Stamane al far del giorno
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Anacreontica pastorale,
in lode di Monsignor Guadagni, Vescovo d’Arezzo e Cardinal Vicario
Stamane al far del giorno
io vidi a piè d’un orno
Tirsi, il nobil pastore
di questi boschi onore,
5trattar l’amabil cetra
che i duri monti spetra;
indi lieto e ridente
sì cantò dolcemente:
Tu colle opaco e fosco,
10tu sacro ombroso bosco,
voi grotte cave e oscure,
voi querci alpestri e dure,
voi chiare e lucid’onde,
voi verdeggianti fronde,
15voi fontane e voi rivi,
e tu, che occulta vivi,
Eco, tra questi monti,
e voi ninfe dei fonti
e voi ninfe dei colli,
20voi fiori ed erbe molli,
tutte tranquille e liete
godete, omai godete.
Il tanto sospirato
giorno alfine è arrivato,
25in cui, sceso dal cielo,
pastor colmo di zelo
farà correr di latte
vostre fontane intatte,
torrà alle serpi il tosco,
30e darà miele al bosco;
e quel, che mal si regge,
smunto, malsano gregge,
tremante ad ogni passo,
sì farà bello e grasso.
35Dalle riposte rubi
non esciran più lupi,
e noi vedrem l’agnelle
in queste piagge e quelle
senza cani o pastore
40prive d’ogni timore,
candide e lascivette
pascer le molli erbette.
Non temeranno i campi
il sol che troppo avvampi,
45né la feconda vite
avrà grandini ardite,
e del suo ricco seno
al sol chiaro e sereno
superba ed ambiziosa
50farà mostra pomposa.
Le tanto celebrate
alme ninfe ben nate,
c’hanno l’impero in mano
del bel fiume toscano,
55col crin biondigemmante
di rugiada stillante,
tutte liete e gioconde
per le native sponde
andran prese per mano,
60e ‘l vicin colle e ‘l piano,
che di bei fior si veste,
d’un’armonia celeste
faranno risonare,
esaltando le rare
65inclite doti eccelse
di te, che il cielo scelse
(scelta felice e rara,
scelta preziosa e cara!)
per nostro almo pastore,
70almo custoditore
delle cose più rare,
delle cose più care.
Si sveglieranno intanto
a sì soave canto
75tutti i cigni canori
che nei limpidi umori
del nostro real fiume
bagnan le vaghe piume;
indi battendo a gara
80l’ali per l’onda chiara,
formeranno un concento
grato così che il vento
e le sue figlie aurette,
dalla dolcezza astrette,
85stenderan lusinghiere
le lor ali leggiere
ad ascoltare intente
l’alma virtude ardente
di te, nobil pastore,
90che nel più fresco fiore
della tua gioventude
(oh fortezza, oh virtude!),
quand’è più caldo il petto
di troppo ardito affetto,
95disprezzator degl’agi,
amator dei disagi,
all’albergo natio
desti l’ultimo addio,
drizzando al faticoso
100erto monte scabroso,
ove virtù risiede,
il giovinetto piede.
Né dall’incominciato
tuo cammin fortunato
105fu a distorti possente
il padre tuo piangente,
e l’afflitto germano
sparse i suoi preghi in vano,
né i gran preghi del zio
110ti fero alcun restio.
Bagnando il padre stanco
Il destro lato e ‘l manco,
diceva: - Amato figlio,
qual feroce consiglio
115tenero giovinetto
mi ti svelle dal petto?
Né ti move a pietade
la mia cadente etade?
Né t’ammollisce il core
120Il mio paterno amore? -
Udialo il figlio, e alquanto
compassionando il pianto
del genitore amante,
ma le robuste piante
125per via dura e sassosa,
scoscesa, erta e spinosa,
mentre il padre piangea,
il gran figlio volgea.
Ma pur nascendo il sole,
130all’altre sue parole
diè fin Tirsi il pastore,
di questi boschi onore.