Giovanni Battista Marziali
Giovanni Battista Marziali (Alberoro, 29 aprile 1895 – Firenze, 23 ottobre 1948) è stato un avvocato e prefetto italiano. Svolse l'incarico di prefetto a Terni, Bolzano, Palermo, Napoli e Milano.
Biografia
modificaL'adesione al fascismo
modificaGiovanni Battista Marziali partì volontario[1] per la prima guerra mondiale come tenente di fanteria rimanendo gravemente ferito nel 1917 a Castagnevizza del Carso[1] durante la Decima battaglia dell'Isonzo e rimanendo invalido[1][2].
Ritornato alla vita civile si laureò a Siena in Giurisprudenza nel 1921[3][2] e nello stesso anno si sposò con la fiorentina Marta Jenna che era di religione ebraica[2].
Il 1º ottobre 1920 aderì al Fasci Italiani di Combattimento[4] di Firenze prendendo parte a diverse azioni dello squadrismo in Toscana. Dopo la trasformazione dei Fasci in Partito Nazionale Fascista fu segretario cittadino a Firenze dal settembre al dicembre 1922[4], consigliere provinciale dal 1923 al 1926. Nel 1924 assunse la difesa delle vittime del tragico eccidio di Empoli[1].
Il 27 ottobre 1929 fu nominato console generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale[5][3] grado corrispondente a quello di generale di brigata nell'esercito.
Prefetto
modificaNel settembre 1927 fu scelto come prefetto di Terni, poi dal settembre 1928 di Bolzano fino al 1933 quando passò a Palermo e nel 1936 a Napoli. Pur in dissenso con le leggi razziali fasciste[2] a partire dal 17 novembre 1938 Marziali ebbe l'obbligo di compilare l liste di cittadini di "razza" ebraica presenti in città e consegnarli ai tedeschi. Pertanto Marziali compose minuziosamente le liste recandosi a tutti gli incontri previsti, ma ai tedeschi non li consegnò mai[6]. I documenti furono ritrovati poi nel 2008 nell'Archivio di Stato[6].
Dal 22 agosto 1939 al 28 gennaio 1941 fu prefetto di Milano[3][7] finché non fu sostituito dal nuovo prefetto Carlo Tiengo. Nell'ottobre del 1940 Mussolini pensò di nominarlo segretario del PNF, ma venne sconsigliato in questo proposito da Ciano, che disse «[Marziali] sarebbe un disastro peggio di Muti»[8]. Nell'agosto dl 1941 entrò a far parte della Commissione Italiana incaricata di gestire i territori francesi occupati fino all'agosto 1943[9].
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 fu collocato in riposo e così riprese l'attività di avvocato[2]. La moglie di Marziali che si era rifugiata a Badia Fiesolana fu catturata e fucilata dai tedeschi[10][2] mentre Marziali preso prigioniero dagli Alleati fu processato a Roma e riconosciuto innocente da qualunque crimine[2].
Nel dopoguerra guidò l'industria Nuovo Pignone finché morì stroncato d'infarto[10][2].
Opere
modifica- "I giovani di Mussolini", 1934
Note
modifica- ^ a b c d L'Illustrazione Italiana del 20 agosto 1939 Anno LXVI, pag 333
- ^ a b c d e f g h 'Uno tra i tanti: Giovan Battista Marziali' - ArezzoWeb.it[collegamento interrotto]
- ^ a b c Pagina non disponibile - Prefettura - Ufficio Territoriale del Governo di Milano[collegamento interrotto]
- ^ a b http://ssai.interno.it/download/allegati1/quaderni_12.pdf pag. 170
- ^ 1929
- ^ a b 1938, gli ebrei perseguitati a Napoli - la Repubblica.it
- ^ Copia archiviata, su emscuola.org. URL consultato il 7 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2004).
- ^ Galeazzo Ciano, Diario 1937-1943, Rizzoli, Milano, 1996, p. 806 (28 ottobre 1940).
- ^ http://ssai.interno.it/download/allegati1/quaderni_12.pdf pag. 171
- ^ a b 1948
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giovanni Battista Marziali