Les Adieux à la reine
- Panico a Versailles nei primi giorni della Rivoluzione francese. Léa Seydoux e Diane Kruger brillano in un film sontuoso e con rimandi all'attualità che ha aperto la Berlinale 2012.
Il 14, 15 e 16 luglio 1789, dalla presa della Bastiglia alla partenza di re Luigi XVI dalla reggia di Versailles verso una Parigi scaldata dai primi fuochi della Rivoluzione Francese, il vecchio regime comincia a crollare. Il corso inesorabile della Storia risuona come un orologio a pendolo nella prima scena del riuscitissimo Les Adieux à la reine [+leggi anche:
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intervista: Benoît Jacquot
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Trattando questo capovolgimento storico (già affrontato al cinema da Scola, Wajda e Rohmer) dalla prospettiva della monarchia, e più in particolare della regina Maria Antonietta (trattata in tutt'altro modo da Sofia Coppola nel 2006), Benoît Jacquot fa una bella sintesi delle diverse caratteristiche del suo stile: il gusto dell'adattamento letterario (su venti film, questo è il decimo), l’attrazione per i film in costume (dopo Sade, La fausse suivante, Tosca e Adolphe) e la sua fascinazione per i ritratti di donne. Léa Seydoux e Diane Kruger, protagoniste del film, vanno così ad aggiungersi alla lista delle muse del cineasta (Huppert, Le Besco, Deneuve, Adjani, Kiberlain e Virginie Ledoyen, presente in Les Adieux à la reine).
Brillante messa in scena della fine di un mondo nello scenario sontuoso di Versailles, questo adattamento di un romanzo di Chantal Thomas offre un punto di vista originale poiché la trama si svolge esclusivamente attraverso lo sguardo di Sidonie Laborde (Léa Seydoux), giovane lettrice della regina (Diane Kruger), per la quale prova un ammirazione sconfinata. Con lei, lo spettatore scopre i retroscena della corte: dalle gondole sul Canal Grande agli appartamenti meno sfarzosi che ospitano i nobili di secondo rango, dai pasti in cucina al lusso del Petit Trianon e della galleria degli specchi. In continuo movimento, la giovane donna trascorre il 14 luglio come se fosse un giorno qualsiasi: la regina cerca idee sul vestiario e l'etichetta regna sotto la supervisione di Mme Campan (Noémie Noémie). Ci sono però alcuni segnali premonitori del terremoto che seguirà: un topo morto fluttua nel canale e "pare che il pane manchi sempre di più a Parigi". Ma Sidonie vive sulle nuvole: "è come se viaggiassi in un paesaggio maraviglioso".
L'indomani, la notizia della presa della Bastiglia fa precipitare il palazzo nel panico: "una lista di 286 teste da tagliare per operare le grandi riforme necessarie" circola nei corridoi affollati, la regina brucia le sue lettere, fa scastonare le sue pietre preziose dalle loro montature e prepara i bagagli, mentre cresce l'odio contro la sua favorita e amante Gabrielle de Polignac (Virginie Ledoyen). L’etichetta resiste ("la situazione è molto grave, ma non ditelo a nessuno, perderei l'amicizia della regina"), ma il 16 luglio tutto va in frantumi. I furti si moltiplicano, i soldati e i servitori disertano, i nobili fuggono o si suicidano. In questo minaccioso tumulto ("ormai non si accontentano più di bruciare le nostre effigi, ci vogliono in carne e ossa"), il re (Xavier Beauvois) e la regina, ma anche Sidonie, dovranno scegliere tra desiderio e dovere.
Girato in modo magistrale, molto ben ritmato e giocando abilmente su contrasti di luce superbi, Les Adieux à la reine rivisita la storia con una deliberata modernità perfettamente incarnata da Léa Seydoux. Ovviando al rischio di cadere nella caricatura e nella ricostruzione patinata, Benoît Jacquot firma un'immersione nel passato vivida quanto istruttiva, ma soprattutto un'opera esteticamente suggellata dal talento.
(Tradotto dal francese)
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