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Le votazioni sono nocive

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«Le votazioni sono nocive. Non votare su tutto e, se proprio non ce la fai, non votare su qualsiasi cosa».

Piuttosto riduttivo, non è vero? In realtà le votazioni non sono negative di per sé stesse, ma quando si cerca di sintetizzare troppo un'intera argomentazione e una lunga discussione, di solito si produce proprio questo genere di affermazioni semplicistiche e controverse.

Al di là di tale draconiana imposizione, diciamo che la votazione non è nociva in sé e per sé, ma quando si cerca di ricondurre al confronto di due singole frasi la risoluzione di una materia complessa e degna di un'attenta riflessione, ciò che si ottiene è una soluzione ipersemplificata e ultradivisiva.

Le votazioni scoraggiano il consenso

Optare per la risoluzione di una controversia tramite una votazione — anziché esaminare tramite un lavoro di analisi ed eventualmente sintesi gli argomenti di ambo le parti — mina l'evoluzione del metodo consensuale di risoluzione delle dispute che Wiki adotta. Wikipedia non è una democrazia: non è un difetto del progetto, ma un punto di forza. La dialettica è una delle principali caratteristiche che rendono Wiki speciale e, laddove votare appaia spesso la scelta più semplice rispetto a quella di aiutarsi reciprocamente a trovare una posizione mutualmente condivisa, non è quasi mai la scelta migliore.

Le votazioni, infatti, spingono i membri della comunità a polarizzarsi sulle proprie rispettive posizioni evitando la discussione; i partecipanti non interagiscono con gli altri votanti, ma non fanno altro che scegliere il campo in cui schierarsi. Il consenso non si costruisce esprimendo le proprie posizioni in termini di scelta binaria, bensì spiegando le ragioni dietro tale posizione e affrontando i punti lasciati non trattati da altri, di modo che si possa giungere a una soluzione concorde. Nessuno può contestare obiezioni inespresse o punti non sollevati.

Siamo d'accordo che costruire il consenso sia ben più difficile che votare, ma del resto molte cose che valga la pena fare sono difficili.

Le votazioni incoraggiano le false dicotomie

È rarissimo che una questione possa essere risolta solo da una scelta binaria Sì / No, Vero / Falso. Semplificare un problema complesso in una domanda a risposta binaria crea una falsa dicotomia.

In una votazione per la cancellazione, ad esempio, si considerano solo le opzioni di cancellare o di mantenere una determinata voce; ma molto spesso è trascurata o ignorata una terza opzione di unire la voce a un'altra e trasformarla in un redirect. Per controbilanciare questa tendenza, qualora si vedesse una terza opzione o un compromesso fino ad allora non proposto, discuterne subito!

Le votazioni incoraggiano il pensiero di gruppo

Alla vista di una lista di partecipanti a una votazione, la gente ultima arrivata è spinta ad aggiungere il proprio nome in coda. È facile aggiungere il proprio nome, soprattutto alla lista vincente.

La votazione polarizza gli utenti, spingendoli a schierarsi a favore o contro una data opzione in maniera decisamente più netta che non se avessero affrontato la questione in una discussione che non richiedesse di scegliere una fazione. Le discussioni miranti a ricercare un consenso comportano l'espressione delle proprie posizioni e la lettura e il tentativo di comprensione di quelle altrui, al fine di capire verso quale direzione il consenso si stia orientando, laddove una votazione restituisce, del problema, una visione (ancorché erronea) semplificata. Ci si metta pure che in genere è difficile porsi in contrasto a utenti di cui si ha stima ma che la pensano diversamente, o al contrario fare fronte comune con utenti verso i quali si ha minore considerazione ma che incidentalmente condividano la stessa opinione nella questione.

Se il voto per una delle due opzioni è fortemente sbilanciato, chi ha votato per l'opzione "perdente" può sentirsi marginalizzato e, di converso, chi si è espresso per l'opzione "vincente" può sentirsi legittimato ad applicare i risultati della votazione in ogni contesto similare ignorando i punti di vista contrari (e spesso non risolvendo alcunché).

Le votazioni non sono necessariamente eque

Una delle principali questioni che si affrontano al momento di una consultazione riguarda chi sia legittimato a votare. Siamo tutti d'accordo che sia scorretto creare orde di sockpuppet da usare per alterare gli esiti di una votazione, ma il problema si pone egualmente per casi non così palesemente illeciti come, per esempio, chiamare in aiuto un amico fuori da Wikipedia o ammettere al voto utenze nuove di zecca, che hanno contribuito poco e nulla e hanno una conoscenza solo marginale dei meccanismi di discussione e di formazione del consenso. E come ci si comporta con utenti di più lunga data che, a dispetto della lunga militanza, hanno quasi mai letto le regole di discussione o non vi hanno mai partecipato, o non hanno ben compreso la questione da dibattere? Chi o cos'è la comunità, e quanto peso dovrebbe avere la voce di ogni utente intervenuto nella discussione?

È una domanda cui è di fatto impossibile dare una risposta. Qualsiasi metodo correttivo degli errori e delle falle che emergono durante una votazione troverà sempre qualcuno che si lamenterà di essere stato ignorato, sminuito o trattato ingiustamente.

Nelle situazioni in cui una persona o un gruppo di persone sono incaricate di tirare le somme di una votazione, si prenderà una decisione ma la responsabilità di essa ricadrà solo sulle loro spalle: compito tanto più difficile quanto più si decide di non attenersi strettamente al dato numerico. Logicamente, se nessuno è investito di un'autorità di ultima istanza, chiunque è legittimato a lamentarsi che qualcosa sia andato storto («Se solo quei voti da escludere non fossero stati conteggiati l'esito sarebbe stato diverso!»). E qui stiamo ancora a quelli che si lamentano avendo votato.

Poi ci sono coloro che non votano perché non credono a prescindere alle votazioni. Cosa dire a costoro?

Ci si metta anche che, una volta giunti a una più o meno condivisa definizione di cosa sia la nostra comunità, rimaniamo sempre al fatto che nessuno può garantire l'equità di un sistema di voto. Come se ciò non bastasse, se abbiamo votazioni in cui si ammette la vittoria della posizione di maggioranza relativa e non di quella assoluta, può succedere che il risultato non sia quello che avrebbe soddisfatto la maggioranza degli utenti o che, in ragione delle forze reciproche delle diverse posizioni, le persone orientino le proprie decisioni non nel modo in cui credono (paradosso di Abilene).

La discussione evita tutte le questioni riguardanti il numero di persone che sostengono un argomento preferendo considerare il peso degli argomenti suddetti: le motivazioni pro o contro una scelta devono essere più importanti del numero di persone che vi aderiscono.

Mentre il voto può apparire oggettivamente imparziale, può cionondimeno essere contaminato da campagne elettorali equivoche o informazione parziale e, quindi, non necessariamente esprimere l'opzione più accettabile per tutti.

D'accordo che contare i voti è più semplice che determinare l'esito di una discussione in cui si è cercato il consenso: tuttavia quest'ultima è più aperta allo sviluppo di soluzioni nuove che possano creare un compromesso per soddisfare più persone e, soprattutto, riduce al minimo i rischi che si possa imporre un proprio punto di vista semplicemente riuscendo a mettere insieme più persone che votino per la propria opzione proposta.

Le votazioni sono fuorvianti e favoriscono la confusione

Come già detto, le votazioni di per se non sono il male: per esempio tornano comode come sondaggio per stimare velocemente due opzioni. Il problema è che poi gli utenti interpretano i risultati di un sondaggio come un via libera a fare un qualcosa che si suppone autorizzato dai numeri della votazione, il che è sbagliato.

Proprio perché Wikipedia non è una democrazia vale il concetto: «ciò che è giusto non sempre è popolare, e quel che è popolare non sempre è giusto».

Nonostante tutto ciò premesso, l'esistenza delle votazioni suggerisce agli utenti, specialmente i neofiti, che l'unica cosa che conti sia il risultato di una votazione, onde si assiste periodicamente ai tentativi di alterazione di una votazione come la cancellazione delle pagine tramite l'abuso di utenze multiple.

La convinzione che non già la discussione che scaturisce da una procedura ma l'esito della sua votazione sia ciò che decide il fato di una voce rende dette procedure sempre più pesanti e burocratizzate (aspetto, questo, che per quanto possibile si cerca di evitare) al fine di prevenire tali abusi e ricoomprendere quante più possibilità possibile. Uno spiacevole effetto collaterale è che pagine ad alto rischio di polemica come le procedure di cancellazione appaiano null'altro che un immmenso caos agli occhi di coloro che non hanno seguito il dibattito.

I partecipanti si sentono ingannati se l'opzione che ha ottenuto la maggioranza dei voti non è quella successivamente adottata: rimanendo fermi nella loro rivendicazione sul fatto che «[l'opzione X] ha ottenuto la maggioranza dei voti!!!» senza capire che le votazioni non sono sostitute del più importante consenso, essi si sentiranno così comprensibilmente indispettiti e sminuiti perché le loro opinioni sono state ignorate.

Esempi

  • (Swedish) Cosa dev'essere? (Vad ska vara med?). Linea guida elaborata da Wikipedia in svedese che descriveva cosa andasse incluso o meno su tale capitolo linguistico. Dal 2006 è considerata obsoleta e sconsigliata, ed è rimasta solo per ragioni documentali e storiche.
  • (English) Cosa ci va, cosa no (What's in, what's out). Analogamente a Wikipedia in svedese, sul capitolo in inglese si abbozzò una linea guida, benché anch'essa dichiarata obsoleta nel 2006 e mantenuta solo a fini storici.

Voci correlate

Collegamenti esterni