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IFFR 2024 Limelight

Recensione: Boléro

di 

- Anne Fontaine ripercorre la complicata genesi della celebre composizione per balletto di un Maurice Ravel incatenato alle sue emozioni e interpretato da un ottimo Raphaël Personnaz

Recensione: Boléro
Raphaël Personnaz, Doria Tillier, Emmanuelle Devos e Vincent Perez in Boléro

Da dove viene l'ispirazione artistica? Come fa il genio a uscire dalla lampada? Naturalmente non ci sono spiegazioni definitive sul mistero di queste emanazioni, oltre ad alcuni ingredienti di base necessari come il talento, una ricerca personale e l'incontro folgorante della psiche profonda dell'artista con le circostanze della sua esistenza. "Non credo nelle muse, credo nella musica, la onoro e la prego, ma non sempre mi risponde": queste le parole di Maurice Ravel, di cui la regista francese Anne Fontaine ha scelto di esplorare in Boléro [+leggi anche:
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, presentato nel programma Limelight dell'IFFR, l’omonima e famossissima composizione.

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Un lungometraggio "classico", in linea con il lavoro magistrale dell'esperta regista (che ha all'attivo 18 titoli, tra cui le incursioni nel cinema d'epoca con Les innocentes [+leggi anche:
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e Coco avant Chanel [+leggi anche:
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), ma dove una melodia originale ronza debolmente in sottofondo, un'ombra insistente di tristezza e di ritegno che fa eco all'elegante malinconia del suo protagonista. Da ciò emerge un ritmo narrativo preciso e rigoroso, che si prende il suo tempo, e la determinazione a non lasciare che lo spettatore sia troppo distratto dalla melodia del film (l'amore impossibile, gli incredibili eventi che circondano la nascita del Bolero), né ad anticipare il crescendo finale (sappiamo tutti in anticipo che l'opera vedrà la luce). Sotto la patina di un biopic, raccontato attraverso la storia di una composizione il cui successo internazionale ha garantito al suo autore l'immortalità, la regista dipinge infatti uno strano quadro di un uomo che rifiuta la felicità e anticipa il disastro. Da questo conflitto all'interno di un "vulcano di ghiaccio", emergerà un capolavoro.

È il 1927 e l'insonne Maurice Ravel (un eccellente Raphaël Personnaz), compositore di fama mondiale ma che ha anche i suoi detrattori a causa del suo stile poco emozionante, viene incaricato di scrivere una composizione per balletto dall'impetuosa coreografa Ida Rubinstein (Jeanne Balibar). Completamente bloccato nel suo processo creativo, ma sostenuto da Misia (Doria Tillier), di cui è innamorato perdutamente, e da Marguerite (Emmanuelle Devos), Cipa (Vincent Perez) e Madame Revelot (Sophie Guillemin), Ravel riuscirà alla fine a comporre l'aria struggente e ipnotica basata su un tetracordo discendente ("il suono delle origini, il fondamento primitivo"). Ma come la sua opera ("si ripete e si ripete, poi ricomincia e a un certo punto va in tilt, tutto esplode e poi è la fine, come la vita"), l'esistenza stessa dell'artista (segretamente appesantita da un passato rivelato in alcuni flashback) è in procinto di vacillare...

Delizioso dal punto di vista musicale (con le opere di Ravel suonate al pianoforte da Alexandre Tharaud), Boléro è un film che nasconde un dolore sommesso sotto l'apparenza tradizionale, e un'osservazione molto ravvicinata della psicologia (sfuggente anche a se stesso) di un genio a volte perso nella sua stessa musica, piena di suoni e silenzi. Estraneo all'esistenza umana comune, ma desideroso di assaggiarla, è una figura fatalista e accattivante. Il regista riesce a creare un ritratto insidiosamente avvincente, adornandolo con delizie allettanti, in modo che tutti gli spettatori siano disposti ad avvicinarsi a questo strano personaggio.

Prodotto da Ciné-@ e Cinéfrance Studios, e coprodotto da F Comme Film, France 2 Cinéma e le società belghe Artemis Productions, RTBF, Voo & Be TV e Proximus, Boléro è venduto nel mondo da SND.

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(Tradotto dal francese)

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