Frenzy: il mondo chiuso della paranoia
di Sabine Kues
- VENEZIA 2015: Immersi nelle teorie cospirative, due fratelli sembrano essere schiacciati dalla polarizzazione politica nel secondo film di Emin Alper, presentato in concorso a Venezia
Nel suo secondo lungometraggio, Frenzy [+leggi anche:
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intervista: Emin Alper
scheda film], in concorso al 72° Festival di Venezia, il regista turco Emin Alper ritrae due fratelli in stato di paranoia.
Il film si svolge nella periferia di Istanbul, mentre la città è bersaglio di diversi attentati terroristici. Poiché il governo sembra ignorare chi siano i colpevoli, viene creato un gruppo segreto di informatori per raccogliere prove. Uno degli informatori è Kadir (Mehmet Özgür): incarcerato per 20 anni, gli viene concessa la libertà condizionale anticipata per partecipare a quest'indagine segreta. Lavorando come netturbino, viene addestrato alla ricerca di tracce di sostanze utilizzate per assemblare bombe. Dopo vent'anni in carcere, Kadir viene improvvisamente rilasciato in un mondo che non capisce, un mondo in cui le persone sono guidate dalle loro ansie e i blocchi stradali sono all'ordine del giorno. Si stabilisce nel quartiere di suo fratello minore, Ahmet (Berkay Ateş), che lavora per il comune sparando ai cani randagi. Mentre Kadir cerca di costruire un rapporto con il fratello, quest'ultimo, che è stato da poco abbandonato dalla sua famiglia, si ritira nel suo mondo. Ahmet si allontana dalla società, prendendo con sé, ironia della sorte, un cane randagio che egli stesso aveva ferito per lavoro, e non solo sviluppa un forte legame con l'animale, ma viene anche colto da un'immensa paura della perdita. Sommerso dall'ansia di essere scoperto, vede una minaccia in tutto e tutti. L'altro fratello, nel frattempo, viene messo sotto pressione per trovare le prove - una pressione che alla fine lo porta a vedere le prove intorno a sé, anche nelle persone più care.
Alper dipinge uno scenario oscuro di sfiducia e cospirazione che culmina in uno stato di paranoia. Mentre la tensione sale e la presenza della polizia nel quartiere raggiunge l'apice, i fratelli si perdono tra ciò che è reale e ciò che è solo uno scherzo della loro immaginazione. La narrazione del film si avvita sempre più in questa sensazione di sospetto. Le soggettive, senza cronologia, saltano avanti e indietro tra le percezioni dei fratelli. Proprio come i due uomini, lo spettatore si perde in ciò che è reale e ciò che non lo è. Le scene sono raccontate da diverse prospettive, rimettendo ogni volta in discussione gli eventi. Il paesaggio sonoro contribuisce a questa rappresentazione della follia, con suonerie di telefoni e citofoni che squillano senza sosta e fanno impazzire anche gli spettatori. La sensazione di essere intrappolati e l'impressione di essere in un recinto si ottengono attraverso immagini evocative come quando Ahmet, già in difficoltà, si affaccia alla finestra e vede l'ombra di un uomo in piedi sul suo tetto. Ma una volta salito sul tetto, non trova nessuno.
Alper dice del suo film che "dimostra come il sistema politico trasformi gli 'uomini piccoli' negli ingranaggi del suo meccanismo violento, fornendo loro l'autorità e gli strumenti della violenza, che alla fine si rivoltano loro contro e portano alla loro distruzione". In Frenzy, non sono solo gli attentati terroristici ad essere distruttivi, ma anche la macchina politica che semina paura e diffidenza, portando alla fine alla necessità di cercare risposte in teorie cospirative.
Le vendite mondiali di questa co-produzione turco-francese sono affidate a The Match Factory.
(Tradotto dall'inglese)
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