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ROMA 2024

Recensione: Il ritorno

di 

- Uberto Pasolini riporta sul grande schermo l’Odissea di Omero rileggendola come la storia di una famiglia separata dalla guerra che si ritrova dopo tanti anni di lontananza

Recensione: Il ritorno
Ralph Fiennes e Juliette Binoche in Il ritorno

Un uomo torna a casa dopo tanti anni di assenza, portando con sé i traumi della guerra e il peso di un grosso fallimento. Sua moglie lo ha aspettato senza mai perdere la speranza di rivederlo vivo. Suo figlio deve fare i conti con questo ritorno inatteso, mentre cerca il suo posto nel mondo. Potrebbe essere una storia di oggi, invece è stata scritta tremila anni fa. E altro non è che l’Odissea di Omero, così come la racconta Uberto Pasolini nel suo nuovo film, Il ritorno [+leggi anche:
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, che, dopo la sua prima mondiale nella sezione Galas del Festival di Toronto lo scorso settembre, è sbarcato alla 19ma Festa del cinema di Roma, dove è stato proiettato nella sezione Grand Public.

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Il regista di film profondi ed emozionanti come Still Life [+leggi anche:
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(premio Orizzonti per la miglior regia a Venezia 2013) e Nowhere Special [+leggi anche:
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(anche nella sezione Orizzonti di Venezia) qui si focalizza sull’aspetto più intimo di una delle opere più importanti e fondative della storia della letteratura mondiale e la trasforma in una sorta di noir contemporaneo che scava nella psicologia dei suoi personaggi, pur mantenendo epoca, ambientazione e costumi della storia originale. E riunendo una coppia di attori di altissimo livello, Ralph Fiennes e Juliette Binoche, che, per la prima volta di nuovo insieme sullo schermo dopo Il paziente inglese (1996), trasmettono tutta la potenza espressiva di questa storia senza età.

Erano 70 anni che l’Odissea non veniva adattata al cinema, dall’Ulisse con Kirk Douglas e Silvana Mangano. A differenza di quella diretta da Mario Camerini, nella versione di Pasolini non c’è il viaggio, non c’è Polifemo, non ci sono le sirene. C’è solo il ritorno a Itaca, c’è solo un uomo stremato che approda su una spiaggia, un uomo invaso dai sensi di colpa per non aver riportato a casa i suoi soldati e che per questo preferisce nascondersi, mentre sua moglie Penelope continua a tessere la sua tela di giorno e a disfarla di notte, per rinviare all’infinito la scelta del suo nuovo sposo.

C’è da dire che Binoche qui dà il meglio di sé, incarnando la sofferenza di Penelope in modo profondo, quasi tangibile. La sofferenza di una donna abbandonata e sola, imprigionata in un castello, una regina che resiste alle pressioni e alle brame dei pretendenti al trono, fiera e austera ma pur sempre sensuale. Fiennes è straordinariamente intenso nei panni di un Odisseo sporco, smagrito, malmesso, un uomo segnato dagli orrori della guerra, sotto shock. Un padre mortificato, rifiutato da suo figlio Telemaco (Charlie Plummer) e che dovrà lottare, contro i Proci e contro i propri fantasmi, per salvare l’unità della sua famiglia. Un’Odissea interiore è questa di Pasolini, che si interroga sul senso della guerra – quella di ieri come quella di oggi – e che parla di rapporti umani, di amore e di guarigione.

Il ritorno è una coproduzione internazionale tra Italia, Grecia, Regno Unito, Francia ed è stato girato a Corfù. È prodotto da Picomedia con Rai Cinema, Heretic, Redwave Films, Ithaca Films Limited, Kabo Films, Marvelous Productions, in associazione con Greek Film Centre ERT SA e il UK Global Screen Fund del BFI. Uscirà nelle sale italiane il 30 gennaio con 01 Distribution. La distribuzione internazionale è affidata a Hanway Films.

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