1. I produttori
Ma quali sono i mali del cinema italiano, e quali mutamenti si aspettano i player dell'industria cinematografica? Riccardo Tozzi, presidente dell'Unione produttori dell'Anica, afferma che "negli ultimi cinque anni il cinema italiano ha dato concreti segnali di ripresa ma non mancano le criticità. L'industria è molto fragile, le imprese hanno poca possibilità di rischiare e di innovarsi. Il sistema dei ricavi è depresso e c'è un attacco molto forte della pirateria. Inoltre la pay tv in Italia (Sky, n.d.r.), per l'acquisto dei film, paga gli stessi prezzi di quando aveva 1,8 milioni di abbonati, mentre oggi ne ha 4. Bisogna riuscire a far crescere le risorse per il settore e in questo senso la strada da perseguire è quella del prelievo di filiera che riguardi tutti i soggetti del settore ma anche gli operatori telefonici. Credo anche che le risorse ottenute dal prelievo, unite a quelle del Fus (Fondo unico per lo spettacolo), debbano essere allocate in proporzione agli incassi del film sia ai produttori che ai distributori e agli esercenti. Una parte delle risorse, ovviamente, dovrà essere investita nello sviluppo di opere prime e seconde".
D'accordo sul prelievo di filiera anche Giancarlo Leone, vicedirettore generale della Rai e amministratore delegato di RAI Cinema, "ma deve riguardare tutti i soggetti che operano a diverso titolo con i film. È vero che il sistema dei ricavi è depresso; sala e home video non sono più sufficienti. Le tv generaliste acquistano sempre meno film che trovano minori spazi nei palinsesti. Va detto, però, che quando un film arriva sulle reti free, è già stato abbondantemente sfruttato nei passaggi precedenti. Oggi, il settore televisivo che trae il maggior beneficio dai film è la pay tv. Se Rai e Mediaset, complessivamente, investono 100 milioni di euro per il cinema, Sky, malgrado abbia raggiunto i 4 milioni di abbonati, arriva a un terzo".
Per Roberto Cicutto (Mikado) "bisogna liberare il sistema dei finanziamenti del cinema dal Fus. Ci vogliono sistemi automatici di rifinanziamento, come la tassa di scopo. Si sente spesso parlare di tax shelter: invece, perché i ministri dei Beni Culturali, delle Comunicazioni, del Tesoro e anche della Pubblica Istruzione non si riuniscono per trovare soluzioni di sistema per tutto il settore?".
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