Valeriana officinalis
Valeriana comune | |
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Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superasteridi |
(clade) | Asteridi |
(clade) | Euasteridi |
(clade) | Campanulidi |
Ordine | Dipsacales |
Famiglia | Caprifoliaceae |
Genere | Valeriana |
Specie | V. officinalis |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Ordine | Dipsacales |
Famiglia | Valerianaceae |
Genere | Valeriana |
Specie | V. officinalis |
Nomenclatura binomiale | |
Valeriana officinalis L., 1753 |
La valeriana officinale (Valeriana officinalis L., 1753) è una pianta a fiore (angiosperma), appartenente alla famiglia delle Caprifoliacee[1].
Viene utilizzata soprattutto in fitoterapia e in farmacia, come calmante naturale.
È la più nota del genere Valeriana, costituito da oltre 400 specie, maggiormente diffuse nelle regioni boscose europee e, in parte, anche in Nord America e nelle regioni tropicali sudamericane. Non è da confondersi con l'affine Valeriana locusta, utilizzata soprattutto nell'alimentazione come insalata.
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]Il nome del genere deriva dal latino valere, ovvero crescere in modo rigoroso, sano, oppure anche star bene, in merito alle sue proprietà calmanti.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Pianta erbacea e perenne, con breve rizoma stolonifero, fusto eretto e solcato in superficie da scanalature, radici fibrose emananti uno sgradevole e penetrante odore; in condizioni ottimali può raggiungere altezze di circa 150 cm.
Le foglie sono opposte e prive di stipole, con picciolo presente solo nelle inferiori (le superiori sono sessili); tutte si presentano composte e imparipennate, costituite da 11-19 foglioline a lamina intera o dentata e di un bel colore verde intenso.
I fiori, leggermente profumati, si trovano riuniti a formare un particolare tipo di infiorescenza detta corimbo; sono ermafroditi, con calice ridotto e corolla a 5 petali, tubolare e dal colore rosa chiaro; l'androceo è composto da 3 stami, il gineceo da un pistillo tri-carpellare con ovario infero e uniloculare. La fioritura avviene in aprile-giugno e l'impollinazione è entomogama (tramite Insetti).
Il frutto è un achenio striato provvisto di setole piumose derivanti dalla modificazione che i piccoli denti del calice subiscono con la maturazione. La loro presenza ne aiuta la dispersione per mezzo del vento.
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]V. officinalis predilige gli ambienti freschi e umidi (mesofita) e cresce ai margini dei boschi e nei prati ombrosi fino a una altitudine di 1.400 metri.
Tassonomia
[modifica | modifica wikitesto]Sono note le seguenti sottospecie:[1]
- Valeriana officinalis subsp. officinalis
- Valeriana officinalis subsp. nemorensis (B.Turk) F.Martini & Soldano
- Valeriana officinalis subsp. tenuifolia (Vahl) Schübl. & G.Martens
Proprietà
[modifica | modifica wikitesto]Tutte le specie di valeriana contengono:
- olii essenziali (esteri dell'acido valerianico, acido valerenico, cariofillene, terpinolene, valerenolo, valerenale e composti terpenici noti col nome di iridoidi);
- alcuni alcaloidi (valerina, actinidina, catinina e alfa-pirrilchetone);
- e dei flavonoidi (linarina, 6-metilapigenina ed esperidina).
Si usa la radice della pianta. L'odore sgradevole, causato dalla degradazione dei valeopotriati, i principi attivi più importanti di questa pianta[2], è molto sgradevole per l'uomo ma amato dai gatti che ne vengono attirati irresistibilmente. Possiede proprietà sedative e calmanti, favorendo il sonno.
Il meccanismo d'azione dei suoi costituenti è abbastanza ben conosciuto. Si deve agli esteri degli acidi valerianici e agli iridoidi l'inibire l'enzima animale acido gamma-aminobutirrico transaminasi, preposto alla degradazione metabolica del neurotrasmettitore gamma-aminobutirrato (GABA). Questo mediatore chimico è notoriamente associato a fenomeni neuronali di tipo inibitorio ed è responsabile anche dell'induzione del sonno nell'uomo.
Studi più recenti hanno evidenziato che anche alcuni degli alcaloidi possono avere una influenza più o meno diretta sul metabolismo del GABA, ma il loro meccanismo è ancora poco chiaro. Infine, pare che alcuni dei terpeni e dei flavonoidi possano fare da agonisti con i recettori dell'adenosina (quelli inibiti dalla caffeina) ed essere in parte responsabili dell'azione ipno-inducente, spasmolitica a livello intestinale e riducente sulla pressione arteriosa
Usi
[modifica | modifica wikitesto]Sebbene la valeriana sia una medicina tradizionale comune utilizzata per il trattamento dell'insonnia, non ci sono prove concrete che sia efficace per questo scopo.[3][4][5] Non è stato dimostrato che la valeriana sia utile nel trattamento della sindrome delle gambe senza riposo[6] o dell'ansia.[7]
L'Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha approvato l'indicazione secondo cui la valeriana può essere utilizzata come erba tradizionale per alleviare la lieve tensione nervosa e per favorire il sonno; l'EMA ha affermato che, sebbene non vi siano prove sufficienti da studi clinici, la sua efficacia come estratto secco è considerata plausibile.[8]
Le linee guida per la pratica clinica del 2017 dell'American Academy of Sleep Medicine sconsigliano l'uso della valeriana nel trattamento dell'insonnia a causa della scarsa efficacia e della bassa qualità delle prove.[9]
Poiché i composti della valeriana producono depressione del sistema nervoso centrale, non devono essere usati con altri depressivi, come etanolo, benzodiazepine, barbiturici, oppiacei, kava o farmaci antistaminici.[10][11][12][13]
In quanto prodotto non regolamentato, la concentrazione, il contenuto e i potenziali contaminanti nei preparati di valeriana non possono essere facilmente determinati.[10][14] A causa di questa incertezza e del potenziale di tossicità nel feto e di epatotossicità nella madre, l'uso di valeriana è sconsigliato durante la gravidanza.[10][15][16] Mal di testa e diarrea si sono verificati tra i soggetti che hanno utilizzato la valeriana negli studi clinici.[10]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN) Valeriana officinalis, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 22 giugno 2024.
- ^ Valeriana | Comizio Agrario, su comizioagrario.org. URL consultato il 10 luglio 2022.
- ^ (EN) Valerian Uses, Benefits & Dosage - Drugs.com Herbal Database, su Drugs.com. URL consultato il 27 ottobre 2024.
- ^ (EN) Office of Dietary Supplements - Valerian, su ods.od.nih.gov. URL consultato il 27 ottobre 2024.
- ^ Matthew J. Leach e Amy T. Page, Herbal medicine for insomnia: A systematic review and meta-analysis, in Sleep Medicine Reviews, vol. 24, 1º dicembre 2015, pp. 1–12, DOI:10.1016/j.smrv.2014.12.003. URL consultato il 27 ottobre 2024.
- ^ Danny Bega e Roneil Malkani, Alternative treatment of restless legs syndrome: an overview of the evidence for mind–body interventions, lifestyle interventions, and neutraceuticals, in Sleep Medicine, vol. 17, 1º gennaio 2016, pp. 99–105, DOI:10.1016/j.sleep.2015.09.009. URL consultato il 27 ottobre 2024.
- ^ (EN) Lincoln Sakiara Miyasaka, Álvaro N Atallah e Bernardo Soares, Valerian for anxiety disorders, in Cochrane Common Mental Disorders Group (a cura di), Cochrane Database of Systematic Reviews, 18 ottobre 2006, DOI:10.1002/14651858.CD004515.pub2. URL consultato il 27 ottobre 2024.
- ^ (EN) Valerianae radix - herbal medicinal product | European Medicines Agency (EMA), su www.ema.europa.eu, 28 aprile 2016. URL consultato il 27 ottobre 2024.
- ^ (EN) Michael J. Sateia, Daniel J. Buysse e Andrew D. Krystal, Clinical Practice Guideline for the Pharmacologic Treatment of Chronic Insomnia in Adults: An American Academy of Sleep Medicine Clinical Practice Guideline, in Journal of Clinical Sleep Medicine, vol. 13, n. 02, 15 febbraio 2017, pp. 307–349, DOI:10.5664/jcsm.6470. URL consultato il 27 ottobre 2024.
- ^ a b c d (EN) Valerian Uses, Benefits & Dosage - Drugs.com Herbal Database, su Drugs.com. URL consultato il 27 ottobre 2024.
- ^ Teresa Bailey Klepser e Michael E. Klepser, Unsafe and potentially safe herbal therapies, in American Journal of Health-System Pharmacy, vol. 56, n. 2, 1999-01, pp. 125–138, DOI:10.1093/ajhp/56.2.125. URL consultato il 27 ottobre 2024.
- ^ jamanetwork.com, https://jamanetwork.com/journals/jamapsychiatry/fullarticle/204401 . URL consultato il 27 ottobre 2024.
- ^ jamanetwork.com, https://jamanetwork.com/journals/jamainternalmedicine/fullarticle/210330 . URL consultato il 27 ottobre 2024.
- ^ (EN) Office of Dietary Supplements - Valerian, su ods.od.nih.gov. URL consultato il 27 ottobre 2024.
- ^ Teresa Bailey Klepser e Michael E. Klepser, Unsafe and potentially safe herbal therapies, in American Journal of Health-System Pharmacy, vol. 56, n. 2, 1999-01, pp. 125–138, DOI:10.1093/ajhp/56.2.125. URL consultato il 27 ottobre 2024.
- ^ jamanetwork.com, https://jamanetwork.com/journals/jamapsychiatry/fullarticle/204401 . URL consultato il 27 ottobre 2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Valeriana officinalis. Scheda a cura di EMEA (European Medicines Agency) diffuso a cura di farmacovigilanza.org
- Prof. Dr. Christa Müller, Pharmazeutisches Institut der Universität Bonn: [1]
- Della Loggia R. (cur); Piante officinali per infusi e tisane. Manuale per farmacisti e medici; OEMF 1993
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni sulla valeriana comune
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla valeriana comune
- Wikispecies contiene informazioni sulla valeriana comune
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) common valerian, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | J9U (EN, HE) 987007531703005171 |
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