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La porta
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L’AMICA GENIALE
Helen Mirren nel ruolo di Emerenc nel film omonimo del 2012 del regista Ivan Szabo.
Magda Szabo gioca con il lettore spargendo nella narrazione fragili elementi autobiografici: il marito della protagonista è uno scrittore proprio come era Tibor, il marito della Szabo; Szabo e suo marito subirono l’ostracismo e la messa al bando, a lei fu addirittura ritirato un premio appena consegnato, e durò per anni, dal 1949 al 1956. Poi ci fu la riabilitazione e il ritorno alla scrittura a tempo pieno. E allora una domestica entrò effettivamente in casa Szabo-Szobotka.
Ma è inutile, e controproducente, andare al di là di queste tenui analogie. “La porta” non è un romanzo autobiografico, non lo è anche se la protagonista è una scrittrice che si chiama Magda, e non è neppure un romanzo realistico.
“La porta” parla di una scrittrice, che è la voce narrante, che vive in Ungheria in un paese che però si capisce essere un quartiere della capitale, insieme a suo marito, a sua volta scrittore. Le loro opere sono state vietate, ma un po’ prima che questa storia abbia inizio, sono state riammesse e riabilitate: la scrittrice narratrice può tornare a scrivere, quindi, non avrà più tempo per occuparsi dell’economia domestica e avrà bisogno di aiuto.
Le parlano bene di un’anziana di nome Emerenc che cucina e pulisce per tutti gli abitanti della strada e del quartiere, si prende cura dei bambini, spazza la strada dalle foglie morte e d’inverno dalla neve. Emerenc conosce tutto di tutti, tiene salotto nel piccolo portico davanti a casa, la cui porta nessuno è autorizzato a oltrepassare, dalla quale arrivano sinistri effluvi di detersivi.
Il primo momento spiazzante è all’inizio quando apprendiamo che non sarà la domestica a subire un esame, ma viceversa: perché Emerenc non lava i panni sporchi al primo che capita - quindi, solo se Magda e suo marito hanno buone referenze, Emerenc assumerà l’incarico.
Non succede molto altro: Magda e suo marito adottano un cucciolo salvandolo dalla neve ed Eminenc diventerà la vera padrone e il riferimento affettivo del quattrozampe, con gran gelosia di chi racconta; il marito di Magda si ammala ed Emerenc sa come curarlo; si ammala anche Eminenc… Szabo sa come regalarci dettagli e informazioni con parsimonia.
Emerenc e Magda interpretata dall’attrice tedesca Martina Gedeck.
Non succede molto, come dicevo, routine, banalità, la trama è esile: il tesoro è dietro la porta, in quello che c’è, in quello che non c’è, in quello che rappresenta e significa. Un tesoro che dilaga quando Emerenc si ammala, nell’ultima parte del pagine: a questo punto si intuisce che dietro la porta c’è uno scrigno (davanti alla porta c’è effettivamente una vecchia enorme pesantissima cassaforte) pieno di gemme preziose.
…ogni legame sentimentale rappresenta una potenziale aggressione, da quante più persone ci lasciamo avvicinare tanto più numerosi sono i canali attraverso il pericolo può colpirci. Non fu facile ammettere che Emerenc contava sempre più, la sua esistenza era diventata una componente essenziale della mia vita; all’inizio mi spaventava l’idea che un giorno avrei potuto perderla: se le fossi sopravvissuta nella schiera delle mie ombre ci sarebbe stato un ulteriore fantasma, insaziabile, tormentoso, che mi avrebbe seguita ovunque e gettata nella disperazione.
Szabo ci fa credere che tutto si svolga in un paesino: la strada dove tutti si conoscono, personaggi ricalcati su sterotipi del paese (ma anche come se fossero usciti da una parabola: il poliziotto buono, il fornaio…), solidarietà umana e anche tanta sfacciata curiosità (privacy bandita e sempre impicciarsi degli affari altrui). Invece siamo nella capitale, a Pest per la precisione.
Emerenc e il cane Viola.
La scrittura della Szabo sembra fatta di nulla, semplice e senza pretese: ma è precisa, sapiente, costruisce magnifiche cattedrali e splendidi castelli con cerchietti e stanghette, con gli stecchini o i fiammiferi come i detenuti. Lentamente sprigiona il quadro, piano piano le gemme cominciano a rilucere, prima nascoste, si può solo intravederle, poi velate, per arrivare al finale dove occorre coprirsi gli occhi, tanto è forte il chiarore.
Una scrittura così sapiente che sa trasformare personaggi intollerabili in creature indimenticabili: Emerenc è burbera e sgradevole al limite della brutalità, di quelle che si vanterebbero di “non avere peli sulla lingua”; la scrittrice è lamentosa e pusillanime. Perfino il cane è un ben strano quattrozampe che di canino ha poco, sembra ricalcato su qualche modello umano (il quattrozampe funge da messaggero tra il mondo del razionale e quello la cui comprensione non è alla diretta portata degli esseri umani).
Magda Szabo.
Tutto converge a fare di Emerenc un personaggio mitologico. In grado di compiere miracoli (a cominciare da come sequestra l’affetto di Viola, il cane). Sin dalla sua prima apparizione, col gigantesco mestolo davanti al calderone nel quale lava i panni, è avvolta in un’aureola di luce. Ha l’energia di una valchiria nonostante sia anziana. Accoglie i randagi, cani e gatti, come sembra che facesse il cristo con i bambini e i mendicanti. È circondata da tre presenze femminili che sembrano le Parche Moire (Sutu, Polett, Adélka).
Il romanzo si apre e chiude con un sogno, che è un incubo, che esprime l’impotenza di fronte alla morte dell’amica e il senso di colpa che la narratrice non riesce a controllare, e superare.
Viola cerca di aprire La Porta.
La porta è il confine della propria intimità, l’ingresso all’amore, all’intimità, alla reciproca conoscenza.
Ora vedrà qualcosa che nessuno ha mai visto, né mai vedrà finché non sarò sotto terra. Io oggi le ho fatto più male di quanto meritasse, le offro l’unica cosa che ho, l’unica cosa che ai suoi occhi abbia un valore. Prima o poi l’avrebbe vista, perché in fondo questa è roba sua, ma almeno così la vede mentre sono ancora viva. Entri. Non abbia paura.
La porta si apre sul mistero della comunicazione umana, sull’umana lotta per superare la distanza tra anime, quella valle che separa uno dall’altro. La porta conduce al mistero dell’amore.
Magda ed Emerenc si sono riconosciute, nel profondo hanno capito di essere composte dalla stessa materia, parlano la stessa lingua anche se sembrano non capirsi, hanno frequenti scontri, il silenzio è spesso la loro forma di comunicazione.
Emerenc seduta sotto il portico davanti a casa.
Per Ali Smith Emerenc è una raffigurazione dell’Ungheria.
Personalmente, invece, trovo particolarmente affascinante quest’altro percorso di lettura: siamo alla presenza di un io narrante che è una scrittrice, la quale scrive e racconta di un’altra donna, un’amica speciale. È la storia della loro relazione che riempie le pagine. Possiamo fidarci al cento per cento di questa narratrice? Ci racconta di un’altra donna, impenetrabile, in qualche modo inafferrabile, una donna con segreti, ma con talento speciale che però sembra voler auto-limitare. È l’altra donna, l’amica, che impone le regole della comunicazione, che decide aperture chiusure momenti di confidenza e momenti di privacy.
Queste due donne sono davvero divise o sono le due parti della stessa persona? Chi delle due è quella brillante? Lila e Lenù sono due metà dello stesso io, come potrebbero esserlo Magda ed Emerenc?
Poi, certo, davanti alla ‘porta’ succede davvero poco, mentre le vicende di Lila e Lenù sono un’iradidio. Ma l’eco, io la sento, e mi piace sentirla, mi aiuta a comprendere.
Emerenc e La Porta.
PS
Il film del regista Ivan Szabo (Mephisto), che credo sia solo omonimo, non parente della scrittrice, è una trasposizione sciapa, didascalica, messa in scena con maldestrezza, visivamente a livello di una fiction Mediaset. Neppure la splendida Helen Mirren nella parte di Emerenc riesce a risollevare il tono di un film nato male (tra i tanti misfatti: attori che recitano in inglese con difficoltà così palesi da dover ricorrere a doppiatori inglesi – flashback in stile horror).
Magda Szabo.
Helen Mirren nel ruolo di Emerenc nel film omonimo del 2012 del regista Ivan Szabo.
Magda Szabo gioca con il lettore spargendo nella narrazione fragili elementi autobiografici: il marito della protagonista è uno scrittore proprio come era Tibor, il marito della Szabo; Szabo e suo marito subirono l’ostracismo e la messa al bando, a lei fu addirittura ritirato un premio appena consegnato, e durò per anni, dal 1949 al 1956. Poi ci fu la riabilitazione e il ritorno alla scrittura a tempo pieno. E allora una domestica entrò effettivamente in casa Szabo-Szobotka.
Ma è inutile, e controproducente, andare al di là di queste tenui analogie. “La porta” non è un romanzo autobiografico, non lo è anche se la protagonista è una scrittrice che si chiama Magda, e non è neppure un romanzo realistico.
“La porta” parla di una scrittrice, che è la voce narrante, che vive in Ungheria in un paese che però si capisce essere un quartiere della capitale, insieme a suo marito, a sua volta scrittore. Le loro opere sono state vietate, ma un po’ prima che questa storia abbia inizio, sono state riammesse e riabilitate: la scrittrice narratrice può tornare a scrivere, quindi, non avrà più tempo per occuparsi dell’economia domestica e avrà bisogno di aiuto.
Le parlano bene di un’anziana di nome Emerenc che cucina e pulisce per tutti gli abitanti della strada e del quartiere, si prende cura dei bambini, spazza la strada dalle foglie morte e d’inverno dalla neve. Emerenc conosce tutto di tutti, tiene salotto nel piccolo portico davanti a casa, la cui porta nessuno è autorizzato a oltrepassare, dalla quale arrivano sinistri effluvi di detersivi.
Il primo momento spiazzante è all’inizio quando apprendiamo che non sarà la domestica a subire un esame, ma viceversa: perché Emerenc non lava i panni sporchi al primo che capita - quindi, solo se Magda e suo marito hanno buone referenze, Emerenc assumerà l’incarico.
Non succede molto altro: Magda e suo marito adottano un cucciolo salvandolo dalla neve ed Eminenc diventerà la vera padrone e il riferimento affettivo del quattrozampe, con gran gelosia di chi racconta; il marito di Magda si ammala ed Emerenc sa come curarlo; si ammala anche Eminenc… Szabo sa come regalarci dettagli e informazioni con parsimonia.
Emerenc e Magda interpretata dall’attrice tedesca Martina Gedeck.
Non succede molto, come dicevo, routine, banalità, la trama è esile: il tesoro è dietro la porta, in quello che c’è, in quello che non c’è, in quello che rappresenta e significa. Un tesoro che dilaga quando Emerenc si ammala, nell’ultima parte del pagine: a questo punto si intuisce che dietro la porta c’è uno scrigno (davanti alla porta c’è effettivamente una vecchia enorme pesantissima cassaforte) pieno di gemme preziose.
…ogni legame sentimentale rappresenta una potenziale aggressione, da quante più persone ci lasciamo avvicinare tanto più numerosi sono i canali attraverso il pericolo può colpirci. Non fu facile ammettere che Emerenc contava sempre più, la sua esistenza era diventata una componente essenziale della mia vita; all’inizio mi spaventava l’idea che un giorno avrei potuto perderla: se le fossi sopravvissuta nella schiera delle mie ombre ci sarebbe stato un ulteriore fantasma, insaziabile, tormentoso, che mi avrebbe seguita ovunque e gettata nella disperazione.
Szabo ci fa credere che tutto si svolga in un paesino: la strada dove tutti si conoscono, personaggi ricalcati su sterotipi del paese (ma anche come se fossero usciti da una parabola: il poliziotto buono, il fornaio…), solidarietà umana e anche tanta sfacciata curiosità (privacy bandita e sempre impicciarsi degli affari altrui). Invece siamo nella capitale, a Pest per la precisione.
Emerenc e il cane Viola.
La scrittura della Szabo sembra fatta di nulla, semplice e senza pretese: ma è precisa, sapiente, costruisce magnifiche cattedrali e splendidi castelli con cerchietti e stanghette, con gli stecchini o i fiammiferi come i detenuti. Lentamente sprigiona il quadro, piano piano le gemme cominciano a rilucere, prima nascoste, si può solo intravederle, poi velate, per arrivare al finale dove occorre coprirsi gli occhi, tanto è forte il chiarore.
Una scrittura così sapiente che sa trasformare personaggi intollerabili in creature indimenticabili: Emerenc è burbera e sgradevole al limite della brutalità, di quelle che si vanterebbero di “non avere peli sulla lingua”; la scrittrice è lamentosa e pusillanime. Perfino il cane è un ben strano quattrozampe che di canino ha poco, sembra ricalcato su qualche modello umano (il quattrozampe funge da messaggero tra il mondo del razionale e quello la cui comprensione non è alla diretta portata degli esseri umani).
Magda Szabo.
Tutto converge a fare di Emerenc un personaggio mitologico. In grado di compiere miracoli (a cominciare da come sequestra l’affetto di Viola, il cane). Sin dalla sua prima apparizione, col gigantesco mestolo davanti al calderone nel quale lava i panni, è avvolta in un’aureola di luce. Ha l’energia di una valchiria nonostante sia anziana. Accoglie i randagi, cani e gatti, come sembra che facesse il cristo con i bambini e i mendicanti. È circondata da tre presenze femminili che sembrano le Parche Moire (Sutu, Polett, Adélka).
Il romanzo si apre e chiude con un sogno, che è un incubo, che esprime l’impotenza di fronte alla morte dell’amica e il senso di colpa che la narratrice non riesce a controllare, e superare.
Viola cerca di aprire La Porta.
La porta è il confine della propria intimità, l’ingresso all’amore, all’intimità, alla reciproca conoscenza.
Ora vedrà qualcosa che nessuno ha mai visto, né mai vedrà finché non sarò sotto terra. Io oggi le ho fatto più male di quanto meritasse, le offro l’unica cosa che ho, l’unica cosa che ai suoi occhi abbia un valore. Prima o poi l’avrebbe vista, perché in fondo questa è roba sua, ma almeno così la vede mentre sono ancora viva. Entri. Non abbia paura.
La porta si apre sul mistero della comunicazione umana, sull’umana lotta per superare la distanza tra anime, quella valle che separa uno dall’altro. La porta conduce al mistero dell’amore.
Magda ed Emerenc si sono riconosciute, nel profondo hanno capito di essere composte dalla stessa materia, parlano la stessa lingua anche se sembrano non capirsi, hanno frequenti scontri, il silenzio è spesso la loro forma di comunicazione.
Emerenc seduta sotto il portico davanti a casa.
Per Ali Smith Emerenc è una raffigurazione dell’Ungheria.
Personalmente, invece, trovo particolarmente affascinante quest’altro percorso di lettura: siamo alla presenza di un io narrante che è una scrittrice, la quale scrive e racconta di un’altra donna, un’amica speciale. È la storia della loro relazione che riempie le pagine. Possiamo fidarci al cento per cento di questa narratrice? Ci racconta di un’altra donna, impenetrabile, in qualche modo inafferrabile, una donna con segreti, ma con talento speciale che però sembra voler auto-limitare. È l’altra donna, l’amica, che impone le regole della comunicazione, che decide aperture chiusure momenti di confidenza e momenti di privacy.
Queste due donne sono davvero divise o sono le due parti della stessa persona? Chi delle due è quella brillante? Lila e Lenù sono due metà dello stesso io, come potrebbero esserlo Magda ed Emerenc?
Poi, certo, davanti alla ‘porta’ succede davvero poco, mentre le vicende di Lila e Lenù sono un’iradidio. Ma l’eco, io la sento, e mi piace sentirla, mi aiuta a comprendere.
Emerenc e La Porta.
PS
Il film del regista Ivan Szabo (Mephisto), che credo sia solo omonimo, non parente della scrittrice, è una trasposizione sciapa, didascalica, messa in scena con maldestrezza, visivamente a livello di una fiction Mediaset. Neppure la splendida Helen Mirren nella parte di Emerenc riesce a risollevare il tono di un film nato male (tra i tanti misfatti: attori che recitano in inglese con difficoltà così palesi da dover ricorrere a doppiatori inglesi – flashback in stile horror).
Magda Szabo.
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La porta.
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October 22, 2017
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Finished Reading
October 25, 2017
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October 25, 2017
– Shelved as:
ungheria
Comments Showing 1-34 of 34 (34 new)
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piperitapitta wrote: "Molto bella la lettura di Emerenc e Magda come due parti della stessa persona, per quanto mi piaccia molto e trovi moto suggestiva anche quella di Ali Smith.
Mi toccherà rileggerla, mentre a te toc..."
Sì, proseguirò. Non subito, ma lo farò.
Mi toccherà rileggerla, mentre a te toc..."
Sì, proseguirò. Non subito, ma lo farò.
Vedi come il mondo è vario, io umilmente considero il suo capolavoro La ballata di Iza. Ma anche La porta e L'altra Eszter sono libri formidabili. In generale l'opera di Magda Szabò è straordinaria per la capacità di creare personaggi che restano dentro.
Domenico Fina wrote: "Vedi come il mondo è vario, io umilmente considero il suo capolavoro La ballata di Iza. Ma anche La porta e L'altra Eszter sono libri formidabili. In generale l'opera di Magda Szabò è straordinaria..."
La ballata di Iza, fra i tre, è quello che mi è piaciuto di meno.
L'altra Eszter devo ancora leggerlo, anche se io amo troppo la Eszter di Marai, forse, per metterle a confronto :-)
La ballata di Iza, fra i tre, è quello che mi è piaciuto di meno.
L'altra Eszter devo ancora leggerlo, anche se io amo troppo la Eszter di Marai, forse, per metterle a confronto :-)
orsodimondo wrote: "piperitapitta wrote: "Molto bella la lettura di Emerenc e Magda come due parti della stessa persona, per quanto mi piaccia molto e trovi moto suggestiva anche quella di Ali Smith.
Mi toccherà rileg..."
Fai bene, Magda Szabó è un'autrice da centellinare.
Mi toccherà rileg..."
Fai bene, Magda Szabó è un'autrice da centellinare.
Geniale è il tuo titolo dato alla recensione.
E' un libro che ho letto e riletto : la rilettura ancor più mi ha fatto rilevare la bellezza e la complessità di questo libro, secondo me, strepitoso.
E' un libro che ho letto e riletto : la rilettura ancor più mi ha fatto rilevare la bellezza e la complessità di questo libro, secondo me, strepitoso.
piperitapitta wrote: "Domenico Fina wrote: "Vedi come il mondo è vario, io umilmente considero il suo capolavoro La ballata di Iza. Ma anche La porta e L'altra Eszter sono libri formidabili. In generale l'opera di Magda..."
:-) A me Via Katalin è quello piaciuto meno, ma ho potuto constatare che su Magda Szabò non c'è unanimità su un libro solo. Non conosco la Eszter di Marai ma ti assicuro che la Eszter di Szabò è indimenticabile, nel senso di personaggio talmente irritante da risultare quasi grandioso. Ecco, Magda Szabò rende grandiosi i suoi personaggi, questa è la sua bravura primaria. Vedi Emerenc.
:-) A me Via Katalin è quello piaciuto meno, ma ho potuto constatare che su Magda Szabò non c'è unanimità su un libro solo. Non conosco la Eszter di Marai ma ti assicuro che la Eszter di Szabò è indimenticabile, nel senso di personaggio talmente irritante da risultare quasi grandioso. Ecco, Magda Szabò rende grandiosi i suoi personaggi, questa è la sua bravura primaria. Vedi Emerenc.
Simona wrote: "Hai scritto una bellissima recensione. Questo libro mi è rimasto davvero nel cuore."
🤗🙇
🤗🙇
Che bella rece! Rimando da tanto Magda, mi sento in colpa. La sposto in avanti nella lista. Colpa tua! 🤗
Pat wrote: "Che bella rece! Rimando da tanto Magda, mi sento in colpa. La sposto in avanti nella lista. Colpa tua! 🤗"
Credo che Magda ringrazierebbe.
Probabilmente approfitterebbe per chiederti anche di portare a spasso Viola: faceva tanto la gelosa, ma sotto sotto era felice che la cura del cane fosse soprattutto appannaggio altrui.
Credo che Magda ringrazierebbe.
Probabilmente approfitterebbe per chiederti anche di portare a spasso Viola: faceva tanto la gelosa, ma sotto sotto era felice che la cura del cane fosse soprattutto appannaggio altrui.
Letteralmente conquistata dalla tua recensione, metto in lista!La frase sul significato della porta poi è stata una rivelazione!Per un periodo ho fatto un sogno ricorrente...ti racconterò
Uno dei libri più belli che abbia mai letto....mi ha scombussolato tantissimo, con pochissimi altri libri ho vissuto un coinvolgimento emotivo simile.
Ines wrote: "Uno dei libri più belli che abbia mai letto....mi ha scombussolato tantissimo, con pochissimi altri libri ho vissuto un coinvolgimento emotivo simile."
Per me bello, ma non fino a questo punto. Cos'è che ti fa fatto scattare il clic emotivo?
Per me bello, ma non fino a questo punto. Cos'è che ti fa fatto scattare il clic emotivo?
Thanks for alerting me to your fantastic review, Orso! You seem very impressed by the novel. I am sure I will be too.
Hanneke wrote: "Thanks for alerting me to your fantastic review, Orso! You seem very impressed by the novel. I am sure I will be too."
It is an impressive novel indeed.
It is an impressive novel indeed.
Angela wrote: "Molto bello. Uno di quei libri che ti restano addosso, che ti scuotono forte."
Sono d'accordo.
Sono d'accordo.
Mary wrote: "Molto bello. Io ho appena finito "Affresco" di Magda Szabò ma non mi piaciuto"
Io mi sono fermato a questo, non ho letto altro.
Io mi sono fermato a questo, non ho letto altro.
Ti suggerisco almeno tre altri suoi libri memorabili: La ballata di Iza, L’altra Eszter e Via Katalin.
Magda Szabó è una scrittrice non ancora valutata appieno, ha scritto capolavori, e non solo La porta, anzi personalmente a La porta le preferisco La ballata di Iza. La ritengo una delle grandi del Novecento, per diversi aspetti, finezza della prosa, costruzione dei personaggi (penso a Eszter, personaggio senza requie), finali.
Magda Szabó è una scrittrice non ancora valutata appieno, ha scritto capolavori, e non solo La porta, anzi personalmente a La porta le preferisco La ballata di Iza. La ritengo una delle grandi del Novecento, per diversi aspetti, finezza della prosa, costruzione dei personaggi (penso a Eszter, personaggio senza requie), finali.
Domenico Fina wrote: "Ti suggerisco almeno tre altri suoi libri memorabili: La ballata di Iza, L’altra Eszter e Via Katalin.
Magda Szabó è una scrittrice non ancora valutata appieno, ha scritto capolavori, e non solo L..." La ballata di Iza è stupendo
Magda Szabó è una scrittrice non ancora valutata appieno, ha scritto capolavori, e non solo L..." La ballata di Iza è stupendo
Domenico Fina wrote: "Ti suggerisco almeno tre altri suoi libri memorabili: La ballata di Iza, L’altra Eszter e Via Katalin.
Magda Szabó è una scrittrice non ancora valutata appieno, ha scritto capolavori, e non solo L..."
Grazie!
Magda Szabó è una scrittrice non ancora valutata appieno, ha scritto capolavori, e non solo L..."
Grazie!
Wonderfully written impressions! This book has been on my to-read list for almost a year now, thank you for reminding~ And that book cover by Einaudi is so beautiful.
Mi toccherà rileggerla, mentre a te toccherà proseguire, almeno con Via Katalin, che io (umilmente) considero il suo capolavoro.