Diocesi di Massa Marittima-Piombino

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – "Diocesi di Populonia" rimanda qui. Se stai cercando la diocesi titolare, vedi Sede titolare di Populonia.
Diocesi di Massa Marittima-Piombino
Dioecesis Massana-Plumbinensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino
Regione ecclesiasticaToscana
 
Mappa della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoCarlo Ciattini
Vicario generaleMarcello Boldrini
Presbiteri47, di cui 35 secolari e 12 regolari
2.654 battezzati per presbitero
Religiosi12 uomini, 36 donne
Diaconi4 permanenti
 
Abitanti126.700
Battezzati124.750 (98,5% del totale)
StatoItalia
Superficie1.200 km²
Parrocchie53 (4 vicariati)
 
ErezioneV secolo
Ritoromano
CattedraleSan Cerbone
ConcattedraleSant'Antimo
Santi patroniSan Cerbone
IndirizzoPiazza Garibaldi 1, 58024 Massa Marittima [Grosseto], Italia; Via Don Minzoni 58/A, 57025 Piombino [Livorno], Italia
Sito webwww.diocesimassamarittima.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La concattedrale di Sant'Antimo a Piombino.
Il santuario della Madonna del Frassine, il principale santuario della diocesi di Massa Marittima-Piombino.[1]
La chiesa di San Francesco a Massa Marittima, con l'annesso seminario vescovile.
Il palazzo vescovile di Massa Marittima.

La diocesi di Massa Marittima-Piombino (in latino Dioecesis Massana-Plumbinensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino appartenente alla regione ecclesiastica Toscana. Nel 2021 contava 124.750 battezzati su 126.700 abitanti. È retta dal vescovo Carlo Ciattini.

La diocesi comprende parti delle province di Livorno, Pisa e Grosseto. Fanno parte del territorio diocesano anche le isole d'Elba, di Pianosa e di Montecristo. La parte continentale della diocesi confina a nord e ad est con la diocesi di Volterra, ad est e a sud con la diocesi di Grosseto.

I comuni compresi nel territorio diocesano sono quelli di Campiglia Marittima, Castagneto Carducci, Follonica, Massa Marittima,[2] Monteverdi Marittimo, Monterotondo Marittimo,[3] Piombino, San Vincenzo, Sassetta e Suvereto sulla terraferma; e quelli di Campo nell'Elba, Capoliveri, Marciana, Marciana Marina, Porto Azzurro, Portoferraio e Rio sull'isola d'Elba.

Sede vescovile è la città di Massa Marittima, dove si trova la cattedrale di San Cerbone. A Piombino sorge l'abbazia concattedrale di Sant'Antimo.

Il territorio si estende su 1.200 km² ed è suddiviso in 53 parrocchie, raggruppate in 4 vicariati: Massa Marittima e Follonica, Piombino, Campiglia e Castagneto Carducci, Isola d'Elba.[4]

Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie della diocesi di Massa Marittima-Piombino.

Santuari diocesani

[modifica | modifica wikitesto]

Sono riconosciuti come santuari diocesani i seguenti edifici religiosi:[5]

Comunità religiose

[modifica | modifica wikitesto]

In diocesi sono presenti i seguenti ordini e congregazioni religiose:[6]

Congregazioni maschili
Congregazioni femminili

La diocesi di Massa Marittima-Piombino è erede dell'antica diocesi di Populonia, la cui sede vescovile venne trasferita a Massa Marittima nell'XI secolo.

La più antica menzione della diocesi di Populonia risale agli inizi del VI secolo, grazie alla presenza del vescovo Asello ai concili indetti durante l'episcopato di papa Simmaco il 23 ottobre 501 e il 6 novembre 502; è probabile che sia da identificare con il vescovo populoniese il vescovo Asello, indicato senza la diocesi di appartenenza, che prese parte al concilio indetto da papa Gelasio I il 13 maggio 495.[7]

La diocesi di Populonia è in particolar modo legata alla memoria del santo vescovo e patrono san Cerbone, vissuto nel VI secolo, di cui parla Gregorio Magno nei suoi Dialoghi, e che una passio leggendaria, attribuita all'VIII secolo, dice originario dell'Africa. Secondo Gregorio Magno, a causa dell'invasione dei Longobardi (tra il 571 e il 574) Cerbone si rifugiò sull'isola d'Elba dove morì. Con la sua morte iniziò un lungo periodo di sede vacante, documentata dall'epistolario dello stesso pontefice, che nel gennaio 591 affidò la cura della diocesi di Populonia a Balbino, vescovo di Roselle.

La serie episcopale riprende verso la metà del VII secolo con i vescovi Mariniano e Sereno, che furono presenti ai concili che condannarono l'eresia monotelita, il primo al concilio del 649 indetto da papa Martino I, e il secondo al concilio del 680 indetto da papa Agatone.

In seguito alla devastazione opera dai Saraceni nell'809, la città di Populonia fu abbandonata dagli abitanti e dal suo vescovo, che trovò rifugio nell'entroterra, nella val di Cornia, probabilmente nei pressi di Suvereto.[8] Al concilio romano dell'861 il vescovo Paolo firmò gli atti come vescovo Cornitus (o Corninus). Nell'XI secolo la sede fu traslata definitivamente a Massa Marittima, dove i vescovi sono documentati per la prima volta nel 1062.[9] In un primo momento, nei documenti coevi, si alternarono i due titoli Populoniensis e Massensis (che appare per la prima volta nel 1115);[10] poi, a partire dal XII/XIII secolo, la diocesi assunse in via definitiva il doppio titolo, Massa e Populonia, che durò fino al XX secolo.

Limitata fu la presenza monastica nel territorio della diocesi, benché le più antiche attestazioni risalgano ai primi secoli della cristianizzazione. Infatti, la prima documentazione in materia è una lettera di Gregorio Magno del giugno 591 ai monaci eremiti dell'isola di Montecristo, ai quali il pontefice inviò come visitatore l'abate Orosio. Oltre al monastero di San Mamiliano, sono documentate anche altre fondazioni monastiche verso il IX secolo, come il monastero di San Pietro in Palazzuolo presso Monteverdi Marittimo, attestato nel 754; il monastero di San Giustiniano di Falesia presso Piombino, eretto nel 1022; il monastero di San Quirico di Populonia, attestato nel 1029; il monastero di San Pietro di Acquaviva presso Campiglia Marittima, la cui più antica menzione risale alla fine del XII secolo; e il monastero femminile di Santa Maria di Asca presso Castagneto Carducci, attestato per la prima volta nel 1087.[11]

Nel corso dell'XI secolo una controversia sui confini diocesani con la diocesi di Roselle fu risolta a favore di quest'ultima da papa Gregorio VII nel 1076.[12] Il 20 novembre 1074 lo stesso papa aveva dichiarato la diocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede, concedendo ai suoi vescovi la giurisdizione anche sull'isola d'Elba.[13] Il 25 maggio 1133 papa Innocenzo II aggregò la diocesi di Populonia alla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Pisa.[14]

Fino agli inizi del XIII secolo i vescovi esercitavano anche il potere civile sulla città di Massa e su alcuni insediamenti del territorio diocesano, tra cui si possono ricordare Tricasi e Marsiliana nel territorio di Massa, Accesa nel comune di Gavorrano, Valli e Montioni in quello di Follonica, San Lorenzo nel territorio di Suvereto. Inoltre i vescovi avevano anche il diritto sulle decime minerarie di tutta l'isola d'Elba.[15]

Il 23 aprile 1459 la diocesi entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Siena.

A partire dal XIV secolo, il territorio della diocesi era, dal punto di vista civile, sottoposto all'autorità di diverse sovranità politiche, tra cui il Granducato di Toscana e il Principato di Piombino. Questo rese in più occasioni difficile l'esercizio del governo spirituale da parte dei vescovi. «Segnale di questa debolezza dell'autorità vescovile fu la vicenda della nascita del monastero femminile di Sant'Anastasia a Piombino, nei primi anni del Seicento: il vescovo dovette accettare le condizioni poste dai maggiorenti locali, che con la loro tenace resistenza ai precetti romani impedirono che le loro figlie e sorelle dovessero subire il regime della clausura»[9] (questo monastero era annesso alla chiesa di Sant'Antimo sopra i Canali).

In epoca moderna, la diocesi visse un periodo di crisi e di decadenza, non solo per le difficoltà con i governi, ma anche per la povertà economica e demografica del suo territorio, per la penuria del clero, per le difficoltà in cui versava la mensa vescovile. Dal punto di vista strettamente pastorale, i vescovi non si impegnarono molto nell'attuazione dei decreti di riforma decisi dal Concilio di Trento; fanno eccezione Alessandro Petrucci (1602-1615), che però dovette ricorrere spesso al proprio patrimonio personale, creando non pochi problemi finanziari alla sua famiglia; e Pietro Vannucci (1770-1793), a cui si deve l'istituzione del seminario vescovile nei locali del soppresso convento dei minori conventuali.[9]

Agli inizi dell'Ottocento, durante l'occupazione napoleonica, la diocesi rimase vacante per molti anni; inoltre le isole ed il principato di Piombino furono sottomesse dal governo francese alla giurisdizione del vescovo di Ajaccio in Corsica. La diocesi di Massa fu ridotta così a sole 10 parrocchie; nel 1807 ci fu anche il progetto di unire Massa con la diocesi di Livorno, progetto che tuttavia non andò in porto. Con la fine dell'Impero francese, la diocesi di Massa ritornò in possesso di tutti i suoi territori precedenti, ad eccezione dell'isola di Capraia, che rimase alla diocesi di Brugnato, a cui era stata ceduta nel 1787.[9]

Dal 1924 al 1933 Massa Marittima fu unita in persona episcopi alla diocesi di Livorno con il vescovo Giovanni Piccioni.

Il 14 maggio 1978, in forza del decreto Ex historicis documentis della Congregazione per i vescovi, la diocesi ha assunto il nome attuale e Populonia è divenuta una sede titolare.[16]

Cronotassi dei vescovi

[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi di Populonia

[modifica | modifica wikitesto]
  • Asello † (prima del 495 ? - dopo il 502)[7][17]
  • San Fiorenzo ? † (prima metà del VI secolo)[18]
  • San Cerbone † (prima del 546 - circa 571/575 deceduto)[19]
    • Sede vacante (591)[20]
  • Massimino ? †[21]
  • Mariniano † (menzionato nel 649)
  • Sereno † (menzionato nel 680)
  • Anonimo † (menzionato nel 753)
  • Ancario o Ancauro ? † (menzionato tra il 755 e il 759)[22]
  • Pietro † (menzionato nel 769)

Vescovi di Massa e Populonia

[modifica | modifica wikitesto]
  • Guriperto † (menzionato nell'826)[23]
  • Odalperto † (menzionato nell'853)
  • Paolo † (menzionato nell'861)[24]
  • Giovanni I † (menzionato nell'877)
  • Anonimo † (menzionato nell'886)[25]
  • Unicluso † (menzionato nel 923)
  • Giovanni II † (menzionato nel 940 o 945)
  • Guido I † (? - febbraio/marzo 979 nominato vescovo di Lucca)[26]
  • Enrico † (prima del 1015 - dopo il 1050)[27]
  • Tegrimo o Tuezio † (prima del 1057 - dopo il 1061)[27][28]
  • Bernardo † (prima del 1065 - dopo il 1068)[27]
  • Guglielmo I † (giugno 1073 / giugno 1074 consacrato - dopo ottobre 1080)[29]
  • Guglielmo II † (menzionato ad agosto 1082)[30]
  • Giovanni III † (menzionato nel 1099)[27]
  • Lorenzo † (menzionato nel 1103)[27]
  • Rolando † (prima del 1112 - dopo il 1138)[27]
  • Alberto I † (prima del 1149 - dopo il 1158)[31]
  • Giovanni IV † (prima del 1181 - 1189 deceduto)
  • Martino † (prima del 28 ottobre 1189 - dopo il 1196)
  • Marzucco Gaetani † (prima di luglio 1211 - 1213 nominato vescovo di Luni)
  • Alberto II † (prima del 1217 - circa 1230 deceduto)
    • Guglielmo II † (1231) (vescovo eletto)[32]
  • Ildebrando † (1231 - dopo il 1236)
  • Niccolò I † (menzionato nel 1254)
  • Ruggero Ugurgeri † (prima del 1256 - 1268 deceduto)
  • Filippo di Massa † (9 agosto 1268 - ?)
  • Rotlando (Orlando) Ugurgeri † (prima del 1278 - dopo il 1300 deceduto)
  • Lando di Pistoia † (24 dicembre 1307 - ?)[33]
  • Cristofano Melloni Tolomei, O.P. † (4 maggio 1310 - ?)
  • Giovanni V † (1313 - 1332 deceduto)[34]
  • Galgano Pagliarecci, O.P. † (13 febbraio 1332 - 1348 ? deceduto)
  • Guido da Riparia † (21 ottobre 1349 - ? deceduto)
  • Antonio da Riparia † (29 ottobre 1361 - 29 ottobre 1380 nominato vescovo di Lucca)
  • Pietro da Fano, O.S.A. † (1380 - febbraio 1389 nominato vescovo di Fano)
    • Nicola da Salerno, O.F.M. † (1º novembre 1385 - ?) (antivescovo)
  • Andrea Galeazzi, O.F.M. † (7 gennaio 1389 - 10 ottobre 1390) nominato vescovo di Assisi)
  • Giovanni Gabrielli † (28 novembre 1390 - 9 settembre 1394 nominato arcivescovo di Pisa)
  • Niccolò Beruto † (9 settembre 1394 - 26 novembre 1404 nominato arcivescovo di Oristano)
  • Bartolomeo Ghini † (26 novembre 1404 - 1425 deceduto)
La lastra di Antonio Casini, vescovo dal 1425 al 1429, nel museo di arte sacra di Massa Marittima.
Targa in ricordo del vescovo Giuseppe Morteo (1872-1891) nella chiesa di San Lorenzo a Castagneto Carducci.
  • Giovanni Battista Borachia † (11 luglio 1892 - 24 aprile 1924 deceduto)
  • Giovanni Piccioni † (18 dicembre 1924 - maggio 1933 dimesso)[36]
  • Faustino Baldini † (8 agosto 1933 - 20 maggio 1966 deceduto)
    • Sede vacante (1966-1970)[37]
  • Lorenzo Vivaldo † (7 settembre 1970 - 14 maggio 1978 nominato vescovo di Massa Marittima-Piombino)

Vescovi di Massa Marittima-Piombino

[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi nel 2021 su una popolazione di 126.700 persone contava 124.750 battezzati, corrispondenti al 98,5% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 109.800 110.000 99,8 44 37 7 2.495 7 188 33
1970 132.300 132.500 99,8 65 52 13 2.035 0 15 171 45
1980 130.000 133.500 97,4 80 63 17 1.625 0 18 143 47
1990 129.800 136.400 95,2 71 56 15 1.828 0 15 101 54
1999 126.000 127.677 98,7 68 56 12 1.852 0 12 78 53
2000 126.000 127.677 98,7 69 57 12 1.826 0 12 76 53
2001 126.000 127.677 98,7 65 54 11 1.938 0 11 76 53
2002 126.000 127.677 98,7 64 55 9 1.968 1 10 70 53
2003 126.000 127.677 98,7 63 55 8 2.000 0 8 73 53
2004 126.000 127.677 98,7 62 52 10 2.032 0 10 75 53
2013 127.600 129.800 98,3 48 40 8 2.658 4 8 55 53
2016 130.200 132.400 98,3 44 36 8 2.959 4 9 55 53
2019 124.610 126.510 98,5 49 36 13 2.543 4 14 30 53
2021 124.750 126.700 98,5 47 35 12 2.654 4 12 36 53
  1. ^ Santuario della Madonna del Frassine, su Diocesi di Massa Marittima-Piombino. URL consultato il 5 aprile 2024.
  2. ^ Fanno eccezione le frazioni di Tatti e di Prata che appartengono rispettivamente alle diocesi di Grosseto e di Volterra.
  3. ^ Appartiene alla diocesi la sola frazione di Frassine, il resto del territorio comunale si trova nella diocesi di Volterra.
  4. ^ Orario Sante Messe, su Diocesi di Massa Marittima-Piombino. URL consultato il 5 aprile 2024.
  5. ^ Santuari diocesani, su Diocesi di Massa Marittima-Piombino. URL consultato il 5 aprile 2024.
  6. ^ Vita consacrata, su Diocesi di Massa Marittima-Piombino. URL consultato il 5 aprile 2024.
  7. ^ a b Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. I, Roma 1999, p. 204.
  8. ^ Gabriella Garzella, Populonia, Cornino, Massa Marittima: l'itinerario di una sede diocesana, in Anna Benvenuti (a cura di), Da Populonia a Massa Marittima: i 1500 anni di una diocesi, Firenze 2005.
  9. ^ a b c d Dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  10. ^ Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. XVII, p. 684.
  11. ^ Maria Luisa Ceccarelli Lemut, La presenza monastica nella diocesi di Populonia-Massa Marittima dalle prime attestazioni al XIII secolo, in «Un monastero sul mare. Ricerche a San Quirico di Populonia», a cura di Giovanna Bianchi e Sauro Gelichi, 2016, pp. 23-49.
  12. ^ Kehr, Italia pontificia, III, p. 259, nº 4; e p. 270, nº 7.
  13. ^ Kehr, Italia pontificia, III, p. 270, nº 6.
  14. ^ Kehr, Italia pontificia, III, p. 324, nº 23, e p. 271, nº 10.
  15. ^ Marco Paperini, La signoria del vescovo di Massa in Maremma: insediamenti e risorse, in «Studi di Storia degli Insediamenti in onore di Gabriella Garzella», a cura di Enrica Salvatori, 2014, pp. 199-215.
  16. ^ Il decreto dice espressamente: Sacra Congregatio pro Episcopis statuit ut dioecesis Massana-Populoniensis posthac Massana-Plumbinensis cognominetur et titulus Ecclesiae Populoniensis in indicem sedium titularium inseratur.
  17. ^ Isidoro Ugurgieri Azzolini (Le pompe senesi o' vero relazione delli huomini e donne illustri di Siena e suo Stato, parte prima, Pistoia, 1649, p. 213) inizia la serie episcopale di Populonia con i vescovi Arsello (504) e Corbinto o Carbinto Africano (535), ignorati da Ughelli, Cappelletti e Gams, ma accolti nelle cronotassi di Populonia da storici ed eruditi locali (Cesaretti, Memorie sacre e profane dell'antica diocesi di Populonia, p. 7). Arsello è da identificare con Asello, e il suo nome è noto dai falsi concili simmachiani del 503 e del 504. Nella serie di Ugurgieri, a Corbinto Affricano segue Cerbone Affricano. Entrambi i vescovi (Arsello e Corbinto/Carbinto) sono esclusi da: G. Garzella, Cronotassi dei vescovi di Populonia-Massa Marittima dalle origini all'inizio del secolo XIII, in «Pisa e la Toscana occidentale nel Medioevo. A Cinzio Volante nei suoi 70 anni», Pisa, 1991, vol. I, pp. 1-21.
  18. ^ Questo vescovo non è documentato storicamente, ma è noto solo attraverso la leggenda agiografica del suo successore, san Cerbone. È escluso dalla cronotassi di Populonia da G. Garzella (Cronotassi dei vescovi di Populonia-Massa Marittima dalle origini all'inizio del secolo XIII, in «Pisa e la Toscana occidentale nel Medioevo. A Cinzio Volante nei suoi 70 anni», Pisa, 1991, vol. I, pp. 1-21).
  19. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, p. 427.
  20. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, p. 591. Kehr, Italia pontificia, III, p. 269, nº 1.
  21. ^ Ughelli inserisce questo vescovo assegnandogli l'anno 590 (Italia sacra, III, col. 709). Secondo Lanzoni, la fonte di Ughelli sarebbe Gregorio Magno, ma, come dice lo storico faentino, in nessuna lettera del pontefice è fatta menzione del vescovo Massimino di Populonia. Cappelletti e Gams escludono che nel 590 la sede di Populonia fosse stata occupata da un prelato, poiché l'anno successivo in una lettera di Gregorio Magno la diocesi è indicata come vacante da tempo (sacerdotis officio destituita); tuttavia, ammettono l'esistenza di questo vescovo, ma trasferendolo all'anno 600 circa.
  22. ^ Secondo Cappelletti, Ancario o Ancauro o Anscauso fu vescovo di Forlimpopoli, non di Populonia. Anche: Franco Zaghini, Cronotassi dei vescovi di Forlimpopoli, in «Forlimpopoli. Documenti e Studi», vol. 7, pp. 117-118. Ughelli inserisce questo vescovo nelle cronotassi di Populonia (con il nome di Ancaurus) e di Forlimpopoli (con il nome di Ansaucus; «Italia sacra», II, col. 598)
  23. ^ Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Karolini (742-842), seconda parte (819-842), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1908, p. 561,5.
  24. ^ Negli atti del concilio dell'861 è indicato come Paulus Cornitus o Corninus. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 860-874, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover, 1998, pp. 64-65.
  25. ^ Kehr, Italia pontificia, III, p. 282, nº 8.
  26. ^ Questo vescovo è documentato come vescovo di Populonia il 14 febbraio 979; poco dopo venne trasferito alla sede di Lucca, dove è documentato per la prima volta il 22 marzo 979. Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, p. 260.
  27. ^ a b c d e f Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, pp. 260-262.
  28. ^ Tra Enrico e Tegrimo, Cappelletti e Gams inseriscono un vescovo di nome Guglielmo, che avrebbe preso parte ad un concilio romano nel 1056, in base a quanto racconta la Cronaca di Farfa. Tuttavia, questo vescovo è da escludere, poiché in quell'anno non si celebrò alcun sinodo o concilio a Roma. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 1023-1059, a cura di Detlev Jasper, Hannover, 2010.
  29. ^ Questo vescovo, documentato nel novembre 1074 e nell'ottobre 1080, fu consacrato da papa Gregorio VII nel suo primo anno di pontificato, e cioè tra giugno 1073 e giugno 1074. Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, p. 261.
  30. ^ Vescovo "imperiale", documentato nel mese di agosto 1082 come vescovo eletto; non può essere identificato con il precedente, che era stato consacrato, e dunque non era più episcopus electus. Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, p. 261.
  31. ^ Dopo Alberto, Isidoro Ugurgieri Azzolini (Le pompe senesi…, I, p. 213) inserisce un vescovo di nome Mariano (1180), escluso o ignorato da tutti gli altri autori, i quali invece documentano l'esistenza di Giovanni IV, assente in Ugurgieri.
  32. ^ Elezione cassata da papa Gregorio IX il 4 agosto (Eubel, Hierarchia catholica, vol. I, p. 329, nota 1). Il nome del vescovo è indicato nel documento pontificio solo con la lettera iniziale, G.
  33. ^ Secondo le bolle pontificie citate da Eubel, la nomina di Lando fu dovuta al decesso di Orlando che lasciò vacante la sede di Massa. Questa indicazione porta ad escludere il vescovo Donusdeo Malevotti, inserito da Cesaretti al 1302 (Memorie sacre e profane dell'antica diocesi di Populonia, p. 44).
  34. ^ Ughelli e Cesaretti inseriscono un vescovo Pietro nel 1318, sconosciuto a tutti gli altri autori. La presenza di Pietro porta all'inserimento di un altro vescovo Giovanni (VI), tra il 1320 e il 1333; inoltre Cesaretti ammette un ulteriore vescovo Pietro nel 1333, prima di Galgano. Memorie sacre e profane dell'antica diocesi di Populonia, pp. 46-48.
  35. ^ Il 21 novembre 1498, Girolamo Conti di Massa fu nominato vescovo coadiutore di Giorgio Della Rovere, vescovo di Orvieto, anziano e ammalato. Eubel, Hierarchia catholica, II, p. 260, nota 3 di Orvieto. Secondo Cesaretti (Memorie sacre e profane dell'antica diocesi di Populonia, p. 61), Girolamo Conti avrebbe dato le dimissioni nel 1491 e gli sarebbe succeduto Giovanni Agostino, morto nel 1492; queste indicazioni sono escluse da Eubel, secondo il quale Girolamo era ancora vescovo di Massa nel 1498.
  36. ^ Rimase amministratore apostolico fino alla presa di possesso del nuovo vescovo, avvenuta per procura il 26 novembre 1933. Si veda: Attività pastorale di mons. Giovanni Piccioni all'Isola d'Elba (1924-1933) (PDF), in Corriere Elbano, Portoferraio, 10 luglio 1976, p. 4. URL consultato il 26 ottobre 2024.
  37. ^ Durante la vacanza della sede fu amministratore apostolico Alberto Ablondi, vescovo ausiliare di Livorno.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN126878114 · LCCN (ENn2005048174