Amedeo di Savoia-Aosta (1898)

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Amedeo di Savoia-Aosta
Amedeo di Savoia in una cartolina celebrativa degli anni '30
III Duca d'Aosta
Stemma
Stemma
In carica4 luglio 1931 –
3 marzo 1942
PredecessoreEmanuele Filiberto di Savoia-Aosta
SuccessoreAimone di Savoia-Aosta
Nome completoAmedeo Umberto Lorenzo Marco Paolo Isabella Luigi Filippo Maria Giuseppe Giovanni Adriano Francesco Manuel
TrattamentoSua Altezza Reale
Altri titoliDuca delle Puglie
NascitaTorino, 21 ottobre 1898
MorteNairobi, 3 marzo 1942
Luogo di sepolturaSacrario militare italiano di Nyeri
DinastiaSavoia-Aosta
PadreEmanuele Filiberto di Savoia-Aosta
MadreElena d'Orléans
ConsorteAnna d'Orléans
FigliMargherita
Maria Cristina
ReligioneCattolicesimo
Amedeo di Savoia

Viceré d'Etiopia
Durata mandato21 dicembre 1937 –
19 maggio 1941
MonarcaVittorio Emanuele III
Capo del governoBenito Mussolini
PredecessoreRodolfo Graziani
SuccessorePietro Gazzera

Dati generali
Prefisso onorificoSua Altezza Reale
Suffisso onorificoDuca d'Aosta
Amedeo di Savoia-Aosta
Amedeo di Savoia-Aosta ritratto in uniforme nel 1933
SoprannomeDuca di Ferro
Eroe dell'Amba Alagi
NascitaTorino, 21 ottobre 1898
MorteNairobi, 3 marzo 1942 (43 anni)
Cause della mortemalaria e tubercolosi
Luogo di sepolturaSacrario militare italiano di Nyeri (Kenya)
ReligioneCattolica
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armata Regio Esercito
Regia Aeronautica
Anni di servizio1915-1941
GradoGenerale d'armata aerea
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano
Campagna dell'Africa Orientale Italiana
BattaglieSeconda battaglia dell'Amba Alagi
Comandante di21º Stormo
4º Stormo
III Brigata aerea
1ª Divisione Aerea "Aquila"
Forze armate dell'Africa Orientale Italiana
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Amedeo di Savoia, duca d'Aosta (Amedeo Umberto Lorenzo Marco Paolo Isabella Luigi Filippo Maria Giuseppe Giovanni; Torino, 21 ottobre 1898Nairobi, 3 marzo 1942), è stato un generale e aviatore italiano, membro della famiglia reale italiana appartenente al ramo Savoia-Aosta; fu viceré d'Etiopia dal 1937 al 1941. Venne soprannominato Duca di Ferro e Eroe dell'Amba Alagi.

Infanzia ed educazione

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Amedeo nacque a Torino nel 1898 da Emanuele Filiberto, secondo duca d'Aosta, e da Elena di Borbone-Orléans. Quale erede del ducato d'Aosta ricevette il titolo di duca delle Puglie. A nove anni fu inviato al collegio di St. Andrew di Londra, dove imparò perfettamente la lingua inglese; tornato in Italia, nel 1914 fu avviato alla carriera militare e iscritto al Reale collegio della Nunziatella di Napoli.

Ben presto Amedeo si scontrò con le rigide consegne imposte agli altri studenti: nessuno doveva rivolgersi per primo al principe e, se interpellato, doveva mettersi sull'attenti e rispondere esclusivamente: «Sì, Altezza reale» o «No, Altezza reale»; infastidito da tanta formalità, Amedeo permise ai propri compagni di dargli del tu e di omettere il titolo di Altezza reale[1].

Carriera militare

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All'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale si arruolò volontario, a soli sedici anni, come soldato semplice nel Reggimento artiglieria a cavallo Voloire. Il padre Emanuele Filiberto lo presentò al generale Petitti di Roreto, dicendo: «Nessun privilegio, sia trattato come gli altri»[1].

Venne subito destinato alla prima linea, con il grado di caporale e servente d'artiglieria sul Carso, guadagnandosi sul campo prima il grado di tenente in s.p.e., per merito di guerra, e nel 1917 quello di capitano. Al termine del conflitto ottenne dai genitori il permesso di seguire lo zio Luigi Amedeo, duca degli Abruzzi in Somalia, impegnato nell'esplorazione del fiume Uèbi Scebèli, allo scopo di stabilire una fattoria per la coltivazione di cotone, canna da zucchero e semi oleosi; insieme costruirono una ferrovia ed un villaggio, battezzato Villaggio Duca degli Abruzzi. Nel 1920 a Palermo conseguì la licenza liceale.

Nel 1921 Amedeo partì per il Congo Belga; il temporaneo allontanamento, secondo la cronaca scandalistica dell'epoca, derivò da una sua battuta sul re e sulla regina: durante un ricevimento a palazzo, all'apparire dei sovrani, si disse avesse detto: «Ecco Curtatone e Montanara»: Il riferimento alla battaglia risorgimentale era velatamente rivolto alla bassa statura di Vittorio Emanuele e alla nazione di provenienza della regina, il Montenegro. La battuta fu sentita e il giorno dopo il padre fu convocato dal re; ne scaturì l'allontanamento da corte. Amedeo si recò in Africa e si fece assumere sotto pseudonimo come operaio semplice in una fabbrica di sapone a Stanleyville (oggi Kisangani).

Nel 1923, rientrato in Italia, a Palermo riprese la carriera militare con il grado di maggiore e, successivamente, si laureò in giurisprudenza all'università di Palermo con una tesi in diritto coloniale, intitolata I concetti informatori dei rapporti giuridici fra gli stati moderni e le popolazioni indigene delle colonie, esaminando il problema coloniale sotto l'aspetto morale e sostenendo che l'imposizione della sovranità d'uno Stato straniero sugl'indigeni si giustifica moralmente solo col miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni colonizzate.

Il 24 luglio 1926 conseguì la licenza di pilota militare. Tornato in Africa, Amedeo compì numerosi voli di ricognizione, guadagnandosi una medaglia d'argento al valor militare per le ardite azioni in volo sulla Cirenaica[1]. A seguito della morte del padre, Emanuele Filiberto, nel 1931, Amedeo assunse il titolo di duca d'Aosta. Quell'anno divenne comandante del 23º Reggimento Artiglieria da Campagna di stanza a Trieste e risiedette presso il Castello di Miramare.

Nel 1932 fu trasferito nella Regia Aeronautica e l'11 giugno assunse con il grado di colonnello il comando del 21º Stormo Ricognizione terrestre, di stanza all'aeroporto di Gorizia; il 1º maggio 1933 il duca lasciò il comando del 21º Stormo per quello del 4º Stormo Caccia fino al marzo 1934; il 1º marzo 1934 fu promosso generale di brigata aerea ed assume il comando della III Brigata aerea di Gorizia; in quel periodo fu anche presidente onorario della Triestina; nel 1935, allo scoppio della guerra d'Etiopia, chiese d'andare al fronte, ma il re rifiutò, motivando il proprio no con la sua posizione nell'ordine di successione al trono; nel 1936, da generale di divisione aerea, fu posto al comando della 1ª divisione aerea Aquila fino al 12 dicembre 1937[2]; il 16 novembre 1937 fu nominato generale di squadra aerea.

Possibili nomine

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Intanto si parlava anche di proposte e intese per far diventare Amedeo re di qualche nazione europea: al termine della guerra civile spagnola, nel 1939, si era pensato di assegnargli il trono di Spagna, lasciato libero dai Borbone, ma la proposta decadde per l'opposizione di Francisco Franco[3].

In seguito ci furono incontri fra alti esponenti politici ungheresi ed italiani affinché Amedeo cingesse la corona d'Ungheria, rimasta vacante dopo la sconfitta degli Asburgo al termine della prima guerra mondiale (volendo mantenere la monarchia, dato che la corona rappresentava l'unità e l'indipendenza dello stato, al termine della prima guerra mondiale gli ungheresi trovarono una soluzione di compromesso, nominando un reggente nella persona dell'ammiraglio Miklós Horthy, in attesa della futura salita al trono di qualche re che non fosse un Asburgo, dinastia contro la quale le potenze vincitrici della guerra avevano posto il veto[3]. La morte di Amedeo nel 1942, però, fece sfumare il piano di mettere un Savoia sul trono di Budapest[4]).

Amedeo di Savoia-Aosta e la moglie Anna d'Orléans il 5 novembre 1927

Amedeo sposò Anna d'Orléans (Le Nouvion-en-Thiérache, 5 agosto 1906 - Sorrento, 19 marzo 1986) il 5 novembre 1927 a Napoli.

Viceré d'Etiopia

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Lo stesso argomento in dettaglio: Africa Orientale Italiana.

Dopo la seconda guerra italo-abissina, il 21 dicembre 1937 Amedeo di Savoia si insediò come governatore generale dell'Africa Orientale Italiana e viceré d'Etiopia, rinnovando l'autorizzazione, fino al marzo del 1939, all'impiego dei gas nelle azioni repressive contro la resistenza etiope e le popolazioni civili[5]. In quegli anni contribuì alla realizzazione di rilevanti opere pubbliche[6].

Nel 1938, su ordine di Mussolini e sulla falsariga delle leggi razziali fasciste, Amedeo d'Aosta commissionò al colonnello degli alpini Giuseppe Adami (capo dell'Ufficio topografico dell'Impero) l'individuazione d'un territorio adatto a ospitare un numero iniziale di 1400 famiglie di religione ebraica. Tale valutazione preliminare si inseriva nell'ambito della progettata creazione d'una colonia ebraica in Etiopia, poi non concretatasi.

Nel 1940 era stato nominato generale d'armata aerea e, con l'entrata dell'Italia in guerra il 10 giugno 1940, divenne comandante superiore delle forze armate dell'Africa Orientale Italiana.[7] Nel 1941, di fronte alla travolgente avanzata degli inglesi nell'Africa Orientale Italiana, le poche truppe italiane rimaste al suo comando si ritirarono per organizzare l'ultima resistenza sulle montagne etiopiche.

Disfatta dell'Amba Alagi

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Amedeo s'asserragliò dal 17 aprile al 17 maggio 1941 sull'Amba Alagi con 7 000 uomini, una forza composta di carabinieri, avieri e marinai della base di Assab, 500 soldati della sanità e circa 3.000 militari delle truppe indigene. Lo schieramento italiano venne ben presto stretto d'assedio dalle forze del generale Alan Cunningham (39 000 uomini). I soldati italiani, inferiori sia per numero sia per mezzi, diedero prova di grande valore ma, stremati dal freddo e dalla mancanza di munizioni, acqua e legna, si dovettero arrendere ai britannici. Il giorno 14 maggio 1941 Amedeo ottenne da Mussolini l'autorizzazione alla resa e designò come negoziatore il generale Volpini, che però fu massacrato con la sua scorta dai ribelli etiopici che circondavano le linee italiane.

Poco prima della resa, Amedeo autorizzò gl'indigeni della sua truppa a tornare nei propri villaggi (e autorizzò i suoi ufficiali a fare lo stesso) ma, come risulta dai bollettini del 1941 del SIM, gli abbandoni non furono superiori alla quindicina di casi, testimoniando il profondo legame che s'era instaurato fra lui, i suoi più giovani ufficiali e i loro àscari[1]. A mezzogiorno del 17 maggio le condizioni della resa vennero pattuite dai generali Trezzani e Cordero di Montezemolo per parte italiana, e dal colonnello Dudley Russel per parte britannica; i militari di Sua Maestà Britannica, non solo in omaggio del comandante nemico, ma anche in segno di ammirazione per la fermezza da loro mostrata[8], resero gli onori delle armi ai superstiti, facendo conservare agli ufficiali la pistola d'ordinanza.

Lunedì 19 maggio 1941, all'ingresso della caverna-comando, comparve Amedeo d'Aosta, e da Forte Toselli il duca s'avviò scendendo con il generale inglese Maine alla sua sinistra, scortato da un sottufficiale sudafricano; su due colonne li seguivano i soldati del presidio, carichi d'armi leggere, zaini, valigie di cartone legate con lo spago, chitarre e fagotti; e Amedeo d'Aosta rese il saluto al picchetto d'onore e alla bandiera italiana che si ammainava[1].

Prigionia e morte

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Amedeo, prigioniero di guerra numero 11590, venne trasferito in Kenia in aereo; durante il volo gli vennero ceduti per alcuni istanti i comandi, in modo da consentirgli di pilotare per l'ultima volta[1]. Arrivato in Kenia, venne tenuto prigioniero dagl'inglesi insieme al suo Ufficiale d'ordinanza (il tenente pilota Flavio Danieli) presso Dònyo Sàbouk, una località insalùbre e infestata dalla malaria situata a 70 chilometri da Nairobi. Nonostante Amedeo intercedesse presso le autorità inglesi affinché queste migliorassero le condizioni dei militari italiani e per il rimpatrio dei civili, il comando britannico non gli consentì di ricevere nessuno, né di visitare gli altri prigionieri.

Nel novembre 1941 Amedeo iniziò ad accusare alcuni malori: a dicembre una febbre alta lo costrinse a letto. Tre settimane dopo il comando britannico permise ad Amedeo di recarsi a visitare i prigionieri italiani (sarebbe stata l'ultima sua uscita), ma gli impedirono di salutarli personalmente: Amedeo ottenne solo che la sua vettura procedesse a passo d'uomo di fronte ai cancelli del campo di prigionia. Il 26 gennaio 1942 gli vennero diagnosticate malaria e tubercolosi[1]: tale responso medico, per le condizioni in cui il duca si trovava, significava morte certa.

Amedeo morì il 3 marzo 1942 nell'ospedale militare di Nairobi, dove fu da ultimo ricoverato; ; al suo funerale anche i generali britannici indossarono il lutto al braccio; per sua espressa volontà è sepolto al sacrario militare italiano di Nyeri, in Kenya, insieme con 676 suoi soldati. Poiché Amedeo aveva avuto solo figlie, nel titolo ducale gli succedette il fratello Aimone. Amedeo aveva fama di essere un gentiluomo: prima di lasciare la sua sede di Addis Abeba, scrisse una nota ai comandi britannici per ringraziarli in anticipo della futura protezione alle donne e ai bambini del luogo.

Dal matrimonio tra Amedeo di Savoia-Aosta ed Anna d'Orléans nacquero:

  • Margherita di Savoia-Aosta (Margherita Isabella Maria Vittoria Emanuela Elena Gennara, Napoli, 7 aprile 1930 - Basilea 10 gennaio 2022), coniugata dal 28 dicembre 1953 con Roberto d'Asburgo-Este; la coppia ha avuto tre figli e due figlie.
  • Maria Cristina di Savoia-Aosta (Trieste, 10 settembre 1933 - San Paolo del Brasile, 18 novembre 2023), coniugata dal 29 gennaio 1967 con Casimiro di Borbone-Due Sicilie; la coppia ha avuto due figli e due figlie.

Monumenti e dediche

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Busto del Duca d'Aosta nell'appartamento del duca Amedeo nel Castello di Miramare

Gli è stato intitolato il 4º Stormo dell'Aeronautica Militare.

A Roma sono intitolati ad Amedeo di Savoia-Aosta la galleria Principe Amedeo di Savoia-Aosta, che sottopassa il Gianicolo fuori dal Vaticano, tra porta Cavalleggeri e porta Santo Spirito; e il ponte omonimo, aperto nel 1942. In origine le due opere venivano designate come "Galleria gianicolense" e "Nuovo ponte dei Fiorentini"[9].

Il 4 novembre 1962, per iniziativa dell'aeroclub locale e con la partecipazione dell'Associazione arma aeronautica e dell'Aeronautica Militare, il presidente della Repubblica Antonio Segni inaugurò un monumento in onore del principe Amedeo all'aeroporto di Gorizia; il monumento è composto di dieci cippi rievocanti le tappe più significative delle imprese militari di Amedeo, sopra i quali si eleva una statua in marmo travertino alta 5 metri che raffigura il Duca in divisa da aviatore con il viso rivolto verso l'Africa[1].

Un altro monumento ad Amedeo si trova nel parco del castello di Miramare a Trieste, dove risiedette con la famiglia prima della partenza per l'Etiopia; questo castello è risultato funesto per chi vi ha abitato: Massimiliano d'Asburgo partì per cingere la corona imperiale del Messico e lì morì, mentre Amedeo partì per l'Impero d'Etiopia, di cui fu viceré, e morì in prigionia.

In questi anni molte vie e piazze sono state intitolate al viceré Amedeo: un suo busto di bronzo, dono della moglie Anna di Francia, si trova all'interno del castello di Miramare, e due stanze dello stesso sono a lui dedicate con interessante documentazione; Il portale internautico dell'Aeronautica Militare ha redatto una pagina, intitolata I grandi aviatori, dove vengono citate le maggiori personalità storiche dell'aviazione italiana, collocando tra di esse Amedeo di Savoia-Aosta.[10]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Vittorio Emanuele II, re d'Italia Carlo Alberto di Savoia  
 
Maria Teresa d'Asburgo-Lorena  
Amedeo I di Spagna  
Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena Ranieri Giuseppe d'Asburgo-Lorena  
 
Maria Elisabetta di Savoia-Carignano  
Emanuele Filiberto di Savoia, duca d'Aosta  
Carlo Emanuele dal Pozzo della Cisterna Giuseppe Alfonso dal Pozzo della Cisterna  
 
Maria Anna Balbo Bertone  
Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna  
Luisa Carolina Ghislaine di Merode Werner di Merode-Westerloo  
 
Victoire de Spangen d'Uyternesse  
Amedeo di Savoia, duca d'Aosta  
Ferdinando Filippo d'Orléans Luigi Filippo I di Francia  
 
Maria Amalia di Borbone-Due Sicilie  
Filippo d'Orléans  
Elena di Meclemburgo-Schwerin Federico Ludovico di Meclemburgo-Schwerin  
 
Carolina Luisa di Sassonia-Weimar-Eisenach  
Elena di Francia  
Antonio d'Orléans, duca di Montpensier Luigi Filippo I di Francia  
 
Maria Amalia di Borbone-Due Sicilie  
Maria Isabella d'Orléans  
Luisa Ferdinanda di Spagna Ferdinando VII di Spagna  
 
Maria Cristina di Borbone-Due Sicilie  
 

Onorificenze italiane

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Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine civile di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante superiore delle Forze Armate dell'Africa Orientale Italiana, durante undici mesi di asperrima lotta, isolato dalla Madre Patria, circondato da nemico soverchiante per mezzi e per forze, confermava la già sperimentata capacità di condottiero sagace ed eroico. Aviatore arditissimo, instancabile animatore delle proprie truppe le guidava ovunque, per terra, sul mare e nel cielo, in vittoriose offensive, in tenaci difese, impegnando rilevanti forze avversarie. Assediato nel ristretto ridotto dell'Amba Alagi, alla testa di una schiera di prodi, resisteva oltre i limiti delle umane possibilità, in un titanico sforzo che si imponeva all'ammirazione dello stesso nemico. Fedele continuatore delle tradizioni guerriere della stirpe sabauda e puro simbolo delle romane virtù dell'Italia imperiale e fascista. Africa Orientale Italiana, 10 giugno 1940-18 maggio 1941»
— 1941[12]
Medaglia d'argento al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Prontamente intervenuto sul luogo dove un aereo si era abbattuto al suolo incendiandosi, appena intuito che il pilota era ancora tra i rottami, incurante del gravissimo pericolo derivante dallo scoppio del carburante, si lanciava incurante del pericolo per primo verso l'apparecchio avvolto da fiamme altissime, e benché ustionato dal fuoco, riusciva ad estrarre dalle lamiere il pilota che ancora dava segni di vita. Aeroporto di Gorizia»
— 5 agosto 1936[13]
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia 1848-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di benemerenza per i volontari della guerra italo-austriaca 1915-18 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia della Vittoria, commemorativa della grande guerra per la civiltà (1918) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa Orientale (1935-1936), ruoli combattenti - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di benemerenza per i volontari della campagna dell'Africa Orientale (1935-1936) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia militare al merito di lungo comando di bronzo o di 3° grado (15 anni di comando) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia militare aeronautica di 3° grado (di bronzo, 10 anni di servizio aeronavigante) - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere

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Cavaliere d'Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce del Reale e Distinto Ordine Spagnolo di Carlo III (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria
  1. ^ a b c d e f g h Amedeo II di Savoia Duca delle Puglie e III Duca D'Aosta [collegamento interrotto], su asso4stormo.it. URL consultato il 25 maggio 2008.
  2. ^ http://www.associazione4stormo.it/4%C2%B0Stormo/Grosseto/Archivio%20Fotografico/Duma/Gorizia-congedo.jpg
  3. ^ a b Amedeo di Savoia Duca d'Aosta, Viceré d'Etiopia, santiebeati.it.
  4. ^ Giulio Vignoli, Il Sovrano Sconosciuto. Tomislavo II Re di Croazia, Milano, Mursia Editore, 2006, ISBN 88-425-3583-4.
  5. ^ Angelo Del Boca, La guerra d'Etiopia. L'ultima impresa del colonialismo. (Storia del ventennio fascista, 10). Longanesi & C., Milano, 2020, pp. 221-223.
  6. ^ http://www.treccani.it/enciclopedia/savoia-amedeo-di-duca-d-aosta/
  7. ^ Enzo Piscitelli, Savoia, Amedeo di, duca d'Aosta, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1949. URL consultato il 27 aprile 2016.
  8. ^ Non potrà essere dimenticato come, al fine di minare il morale delle truppe indigene italiane, queste fossero esplicitamente fatte oggetto di minacce verbali (ben presenti nei Bollettini del SIM del 1941, conservati nell'Archivio Centrale dello Stato a Roma) in cui si affermava che le loro famiglie sarebbero state massacrate in caso non avessero disertato, dopo aver sottoposto a stupro le loro donne.
  9. ^ Si veda qui la didascalida della foto dei lavori di costruzione nel 1940.
  10. ^ I grandi aviatori, su aeronautica.difesa.it. URL consultato il 31 maggio 2013.
  11. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  12. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  13. ^ http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/#
  • Alfio Berretta, Amedeo d'Aosta, Milano, Garzanti, 1948, SBN IT\ICCU\LO1\0531015.
  • Alfio Berretta, Con Amedeo d'Aosta in Africa Orientale Italiana. In pace e in guerra, Milano, Ceschina, 1952, SBN IT\ICCU\TO0\0605145.
  • Alfio Berretta, Amedeo Duca d'Aosta, Roma, 1953.
  • Alfio Berretta, Amedeo d'Aosta. Il prigioniero del Kenia, Milano, ELI, 1956, SBN IT\ICCU\TO0\0605065.
  • A. Fedin, I Condottieri, Roma, 1964, pp. 269-424.
  • Edoardo Borra, Amedeo d'Aosta, terzo duca d'Aosta e viceré d'Etiopia, Milano, Mursia, 1985, SBN IT\ICCU\CFI\0094900.
  • Carlo Delcroix, Quando c'era il Re, Milano, Rizzoli, 1959, SBN IT\ICCU\TO0\1227848.
  • Giulio Vignoli, Ricordo del Duca d'Aosta (Amedeo di Savoia, Viceré d'Etiopia), in Scritti politici clandestini. Politicamente scorretti, Genova, ECIG, 2000, p. 39, ISBN 88-7545-878-2, SBN IT\ICCU\CFI\0488443.
  • Sandro Sandri, Il principe Sahariano (S.A.R. Amedeo di Savoia-Aosta), Milano, Bertarelli, 1935.
  • Dino Ramella, Amedeo Duca D'Aosta, Il Principe aviatore, Priuli & Verlucca, Scarmagno, 2023.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Predecessore Duca d'Aosta Successore
Emanuele Filiberto 4 luglio 1931 – 3 marzo 1942 Aimone

Predecessore Viceré d'Etiopia Successore
Rodolfo Graziani 21 dicembre 1937 – 23 maggio 1941 Pietro Gazzera
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