Museo archeologico nazionale della Lomellina
Il Museo Archeologico Nazionale della Lomellina è un museo di Vigevano; ospitato negli ambienti del castello, conserva testimonianze archeologiche provenienti da scavi e da rinvenimenti occasionali avvenuti in Lomellina.
Museo Archeologico Nazionale della Lomellina | |
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Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Vigevano |
Indirizzo | piazza Ducale, 20 e Piazza Ducale 20, 27029 Vigevano |
Coordinate | 45°18′56.29″N 8°51′23.05″E |
Caratteristiche | |
Tipo | archeologico |
Periodo storico collezioni | 2000 a.C. - 800 d.C. |
Gestione | Ministero della Cultura - Direzione regionale Musei Lombardia |
Visitatori | 9 214 (2019) |
Sito web | |
Precedentemente disseminati nei depositi della Soprintendenza e in musei locali, i reperti esposti in museo, pur provenendo da località differenti, dimostrano l’omogeneità culturale del territorio e provano le relazioni di scambi commerciali con le aree vicine.
Il museo ha sede nella «terza scuderia» del castello - voluta da Gian Galeazzo Visconti incaricando Maffeo da Como negli anni settanta del Quattrocento - e negli spazi ad essa annessi al di sotto della Falconiera[1]. Il museo fu inaugurato nel 1998 con un primo allestimento nella scuderia quattrocentesca[2], ampliato successivamente nel 2006 con all'aggiunta di tre ulteriori sale; del 2018, infine, è l'apertura del salone a lato della scuderia [3].
Il percorso espositivo
modificaPer accompagnare alla scoperta e conoscenza della storia del territorio, il percorso espositivo è stato organizzato secondo criteri al contempo cronologici e tematici: la Sala I è dedicata all’età preistorica e protostorica; la Sala II presenta numerosi corredi funerari di Età tardo celtica e romana (fine I secolo a.C. – II secolo d.C.); la Sala III espone una serie di reperti e oggetti che raccontano gli abitati e la vita quotidiana in Età romana; la Sala IV è dedicata all’ultimo periodo storico trattato dal museo, ovvero l’Età tardo antica e altomedioevale (III – VII secolo d.C.); l’ultima sala infine è allestita ciclicamente per ospitare mostre temporanee [4].
All’interno dei corredi funerari, oltre al vasellame in terracotta e a strumenti e ornamenti metallici, si segnalano i vetri e la coroplastica. Sul sito istituzionale della Direzione regionale Musei Lombardia, istituto periferico del Ministero della Cultura che gestisce i musei statali della Regione Lombardia tra cui il Museo Archeologico nazionale della Lomellina, è possibile trovare approfondimenti su alcuni reperti e corredi del museo: dal corredo maschile da Gambolò, da ricondurre a una persona di alta levatura per la qualità degli oggetti di bronzo, ai vetri straordinariamente integri e raffinati presenti soprattutto nei corredi femminili di Età romana; altrettanto degna di nota è la Tomba del guerriero, con armi e oggetti per la cura del corpo. Si citano infine numerose statuette a stampo a volte dipinte, come quella raffigurante il vignaiuolo, e un tesoretto composto da circa 1.400 monete, dette antoniniani, della fine del III secolo d.C.[5]
La Collezione Strada
modificaNel 2022 le collezioni del museo si sono arricchite di una selezione di 260 reperti della Collezione Strada[6], acquisita da parte dello Stato italiano per garantirne una più ampia fruibilità, favorirne lo studio e diffonderne la conoscenza. Formata da Antonio Strada (1904-1968) è costituita da oltre 400 reperti, alcuni rinvenuti nell’Ottocento nei terreni di famiglia, altri acquistati per passione collezionistica. Gli oggetti coprono un arco temporale molto esteso: dalla preistoria all’età longobarda, ma particolarmente ricca di testimonianze è l’età della romanizzazione della Lomellina (II – I sec. a.C.) e la prima epoca imperiale (I – II sec. d.C.).
L’oggetto più importante è la coppa biansata in vetro soffiato in stampo, firmata da Aristeas (secondo quarto del I secolo d. C.) in vetro verde chiaro, decorata a motivi vegetali con girali d’acanto e tralci di vite. È eccezionale sia per qualità che per stato di conservazione: si tratta dell’unico esemplare integro dei sei noti, firmati dall'artista Aristeas[7].
Note
modifica- ^ Un palazzo per una corte: il castello di Vigevano: una lettura storico-artistica, Vigevano, 1991.
- ^ L. Gremmo, Il restauro del castello di Vigevano: osservazioni, documenti e ipotesi, in Bollettino d'arte, n. 12/1981 pp. 123-138.
- ^ Il cuore antico di Vigevano. Il castello, la piazza, il tempio, Società storica vigevanese, 1992.
- ^ R. Invernizzi, a cura di, Guida al Museo archeologico nazionale della Lomellina, 2010.
- ^ R. Invernizzi, a cura di, Raccontare il passato. Nuove ricerche e studi (2002-2021) per i percorsi del Museo Archeologico Nazionale della Lomellina in Vigevano, 2021.
- ^ Per l'anteprima della Collezione Strada al museo, si rimanda a https://museilombardia.cultura.gov.it/news/la-collezione-strada/ Archiviato il 28 novembre 2022 in Internet Archive.
- ^ M. Carina Calvi, La coppa vitrea di Aristeas nella Collezione Strada, Journal of Glass Studies, Vol. 7 (1965), pp. 9-16 (8 pages), Published By Corning Museum of Glass.
Bibliografia
modifica- Giordano L., Un affresco inedito nel castello di Vigevano, in "Viglevanum", Marzo 2020, pp. 16-23
- Invernizzi R., Oggetti curiosi nel Museo Archeologico di Vigevano: le scatole per i sigilli, in "Viglevanum", Marzo 2020, pp. 6-9
- Invernizzi R., a cura di, Guida al Museo archeologico nazionale della Lomellina, 2010
- Saracino M. T., Il catalogo territoriale di Vigevano, 1986
- Strada A., Scaldasole. Ritrovamenti archeologici dell’epoca gallo - romana. in Bollettino della Società pavese di storia patria, 1940
- Strada, A., Aggiunte e correzioni a ‘Scaldasole. Ritrovamenti archeologici dell’epoca Gallo – Romana’. in Bollettino della Società pavese di storia patria, 1944
Controllo di autorità | VIAF (EN) 1482145857089522921926 |
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