Zeedijk (Amsterdam)
La Zeedijk (pron.: /ze:dɛjk/; letteralmente: "diga sul mare") è una strada di Amsterdam, situata nella Oude Zijde ("Parte vecchia").
Tra le strade più antiche della città[1][2], era ora un tempo il quartiere dei marinai[3][4]. Ora, comprende, tra l'altro, la "Chinatown" della capitale olandese[1][2][3][4][5][6].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La Zeedijk si trova nella parte settentrionale della Oude Zijde, a sud-est della stazione centrale, e collega la Prinshendrikskade con il Nieuwmarkt (la piazza con la Waag), estendensi parallelamente all'Oudezijds Achterburgwal e alla Geldersekade[7][8] È situata nei pressi del quartiere De Walletjes, il quartiere a luci rosse.[1][7]
Lungo la via si trovano edifici storici del XV-XVII secolo, oltre che negozi d'antiquarato, jazz-café, caffè bruni, supermercati cinesi, ecc.[1][3][4]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il nome della via fa riferimento ad una diga costruita nel corso del XIII secolo[1]: quella che era allora la Zeedijk, cioè una diga sul mare, faceva parte di un sistema di dighe che serviva per proteggere la città di Amsterdam dalle frequenti esondazione dell'IJ e dello Zuiderzee (l'attuale IJsselmeer)[1].
Nel XVII secolo, la Zeedijk era abitatata da ricchi mercanti[1][2], che consideravano la via il posto più prestigioso della città dove risiedere.[1]
In seguito, i mercanti preferirono trasferirsi lungo lo Herengracht e la Zeedijk divenne così un luogo votato alla vita notturna e alla prostituzione.[1]
Negli anni settanta e agli inizi degli anni ottanta del XX secolo, la Zeedijk era preda di spacciatori, borseggiatori e altri criminali[1], tanto che l'ingresso nella via, chiamata colloquialmente "De Dijk"[1], era considerata da evitare[1][2].
A partire dal 1985, però, le pressioni da parte degli abitanti delle vie limitrofe[1], portarono, negli anni successivi, ad un'opera di restauro e di rinnovamento che restituì decoro alla via[1][3].
Punti d'interesse
[modifica | modifica wikitesto]Tratto settentrionale
[modifica | modifica wikitesto]Nel tratto settentrionale della via, situata all'altezza della Sint Olofspoort, una delle antiche porte cittadine[3], si possono ammirare vari edifici inclinati[3] L'inclinazione serviva per facilitare il passaggio delle merci che venivano issate nei magazzini.[3]
Molti edifici di questa parte della via, in particolare, quelli situati nelle vicinanze della Sint Olofskapel (v. sotto), recano lo stemma medievale del santo.[5]
N.1 di Zeedijk
[modifica | modifica wikitesto]Al n. 1 della Zeedijk si trova un edificio risalente al 1550[1][3]: si tratta di uno degli unici due edifici in legno conservati ad Amsterdam[3][6] (l'altro si trova nel Begijnhof[9]).
All'interno dell'edificio è stato ora realizzato un café, l'Int Aepjen, un nome che significa "Dalle scimmie" e che è dovuto al fatto che uno dei suoi storici proprietari vi teneva delle scimmie.[3]
Sint Olofskapel
[modifica | modifica wikitesto]Altro edificio d'interesse della parte settentrionale della via è la Sint Olofskapel ("Cappella di san Olof"), risalente al 1425.[3]
Ora vi si tengono banchetti e conferenze.[3]
N. 63 di Zeedijk
[modifica | modifica wikitesto]Al n. 63 della Zeedijk si trova lo storico cafè 't Mandje: gestito da Bet van Beere dal 1927 al 1967, era un noto rifugio per gli omosessuali della città.[5]
Quartiere cinese
[modifica | modifica wikitesto]Nella parte meridionale della via[7] si trova il quartiere cinese di Amsterdam.
Tra gli edifici di maggiore interesse del quartiere, vi è il tempio buddista He Hua ("Fiore di loto")[5][6], il più grande tempio buddhista d'Europa[10]. Il tempio fu inaugurato ufficialmente il 15 settembre 2000 alla presenza della regina Beatrice dei Paesi Bassi[11]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l m n o Zeedijk – One of Amsterdam’s oldest streets su Dutch Amsterdam
- ^ a b c d Zeedijk Archiviato il 22 maggio 2015 in Internet Archive. su Youropi.com
- ^ a b c d e f g h i j k l Catling, Christopher, Le Guide Traveler di National Society - Amsterdam, National Geographic Society, New York, 2001 - White Star, Vercelli, 2004, p. 90
- ^ a b c Gambaro, Cristina, Olanda, Giunti, Firenze, 2008, p. 30
- ^ a b c d Catling, Christopher, op. cit., p. 91
- ^ a b c Gambaro, Cristina, op. cit., p. 31
- ^ a b c Catling, Christopher, op. cit., p. 73
- ^ Harmans, Gerard M.L. (a cura di), Olanda, Dorling Kindersley, London, 2005 - Mondadori, Milano, 2003, p. 71
- ^ Catling, Christopher, op. cit., p. 63
- ^ DE " FGS HE HUA TEMPEL" Archiviato il 22 maggio 2015 in Internet Archive. su IBPS.nl
- ^ He Hua Temple su IBPS.nl
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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