I greci e i romani, al di là delle profonde differenze tra le due culture, vivevano i rapporti tra uomini in modo molto diverso da quello in cui lo viviamo noi oggi. Per i greci e i romani (ovviamente, salvo eccezioni) l'omosessualità non era mai una scelta esclusiva. Amare un altro uomo non era un'opzione fuori dalla norma, che esprimeva una diversità. Era "solo" una parte integrante dell'esperienza di vita: era la manifestazione di una pulsione vuoi sentimentale vuoi sessuale che nell'arco dell'esistenza si alternava e talvolta si affiancava all'amore per una donna. Questo brillante saggio, stimolante e pungente, sulla bisessualità a Roma e Atene ne esplora i contorni e ne rilegge le dinamiche più profonde, grazie all'accurato utilizzo delle fonti più diverse (testi giuridici e medici, poesia, letteratura filosofica). Un libro importante e al contempo di gradevolissima lettura: il rituale educativo dell'amore per gli adolescenti in Grecia e lo stupro nell'antica Roma vengono riletti come gli elementi cruciali, per quanto rinnegati, del mondo classico. Una tesi che ancora adesso suscita scalpore.
Eva Cantarella (born 1936 in Rome) is an Italian classicist. She is professor of Roman law and ancient Greek law at the University of Milan, and has served as Dean of the Law School at the University of Camerino.
Cantarella is known for examining ancient law by relating it to modern legal issues through law and society perspective. She has researched subjects involving the legal and social history of sexuality, women's conditions, criminal law and capital punishment.
She has written many books, which have been translated into several languages, including English, French, German and Spanish. Cantarella is also editor of Dike - International Journal of Greek Law and a member of several editorial boards such as Apollo - Bollettino dei Musei provinciali del Salernitano; Dioniso; Crime, Histoire et Societés; Revista des estudios latinos; and CADMO - Revista de História Antiga (University of Lisbon).
Cantarella has been professor of Roman law and ancient Greek law at the University of Milan, Italy. She has been dean of the Law School of the University of Camerino. She has also taught and given lectures at many universities in Europe and the United States. She has been appointed Global Professor at New York University School of Law.
She was awarded the Grand Officer of the Order of Merit of the Italian Republic in 2002 by President Ciampi.
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Roma 28 novembre 1936. Grecista. Laureata in Legge, specializzata a Berkeley (Usa) e Heidelberg (Germania). Figlia del grande grecista Raffaele. «Fin da bambina amavo il mondo greco, perché in casa sentivo parlare di personaggi mitologi, dell’Odissea... Ma all’Università mi rifiutai di iscrivermi alla facoltà dove insegnava mio padre. Mi imbarazzava l’idea di essere la figlia del Professore. Così studiai Legge, laureandomi con una tesi sul diritto romano antico e poi dedicandomi, per conto mio, al diritto greco». Insegna Istituzioni di diritto romano e Diritto greco alla Statale di Milano. Ha insegnato anche a Austin e alla New York City University. Nel 2002 fu nominata da Ciampi Grand’Ufficiale della Repubblica. L’anno successivo vinse il premio Bagutta con il libro Itaca. Eroi, donne, potere tra vendetta e diritto. Ha dedicato una parte dei suoi studi alle donne dell’antichità (per esempio Tacita muta, la donna nella città antica, Editori Riuniti, e Passato prossimo. Donne romane da Tacita a Sulpicia, Feltrinelli) e sull’erotismo nell’antichità (La bisessualità nel mondo antico, Editori riuniti). Bei saggi su Pompei: Pompei. I volti dell’amore (Mondadori), e Un giorno a Pompei (Electa) e il suo ultimo libro Pompei è viva (Feltrinelli 2013). Nel 2008 tra coloro che raccolsero l’appello di Angelo D’Orsi per mostrare solidarietà ai 67 docenti di fisica della Sapienza una cui lettera aveva fatto saltare l’invito a Benedetto XVI per l’inaugurazione dell’anno accademico (vedi Marcello Cini). Femminista della prima ora, comunista, in prima linea nelle battaglie per divorzio e aborto. «Non sono contraria a scendere in piazza. In una fase in cui siamo tutti incatenati agli schermi, la parola pubblica sarebbe la vera novità» (a Maria Laura Rodotà nel 2009) [Corriere della Sera, 15/9/2009]
I libri come questo hanno un merito grandissimo: quello di costringerti a vedere le cose, anche se già viste e riviste, da un punto di vista totalmente diverso. La sessualità, nei secoli della storia umana è sempre stata fatta oggetto di convenzione sociale, lo è tutt'ora, anche se stiamo migliorando. Ogni società ha gestito la sessualità, l'omosessualità e il rapporto tra generi in maniera differente, a dimostrazione che anche il concetto di "contro natura" è una costruzione sociale. L'autrice è bravissima nell'esporre tutti gli aspetti e le problematiche che vengono fuori dallo studio degli antichi, inutile elencare qui i diversi aspetti dell'argomento nelle varie epoche, prendete il libro e leggete!
Si tratta di una lettura davvero godibile. L’analisi è estremamente lucida e puntuale, muovendo dalle testimonianze fornite dalla letteratura e dal diritto. Finalmente, grazie a questo testo, ho ora una consapevolezza maggiore nei confronti dell’argomento (guai a chi dica davanti a me che Achille e Patroclo fossero solo amici). La scrittura dell’autrice è chiara e piacevole, fa percepire la complessità del suo pensiero, sempre lontano da ogni banalità. Ovviamente, per gusto personale, ho apprezzato i molti, talvolta struggenti, talvolta divertentissimi, esempi di letteratura riportati. Ah! Se al liceo fossero state oneste le professoresse, raccontandoci di quanto fossero amati i fanciulli, non solo le fanciulle, forse avrei studiato con più fervore la letteratura latina, forse avrei avuto coltissimi argomenti per difendere le tendenze che all’epoca cercavo di capire. Ma sto divagando. L’unico punto un po’ noioso, per me, è quella lunga dissertazione sulla lex Scatinia, derivante da un seminario tenuto dalla Cantarella stessa. Proprio questa, secondo me, è la ragione di un approfondimento eccessivo della questione, che ne rende l’esposizione tediosamente didascalica. Infine, purtroppo (ma non è colpa della Cantarella), arriva la morale giudaico-cristiana a rovinare ogni cosa (oserei dire “come al solito”). Ahimè!
Last year brought the first domestic paperback issue of Secundo Natura, originally published by Editori Riuniti in 1988. Professor of Roman law at the University of Milan, Dr. Cantarella has produced an instance of successful scholarship, appealing to general audiences without sacrificing academic rigor. Consequently, it may be reviewed from both perspectives.
Forty-six pages of notes indicate a wide background with relevant classical texts as well as with two centuries of analytical work on Greco-Roman sexual mores available in Latin, English, German, French and Italian. When available, English editions of these materials are noted. Source texts are commonly given in the original Greek (transliterated) and Latin, with either direct translations or paraphrases following. Her particular strength is the law, written and customary, and what ancient legislation suggests about prevailing practices from the seventh century to Justinian's legislation in A.D. 533. This vast period is divided into five epochs, attention being primarily devoted to the middle three: Hellenic culture before the domination of the city states and, then, the classical period; Rome before its hellenization, during the Empire and, then, upon its Christianization. She is at her weakest in discussing the roots of Judeo-Christian influences.
This book is comparable to her prior, foundational history of ancient gender roles, Pandora's Mirror. Matters taken for granted here are documented and argued there. Exactly what female testimonies come down to us? She provides the sadly short list of texts, mostly fragmentary, and references. How is that the autonomy of women declined with the rise of the city-states? What happened to the institutions for the higher education of girls? She provides arguments while critically reviewing more radical theories, ancient and modern, of traditional matriarchies superseded by patriarchy. Was Christianity an alien accretion upon a more sexually liberal culture or had the move toward ascetic self-control already occurred in paganism? What of ordinary people? How much of what we know about classical mores applies only to the articulate elites?
It is impossible to discuss sex roles without prejudice. Cantarella does not conceal hers. The effect is to the make the book more humane and accessible. It is remarkable that, after Sappho, women are nearly voiceless in classical antiquity, their attitudes only known as they are represented by men. It is remarkable that the ruling elites were generally quite comfortable with exacting subservience, sexual and otherwise, from their inferiors: slaves, freedpersons, women and the lower orders in general. Their unconsciousness or, at least, lack of sensitivity to the interests of others is glaring. One wonders how we might compare in the eyes of future historians. For, like the ancients, we have our enlightened voices, sages and poets, who inspiringly bespeak the worth of humanity while our society remains substantially class-riven, oppressive and violent.
However, while tendentious, the book is not simplistic. Gay and free love advocates will find no unequivocal endorsements in this record. For, while acceptant of sexual practices generally proscribed in the modern West, the ancients hedged their behaviors with prohibitions. While both the Greeks and the Romans sanctioned male bisexuality, it was with conditions and the conditions radically varied between these two cultures and over time.
In the highest sense, a good book will constructively broaden its public. Attentive readers of this one will have their own beliefs challenged, their own taboos put into perspective. So doing, we become more conscious of our own limitations, more sensitive to the ways of others.
I wanted to read this book partly because I wrote a story about a romance between a Roman army officer of Greek extraction in the first century AD and a young man he takes prisoner in Asia Minor in the province of Galatia. I wanted to see if my story could possibly have taken place. It seems that it could have, but my understanding of the context of male-male sexual relations in the classical world was profoundly changed by reading Cantarella's book.
In fact, the idea that an entire society could have sanctioned such relationships (within rigidly defined boundaries) and that most adult male citizens of Rome and Greece could have been functionally bisexual called into question my own identity as "a bisexual." I plan to retain the self-descriptor for political reasons, but my understanding of our plasticity with respect to objects of sexual desire now makes me look forward to a time when such labels will no longer be necessary.
Es un libro que llevo casi tres año leyendo. Comencé el 2016 y lo termino el 2019, porque lo tomaba a veces. Sin embargo, lo recomiendo. Aprendí mucho y me gustó tanto como para seguir buscando cosas sobre la autora o sobre la temática, porque obviaaa.... el mundo es bi <3
Un saggio interessante, coinvolgente, facile da leggere. Eva Cantarella, nota studiosa della grecità e della romanità (in particolare nel campo del diritto), traccia una breve storia dell'omosessualità/bisessualità in Grecia e a Roma. E lo fa molto minuziosamente, ma non per questo portando alla noia il lettore. La Cantarella ripercorre l'intera evoluzione del "fenomeno bisessualità" nel mondo antico: dalle sue origini iniziatiche nella Grecia arcaica, al rapporto pederastico della Grecia classica, all'omosessualità indigena dell'antica Roma, a quella "di sopraffazione" diffusasi nei secoli successivi, fino ad arrivare alla sua completa repressione (sociale e legale) per opera del cristianesimo -e, come la Cantarella dimostra, anche per una serie di metamorfosi verificatesi in seno al paganesimo stesso. Dal momento che l'argomento è affrontato con continui riferimenti alle fonti greche e latine (che nel testo sono comunque riportate), non possono mancare pagine "irriverenti" che mettono in risalto la celebre ironia greco-romana, dal tono dissacrante:
"Ah che sudori, che faticacce dovrai soffrire per quell'arcano magno che è la Fica!"
"Non sono un indovino: ma se duole l'uccello al tuo schiavetto, a te, Nevolo, il culo, mi viene un sospetto"
"Moglie mia, perché m'hai sorpreso con un ragazzo in amore m'assali con ingiurie sanguinose e gridi: ho un culo anch'io! [...] Di grazia, non dar nomi maschili a quel che hai sotto. Culo non vedo in te ma doppia fica"
Questi componimenti irriverenti potrebbero benissimo essere stati scritti nel ventunesimo secolo, tanto appare attuale la spregiudicatezza che ne emerge. Dunque, i tempi non cambiano gli uomini. Ma sono forse gli uomini a cambiare i tempi? A costruire con le proprie mani un "carcere sociale e sessuale" in cui essi stessi si rinchiudono? Forse la Cantarella, con questo saggio, tenta di dare una risposta (anche) a questa domanda. Dopo la lettura, il responso mi sembra abbastanza evidente.
Tendemos a idealizar la sexualidad de las sociedades griega y romana, imaginándolas libres y tolerantes, cuando en realidad las regían normas férreas que sólo beneficiaban a los hombres poderosos, de los que se esperaba que se comportasen como un "macho". La autora explora las fuentes para acercarnos a los engranajes sociales y culturales de aquella forma falocéntrica de vivir la sexualidad que, visto con perspectiva, no dista tanto de la de hoy día.
Se “Secondo natura” fosse adottato come libro di testo delle scuole medie superiori, contribuirebbe certamente a ridurre il tasso di omofobia presente nella societ�� odierna. Questo a parte, è – come già “L’ambiguo malanno” e “Passato prossimo” (alle cui recensioni rimando) – interessante, istruttivo e, in ogni caso, una lettura gradevolissima. Recensione originariamente pubblicata su http://www.libreriauniversitaria.it/ nell’estate del 2010.
I picked this book up after seeing it referenced in many other important papers and books. This was not a disappointment. Eva Cantarella's book should be an example of how to write a popular, academic book. It takes a very skilled non-fiction writer to write something that remains true to its sources and still remain readable. Without sources and objective research, non-fiction books start to become generalized making too many non-falsifiable claims. However, scholarly texts that remain too close to source and research run the opposite danger of becoming disjointed, loosing coherence. This book is very well researched; I had no problem finding her sources and verifying facts, yet it read like a novel without the sources ever once getting in the way.
You can tell a lot about a culture by its morals and sexual mores. Western and world history has inherited much from the ancient Greek, Roman, and Judeo-Christian world. Cantarella explores the relation of societal norms around sexuality as they relate to larger cultural currents and trends in these ancient cultures.
Cantarella uses historical texts to highlight ancient trends around sex, platonic love, active and passive roles, kin propagation, natural and unnatural myths, virility, the male war bond, and many others. For example in the Greek world, the male passive role, within boundaries, plays a part in civic and marriage preparation with boundaries set around 'platonic' love. In the Roman world, the passive role is more derided while the active role is glorified helping to define roles of patriarchy, war, and virility. By the time we move from Constantine to Justinian, both active and passive roles become, not only condemned, but criminal, coming from Jewish tribal beliefs of propagation and Christian neo-Platonic ideals around asceticism and the unnatural.
To know history, one should not be afraid to look under the covers. This is a very accessible book on the topic of sexuality in the ancient world.
Un testo formidabile ed illuminante, che getta una luce (sconfortante ma brutalmente realistica) non solo sul passato greco e romano, ma anche su un'eredità culturale dolorosissima, di più che mai deprimente attualità in Italia - in particolare rispetto alla dicotomia attivo/passivo in contrapposizione a quella omosessuale/eterosessuale, al concetto di virilità nella Roma antica, all'uso di morali duplici, all'influenza peggiorativa del cristianesimo, e alla condizione femminile, sempre in questo contesto cento volte più disgraziata e vilipesa della più disgraziata delle condizioni maschili possibili. L'approccio linguistico alla tematica e la grande quantità di fonti lasciano stupefatti e ammirati. Ho apprezzato inoltre il piglio implacabile degli interventi di confutazione ai dibattiti sui vari aspetti, che pur togliendo al testo qualche istante di divulgazione per volgere all'accademico, gli conferiscono una vivacissima volontà di raggiungere il più possibile la verità storica, senza cedere mai alle ideologie personali, politiche e consolatorie. Roba rara. 4.5
Pedante. Pieno di informazioni, ma davvero troppo pieno di ripetizioni e dettagli di troppo. Il font della Feltrinelli è minuscolo e a dir poco illegibile. Le nozioni sull'antica Roma sono gli stessi di "Dammi mille baci" sempre di Cantarella, ma scritto con molto più ritmo e riflessioni personali. "Secondo natura" ha più un intento completamente didattico, mentre mi aspettavo fosse più di intrattenimento
Premesso che l’edizione tra le mie mani è quella del 1995, e alcuni passaggi potrebbero essere stati cambiati nelle edizioni successive. Rispetto moltissimo Eva Cantarella, che è indubbiamente un’autorità per quanto riguarda la storia antica, la storia delle donne nel mondo antico, del diritto nel mondo antico. Ma qui le manca una prospettiva in più. Perché in questo libro quello che manca è una comprensione del funzionamento dell’attrazione tra persone dello stesso genere, e degli svariati modi in cui l’identità di genere può manifestarsi a livello sociale e individuale. Non nego neanche che secondo me la sua interpretazione della Bibbia, nel capitolo dedicato alla visione “giudeo-cristiana” (definizione che, mi hanno spesso ripetuto amicə appartenenti alla religione e cultura ebraica, è al meglio di dubbiosa accuratezza e al peggio cela un sentimento antisemita) sia colorata dalla sua stessa visione delle cose. Mentre in altri passi “è lecito e possibile immaginare”, sui vari passaggi biblici e in particolare sull’episodio di Sodoma (che pure è centro di dibattiti tutt’ora) è lapidaria: ad essere condannata è l’omosessualità in sé. Come per la condanna della Bibbia all’omosessualità, anche sul tema del “travestimento” (oggi diremmo: dell’identità di genere), la dottoressa è sbrigativa e nega, senza portare particolari argomentazioni, solo un’assenza di menzioni nei testi giuridici, che le persone percepite come “uomini” ma con un’espressione di genere femminile fossero viste male nella cultura romana— cosa che stupisce, quando i passaggi letterari sui “molles” che riporta fanno spesso menzione di vesti e “vezzi” femminili, che lasciano intendere che l’espressione di genere in tal senso fosse invece disprezzata nel sentire comune- perlomeno, come in Grecia, raggiunta una certa età, e legata nell’immaginario popolare all’idea di passività sessuale. Che poi questa cosa non corrispondesse, come nella realtà, all’orientamento sessuale della persona è semplicemente riconoscere che, allora come ora, questo stereotipo è ed era sbagliato, ma non significa che queste persone non subissero discriminazioni. Anche la negazione dell’esistenza del “travestitismo” (di nuovo; identità di genere), come inteso oggi, come discordanza tra sesso assegnato ad una persona alla nascita e identità individuale nelle culture antiche è contraddetta da vari passaggi citati, primo su tutti quelli che fa riferimento ai Dialoghi delle Cortigiane di Luciano, Megilla dice di essere in realtà un uomo, che la sua mente, i suoi desideri, e “tutto il resto” sono maschili: perché qui non è lecito immaginare che non si tratti solo di parodia e di finzione letteraria, e che persone il cui sentire fosse simile a quello che portano avanti oggi le persone trans esistessero già nell’antichità?
This title is somewhat misleading - as author Eva Cantarella says in the introduction, our modern designations of homosexual, heterosexual, and bisexual simply didn't exist in ancient Greece and Rome. Thus, I fully understand her reasoning in not titling it 'Homosexuality in the Ancient World', but think that, since this book was not, in fact, a study of the way in which people in the mentioned time periods have demonstrated sexual feelings for both genders, but rather one finding the evidence that homosexual relationships were indeed a part of both cultures...I do think that the title ought to have been changed.
It's an odd book, feeling often to be doing little more than enumerating references without expounding on them in any significant way. Personally, I didn't find it satisfying in the least, even taking into account the often sparse records avaliable (particularly on female homo- and bisexuality). It gave me much useful information, but I didn't find it a substantiative study.
The scholarship in this work is refreshing on a topic that often gets muddled in colloquialisms and modern popular "facts" about the prevalence of homosexual behavior in ancient Greece and Rome. I found the work solid and, while not always unbiased, she certainly did not feel the need to blatantly bend data to fit her point of view as many people who do not feel confident that they are right do have a tendency toward. I would highly recommend it.
Nel rapportarsi all'era antica e nell'indagarla e divulgarla, dopo i tentativi del Settecento e dell'Ottocento di nascondere con grande imbarazzo la sessualità altra di greci e romani (altra anche rispetto alla nostra più recente) siamo passati a una superficiale celebrazione odierna di un'antichità vista come più inclusiva, più libera, magari persino da prendere a modello in vista del futuro che verrà. Se il primo approccio, negazionista e censorio, è sicuramente sbagliato, forse qualcosa da correggere c'è anche nel secondo. Anche perché, come si capisce dalle pagine del libro e come viene ulteriormente ed esplicitamente ribadito nelle sue conclusioni, parliamo di uno spazio geografico e temporale così esteso da comprendere una grande varietà di atteggiamenti sociali rispetto alla sessualità umana, un succedersi mutevole di diverse griglie antropologiche che andavano a determinare l'accettabile e l'inaccettabile, il lecito e l'illecito, e infine il legale e l'illegale. Una vera e propria grammatica delle relazioni, perché è la grammatica, con più o meno elasticità, con tutte le sue regole e le sue piccole e grandi tirannie, ciò che va a decidere il dicibile e l'indicibile, con la condanna, per chi si pone al di fuori di essa, dell'incomprensibilità. E la grammatica sessuale dell'antichità, diversamente da quella odierna, nonostante tutto ancora figlia del cristianesimo, che ragiona secondo la contrapposizione tra eterosessualità e omosessualità, si imperniava invece lungo l'asse attività e passività, elaborando il suo discorso soprattutto intorno alla sessualità maschile, condannando come esito quella femminile a un'invisibilità con poche eccezioni (tra esse brilla ovviamente quella della poetessa Saffo). Pur funzionando con regole diverse dalla nostra, e pur mutando queste regole anche nell'antichità nei tempi e nei luoghi, anche le grammatiche di greci e romani, anche le loro griglie antropologiche, andavano a imporre inevitabilmente un conformismo più o meno rigido a cui tentava di sfuggire l'inevitabile varietà di società che, almeno dall'invenzione dell'agricoltura in poi, si sono fatte sempre più popolose e quindi complesse. Dalle tante testimonianze riportate nel libro emerge vivido il confronto dialettico, che può anche farsi aspro, disperato o mortale, tra i diversi dettami che le collettività cercano di imporre a se stesse nei varî momenti della Storia, e le esigenze individuali di uomini e donne, giovani e meno giovani, che sono sempre più ricche, variegate e particolari di quanto il conformismo sia disposto ad accettare. Se nell'antichità il concetto di orientamento sessuale, oggi invece reputato fondamentale per la definizione individuale e sociale, era poco noto o comunque poco utile all'interno dei paradigmi relazionali dominanti (che, ripeto, funzionavano lungo l'asse sessuale passività/attività), questo non significa che all'epoca esso non esistesse: semplicemente doveva trovare altre forme entro cui farsi largo e sopravvivere con maggiore o minore fortuna a seconda dei secoli. L'autrice, nelle sue conclusioni, sottolinea ripetutamente e giustamente come anche i tempi antichi, forse più aperti da certi punti di vista rispetto alla morale cristiana che poi avrebbe trionfato, esigevano comunque il loro prezzo a chi, per sua natura o preferenze, non si sentiva a proprio agio con ciò che la griglia antropologica di allora permetteva o esigeva. Lo scontro tra individuo e collettività era presente allora come oggi, un gioco con regole senz'altro diverse, anche molto diverse, ma che produceva comunque dei vincitori e dei perdenti. Oggigiorno si sta compiendo, tra luci, ombre e tante contraddizioni, un enorme sforzo culturale che vuole mettere in primo piano la scelta e la condizione individuali, in cui la socialità dia spazio a ogni tipo di modalità di vivere (o anche non vivere) il proprio essere sessuale, sentimentale, relazionale, e questo a prescindere dalle esigenze collettive (che solitamente sono le esigenze delle maggioranze dominanti numericamente o culturalmente). Se è sempre difficile valutare se una società sia più o meno "libera" di un'altra, stante anche la scivolosità del concetto stesso di libertà, forse ora si sta procedendo nella direzione giusta... anche se la strada da compiere è ancora molto lunga. Confrontarsi con modalità altre di vivere e pensare la sessualità, cioè coi modi diversi in cui ciò è stato fatto nel tempo e nello spazio, è sempre utile perché permette di interrogare nel concreto e a fondo, di esaminare da punti di vista sino a prima impensabili, la validità dei dettami sessuali in vigore sino all'altro ieri od oggi, e permette di chiedersi cosa vogliamo costruire nel futuro in questo àmbito. Questo libro, estremamente informato, intelligente, pacato, aperto a ogni confronto, quasi mai giudicante o inutilmente barricadero, è senza dubbio un ottimo contributo all'impresa.
La profesora de Derecho Romano y de la Antigua Grecia, Eva Cantarella, escribe este libro en los noventas, pero se reedita por Akal en 2021. Así es como lo encontré, pues yacía en el apartado de novedades de la biblioteca. Es una buena lectura, lo he leído casi de seguido y me ha gustado bastante. Recupera los testimonios clásicos, tanto jurídicos como literarios, para contextualizar la homosexualidad, tanto femenina como masculina, desde la Antigüedad hasta la imposición del Cristianismo. Lo único, y por lo que no doy las cinco estrellas, es que en varias ocasiones aparecen testimonios donde se habla de personas que se tienen del sexo opuesto y a las que el resto perciben como tal (en la primera parte del libro, la de Grecia, se habla de un caso concreto así, por ejemplo: una "mujer" rapada dice ser hombre y los testigos lo creen, pero se le trata en femenino...). Entonces, la autora no plantea, aunque sea de pasada, la posibilidad de cierta visibilidad trans. Algo del estilo vuelve a suceder al final del libro, en el apartado Conclusiones, al hablar sobre la bisexualidad en términos de género, aunque esto último pareciese ser provocado por la traducción al español. No sé hasta qué punto hay términos a los que pudiese sacarse la puntilla por parte de la propia autora o del traductor, así que mi nota sigue siendo 4 estrellas (porque no puedo dar 4.5). ¡Leeré en un futuro su otra publicación en Akal sobre ritos funerarios!
Mancano pochissime pagine alla fine di questo saggio. Sono particolarmente felice di averlo iniziato e di essermi presa il mio tempo per finirlo. Mi era stato consigliato di evitarlo in quanto pare che la professoressa Cantarella non sia apprezzata moltissimo in ambito accademico. Felicissima di non aver dato ascolto a quel suggerimento ed aver iniziato la lettura del testo. Non avendo fatto studi classici o scientifici, ergo la mia conoscenza riguardo determinati argomenti e termini è davvero ridotta all'osso, sto apprezzando appieno ogni singola spiegazione riguardante la visione greco/romana riguardo l'omoeroticismo. Diciamo che chi ha sempre creduto che almeno la società greca fosse la culla dell'apertura mentale riguardo l'omosessualità e quindi la porta come esempio quando si discute di determinati argomenti, leggendo queste pagine avrebbe uno shock non indifferente. L'unica pecca, e non è certo colpa della Cantarella, è l'avere così poco materiale per quando riguarda l'omoeroticismo al femminile. Se chi leggerà la recensione ha testi da consigliarmi a riguardo, è più che benvenuto/a.
Eva Cantarella ripercorre una storia della sessualità e dei rapporti affettivi degli antichi partendo dai primissimi secoli dell’età arcaica (greca), arrivando fino all’avvento del cristianesimo. Un aspetto certamente più nascosto delle due civiltà più potenti del mondo antico ma che in realtà si può scovare più facilmente di quel che si creda. Leggi, documenti scritti, testimonianze letterarie, raffigurazioni scultoree o pittoriche, sono tutte tessere che una ad una arrivano a comporre un unico mosaico. Un mosaico di due civiltà molto distanti da noi e che a noi, uomini del XXI secolo, appaiono retrograde e superate ma che paradossalmente, se confrontate con la società odierna, furono forse decisamente più all’avanguardia su certi aspetti e su certi temi che l’uomo di oggi fatica ad accettare e a comprendere, pur spacciandosi per “moderno” e “di ampie vedute”.
Okay, so that attempt at trying to read all of it was short lived. I read the parts about Greece for a term paper and it was really interesting and I also think this is a good source. But without like the termpaper stuff the incentive to finish reading this is....just not there. Like, history is important and very interesting, but like...Laws are complicated and not very interesting and I'd rather look something up when I need to know it because from just reading this text I won't remember it. It just isn't for me, dude.
Very interesting read, extremely well written and reasoned. I am not and expert in history of the ancient world but this book made me want to explore this subject more. I would especially recommend it to everyone interested in history of sexuality.
Testo molto valido, diviso in due parti, una dedicata alla Grecia e una a Roma, con degli excursus sull'influenza giudaico-cristiana nel periodo tardo antico. L'autrice delinea un quadro dell'evoluzione storica della bisessualità, specialmente maschile, all'interno delle due culture usando soprattutto fonti letterarie e giuridiche, numerose, ben integrate e interessanti. Per quanto riguarda la prima parte mi è sembrato di aver avuto sin da prima della lettura già un quadro abbastanza chiaro della pederastia greca per via di approfondimenti e constatazioni precedenti, anche per il maggiore interesse che prende sempre più piede nei confronti dell'argomento, anche nelle scuole (ricordo con piacere professoresse e professori che sfatavano i miti e usavano la riflessione sulla sessualità nel mondo antico per svegliare dei quattordicenni ancora tristemente bigotti e scarsamente fantasiosi!); però indubbiamente mi sono ritrovato arricchito grazie ai numerosi riferimenti puntuali e a una spiegazione più precisa delle regole e dei rituali che l'uomo greco era tenuto a rispettare. Ho trovato molto più illuminante la seconda parte, data la contraddittorietà dell'etica sessuale romana e la complessità della sua evoluzione; viene contestualizzato molto bene il moralismo romano e ne vengono chiariti i motivi; però indubbiamente la seconda parte è anche appesantita da considerazioni legali e il testo si discosta troppo in certi punti dall'analisi culturale, per me più interessante, risultandone più sbilanciato e peggio strutturato. Un aspetto molto affascinante è la lucidità ironica con cui viene sviluppato il discorso: Eva Cantarella si discosta dai falsi miti e affronta con molta schiettezza argomenti che, considerando che non è un saggio proprio recente, dovevano ancora risultare molto spinosi, spesso completamente ignorati, ridimensionati o fraintesi dagli studiosi di primo piano. Apprezzo particolarmente che vengano formulate domande problematiche e controverse senza che vengano lasciate aperte senza motivo, a meno che le testimonianze non siano del tutto nebulose: l'autrice dà sempre una chiave di lettura convincente e giustificata. Condivido in pieno le considerazioni riassuntive: la sessualità del mondo antico risulta, nella parziale immagine superstite, fortemente regolata, costretta dai costumi sociali all'uniformità, esposta al biasimo e alla repressione, anche se in modo diverso da come siamo abituati a pensare. L'uomo greco e romano in molti casi doveva vivere la sua sessualità con apprensione e disagio, costretto a sacrificare le inclinazioni personali ai numerosi tabù esistenti e alla valutazione collettiva, molto forte e più vivace di quella odierna, dei fenomeni sessuali; tra l'altro era abbastanza sbilanciato l'equilibrio tra i partner, sia nel matrimonio, come è risaputo, che negli altri rapporti, e quasi sempre la natura di questo squilibrio era fissa e convenzionale. Sembra di poter rintracciare le radici di certe tendenze della discriminazione attuale nella mentalità dei nostri avi, che si sono saldate alla morale religiosa, come la negazione dell'omosessualità femminile, la valutazione degli schemi di ruolo, persino le caratteristiche della riprovazione e dello scherno. Penso che la bisessualità sia importantissima come argomento di approfondimento per chiunque provi interesse per la cultura greco-romana: come sia possibile che chiunque, per quanto personalmente ostile all'argomento, apra una qualsiasi opera greca o latina, persino scelta tra le più "conservatrici" nel patrimonio abbondantemente censurato dalla Chiesa, senza riconoscervi non soltanto l'importanza, ma la centralità della questione, è un mistero del potere di negazione. Leggiamo Eva
Veramente un testo interessante, ben argomentato, con altrettanta bibliografia da cui prendere spunto. La storica illustra come nel mondo greco fosse costume comune per gli uomini andare con altri uomini, soprattutto come rito di iniziazione: un ragazzo per passare all'età adulta, doveva diventare l'amante di uomo. In questo modo egli poteva poi diventare uomo, per poi essere virile con le donne, e il matrimonio avrebbe sancito il suo status di marito e padre. I ragazzi però non dovevano avere più di 16 anni, ovvero quando gli spuntavano i peli: dopo gli uomini adulti provavano ribrezzo nei loro confronti (non so come prendere questa cosa). Mi ha fatto sorridere anche come alcuni uomini fossero abbastanza infastiditi da dover prendere moglie, aver a che fare con le donne e il matrimonio: chissà cosa sarebbe successo se il matrimonio non fosse stata una scelta obbligata. Tanti poeti dicono che andava fatto perchè i figli dovevano essere presenti e insomma c'era da riprodursi sennò la popolazione non progrediva. Ma molti uomini preferivano amoreggiare con gli uomini e basta, le donne non potevano competere. La virilità ovviamente era essere attivo, l'essere passivo non era così motivo di vanto. Ma anche la passività veniva accettata. L'omosessualità femminile passava un po' in secondo piano, non scandalizzava più di tanto. A fine epoca greca a quanto pare la bisessualità degli uomini greci era fuori controllo: probabilmente era una cosa così normale e praticata che le autorità temevano per il futuro. Per gli uomini romani invece l'uomo esprimeva l'autorità stuprando tutti: uomini e donne. L'atto di sottomettere e la presa di potere erano la massima dimostrazione di virilità per l'uomo romano. Non mancavano comunque gli uomini dichiaratamente bisessuali, apertamente passivi. Per i romani l'omosessualità femminile era invece assurda: come fanno le donne a provare piacere tra loro? Impossibile pensare che l'uomo non desti interessi, non attiri le loro voglie. Poi dopo l'ellenizzazione, anche per i romani ci fu più "libertà" tra uomini. Ovviamente nei giusti contesti, giusti tempi e giuste regole. Cambiò tutto con Giustiniano, quel moralista che decise che l'omosessualità rendeva la società decadente perchè gli uomini erano poco virili e troppo effemminati. Poi arrivò la morale cristiana e via repressione. Contro natura perchè è un abominio che appare tantissime volte nella bibbia, nel vecchio e nuovo testamento. Per gli ebrei era uno spreco di seme, quindi contro natura perchè il seme non inseminava una donna ed era abominio la non riproduzione. Per quella cristiana invece era un'offesa a Dio. Un saggio molto illuminante sui vecchi usi e costumi, per scardinare credenze e falsi miti. Piaciuto tantissimo
Proveniendo da un liceo classico, questo libro è stato proprio quello di cui avevo bisogno: una rivelazione. Attraverso appena 313 pagine questa autrice mi ha finalmente rivoluzionato cinque anni di studi, donandomi ciò di cui sentivo mi avessero privata, un'intera parte del mondo antico che mi era stata tolta. Nonostante sia stato pubblicato per la prima volta nel 1988 e che da allora ad oggi molte scoperte siano state fatte sul tema, non penso sia obsoleto n'è superato, grazie anche all'esaustive premessa e appendice. Per quanto riguarda la narrazione, pur essendo un saggio non mi è pesato in alcun modo ma anzi, ero quanto più possibile coinvolta nella lettura. Il testo è fluido e molto chiaro, si evitano ripetizioni e non ho avuto alcuna difficoltà nel seguire il flusso degli argomenti. L'unica cosa che mi ha destabilizzata un minimo sono state le citazioni greche, che, traslitterate in caratteri latini, mi rendevano quasi impossibile (tentare) di tradurle e ricordarmi propriamente i termini. Sono al corrente che per le persone che ignorano l'alfabeto greco questa scelta possa aver aiutato, ma ritengo che se si fosse scelto di mantenere la scrittura originale (con ovviamente annessa la traslitterazione in alfabeto latino) avrebbe reso ancora più stimolante e semplice la lettura per coloro che già conoscono il materiale. In conclusione, sono dell'opinione che questo libro sia adatto a chi abbia già intrapreso un percorso rivolto agli studi classici sia a chi si ci approccia per la prima volta: nel primo caso si percepirà una ventata d'aria fresca su materiali e personaggi che già si conoscono, dall'altra ci si potrà avvicinare alla cultura classica con una visione, per quanto possibile in 313 pagine, a 360°, senza mai sentirsi annoiati o persi. Purtroppo non ho altri libri di questa autrice, ma di certo non passerà molto tempo prima che sulla mia libreria il nome "Eva Cantarella" si presenti più di una volta.
In this book Eva Cantarella deals with the practice of and cultural attitudes towards bisexuality in ancient Greece, in Rome from the early republic to the empire, and finally how these attitudes changed in the Christian era of Late Antiquity. The last part is the most interesting as while the general acceptance of bisexual behaviour in pagan Greece and Rome is well known it is usually assumed that the disapproval it met with later on was due to the influence of Christianity. What emerges from this book however is that this disapproval may have already existed in the late pagan mindset by the time Christianity became a major religion, Christianity feeding into an already exisiting disapproval rather than clashing with a completely opposite mindset.
Be warned though that this is a book written for an academic audience and supposes the reader has a good, general knowledge of the societies and periods in question. It's also very dry and particularly the segments discussing legal sources (of which there are quite few) will require some patience. I would have deducted two stars due to its inaccessibility and lack of flair, but the final chapter is fascinating enough to compensate somewhat.