Joseph Dutton

missionario statunitense

Joseph Maria Francis Dutton, nato Ira Barnes Dutton (Stowe, 27 aprile 1843Honolulu, 26 marzo 1931), è stato un missionario, religioso ed enciclopedista statunitense. Secolare francescano, per la sua attività assistenziale al lebbrosario di Kalaupapa è stato dichiarato servo di Dio.

Joseph Dutton nel 1928

Biografia

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Nacque in Vermont nel 1843 col nome di Ira, figlio di Ezra Dutton e Abigail Barnes. La famiglia si trasferì in seguito in Wisconsin, dove il giovane compì i propri studi.[1][2][3]

Allo scoppio della guerra di secessione americana si arruolò nelle truppe nordiste, combattendo da volontario nel 13° Reggimento del Wisconsin, nel quale svolse il ruolo di quartiermastro.[2][3] Alla fine della guerra nel 1865 aveva raggiunto il grado di tenente ed era brevettato capitano.[1] Tra il 1865 e il 1883 fu un impiegato del governo americano, dipendente e agente sul campo del Dipartimento della guerra.[1] Tra le sue attività spiccò anche la ricerca dei resti dei dispersi durante la guerra, che provvedeva a far seppellire a spese del governo.[3]

Gli anni postbellici furono per lui difficili, e contribuirono alla sua maturazione spirituale. Durante la guerra aveva sposato una donna il cui nome è sconosciuto, ma lei gli era infedele e dopo pochi anni fuggì con un'amante, e Dutton ottenne infine il divorzio nel 1881.[2][3] Prostrato dalla travagliata relazione, divenne un alcolizzato, facendosi tuttavia astemio dal 1876.[2][3]

Di fede protestante, nel 1883 ebbe un risveglio spirituale e si convertì al cattolicesimo.[2] Abbandonò quindi ogni incarico nel governo americano, rinunciò ai propri averi ed entrò a far parte come laico dell'Ordine francescano secolare, cambiando il proprio nome in "Giuseppe Maria Francis" in onore di san Giuseppe.[1][2][3] Visse per un periodo con i trappisti in un'abbazia del Kentucky, venendo poi inviato dietro sua richiesta nel 1886 come missionario nel lebbrosario di Kalaupapa sull'isola di Molokai, nelle Hawaii.[2][3] Qui assistette il sacerdote responsabile del lebbrosario, padre Damiano de Veuster, già fiaccato dalla lebbra, che sarebbe morto nel 1889 e in seguito proclamato santo, il quale in punto di morte gli affidò la continuazione della propria opera.[1][2][3]

Grazie alle sue pensioni di guerra e da funzionario governativo, poté garantire un notevole afflusso di denaro al lebbrosario.[2] Riuscì anche ad ottenere il sostegno dell'uomo d'affari e benefattore Henry Perrine Baldwin, assieme al quale fondò un orfanotrofio per ospitare i figli dei lebbrosi, che non potevano vivere coi genitori.[3] Assieme a madre Marianna Cope (anche lei poi canonizzata), Dutton rimase a gestire il lebbrosario fino al 1931,[2] quando ormai anziano e debilitato poco prima della morte fu trasferito all'ospedale di Honolulu, dove si spense poco dopo. Secondo le sue volontà, fu seppellito accanto a padre Damiano a Kalaupapa.[3]

L'opera di Joseph Dutton era famosa in tutti gli Stati Uniti, e fu oggetto dell'ammirazione anche di alcuni presidenti americani come Theodore Roosevelt e Woodrow Wilson.[3] Nonostante l'età, nel 1917 aveva provato a riarruolarsi per combattere nella prima guerra mondiale per senso patriottico.[2] Durante gli anni da missionario, si distinse anche per l'attività enciclopedica: già membro della Wisconsin Historical Society, contribuì alla stesura della Catholic Encyclopedia redigendo un articolo sull'isola di Molokai, dove prestava assistenza ai lebbrosi.[1][4]

Nel XXI secolo la diocesi di Honolulu ha avviato le pratiche di canonizzazione per Joseph Dutton, che nel frattempo è stato proclamato servo di Dio.[5]

  1. ^ a b c d e f (EN) The Catholic Encyclopedia.
  2. ^ a b c d e f g h i j k (EN) Pat McNamara, A Servant of the Lepers: Brother Joseph of Molokai, su catholiceducation.org.
  3. ^ a b c d e f g h i j k (EN) Parco nazionale storico di Kalaupapa, Brother Joseph Dutton, su nps.gov.
  4. ^ (EN) Joseph Dutton, Molokai, in The Catholic Encyclopedia, 1913.
  5. ^ (EN) Philip Kosloski, Joseph Dutton’s cause for canonization sent to the Vatican, su aleteia.org.

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