Clelia Grillo Borromeo
Clelia Grillo Borromeo (Genova, 29 giugno 1684 – Sedriano, 23 agosto 1777) è stata una nobildonna e mecenate italiana, considerata in Italia una delle donne più colte della sua epoca[1].
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nata a Genova in una nota famiglia patrizia, imparentata con illustri casate europee, Clelia era figlia di Marcantonio Grillo, III marchese di Clarafuente, duca di Mondragone, e della marchesa Maria Antonia Imperiali, figlia di Giovanni Carlo Imperiali, barone di Latiano, ramo cadetto della famiglia Imperiali di Genova. Aveva due fratelli e quattro sorelle. Il maggiore era Agapito IV Domenico (1672-1738), che diventerà l'erede della famiglia e I Duca di Mondragone, poi nacquero, oltre a lei altri cinque figli. Teresa (1676-1762), che sposerà Camillo Filippo Pamphili, III principe di San Martino al Cimino e Valmontone, diventando una delle donne più famose di Roma per la sua cultura e per il suo salotto letterario; si dilettava di poesia e divenne membro dell'Accademia dell'Arcadia.[2] Livia (1680-??), che sposò Giovanni Andrea Mariano Doria Del Carretto (1660-1742), III Duca di Tursi. Nel 1681 nasce Nicoletta che sposerà Alberico III Cybo-Malaspina, III duca di Massa e principe di Carrara. Nel 1685 nasce Carlo, ricordato per aver combattuto durante l'assedio di Barcellona con Filippo V, che lo ringraziò attribuendogli l'Ordine del Toson d'oro.[3] Nel 1686 nasce l'ultima figlia Anna Maria Ginevra, che sposa Nicola Enrico Loffredi, IX Marchese di Trevico.[4]
Benché non si sappia molto della sua educazione, il predicatore gesuita Antonio Visetti scrive in una sua lettera alla famiglia Borromeo che è stata educata presso il monastero della Misericordia. La definisce inoltre estremamente bella. Un'altra lettera definisce la ragazza "Oracolo, per lo grande spirito di cui è dotata, e particolarmente per la pronta facondia infiorata di motti argutissimi". Questa corrispondenza conservata nell'archivio familiare, dimostra l'accurata valutazione della famiglia Borromeo nella selezione di una moglie adatta al loro erede Giovanni Benedetto Borromeo Arese. Sembra che il padre Carlo Borromeo Arese fosse comunque contrario al matrimonio, perché considerava le giovani Grillo ragazze poco affidabili. La situazione fu poi sbloccata dal conte Marco Antonio Visconti e dal principe Eugenio di Savoia. Le nozze furono celebrate l'8 marzo 1707.[5] A parte i problemi con il suocero, che si protrassero anche dopo le nozze, si trattò di un matrimonio felice. La coppia era molto unita ed ebbe otto figli: Giulia (1709-1731), Renato (1710-1778), Maria Paola (1712-1761), Francesco (1713-1775), Giuseppe (1714-1715), Antonio (1715), Giustina (1717-1741) e Vitaliano (1720-1793).[6]
La giovane marchesa fu cardine della nobiltà milanese per lungo tempo. Animò per vari decenni nella città meneghina, nel proprio palazzo di via Rugabella, uno dei salotti più importanti di Milano. Al suo interno si dava grande rilievo alle arti liberali, con la differenza che presso la marchesa Borromeo c'era un vero e proprio culto per la scienza, tanto che vi si eseguivano anche esperimenti, cui era solito partecipare il più illustre frequentatore della casa, il naturalista Antonio Vallisneri. Vallisneri, che era un profondo ammiratore della marchesa, le dedicò anche una sua opera il De corpi marini.[7]
La stessa marchesa era una grande conoscitrice delle scienze naturali e della matematica, cui univa un'ottima padronanza del latino, del greco e dell'arabo, oltre all'inglese, francese e tedesco.[8] Famoso fu l'incontro con Montesquieu, che ricevette nel settembre del 1728. In una sua lettera, l'intellettuale francese ne tesse le lodi scrivendo: «Sono impressionato dalla sua vasta cultura».[9] Anche Charles de Brosses era rimasto impressionata dalla vasta cultura della contessa, in una sua lettera dichiara: «La Contessa Clelia Borromeo non solo ferrata in scienza e in tutte le lingue d’Europa ma parla anche l’arabo come l’Alcoran».[10]
Interessata all'arte come alla religione, commissionò personalmente la statua della Madonna Addolorata da porsi nell'ossario della chiesa milanese di San Bernardino alle Ossa.[11]
L'avversione dell'Impero asburgico
[modifica | modifica wikitesto]Col passare del tempo il salotto ebbe però anche un ruolo politico così agguerrito da preoccupare Maria Teresa d'Austria. Nel palazzo convenivano aristocratici attivisti, desiderosi di rovesciare il governo austriaco per tornare sotto la Spagna. Il principale attore in questo senso fu il conte Giulio Antonio Biancani, che Clelia tentò di nascondere nella propria casa e aiutò poi a fuggire quando esplose la repressione teresiana.[12] Il conte fu però scoperto, arrestato e decapitato. Clelia pagò a caro prezzo il proprio impegno filo-spagnolo: Maria Teresa la esiliò nel palazzo di campagna della famiglia Borromeo a Sedriano, nel milanese, e la spogliò di molte delle proprie sostanze e privilegi.
Morì novantatreenne a Sedriano.
Riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]- Il matematico Luigi Guido Grandi le ha dedicato le curve geometriche da lui studiate, le Clelie.[13]
- Nel 1753 viene stampata una medaglia in bronzo con l'effigie della contessa e il motto Gloria Genuensium.[14]
- La città di Milano le dedica una strada nella zona della Stazione centrale.[15]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Dario Generali, Clelia Grillo Borromeo Arese. Un salotto letterario settecentesco tra arte, scienza e politica, su cresverona.it. URL consultato il 16 novembre 2022.
- ^ Giovanni Mario de' Crescimbeni, Le vite degli Arcadi illustri. Scritte da diversi autori, vol. 4, 1727, p. 171.
- ^ Filippo Casoni, Istoria di Lodovico il grande descritta da Filippo Casoni nobile genovese, parte prima -terza, 1722, p. 52.
- ^ I Marchesi, su trevico.net. URL consultato il 5 gennaio 2022.
- ^ Guido G. Fagioli Vercellone, GRILLO, Clelia, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 59, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2002. URL consultato il 5 gennaio 2022.
- ^ Grillo Borromeo Arese Clelia, su scienzaa2voci.unibo.it, Università di Bologna. URL consultato il 5 gennaio 2022.
- ^ CLELIA GRILLO BORROMEO ARESE Un salotto letterario settecentescotra arte, scienza e politica, su researchgate.net. URL consultato il 5 gennaio 2022.
- ^ Marco Carminati, Nel salotto della «femme savante», in Il Sole 24 ORE, 8 marzo 2021. URL consultato il 5 gennaio 2022.
- ^ (FR) Lettre de Montesquieu à Clelia Grillo, su archive.org. URL consultato il 5 gennaio 2022.
- ^ (FR) Charles de Brosses, Mémoire sur Milan, in Hippolyte Babou (a cura di), Lettres familières écrites d’Italie, I tomo, Poulet-Malassis et de Broise, 1858, pp. 86-98.
- ^ Anna Preianò, Clelia del Grillo Borromeo: l’eccezione è donna, 2 dicembre 2015. URL consultato il 5 gennaio 2022.
- ^ R. Barbiera, Il salotto della contessa Maffei, Milano 1925, p. 22.
- ^ Clelie, su treccani.it. URL consultato il 5 gennaio 2022.
- ^ Lot 28: Clelia Grillo Borromeo (1684-1777) Rilievo in marmo Del lotto fa parte anche una medaglia celebrativa in bronzo con la sua effige datata 1753 Scultore genovese del XVIII secolo, su invaluable.com. URL consultato il 5 gennaio 2022.
- ^ Via Clelia del Grillo Borromeo, su loquis.com. URL consultato il 5 gennaio 2022.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Clelia Grillo Borromeo Arese
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Clelia Grillo Borromeo Arese
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Borromèo, Clelia, del Grillo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Guido G. Fagioli Vercellone, GRILLO, Clelia, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 59, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2002.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 66799000 · ISNI (EN) 0000 0000 3664 6146 · CERL cnp00813504 · LCCN (EN) n2006065601 · GND (DE) 131596020 · BNE (ES) XX4438126 (data) · BNF (FR) cb15787278w (data) |
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