Manuel Martín Cuenca • Regista
“Le storie locali e autentiche sono universali"
- Caníbal, il nuovo film di Manuel Martín Cuenca, con Antonio de la Torre protagonista, è in concorso a San Sebastian
Alla fine, l'Accademia Spagnola di Cinema ha eletto15 años y un día di Gracia Querejeta per rappresentare la Spagna ai premi Oscar nella categoria Miglior film in lingua straniera, ma è un'altra pellicola finalista, Caníbal [+leggi anche:
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intervista: Manuel Martín Cuenca
scheda film] di Manuel Martín Cuenca, a confermarsi il film spagnolo dell'anno, dopo il suo trionfale passaggio al Festival del Cinema di Toronto e la sua presentazione ufficiale in Spagna al Festival del Cinema di San Sebastian. Dalla città basca, il regista parla con Cineuropa del film, la storia di uno spietato assassino (Antonio de la Torre) che si nasconde dietro l'identità di un sarto perfezionista in una città nel sud della Spagna, Granada. Il suo modo di agire e di vedere la vita cambia dopo aver conosciuto una donna (Olimpia Melinte).
Cineuropa: Che cosa ha trovato in Antonio de la Torre che l'ha convinta a scegliere lui per impersonare questo personaggio?Manuel Martín Cuenca: Conosco Antonio da quando ebbi il piacere di dirigerlo in uno dei miei primi cortometraggi come protagonista, Hombres sin mujeres, e successivamente siamo tornati a lavorare insieme in diverse mie pellicole. Antonio lavora col cuore e ha la forza, il talento e l'intelligenza per migliorare in ogni suo ruolo. Caníbal era il suo film, è questione di fiducia nel suo talento. E sono vent'anni che ho questa fiducia.
Alla presentazione ufficiale per la stampa a San Sebastian, ha spiegato che è un film universale ma molto spagnolo.
Le storie locali e autentiche sono universali. E' semplicemente così. Lo hanno dimostrato grandi del cinema spagnolo, per citarne alcuni: Pedro Almodóvar, Luis Buñuel, Carlos Saura, Fernando Fernán Gómez, José Luis Borau... Servono altri nomi? Il cinema spagnolo, quanto più spagnolo è, più risulta grande.
Il film è finanziato da quattro paesi europei. Si vede nella produzione e nel risultato finale di aver avuto un tipo di finanziamento poco comune nel cinema spagnolo?
Si vedrà nella distribuzione e nella ripercussione a livello internazionale. E' bello vedere come un tipo di film profondamente spagnolo e andaluso sia capace di richiamare l'attenzione in altri paesi, non solo perché venga distribuito fuori ma anche perché hanno fiducia in esso e mettono il loro denaro per la sua produzione. Al giorno d'oggi, bisogna pensare in modo internazionale. Il cinema non può restare in un solo paese, non dobbiamo chiuderci. La Spagna deve aprirsi per risolvere molti dei suoi problemi, non chiudersi. E lo deve fare anche il suo cinema.
E' stato appena annunciato che il film non rappresenterà la Spagna agli Oscar. Come ha preso la notizia e che cosa pensa della pellicola selezionata?
Trovo bello che un'amica e collega (con cui ho lavorato a una serie TV dedicata alla seconda Repubblica spagnola) sia stata eletta come rappresentante del nostro cinema. Sono molto contento per lei perché le voglio molto bene e so che il suo film rappresenterà molto bene il paese. Magari fosse tra i cinque finalisti. La sorte di Gracia Querejeta è la sorte di tutti.
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