Battaglia di Groznyj (1999-2000)

1999-2000

Citazioni sulla battaglia di Groznyj.

Truppe russe durante la battaglia, 19 dicembre 1999.

Citazioni

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  • Alla fine di quella operazione, i giornalisti inviati lì riferirono di una città in condizioni ancor più gravi di quelle di Berlino nel 1945. Neanche un edificio era stato risparmiato, e nel 2003 le Nazioni Unite assegnarono a Groznyj l'infausto premio di "città più devastata della Terra". (Garri Kasparov)
  • Era la fine di febbraio del 2000, al culmine di un lunghissimo inverno di bombardamenti aerei che avevano raso al suolo la città, con un'intensità che non si conosceva dai tempi dell'ultimo conflitto mondiale. In una Groznyj diventata una città fantasma si aggiravano pochi civili emersi dagli scantinati, poche migliaia di sopravvissuti dei seicentomila che abitavano la piccola e orgogliosa capitale cecena. Tutti gli altri o erano fuggiti o erano morti. I russi accusavano indiscriminatamente i ceceni di essere dei terroristi. E avevano risposto con il terrorismo sistematico, istituzionale. Avevano disseminato il terrore in ogni villaggio e città della Cecenia, colpevole soltanto di non voler rinunciare alla propria vocazione autonomista. (Giorgio Fornoni)
  • Gli abitanti di Grozny, anticamente la più bella città del Caucaso del nord, hanno ribattezzato la loro città, tanto amata in passato, Griazny Grozny, un soprannome che riflette il dolore causato dalla distruzione totale della città, ridotta in rovine e polvere, ma anche l'orrore di fronte a un banditismo peggiore della barbarie. (Anna Stepanovna Politkovskaja)
  • La Russia pagherà cara la sua aggressione [...]. La notizia dell'ultimatum mi ha profondamente turbato perché coinvolge giovani, malati, innocenti. La popolazione cecena è in una posizione terribile, schiacciata da una parte dai ribelli e dall'altra dalle truppe russe. La pagheranno cara, i russi, e col passare dei giorni Mosca vedrà intensificare le forze estremiste e diminuire il suo prestigio nel mondo. (Bill Clinton)
  • Mi sono state sequestrate due cassette che avevo girato a Groznyj. Contenevano fotogrammi unici. Penso che quelle siano state le ultime foto scattate prima che Groznyj venisse presa d'assalto. Anche quelle erano immagini di migliaia di civili pacifici, molti dei quali, come ora sappiamo, furono uccisi dai proiettili dell'artiglieria federale. (Andrej Babickij)
  • Nell'inverno del 2000, la capitale, Groznyj, viene bombardata a tappeto, senza alcuna distinzione tra obiettivi militari e civili. Sotto le bombe finiscono anche ospedali, scuole, centri commerciali, tutta l'ossatura economica e vitale del paese. Per mesi la vita si riduce a una lotta per la sopravvivenza, in quello che è ormai diventato un inferno da «day after». Centinaia di migliaia di profughi prendono la via delle montagne per l'Inguscezia e la Georgia. Mancano all'appello almeno duecentomila persone, vittime della guerra. Ed è ormai definitivamente sepolto anche il sogno indipendentista. (Giorgio Fornoni)
  • Non si può chiamare vittoria la conquista di una città distrutta, delle sue rovine. Mosca non avrà mai la vittoria a meno che non arrivi al genocidio. (Sergej Adamovič Kovalëv)
  • Quando cercai di avventurarmi in una zona di Groznyj che una volta era intensamente popolata, i miei due tutori militari mi pregarono di fermarmi. «Non ci abita più nessuno oramai», disse uno di loro. «Perché vuoi andarci? Ci faranno fuori tutti». Questi militari, ai quali venne ordinato di votare Putin dai loro comandanti, teoricamente controllavano tutta Groznyj. In verità, in quel territorio i russi avrebbero perso uomini ogni giorno per anni a venire. (Maša Gessen)

  Citazioni in ordine temporale.

  • Difficile dire se l'hanno voluta conquistare o distruggere. Certo Grozny non esiste più. È un deserto, inquieto e allucinante, percorso da colonne corazzate e da fantasmi di vecchi coperti di stracci. Ma inquieto, perché il silenzio delle macerie annerite dal fuoco, degli alberi spezzati a migliaia dalle raffiche e tagliati netti dalle schegge, è ancora rotto spesso dalle raffiche dei Kalashnikov, e dalle serie discontinue delle artiglierie pesanti che martellano le posizioni ribelli non lontane. Quel che resta di Grozny è indubbiamente in mano russa, ma nessuno è sicuro di nulla.
  • La piazza Minutka è assolutamente deserta. Tutti i palazzi che ancora erano in piedi dopo la prima guerra, e che avevo visto restaurati alla bell'e meglio nel 1997, quando Aslan Maskhadov fu eletto presidente della Ichkeria Indipendente, sono o sventrati o crollati su se stessi.
  • I russi questa volta non sono [...] ricaduti nella tremenda ingenuità della prima guerra cecena. I carri armati li hanno lasciati indietro e usati come artiglieria. Lo prova il fatto che le vie di Grozny non sono piene di carcasse dei mezzi blindati russi. I comandi questa volta hanno semplicemente deciso che bisognava annientare ogni cosa prima di avanzare la truppa, i morti sono caduti a grappoli.
  • Grozny non è più in grado di ospitare niente. Fare i calcoli di quanto costerebbe ricostruirla non ha senso. Neanche un Paese ricco potrebbe permettersi di rifare daccapo una città che ospitava oltre mezzo milione di persone, e dove adesso non esistono più nemmeno i fili della luce, quelli del telefono, le linee aeree dei filobus.
  • È strano pensare che in quelle strade, ora assolutamente deserte, un tempo passavano i filobus. Le rotaie dei tram sembrano posticce, uno scherzo di qualche buontempone. Finiscono in una voragine di bomba d'aereo, svoltano in una via che non c'è più, sbarrata da un intero palazzo di otto piani che è venuto giù di traverso. Immagini di un terremoto provocato dalla stupidità degli uomini.

  Citazioni in ordine temporale.

  • Grozny ha le ore contate. I militari russi hanno deciso che la capitale cecena deve arrendersi o morire e hanno posto agli abitanti un ultimatum: lasciare la città entro sabato prossimo oppure contare solo sulla sorte.
  • «Ricostuire Grozny oggi è impossibile». Questo è il verdetto del rappresentante plenipotenziario di Mosca in Cecenia, Nikolaj Koshman, per la capitale appena «liberata» dalle truppe russe. Un primo soppraluogo ha dimostrato che la città è praticamente un «cumulo di rovine» e si farebbe prima a radere al suolo quel poco che è rimasto in piedi e ricostruirla da zero, piuttosto che restaurarlo. Ma il governo russo - che non ha badato a spese per distruggere Grozny - oggi non ha i soldi per ricostruirla, e Koshman ritiene questa operazione «inopportuna».
  • Dalle macerie della città condannata alla morte [...] cominciano a riemergere i suoi abitanti, quelle decine di migliaia di disperati che hanno trascorso gli ultimi quattro mesi nei rifugi cercando di mettersi in salvo dagli incessanti bombardamenti. Molti non sono sopravvissuti: i soldati russi che stanno rastrellando la città hanno tirato fuori dai sotterranei numerosi cadaveri: morti di stenti o di ferite.

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