Tre stelle per eccesso, perché come il certosino lavoro di ricerca pluriannuale che sta dietro all'illuminante "Il vaso di Pandora" dimostra, dalla LuTre stelle per eccesso, perché come il certosino lavoro di ricerca pluriannuale che sta dietro all'illuminante "Il vaso di Pandora" dimostra, dalla Lucarelli ci si aspetta ben altro.
Ma lo stile è sempre il suo, scorrevole, ironico, condito da quel pizzico di perfidia che il variopinto campionario umano dei suoi ex fidanzati decisamente merita: c'è il ragno (taccagno), il wannabe Tiktoker in cerca di like, il finto etero, il Peter Pan in vitro...tutte disgraziate, inquietanti tipologie degne di bestiario di medievali fasti che ahinoi popolano veramente la scena, come tutte le amiche single vagamente in cerca, sconsolate, mi confermano.
Giuduzio tecnico finale: avanti il prossimo! ...more
Chissà perché - okay, presumo perché quando sono in rotta con la controparte vagheggio di esporre al pubblico ludibrio tutte le sue nefandezze, ovviamChissà perché - okay, presumo perché quando sono in rotta con la controparte vagheggio di esporre al pubblico ludibrio tutte le sue nefandezze, ovviamente mascherando l'astio con il sarcasmo - ma almeno cinquanta dei cento capitoletti illustrati di cui si compone questa specie di diario autobiografico che fotografa altrettanti aspetti del quotidiano mi sono sembrate frecciatine rivolte a Bussola, l'altra metà della coppia letteraria.
Il che mi è sembrato un grande spreco visto che dagli altri cinquanta capitoli emerge chiaramente la verve e la simpatia di questa autrice, fumettista e mamma multi-tasking, ironica ed autoironica, sicuramente in grado di brillare di luce propria senza la necessità di strappar risate sulle mille idiosincrasie del marito una pagina sì e l'altra no. (Malcelato desiderio di vendetta, quindi?)
Ma okay: giudizio decisamente di parto viziato da parecchia intolleranza pre-vacanze...e quindi giudizio da terra di mezzo, tre stelle senza infamia e senza gloria.
Giudizio tecnico finale: I can buy myself flowers (cit.)...more
Ho perso il conto di quanti "esordi folgoranti" non mi hanno folgorata in quest'ultima manciata d'anni; sarà che gli esordienti sono in quattro casi sHo perso il conto di quanti "esordi folgoranti" non mi hanno folgorata in quest'ultima manciata d'anni; sarà che gli esordienti sono in quattro casi su cinque dei Millenialls, aka i novelli Sisifo dei nostri giorni, sarà che di Bret Easton Ellis c'è, appunto, UN Bret Easton Ellis ma insomma...
le disperate gesta di questo popolo della notte che tra after e cocaina punta a scavallare l'alba atterrito com'è dalla prospettiva di una vita diurna - leggasi: omologata, vuota e insoddisfacente - non mi hanno convinta nemmeno un po'.
Continuo a non credere che una generazione intera non trovi di meglio che urlare al mondo la sua insoddisfazione e le mancanze dei propri padri vivendo interminabili notti di perdizione inframezzate da sparuti interludi di lucidità.
E credo di parlare con cognizione di causa essendo stata, nel tempo, una ventenne, una clubber ed infine quella che, boh, penso si possa definire una borghese (appagata e realizzata, pur con i suoi limiti) anche io, che avevo la stessa età dei protagonisti nell'epoca in cui si svolge la storia.
Non so, tutto troppo estremo, troppo drastico...troppo facile, da un certo punto di vista.
MA
Scrittura cristallina, chirurgica, precisissima, il grande plus per cui ho voluto concludere questa lettura, che mi piacerebbe avesse un sequel: Animali diurni, ovveroi i clubber vent'anni dopo. Giusto per ribadire che magari non è tutto-tuttissimo così da buttare.
Tre stelle per eccesso due delle quali interamente dovuti alla scrittura dell'autrice, che in questo racconto autobiografico tocca un tema profondo e Tre stelle per eccesso due delle quali interamente dovuti alla scrittura dell'autrice, che in questo racconto autobiografico tocca un tema profondo e divisorio come la malattia ("La" malattia, quella per antonomasia) con una penna intelligente, fluida ed evocativa, talmente capace di espressioni illuminanti che ho inaugurato un quadernetto e durante la lettura me ne sono appuntate più di una.
Per il resto, la storia delle due amiche quarantenni a Houston, un moderno "allunaggio" che non ha per destinazione Cape Canaveral ma i leggendari ospedali all'avanguardia con cure sperimentali per tutto (o quasi) è un po' scarna, con tanto spazio dedicato alla città e pochi sviluppi funzionali alla trama.
Ciò detto, pagherei oro per saper scrivere così.
Giuduzio tecnico finale: Eravamo due amiche al bar ...more
Non so esattamente cosa mi aspettassi dalla nuova edizione di questo classico anni '90, ma di certo non un romanzo di formazione in cui lo sMmmm...no.
Non so esattamente cosa mi aspettassi dalla nuova edizione di questo classico anni '90, ma di certo non un romanzo di formazione in cui lo scoprirsi "diverso" si traduce nei tre quarti dei casi, e dunque dei capitoli, nella sperimentazione di una sessualità che - ne convengo - all'epoca poteva destare molto più scalpore e stigma di oggi.
Siamo così certi che la scoperta e la realizzazione di sé di un adolescente gay si riduca, alla fin fine, alla somma aritmetica dei suoi innamoramenti ed avventure - talora dal vago sapore di B-movie in salsa lombarda? C'è molto altro, io credo, che definisce chi siamo al di là dell'orientamento sessuale - passioni, interessi, vissuto, incontri, relazioni nel senso più ampi del termine - mentre qui l'accento così marcato sul tema della sessualità mi sembra fogiciti un po' il resto. Che poi forse era esattamente l'intento dell'autore, eh, se ricollochiamo la storia nella sua epoca, quando un manifesto così deliberato/spregiudicato avrebbe senza dubbio conquistato l'attenzione e la ribalta...
Più avvicenti però per me le "extension", non una parte due della storia ma una sorta di lenti di ingrandimento a far luce su otto episodi, per fortuna non tutti amorosi o pseudo-amorosi, già trattati nell'edizione del 1999.
Giudizio tecnico finale: make love, not war ...more
E' per me il primo romanzo dell'autrice ed attivista friulana che già seguivo con entusiasmo decenni fa, ai gloriosi tempi dei blog - tempi in cui "I"E' per me il primo romanzo dell'autrice ed attivista friulana che già seguivo con entusiasmo decenni fa, ai gloriosi tempi dei blog - tempi in cui "I" blog italiani da seguire si contavano sulle dite delle due mani, ma...che mani fortunate!
E Giulia Blasi non delude neanche su carta stampata, consegnandoci un cold case made in Pordenone che è una torta golosa (una gubana, golosa, per restare in tema) in cui davvero non manca nulla: il sapore amarcord così caro a noi "ragazze" negli anni '80, '90 si stratifica con una farcia di neorealismo friulano, per cui l'autrice attinge evidentemente al suo vissuto, e la ciliegina sulla torta è il thriller al femminile che ti tiene incollato alle pagine sino al suo finale davvero sorprendente.
E nulla, giudizio più che positivo per questo primo assaggio che mi ha fatto venir voglia di tuffarmi vorace su altre...delizie.
Giudizio tecnico finale: Laura Palmer from Pordenone ...more
Già per l'ardire di tornare ad un tempo ineffabile e minaccioso come quello del Covid-19 e del primo lockdown l'ottima Petri merita plauso e stima (quGià per l'ardire di tornare ad un tempo ineffabile e minaccioso come quello del Covid-19 e del primo lockdown l'ottima Petri merita plauso e stima (quanti altri lo hanno fatto? ecco, pochi, esatto).
Aggiungici una storia intensa in cui l'autrice esce dalla comfort zone della sua esperienza dal "dietro la cattedra" e di voce narrante di docente per dar spazio e voce, dedicando ad ognuno capitoli alterni, al rigagnolo di pensieri di un microcosmo composito di personaggi il cui minimo comun denominatore è misurarsi da prospettive diverse con la prima, traballante didattica a distanza:
famiglie costrette a condividere spazi angusti e quotidianità forzate, professori spaesati e soprattutto, con la maestria introspettiva che la contraddistingue, ragazzi e ragazze confusi, smarriti, tristi, speranzosi...
Il risultato è un romanzo ritmato, scorrevole ma profondo, in cui ride e si piange, un retrogusto costante di spleen che mi ha infilzato il cuore a mo' di pollo allo spiedo.
C'è del marcio dietro alcuni giochi di ruolo - giochi che durano anni, richiedono di indossare elaborati costumi di scena e di ludico han poco o nientC'è del marcio dietro alcuni giochi di ruolo - giochi che durano anni, richiedono di indossare elaborati costumi di scena e di ludico han poco o niente; l'incanto paesaggistico di Manfredonia stride con le lunghe mani assassine della malavita che spadroneggia lungo le poetiche coste pugliesi.
Ecco, questa la mia sintesi di un giallo che per certi versi mi ha ricordato il buon Bianchini e la sua serie di Polignano; con la sostanziale differenza che lì non c'era la pretesa di unire al "rosa" chissà quale storia noir, mentre qui ho trovato l'indagine al centro della vicenda a dir poco intricata e appesantita dalla commistione con le vicende sentimentali del commissario/protagonista; vicende che peraltro non risultano così chiare per chi (come me) non ha letto i romanzi precedenti, di cui questo è un po' il sequel, anche se il giallo è autoconclusivo.
Ma insomma una lettura che non mi ha invogliata né a recuperare le precedenti né a tuffarmi sulle prossime.
Giudizio tecnico finale. Not my cup of tea. O limoncello che sia....more
Con l'amaro in bocca, m'associo alle ultime recensioni qui sotto. Dopo l'illuminante "California", friggevo nell'attesa di un altro saggio intrigante, Con l'amaro in bocca, m'associo alle ultime recensioni qui sotto. Dopo l'illuminante "California", friggevo nell'attesa di un altro saggio intrigante, organico, puntuale...una disamina a tutto tondo da insider qual è dell'ottimo Costa, insomma.
Ecco, dalla tesi iniziale a tutto il resto il risultato è quantomeno confuso.
Sarà o non sarà, un nuovo secolo americano? Come si sposano evidenti segni di declino - a partire dalla West Coast - con la profezia del nuovo rilancio a stelle & strisce? E perché i titoli dei capitoli sono talora fuorvianti? Non è che il nostro buon Costa aveva pronti & fumanti archivi di materiale eterogeneo (non tutti originali, peraltro: alcuni passaggi ricordo per certo di averli già letti in altri suoi saggi) e con l'editore han pensato bene di tirarne fuori il nuovo best seller...che però del best seller ha solo l'aura e non la sostanza..?
Un'occasione mancata e un'autopacca virtuale a me, che per qualche motivo non son corsa in libreria ma ho agguantato la new entry dalle novità della biblioteca.
Se un pugno d’anni fa avevo adorato ‘Tutto per i bambini’ della mia amata De Vigan, non posso che non riconoscere il cristallino valore giornalistico Se un pugno d’anni fa avevo adorato ‘Tutto per i bambini’ della mia amata De Vigan, non posso che non riconoscere il cristallino valore giornalistico di quella che è un’indagine sociologica a tutto tondo della pure da me non troppo amata Lucarelli.
Nel romanzo della De Vigan, che consiglio sempre con genuino entusiasmo, la moglie e madre modello Mélanie crea quotidianamente contenuti dal suo lussuoso appartamento parigino piegando ai voleri dei prezzolati sponsor i poveri dei Sam e Kim, otto e sei anni, i suoi figli. Prigionieri di un grottesco Truman Show, Sam e Kim vivono una recita ininterrotta in cui non c’è più distinzione tra identità e brand, realtà e finzione (pagata).
Ecco. Così, a sentimento, come chiamereste la Mélanie de noiartri? E la versione italica di Kim e Sam… che vestono le tute del brand materno, sono ripresi financo nei momenti più intimi e impensabili e servono palesemente a creare engament e/o smorzare le polemiche dopo uno dei tanti scivoloni mediatici di una certa prezzolata coppia da 45 milioni di like…?
Leggetevi il saggio della Lucarelli, se potete, e scoprirete che al Pandoro Gate è dedicato solo un capitolo: tutti gli altri - sharenting, pink washing, beneficienza come jolly per attirare hype e copertine (ovvero altri soldi) - coprono tanti temi diversi e controversi, con evidenze e testimonianze sconcertanti che minano dalle fondamento le basi del patinato castello di carte (di platino) Fedez-Ferragni.
Molto, molto valido. Se solo potessi, ne regalerei una coppia a tutti i webeti ancora fan dell’ex re Mida meneghina.
Al netto della scrittura sempre luminosa come poche altre...che delusione, questo terzo capitolo della saga noir romagnolJack Frusciante, dove seiii?!
Al netto della scrittura sempre luminosa come poche altre...che delusione, questo terzo capitolo della saga noir romagnola:
verboso, prolisso, a tratti confusionario, quasi sempre abbastanza crudo in virtù delle tematiche trattate (dipendenze, comunità, delitti...olé), spesso inchiodato come un regionale Torino-La Spezia... il romanzo richiede una notevole dote d'impegno per a) farsi finire e b) farsi capire.
Nulla, insomma, che ci s'aspetti dall'ottimo Brizzi di Jack & compagnia.
Giudizio tecnico finale: Ferragosto/amore mio [Brizzi, ndr] non ti conosco. ...more
Tre stelle, il giudizio del senza infamia, senza lode.
Da fan sfegatata dell'ottimo Brizzi (quante copie di Jack Frusciante avrò regalato negli anni luTre stelle, il giudizio del senza infamia, senza lode.
Da fan sfegatata dell'ottimo Brizzi (quante copie di Jack Frusciante avrò regalato negli anni luminosi dell'università?) questo libercolo che si legge in poche ore non mi ha entusiasmata:
una sorta di autobiografia al cui centro vi sono, con analogo spazio, lo scrittore e la sua Bologna, dai gaudenti anni 80 sino ad un decennio fa, con le tumultuose rivoluzioni culturali, politiche e di costume destinate a marchiare per sempre sia la città universitaria più frizzante di sempre che il buon Brizzi, dagli anni del DAMS a quelli della scrittura professionale.
Qualche sospiro di nostalgia qua e là perché gli anni del DAMS blogonese di Brizzi corrispondevano suppergiù ai miei anni del neo nato SciDeCo qui a Torino, quando ancora il corso di laurea nostrano attingeva a piene mani alla gloriosa scuola di Eco & co.
Giudizio tecnico finale: operazione nostalgia in Vespa Special ...more
Partito benone, perché quella periferia tra le periferie che fa da sfondo ma direi quasi da protagonista alla storia, il temibile Laurentino 38 di RomPartito benone, perché quella periferia tra le periferie che fa da sfondo ma direi quasi da protagonista alla storia, il temibile Laurentino 38 di Roma Sud, mi ha immediatamente riportata all'altrettanto degradato Campo dell'Oro nel folgorante "Mai stati innocenti", il romanzo dell'esordiente Gargiullo recensito qualche anno fa, con la sua Civitavecchia più cruda e brutale.
La fortunata simmetria, purtroppo, si risolve tutta qui.
Dopo una prima parte interessante di flashback in cui la protagonista ci accompagna con sè in una storia autobiografica fatta di violenza e crudeltà gratuite durante la sua adolescenza nel quartiere-ghetto in cui si era tarsferita con la famiglia, si apre infatti una seconda parte che sinceramente fatico a capire.
In una serie di capitoli brevi e frettolosi, l'autrice si rivolge direttamente al lettore e chiama in causa sua figlia per metterla in guardia dai pericoli di una vita ai margini e per giustificare la genesi del suo profondo senso di inadeguatezza, di un tormento interiore che neanche in età adulta la abbandona a fronte di un'adolescenza tanto segnata dalle brutture della vita di quartiere.
Che dire, alla prima parte del romanzo avrei dato un tre e mezzo/quattro, alla seconda manco un due, la matematica non è il mio forte ma insomma va così.
Giuduzio tecnico finale: CBCR (Cresci Bene Che Ripasso). ...more
Quattro stelle piene e scintillanti per il romanzo d'esordio di Greta Olivo, trentenne romana che con penna nitida e ispirata ci regala una storia ad Quattro stelle piene e scintillanti per il romanzo d'esordio di Greta Olivo, trentenne romana che con penna nitida e ispirata ci regala una storia ad alto potenziale di coinvolgimento emotivo se come Livia, la protagonista che vediamo trasformarsi da bambina a liceale, combattete da sempre con una forte miopia. (Celo, celo!).
La diagnosi di Livia, però, è molto più seria: la ha colpita precocemente una retinite pigmentosa, ovvero una condanna progressiva alla cecità.
In capitoli demarcati da gradi di diottrie in negativo (-4, -6, -8...) colpisce il fatto di trovarsi al cospetto di un'adolescente che è sì, inquieta come tutti gli adolescenti, ma che non indugia nell'autocompatimento e mostra anzi una dose massiccia di voglia di autonomia e di "normalità". Un'adolescente moderna e credibile, a cui viene spontaneo affezionarsi. E rivedersi un po', anche.
Tre stelle arrotondate per eccesso perché è indubbio sia che la Valerio conosca la materia, sia che la sua penna sia luminosa ed ispirata.
Ma il disinTre stelle arrotondate per eccesso perché è indubbio sia che la Valerio conosca la materia, sia che la sua penna sia luminosa ed ispirata.
Ma il disincanto di questa professoressa di matematica di liceo con contratto a tempo determinato, ormai insofferente alle tante, troppe storture di un sistema scuola che non si rinnova da troppi anni (diciamo pure decenni) e pare aver perso di vista il fine ultimo dell'insegnamento, e cioé trasmettere non nozioni ma entusiasmo e "sale per la mente" mi ha buttato addosso uno scoramento assoluto.
Ché poi sono mamma di una neoliceale e, al netto di quel residuo endemico di burocrazia & nozionismo che difficilmente in Italia si esaurirà mai, riesco in realtà ad apprezzare un'evoluzione positiva davanti & dietro la cattedra. La protagonista, invece, no.
Giuduzio tecnico finale: rimandato (anzi debito) a settembre. ...more