Pieve di Varese
Pieve di Varese | |||||
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Informazioni generali | |||||
Capoluogo | Varese 7300 abitanti (1751) | ||||
Dipendente da | Provincia di Milano (Lombardia austriaca) | ||||
Suddiviso in | 26 comuni | ||||
Amministrazione | |||||
Forma amministrativa | Pieve | ||||
Podestà | lista sconosciuta | ||||
Organi deliberativi | Consiglio generale | ||||
Evoluzione storica | |||||
Inizio | XIV secolo | ||||
Causa | Secolarizzazione delle pievi | ||||
Fine | 1797 | ||||
Causa | Invasione napoleonica | ||||
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Cartografia | |||||
Pieve di San Vittore martire | |||||
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Informazioni generali | |||||
Capoluogo | Varese 7300 abitanti (1751) | ||||
Dipendente da | Arcidiocesi di Milano | ||||
Suddiviso in | 29 parrocchie | ||||
Amministrazione | |||||
Forma amministrativa | Pieve | ||||
Prevosto | vedi sotto | ||||
Evoluzione storica | |||||
Inizio | XIII secolo | ||||
Causa | Istituzione delle pievi | ||||
Fine | 1972 | ||||
Causa | Sinodo Colombo | ||||
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Cartografia | |||||
La pieve di Varese o pieve di San Vittore di Varese (in latino: Plebis Varesensis o Plebis Sancti Victori Varesensis) era il nome di un'antica pieve dell'arcidiocesi di Milano e del Ducato di Milano con capopieve Varese.
Il patrono era san Vittore, al quale è ancora oggi dedicata la basilica prepositurale di Varese.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La presenza di un battistero preromanico, testimonia indubbiamente il ruolo fondamentale della chiesa varesina e la sua antichità anche come sede plebana. Varese, sede di corte, divenne proprietà degli arcivescovi milanesi sin dall'epoca ottoniana.[1]
Dalla fine del XIII secolo apprendiamo da Goffredo da Bussero che constava di 50 chiese, mentre sappiamo che la chiesa di Santa Maria al Monte di Varese, constava di una propria canonica e di un proprio arciprete che "de facto" si consideravano indipendenti dall'organizzazione plebana di Varese.[1] Col Rinascimento la pieve assunse anche una funzione amministrativa civile come ripartizione locale della provincia del Ducato di Milano.
Alla fine del XIV secolo, la canonica di San Vittore di Varese comprendeva il prevosto e ventiquattro canonici e la situazione sembrava invariata al 1564 quando erano nominalmente registrati nella canonica di Varese il prevosto, ventiquattro canonici ai quali si erano aggiunti però otto canonici in commenda e a sei cappellani, il che faceva del clero varesino uno dei più importanti della Lombardia, seppur nei secoli la città non fosse riuscita a divenire sede episcopale.[1] Varese divenne sede di un vicariato dall'epoca post-tridentina, facendo coincidere il nuovo status di cose con l'antica funzione della pieve.
Dal punto di vista civile, la pieve amministrativa fu oggetto di un esperimento riformatore di stampo illuminista da parte dell'imperatore Giuseppe II, che nel 1786 la pose a capo della neocostituita Provincia di Varese, ripartizione cancellata però dopo soli cinque anni dal fratello Leopoldo II, imperatore ben più conservatore. La pieve fu poi soppressa nel 1797 in seguito all'invasione di Napoleone e alla conseguente introduzione di un moderno ma effimero distretto all'interno di un'ancor più estemporanea provincia varesina.
L'inizio della decadenza della pieve religiosa invece, seppur in ritardo, giunse il 23 gennaio 1923 quando l'arcivescovo Eugenio Tosi decise di distaccare dall'autorità della pieve le parrocchie di Malnate, già elevata a prevostura con decreto 30 agosto 1919, e Gurone furono staccate dalla pieve e vicariato di Varese per andare a far parte del vicariato di Malnate, mentre Bobbiate fu dotata di una sua parrocchia. Nel 1951 le parrocchie di Azzate, Bodio, Brunello, Buguggiate, l'istituenda Crosio della Valle, Daverio, Galliate Lombardo, l'autonomizzatasi Lomnago, già della pieve di Varese, andarono a costituire il vicariato foraneo di Azzate.[1]
La pieve varesina sopravvisse sino ai decreti arcivescovili che nel 1972 cancellarono tutte le pievi lombarde e le sostituirono con i moderni decanati, di cui Varese divenne sede. [1] Oggi il suo territorio ricade sotto il decanato di Varese e comprende 25 parrocchie.
Territorio
[modifica | modifica wikitesto]Nella seconda metà del XVIII secolo, il territorio della pieve era così suddiviso:
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Liber notitiae sanctorum Mediolani di Goffredo da Bussero. Manoscritto della Biblioteca Capitolare di Milano, a cura di M. Magistretti, U. Monneret de Villard, Milano, 1917.
- Diocesi di Milano. Sinodo 46°, Milano, 1972, Pubblicazione curata dall'ufficio stampa della Curia arcivescovile di Milano.
- G. Vigotti, La diocesi di Milano alla fine del secolo XIII. Chiese cittadine e forensi nel “Liber Sanctorum” di Goffredo da Bussero, Roma, 1974.
- Istituzione dei nuovi vicariati urbani e foranei, 11 marzo 1971, Giovanni Colombo, arcivescovo di Milano, Rivista Diocesana Milanese, 1971.