Pro hac vice
Pro hac vice è una locuzione latina, traducibile con «per questo turno», «in questo caso».
Ambito legale
modificaIn ambito legale la locuzione si riferisce a un avvocato non ammesso a esercitare in una determinata giurisdizione, ma che ottiene il permesso di partecipare in un caso particolare sotto tale giurisdizione.
In ambito ecclesiastico
modificaIn ambito ecclesiastico l'espressione è utilizzata quando un cardinale è promosso dall'ordine dei cardinali diaconi all'ordine dei cardinali presbiteri, conservando il proprio titolo cardinalizio: si dice che la sua diaconia è elevata pro hac vice a quel titolo.
È stata inoltre usata, fino al dicembre del 1988, nella nomina di quegli arcivescovi cui veniva assegnata una sede vescovile titolare, promossa pro hac vice a titolo arcivescovile. Da tale mese la Santa Sede ha preferito non promuovere la sede vescovile a titolo arcivescovile, ma assegnare al candidato il titolo di una sede vescovile, con dignità di arcivescovo; mentre prima, quindi, era promossa pro hac vice la "sede", successivamente si è preferito promuovere la "persona".
Uno degli ultimi esempi della prima versione è stato quello del futuro cardinale lituano Audrys Juozas Bačkis, la cui nomina episcopale, il 5 agosto 1988, è riportata, negli Acta Apostolicae Sedis come segue:
«Titulari Ecclesiae «pro hac vice» archiepiscopali Metensi R. D. Áudrys Iosephum Backis, Pro Nuntium Apostolicum in Hollandia»
Già il 10 dicembre successivo, la nomina episcopale dell'arcivescovo italiano Piero Biggio segue la seconda versione, ancor oggi utilizzata:
«Titulari episcopali Ecclesiae Otriculanae cum dignitate archiepiscopali R.D. Petrum Biggio, e clero dioecesis Ecclesiensis, Praelatum honorarium Sanctitatis Suae, a consilio Nuntiaturae, quem promovit Pro-Nuntium Apostolicum in Bangladesana Republica»