Tullia Zevi
Tullia Zevi, nata Calabi (Milano, 2 febbraio 1919 – Roma, 22 gennaio 2011), è stata una giornalista e scrittrice italiana.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Discendeva da una famiglia della borghesia ebraica, legata alla tradizione socialista liberale dei fratelli Rosselli e a Gaetano Salvemini[1]. Suo padre era un affermato avvocato e antifascista dichiarato. Studiò filosofia all'Università di Milano e frequentò il Conservatorio cittadino. Quando in Italia furono promulgate le leggi razziali contro la comunità ebraica, Tullia Zevi era in vacanza in Svizzera con la famiglia. In seguito si trasferirono in Francia, dove Tullia Zevi continuò il suo percorso di studi alla Sorbona di Parigi. Quando anche in Francia si preannunciò l'inizio della seconda guerra mondiale, la famiglia emigrò negli Stati Uniti d'America. La Zevi continuò a studiare all'università e a suonare l'arpa a livello professionale in diverse orchestre. Fu in quel periodo che fece la conoscenza di Leonard Bernstein e Frank Sinatra.
A New York, dove frequentava i circoli antifascisti, Tullia Zevi iniziò la sua professione di giornalista. Dopo la fine della guerra tornò in Italia insieme al marito, l'architetto e critico d'arte Bruno Zevi. Nel dopoguerra fu anche inviata come corrispondente al processo di Norimberga. Per più di trent'anni – dal 1960 al 1993 – lavorò come corrispondente per il giornale israeliano Maariv, un'attività durante la quale scrisse anche sul processo di Eichmann a Gerusalemme. Inoltre collaborò con il settimanale londinese The Jewish Chronicle. Celebri le sue interviste al re del Marocco Hassan II, al presidente d'Egitto Nasser, al tunisino Habib Bourguiba, ma la più famosa è quella a re Hussein di Giordania del 1971[2].
Fu a casa di Tullia Zevi che nel 1962 si svolsero diversi incontri tra Pietro Nenni, Giuseppe Saragat e Arthur M. Schlesinger Jr., segretario particolare del presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy e amico di vecchia data della Zevi, che fu convinto, grazie alla mediazione della padrona di casa, a intervenire affinché gli Stati Uniti d'America accettassero l'ingresso del Partito Socialista Italiano al governo (ne scaturì poco dopo il primo esecutivo di centro-sinistra)[3]. Dal 1978 fu vice presidente dell'UCEI, l'Unione delle comunità ebraiche italiane, del quale diventò presidente cinque anni dopo. Nel 1987 Tullia Zevi e Bettino Craxi firmarono l'intesa tra Repubblica italiana e Unione delle Comunità ebraiche italiane: un accordo che regola i rapporti tra Stato e UCEI[2].
Nel novembre del 1992 fu la candidata italiana per il premio "Donna europea dell'anno". Nello stesso anno, l'allora Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, le assegnò il titolo di Cavaliere di Gran Croce, la seconda più alta onorificenza italiana. Nel 1994 le fu assegnato il Premio Nazionale Cultura della Pace[4][5], mentre nel 1998 fu eletta membro della Commissione per l'Interculturalismo del Ministero dell'Istruzione e membro della Commissione Italiana dell'UNESCO. Nel 2007, insieme alla nipote Nathania Zevi, scrisse il libro Ti racconto la mia storia. Dialogo tra nonna e nipote sull'ebraismo.
Morì a Roma il 22 gennaio 2011 all'età di 92 anni presso l'Ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli dove era ricoverata[6]; i funerali religiosi si sono celebrati il 24 gennaio davanti al Tempio Maggiore, al quale erano presenti i familiari, gente comune e alcuni volti della politica; dopo un breve corteo funebre per le vie del Ghetto, la salma è stata tumulata accanto al marito nel Cimitero del Verano.[7]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Opere
[modifica | modifica wikitesto]- Ti racconto la mia storia. Dialogo tra nonna e nipote sull'ebraismo, Milano: Rizzoli 2007, ISBN 9788817018456
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Il lungo percorso di Tullia Zevi
- ^ a b Tullia Calabi Zevi, Puma Valentina Scricciolo, Ali&No edizioni, Collana Le Farfalle, Perugia, 2019. ISBN 9788862542180.
- ^ Quel pomeriggio a casa di Tullia Zevi (PDF), su criticasociale.net. URL consultato il 22 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ Premio Nazionale Cultura della Pace - Albo d'Oro Archiviato il 3 novembre 2011 in Internet Archive.
- ^ Giacomo Galeazzi, Addio a una donna di pace. La Stampa, 22 gennaio 2011. URL consultato in data 18-01-2013.
- ^ Addio a Tullia Zevivoce dell'ebraismo italiano, su la Repubblica, 22 gennaio 2011. URL consultato il 24 febbraio 2024.
- ^ Tullia Zevi sepolta al Verano accanto al marito, Alemanno e Zingaretti al funerale, su IlSussidiario.net, 24 gennaio 2011. URL consultato il 10 aprile 2021.
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Tullia Calabi Zevi, Puma Valentina Scricciolo, Ali&No edizioni, Collana Le Farfalle, Perugia, 2019. ISBN 9788862542180
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Tullia Zevi
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tullia Zevi
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Zevi, Tullia, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Tullia Calabi Zevi, in Donne e Uomini della Resistenza, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.
- (EN) Opere di Tullia Zevi, su Open Library, Internet Archive.
- Registrazioni di Tullia Zevi, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
- «Addio a Tullia Zevi, la signora dell'ebraismo», Mosaico, sito ufficiale della comunità ebraica di Milano, su mosaico-cem.it.
- Tullia Calabi Zevi, La mia autobiografia politica, su liberalsocialisti.org.
- «Addio a Tullia Zevi, voce dell'ebraismo italiano», La Repubblica, 22 gennaio 2001, su repubblica.it.
- Accasfilm, Tullia Zevi intervistata da Enzo Biagi, su YouTube.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 73652972 · ISNI (EN) 0000 0000 4749 6905 · SBN IEIV045142 · BAV 495/363271 · LCCN (EN) no2008010481 · GND (DE) 134183541 · J9U (EN, HE) 987007583793205171 |
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