgt. Ga er maar aan staan.

Spectaculair in vorm en stijl
Een dergelijke filmische scène trof ik niet aan in zijn nieuwste roman. Maar ook dit boek heeft spectaculaire trekjes. Dat zit hem in de opstapeling van bijna-rampen, slechte huwelijken, dodelijke ziektes en plotselinge overlijdens van belangrijke personages.

Veronesi heeft overigens bewust afgezien van een chronologische vertelling. Daarvoor waren de droeve gebeurtenissen te talrijk. In plaats daarvan serveert hij 46 korte hoofdstukken die voorzien zijn van een jaartal of een tijdvak (van maximaal 10 jaar).


Voetballiefhebbers zullen op pagina 120 van de Kolibrie een fout ontdekken: op 28 juni 1998 won het Franse nationale elftal wel van de Denen, maar dat gebeurde niet in de finale maar in een groepswedstrijd.

Heen en weer in de tijd
Behendig springt Veronesi voor- en achteruit tussen 1960 en 2030 en geeft een niet nader geduide alwetende verteller, in lange zinnen en bijzinnen aanwijzingen van naderend onheil. Door deze fragmentarische stijl in combinatie met bijtende humor is het onheil voor de lezer goed te dragen. Het bleef voor mij een licht en sprankelend boek.

De Kolibri vertelt het levensverhaal van Marco Carrera een oogarts uit Florence die het liefst zo weinig mogelijk in zijn leven verandert terwijl de mensen om hem heen juist het tegenovergestelde doen.

De titel verwijst naar de bijnaam die Marco in zijn jeugd van zijn moeder krijgt. Klein en bewegingloos als het vogeltje (een kolibrie kan op dezelfde plek blijven zweven dankzij snel roterende vleugeltjes).

De hoofdstukken kun je zien als puzzelstukjes waarop Marco Carrera als zoon, broer, echtgenoot, minnaar, vriend, vader en grootvader wordt uitgebeeld.



De puzzelstukjes bestaan uit vertellingen, dialogen, ansichtkaarten, brieven, whatsappberichten, een speech en zelfs een inventarislijst met daarop het designmeubilair van zijn overleden ouders.

Puzzelmoe?
Het enige dat ik op dit boek kan aanmerken is dat de puzzel soms wat grote gaten heeft en dat daardoor de zin wat kan wegebben. Maar 90% van de tijd heeft dit boek me zeker kunnen boeien. Zonder twijfel het beste boek dat ik in 2021 heb gelezen!

Meer Veronesi?
In 2020 zat de Italiaanse auteur aan tafel bij de Nederlandse talkshow Mondo. In een interview van ca 15 minuten verklaart hij de titel van het boek en de metaforische betekenis van het vogeltje. Later in het interview gaat hij in op zijn activiteiten voor in Italië gestrande vluchtelingen.
Profile Image for Asa Nisi Masa.
28 reviews9 followers
May 22, 2020
Siete seri?
Le recensioni positive e la frequente affermazione secondo cui Veronesi sarebbe uno dei più bravi scrittori viventi italiani mi hanno indotta a comprare questo libro.

Per le prime 200 pagine, leggere questo libro è come parlare con un ragazzo volenteroso ma non particolarmente intelligente e brillante che ti capita accanto a cena. Un ragazzotto superficiale ma buono, che tu perdoni perché comunque è un "bravo ragazzo", sempre guardando l'orologio ogni cinque minuti perché sinceramente non vedi l'ora di andartene.
Dopo però la cosa travalica ogni limite, il latte alle ginocchia diventa insostenibile, il libro si fa sempre più vomitevole mano a mano che le pagine progrediscono fino alle ultime nauseabonde dieci pagine che ho trovato davvero incommentabili.
Ho dovuto accelerare la lettura, scorrere velocemente le righe per arrivare all'ultima e tirare un sospiro di sollievo (quando inizio un libro mi impongo di finirlo, ma stavolta è stato terribile).


**************************DA QUI INIZIA LO SPOILER******************************
Allora, c'è questo ragazzo buono, nel senso che è privo di personalità, uno scemotto praticamente. E manco a dirlo, i genitori si odiano, gli muore la sorella, litiga col fratello a morte e non si parlano più. Sposa una donna che non ama, però (oibò) questa qui è una pazza cattiva che gli rovina la vita (oibò poverino!). Per tutta la vita amerà invece una stronzetta che passa da un uomo all'altro ma non gli si concede mai (oibò, che originalità!) e il loro rapporto si sostanzierà nel libro in uno scambio di lettere stracciamaroni piene di inutili analisi adolescenziali del loro rapporto.
Fin qui, ok.
Ma siccome un libro così scipito un finale deve pur averlo, allora che facciamo? Il buon ragazzo divorzia dalla pazza, che diventa pazza vera e viene chiusa in clinica (ma poi rinsavisce misteriosamente nel corso del libro) e si prende cura della adorabile e geniale figlia che ben presto diventa ragazza madre. Poi muore, improvvisamente, con uno scatto della storia palesemente non pensato all'inizio ma inventato lì per lì perché altrimenti non si sarebbe saputo dove andare a parare. Quindi, ricapitoliamo: genitori morti, sorella morta, fratello non ti parla, moglie pazza in clinica, stronzetta non te la dà, figlia morta...
Perché non metterci una vincita al gioco di un milione di euro rifiutata per pura passione per lo stracciamento di maroni? Rifiutata con un ennesimo bel discorsone sulla vita che fa piangere tutti i giocatori d'azzardo?
E poi naturalmente la nipote, figlia della defunta ragazza madre, è geniale, legge scrive da autodidatta, eccelle in tutto, equitazione basket e comunicazione online, una cosa scioccante veramente, poi manco a dirlo mica è cessa, è bellissima, un'attivista con la scorta al seguito (...sto male). Un po' come quando nei libri il ragazzo autistico è un genio in matematica, il barbone un potenziale amministratore delegato, ecc.
E poi? Sto libro non riesce a finire...
Vediamo se si riesce a trovare il definitivo, perfetto latte alle ginocchia...
MA CERTO! Un bel tumore al pancreas per il nostro eroe, l'eutanasia organizzata con tutti i personaggi al capezzale (fratello con cui fare pace un attimo prima di morire, ex moglie rinsavita che in fondo ti amava, stronzetta che sul letto di morte decide di darti un bacio con la lingua....!).
****************************FINE SPOILER*************************************

Adesso andrò a rileggere almeno venticinque volte il pezzo de L'Idiota in cui Rogozin tenta di uccidere il principe, così forse mi riprendo.
Profile Image for Grazia.
461 reviews202 followers
November 17, 2019
Per andare dove non sai / devi passare per dove non sai

“Ti muovi nel buio e non ti trovi, cammini piano tra le pareti di casa ma ciò che ti aspettavi non lo tocchi, ciò che sfiori è inatteso, arriva troppo presto, troppo tardi, ha spigoli nuovi, profili inauditi, allora cerchi a tentoni l’interruttore più vicino, accendi un attimo la luce per orientarti, solo un attimo per non svegliarti del tutto, e quell’attimo ti basta per individuarti, per riconoscere il tragitto un istante prima che scompaia, per incidere nella tua mente la planimetria del buio, e riprendi ad avanzare con la certezza di ogni passo, di ogni gesto, tra forme di cui ti fidi, convinto di sapere la strada nell’invisibile, ma a farti andare avanti è solo il ricordo di quell’attimo, a guidarti è solo la memoria della luce.” - Sergio Claudio Perroni

Muove tanto questo libro.

Racconta la vita, la resistenza, il voler essere solidi, fermi con tutta la fatica che comporta, il riuscirci e il non riuscirci. Racconta gli amori, quelli sbagliati che in fondo sono anche giusti. Racconta gli inizi e le inevitabili fini, racconta la malattia, la morte, la vicinanza e la lontananza.

Racconta gli smarrimenti e il dolore, con misura e naturalezza.

E parla di quel filo invisibile e sottile che tiene insieme, nonostante tutto.
"Quante persone sono seppellite dentro di noi?"

Davvero molto bello.
Profile Image for Veronika Pizano.
924 reviews151 followers
September 2, 2021
Po dlhom čase som našla knihu mužského autora, ktorá mi naozaj sadla. Kolibrík vynakladá veľa energie, aby zostal na mieste. Hlavná postava Marco je tým kolibr��kom, zostáva na mieste a je tak oporným bodom pre postavy a udalosti, ktoré sa dejú. A dejú sa mu naozaj veľké, smutné, krásne a podivné veci.

Neviem si veru vybrať, ktorá časť ma uchvátila viac, či to bola šnúra malého dievčatka, ktoré jú pútalo k otcovi, alebo psychológ, ktorý sa vynoruje v tých najťažších momentoch alebo vysporiadavanie sa s dedičstvom po rodičoch, v ktorom sa odráža jeho vzťah k nim aj k bratovi.

Málokedy sa mi páči formát, v ktorom sa strieda rozprávanie s listami, emailmi, keď sa mení dynamika a štýl rozprávania a dokonca aj časová línia je pomiešaná. Ale v tejto knihe to všetko do seba postupne zapadá, postupne zisťujeme, čo sa udeje a nie je nám to šplechnuté do tváre v línii, tragédia za tragédiou, smútok za smútkom. Je to pretkávané krásnymi obdobiami a nádejami a nie v časovej následnosti, ale v následnosti takej, aby sme zostali pokojní, že to dobre dopadne.
Profile Image for Alfredo.
454 reviews562 followers
August 19, 2024
É preciso de muito esforço para se manter no mesmo lugar. A vida absolutamente comum também pode ser extraordinária.

"O colibri" me impressionou diversas vezes. Primeiro, pela habilidade do Sandro Veronesi com as palavras e com o fluxo narrativo. A história vai e volta no tempo para contar essa saga familiar, e especialmente a saga de Marco Carrara. Cada capítulo é uma pequena obra de arte, inventivo e singular. Depois, pelas imagens que Veronesi pinta: a menina ligada ao pai por um fio invisível, a coleção de 899 livros de ficção científica do pai, o amigo azarão. O universo simbólico da história é tão rico quanto ela própria.

Para mim, esse livro é uma afirmação de que cultivar uma vida normal, em meio ao caos do mundo, pode ser um grande desafio — mas mesmo assim, vale a pena buscá-lo.
Profile Image for Ana Cristina Lee.
721 reviews342 followers
Read
February 19, 2024
Abandono, lo siento pero no me interesa ni lo que cuenta ni los personajes. Últimamente me tropiezo mucho con autores que simplemente cuentan su vida y la de su familia con todo tipo de detalles - como todas las colecciones de revistas y muebles del padre, enumeradas punto por punto. No me aporta nada.
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