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ROMA 2024

Recensione: Fino alla fine

di 

- Con il suo 13mo film, Gabriele Muccino firma il suo primo action thriller, con protagonista una giovane donna americana in vacanza in Italia che nell’arco di una notte stravolge la sua vita

Recensione: Fino alla fine
Elena Kampouris e Saul Nanni in Fino alla fine

Comincia come una storia d’amore sotto il sole della Sicilia, ma si trasforma presto in un action thriller fino all’ultimo respiro, il nuovo film di Gabriele Muccino, Fino alla fine, presentato alla 19ma Festa del cinema di Roma, nella sezione Grand Public. Il regista di L’ultimo bacio e Baciami ancora [+leggi anche:
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, prestato per un lungo periodo a Hollywood (dove ha girato, fra gli altri, La ricerca della felicità e Sette anime), si misura ora per la prima volta con un genere super adrenalinico, in cui il suo proverbiale stile di direzione degli attori (“Gabriele è un regista che si agita, suda, ti grida addosso”, racconta uno di loro) aggiunge frenesia a frenesia, raggiungendo livelli quasi estremi.

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Scritto con Paolo Costella, già suo collaboratore per i più recenti A casa tutti bene [+leggi anche:
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e Gli anni più belli [+leggi anche:
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, il film scandaglia le derive pericolose del desiderio d’avventura e della sfida con sé stessi. La protagonista è una ventenne californiana, Sophie (la newyorkese Elena Kampouris), reduce da un grande dolore e che nel suo ultimo giorno di vacanza in Italia decide di andare al mare a farsi una nuotata (siamo in Sicilia, a Palermo) piuttosto che accompagnare sua sorella Rachel (Ruby Kammer), appassionata d’arte, a visitare l’ennesima cattedrale. È questa la prima di una lunga serie di scelte che la ragazza farà nelle successive 24 ore, contro tutto e tutti, e che le stravolgeranno la vita. Su un’alta roccia per tuffi vertiginosi conosce il bello e seducente Giulio (Saul Nanni) e i suoi amici Komandante (Lorenzo Richelmy), Samba (Enrico Inserra) e Sprizz (Francesco Garilli), un gruppo di ragazzi del luogo non proprio raccomandabili, ma che conquistano Sophie con la loro simpatia e audacia. La ragazza, che nel frattempo si è infatuata di Giulio, decide di passare le sue ultime ore in Italia con loro e di vivere, costi quel che costi, la notte più adrenalinica della sua vita. Una notte in cui succede davvero di tutto.

Ispirato da Fuori orario di Martin Scorsese (“un film che mi ha inseguito per anni”, dichiara il regista), Fino alla fine tiene indubbiamente attaccati alla poltrona. Incuriosisce la parabola di questa giovane donna iper vitale e dolente allo stesso tempo, che sposta sempre più in là l’asticella del rischio per uscire dalla sua gabbia emotiva. Interessante anche vedere come il confine tra il bene e il male, tra il lecito e l’illecito possa essere labile, e come trovarsi dal lato sbagliato sia più facile di quanto si pensi. Con un po’ di senso della misura in più (non sempre è necessario strillare per trasmettere entusiasmo o paura), il film, anche se non impeccabile dal punto di vista della credibilità di certe situazioni, risulterebbe comunque buono nel suo genere, quello dell’azione su sfondo sentimentale. Muccino sa fare il regista e sperimenta anche – per questo film ha utilizzato, fra l’altro, un prototipo di macchina da presa che si immerge nell’abitacolo dell’auto in corsa e riprende i protagonisti a 360 gradi. “È un film che abbiamo girato con il brivido addosso”, sottolinea il regista, “un film che l’adrenalina non la simula, la vive”. E questo, non c’è dubbio, sullo schermo si vede.

Fino alla fine è prodotto da Lotus Production con Rai Cinema, in associazione con Adler e con Ela Film; uscirà nelle sale italiane il 31 ottobre con 01 Distribution. Le vendite estere sono affidate alla statunitense Voltage Pictures.

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