Tony Judt

storico e accademico britannico

Tony Judt (Londra, 2 gennaio 1948New York City, 6 agosto 2010) è stato uno storico britannico, residente negli Stati Uniti[1].

Specializzato in storia europea, ha ricoperto il ruolo di Erich Maria Remarque Professor in European Studies all'Università di New York dove ha diretto l'Erich Maria Remarque Institute. È stato un collaboratore abituale de The New York Review of Books. Nel 1996 è stato eletto membro della American Academy of Arts and Sciences, e dal 2007 era membro corrispondente della British Academy.

Biografia

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Nato nel 1948, Tony Judt è cresciuto nell'East End di Londra da una madre figlia di immigrati russi e da un padre belga discendente da una linea di rabbini di origine ebreo-lituana. Fu educato alla Emanuel School, prima di ricevere un Bachelor of Arts nel 1969 e un PhD in storia nel 1972 dall'Università di Cambridge.

Impegno e ripensamento sionista

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Come molti altri nati da genitori ebrei, Judt crebbe in una famiglia secolare, ma fu comunque avviato a una scuola ebraica e introdotto alla cultura Yiddish dei suoi nonni, che Judt dichiara di ricordare ancora con nostalgia. Incoraggiato dai genitori, Judt, entusiasta, si lanciò a capofitto nel mondo della politica israeliana all'età di 15 anni. Aiutò la promozione della migrazione di ebrei britannici in Israele. Nel 1966, avendo vinto una borsa di studio al King's College di Cambridge, si concesse un anno di pausa prima degli studi universitari andando a lavorare nel kibbutz dell'organizzazione sionista Machanaim. Quando, nel 1967, Nasser espulse dal Sinai le truppe delle Nazioni Unite, e Israele si mobilitò per la guerra, egli, come molti ebrei europei, fece volontariato nel sostituire i membri del kibbutz richiamati per la guerra. Durante e dopo la guerra dei sei giorni, lavorò come autista e traduttore per le forze armate israeliane.

Ma durante il dopoguerra, il convincimento di Judt nell'avventura sionista iniziò a vacillare. "Mi accompagnava questa fantasia idealistica di voler creare un paese socialista e comunitario attraverso il lavoro" ha detto Judt[2]. Il problema di questa visione, come ora iniziava a credere, era il suo essere "notevolmente inconsapevole della gente che era stata espulsa dal paese, a soffrire in campi per rifugiati per rendere possibile questa fantasia."[2]

La malattia

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Nel 2008 gli fu diagnosticata una sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Da ottobre 2009 è rimasto paralizzato dal collo in giù, una condizione che non gli ha impedito di tenere una conferenza pubblica di due ore[3][4] Negli ultimi anni si è dedicato alla scrittura di quattro articoli per la New York Review of Books, dedicati alla sua condizione di malato di SLA[5]. È morto nella sua casa di New York il 6 agosto 2010.[6]

Scritti

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Storia europea

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Dopo il Bachelor's degree conseguito a Cambridge, Tony Judt ha proseguito i suoi studi sotto gli auspici dell'École normale supérieure. L'esperienza parigina contribuì a quello che sarebbe diventato un lungo e fruttuoso rapporto con la cultura politica francese. Il suo primo libro, Socialism in Provence 1871-1914: A Study in the Origins of the French Modern Left, un'“indagine su una tradizione politica che ha dato forma a una nazione”[7], era prima di tutto una storia sociale.

  1. ^ Copia archiviata, su nyu.edu. URL consultato il 19 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2010).
  2. ^ a b Embattled Academic Tony Judt Defends Call for Binational State da Internet Archive
  3. ^ Paralyzed but undaunted, Judt wills the left to a battle against inequality | Mondoweiss, su mondoweiss.net. URL consultato il 19 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2010).
  4. ^ Ed Pilkington, 'A bunch of dead muscles, thinking', in The Guardian, 9 gennaio 2010. URL consultato il 9 gennaio 2010.
  5. ^ Tony Judt, Night, in New York Review of Books, vol. 57, n. 1, 14 gennaio 2010.
  6. ^ (EN) Tony Judt, author of 'Postwar,' dies at 62, in The Associated Press.
  7. ^ Tony Judt, Socialism in Provence 1871-1914: A Study in the Origins of the Modern French Left, Cambridge: Cambridge University Press, 1979

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Collegamenti esterni

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