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Buonanotte, signor Lenin

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Nell'agosto 1991 Tiziano Terzani si trova lungo il corso del fiume Amur, in Siberia, con una spedizione sovietico-cinese, quando apprende la notizia del golpe anti-Gorbačëv che ha appena avuto luogo a Mosca. Decide di intraprendere subito, questa volta da solo, il lungo viaggio che in due mesi lo condurrà, attraverso la Siberia, l'Asia centrale e il Caucaso, fino alla capitale. Un'esperienza eccezionale, fissata negli appunti, nelle riflessioni e nelle fotografie che compongono questo libro, una testimonianza in presa diretta di un evento epocale, una galleria di individui e popoli diversi, un panorama di città leggendarie, di luoghi sconosciuti e abbandonati ai margini della storia, di vestigia del passato e di segnali del nuovo che avanza. Un viaggio, e un libro, che ci ha consegnato l'istantanea del tramonto definitivo dell'impero sovietico.

413 pages, Paperback

First published January 1, 1992

About the author

Tiziano Terzani

40 books556 followers
Tiziano Terzani was an Italian journalist and writer, best known for his extensive knowledge of 20th century East Asia and for being one of the very few western reporters to witness both the fall of Saigon to the hands of the Vietcong and the fall of Phnom Pehn at the hands of the Khmer rouge in the mid-1970s.

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Displaying 1 - 30 of 96 reviews
Profile Image for Laura V. لاورا.
534 reviews43 followers
November 18, 2017
Grazie, Tiziano
(recensione dell'agosto 2015)

Era da tempo che non leggevo qualcosa di Tiziano Terzani, giornalista e scrittore che ammiro tantissimo e di cui, già in passato, ho apprezzato diverse pubblicazioni, compresa una postuma. Mi mancava la sua scrittura, semplice, appassionata, sincera, e, dal momento che di recente è caduto l’anniversario della sua scomparsa, la lettura di questo libro è stato il mio modo di ricordare il grande personaggio che lui era.
In verità, in Italia – intendo a livello ufficiale – le commemorazioni non si sprecano. Ricordo ancora quando, alla fine del luglio del 2004, uno scarno comunicato al telegiornale diede la notizia della sua morte; i vippetti televisivi di turno, in vacanza presso qualche rinomata località estiva, ebbero senz’altro più spazio tra le notizie di quei giorni. Credo che in Germania, Paese per il quale Terzani lavorò per tre ben decenni come corrispondente dall’Asia di “Der Spiegel”, il suo nome non sia invece finito nel dimenticatoio. Fortuna che, a dispetto dello snobismo nei suoi confronti da parte dei piani alti, un vasto pubblico di affezionati lettori e ammiratori pure qui da noi non gli è mai mancato. Già, perché il grande pregio del nostro giornalista toscano, secondo me, è sempre stato quello di farsi capire da tutti, tanto dall’accademico quanto da chi non può vantare alti titoli di studio, anche se parlava degli uiguri dello Xinjiang o del marxismo-leninismo in salsa cinese fino alla sterzata capitalistica del pur sempre comunistissimo Deng, dell’antica spiritualità indiana o della dissacrante modernità giapponese.
Nemmeno in “Buonanotte, Signor Lenin” il suo modo di raccontare si smentisce, regalandoci, praticamente in diretta, una preziosa testimonianza sul disfacimento dello sconfinato impero sovietico. Partendo dalla Siberia più estrema, dove già si trovava proprio nei giorni del golpe ai danni di Gorbaciov (agosto 1991), Terzani affronta un lungo e improvvisato viaggio attraverso le repubbliche di quella che stava diventando ormai la ex Unione. Chilometri e chilometri di Storia, storie, popoli, culture, religioni, timori, speranze, illusioni, fino a raggiungere Mosca dopo circa un mese e mezzo dall’inizio di quel viaggio. Da una parte all’altra, a cadere non sono soltanto le colossali statue in bronzo di Lenin, padre della Rivoluzione, ma anche le poche certezze che quelle genti avevano da settant’anni, sostituite in quel momento dalla prospettiva di un futuro pieno di incognite. E mentre i comunisti di un tempo si riciclano e con un’abile “operazione cosmetica”, magari ribattezzandosi socialdemocratici, restano un po’ ovunque al potere, in molti iniziano a preoccuparsi di come fare in fretta i tanto agognati dollari, segno evidente del completo fallimento del sistema. Molto interessante, tra l’altro, la parte relativa alle repubbliche dell’Asia Centrale, quelle di tradizione musulmana e non etnicamente russe, che mi ha ricordato varie cose studiate a suo tempo e fatto scoprire tante di nuove; così come ho trovato degno di nota il capitolo dedicato all’Armenia, dove una pesante tristezza finisce per permeare luoghi e persone che ancora oggi portano il peso incancellabile del genocidio ad opera dei turchi di un secolo fa.
Per nulla superflue le considerazioni dell’autore sul comunismo e il suo crollo: se è vero che “come sistema di potere, fondato sull’intolleranza e sul terrore, il comunismo doveva finire”, è innegabile tuttavia che “là dove non era al potere, ma restava come un’alternativa d’opposizione – nei paesi dell’Europa Occidentale, per esempio – il comunismo […] ha contribuito al progresso sociale della gente” e che al principio esso “era una grande forza, una ispirazione”. Al di là di tutto questo sistema in dissoluzione ci sono milioni di persone, sovietici che, di colpo, si riscoprono kazaki, tagiki, azeri, uzbeki etc., in un risveglio improvviso di nazionalità che intimorisce non poco. Ecco, la gente… Terzani amava scriverne, forse perché le singole storie di pochi raccontano un intero territorio meglio di tanti discorsi di facciata dei suoi capi di turno (politici o religiosi): dai portieri e le donne di servizio degli hotel per turisti agli operai delle fabbriche, dalle hostess e piloti della disastrata compagnia di bandiera sovietica a coloro ancora perseguitati dal KGB, questo libro è pieno di piccole storie, quelle che più colpiscono e restano impresse.
E allora grazie, Tiziano, grazie per queste bellissime pagine e tutte le altre indimenticabili che hai scritto! Pagine che, negli anni, mi hanno fatto viaggiare, pur restando tra le mura di casa o lungo brevi itinerari fissi a bordo di un treno, fino ai piedi dell’Himalaya oppure tra le strade di Saigon del ’75 come tra quelle di Hong Kong del ’97, poco prima del ritorno della città alla madrepatria cinese; stavolta addirittura tra quelle delle leggendarie Bukhara e Samarcanda, al cospetto di antichi caravanserragli e incantevoli minareti e cupole di moschee. Grazie, perché, personalmente, ti devo molto più della semplice buona riuscita di un paio di esami universitari preparati in parte sui tuoi libri. Chissà quante tue nuove opere ci siamo persi nel corso di questi undici anni in cui non ci sei più, di certo ne avresti pubblicato. Grazie per il tuo sguardo sul mondo, sempre curioso e mai superficiale, grazie per il cuore che mettevi nello scrivere, pregio di pochi rispetto alla professionale asetticità delle cronache di molti fra coloro che svolgono il tuo mestiere. Grazie, perché i tuoi pensieri e le tue parole risuonano come uno splendido inno alla vita e alla pace in un mondo allo sbando che, purtroppo, non ha ancora compreso che la propria bellezza sta nell’altissimo valore della sua diversità.
Profile Image for Malacorda.
548 reviews295 followers
August 9, 2017
Un reportage dettagliato, ben strutturato, interessante e di assoluta attualità: Terzani, nell'agosto e settembre del '91, fa il tour della ormai ex unione sovietica chiedendosi (e chiedendo alle persone che incontra) se il partito comunista è morto, e se è così, dov'è il cadavere, dov'è il funerale, dov'è il disastro conseguente a un tale terremoto; chiedendosi e chiedendo qual è il ruolo dei vari nazionalismi e integralismi religiosi in uno snodo così cruciale della storia. Oggi siamo nel 2015 ma siamo ancora qui a parlare dello 'zar' Putin, di embarghi nei confronti della Russia, gelo nei rapporti diplomatici con la Russia, fondamentalisti islamici, per non dire dei nazionalismi che fioriscono in ogni dove, ormai non solo in Russia ma anche in Europa, e ogni volta che un vecchietto inciampa in un gradino deve gridare all'allarme rosso, tutta colpa dei comunisti cattivi che mangiano i bambini. Insomma, dopo oltre vent'anni, siamo bravi a fare tante belle celebrazioni per la caduta del muro e cose simili, ma al lato pratico dobbiamo ancora capire se questo comunismo è morto oppure no. E allora ben venga Terzani che guarda in faccia il suo interlocutore, ne studia attentamente la fisionomia e gli pone le domande dirette. Non certo le domande per compiacere l'intervistato, e nemmeno le domande di quelle fatte tanto per mettersi in competizione con lui, ma le domande giuste (chi era che diceva che non esistono risposte giuste o sbagliate ma solo domande giuste o sbagliate?).
Il crollo di un impero è un momento (momento inteso come tempo geologico…) sempre molto rilevante dal punto di vista storico, e molto affascinante dal punto di vista letterario. Se poi a raccontarlo è uno che scrive bene e sa mettersi nel giusto punto di vista, il risultato è una narrazione che scorre placida come un grande fiume, un racconto di viaggio e di confine, racconto della gente e per la gente, quella che ci prende sempre male attraverso tutte le traversie della Storia.

Lettura che fa il paio con Scompartimento nr. 6, che ho letto di recente: entrambi gli autori percorrono e descrivono la Russia sulle orme di Cechov, ed hanno entrambi un ricco bagaglio di cultura ed esperienze di viaggio che gli consente di fare considerazioni, di spiegare oltre che descrivere. Mentre in Scompartimento nr. 6 si osserva lo stato di decadenza dell'impero sovietico, qui Terzani è incuriosito dal modo in cui, nonostante tutto sia cambiato nelle premesse dei meccanismi del regime, poco o nulla cambi nel risultato. Non cambia perché lui sta osservando gli avvenimenti dalla estrema periferia dell'immenso impero; oppure non cambia perché semplicemente quella rivoluzione che noi tendiamo a identificare con una data esatta (forse per effetto della sovra-informazione da cui siamo bombardati), gli abitanti di quei remoti paesi già avevano visto e sentito compiersi determinati cambiamenti, pian piano, nel tempo: "Quando è stato tolto il coperchio , il contenuto di quella pentola era già lentamente sbollito".
Quale che ne sia la ragione, Terzani nel corso del viaggio finisce più volte per meravigliarsi di come la morte del partito comunista, un evento storico che dovrebbe lasciare segni evidenti e memorabili, nei fatti non determini nessun cambiamento effettivo nella vita della gente, né in politica, né in economia, tantomeno nella società. Attraverso le varie fasi della storia della Russia (impero degli zar, unione sovietica, crollo dell'unione con conseguente caos istituzionale) sono più gli elementi di continuità rispetto quelli di discontinuità.
Come già incontrate ne 'L'armata dei fiumi perduti' di Sgorlon, anche qui si trovano masse di gente, intere popolazioni, che ovunque si trovino, ovunque vadano o vengano mandate, sono e saranno per sempre fuori posto, per sempre in esilio e senza una patria, a parte le tradizioni e la religione. Non sono una patita del concetto di patria, anzi diciamo pure che lo avverso apertamente in quanto forma di narcisismo dei popoli, ma questo pensiero di genti che non sanno più neanche loro di dove sono, mi da' un senso di grande tristezza e malinconia.
Concludo annotando che anche io condivido il punto di vista di Terzani: "Il comunismo, con la sua sacrilega aspirazione a cambiare l'uomo, ha ucciso milioni di uomini e ha, come un moderno Gengis Khan, seminato vittime di ogni tipo lungo il percorso della sua conquista. Eppure è anche vero che là dove non era al potere, ma restava come un'alternativa d'opposizione - nei paesi dell'Europa Occidentale, per esempio -, il comunismo non è stato solo distruttivo, ma anzi ha contribuito al progresso sociale della gente. Come sistema di potere, fondato sull'intolleranza e sul terrore, il comunismo doveva finire. Ma come idea di sfida all'ordine costituito? Come grido di battaglia di una diversa moralità, di una maggiore giustizia sociale? Che succederà ora che il mondo capitalista resta l'unica "specie" del suo genere? Che cosa succederà ora che tanti potenti, tronfi di vanagloria per aver vinto la guerra contro il comunismo, restano senza concorrenza, senza sfida, senza stimolo?"
Profile Image for Erion Murati.
15 reviews4 followers
July 18, 2019
Questo libro mi è stato regalato personalmente dalla moglie di Terzani, Angela, nella sua casa a Firenze. Nella dedica mi scrisse: A Erion M., non dimenticare di aver coraggio.
Era il suo libro preferito, adesso è anche il mio.
Profile Image for Jessica .
49 reviews
June 22, 2024
Che dire, libro bellissimo, soprattutto per chi ama viaggiare alla ricerca di scorci al di fuori dei percorsi turistici tradizionali.

Quando sono stata a Mosca, il mausoleo di Lenin era chiuso per restauro, ma il padre della rivoluzione l’ho immaginato esattamente così come l’ha descritto Terzani.

Viene una gran voglia di fare quello stesso percorso, partendo dall’Amur e attraversando i paesi dell’Asia Centrale, alla ricerca di tutti quei piccoli o inesistenti cambiamenti dovuti al lento trascorrere della storia.
Profile Image for S©aP.
406 reviews73 followers
June 22, 2012
Mi ero sempre tenuto alla larga da Terzani, come generalmente faccio per abitudine e vezzo da tutto ciò che è "moda" (sia inteso in termini matematici). Poi mi hanno regalato questo libro, che ho divorato. Ecco la mia pubblica ammenda. Predisposto ad ascoltare una pur interessante disamina politica, sono stato condotto invece in un viaggio meraviglioso e attento, attraverso le terre dell'Asia a noi più lontana, e sconosciuta, quasi percorrendo a ritroso la leggendaria "via della seta". Un viaggio geografico e fisico nella storia; tra radicate tradizioni di popoli, nuove incertezze e atavici passi; mentre (1991), in una Mosca lontana e distratta, cadeva rovinosamente un regime onnipotente, illiberale e sempre enfaticamente sopravvalutato. Ritmo e respiro da grande giornalismo; penna scorrevole; curiosità insaziabile; una grande cultura, aperta, sensibile; e un'onestà intellettuale adamantina: questi gli ingredienti principali del racconto; per una lettura eccellente, che si è fatta sempre più attenta e appassionata.
Profile Image for valentina.
118 reviews1 follower
February 27, 2023
Un libro incredibile, molto caustico e cinico sotto certi aspetti, ma è proprio il risultato della persona giusta nel posto giusto al momento giusto.
Profile Image for arcobaleno.
640 reviews159 followers
February 3, 2013
Nell’agosto del 1991 Terenzio Terzani non si lascia scappare l’occasione di inseguire la Storia. Trasforma un viaggio di due settimane lungo il fiume Amur, estremo confine orientale tra Unione Sovietica e Cina, in un viaggio di due mesi, da est a ovest, attraverso le repubbliche asiatiche dell’Unione; da solo, con un ristrettissimo bagaglio ma tanta passione, registra i dettagli della fine storica e del disfacimento dell’impero sovietico, tra esplosioni di repressi nazionalismi e di vecchie forze islamiche; condivide con entusiasmo il proprio viaggio col lettore, trasmettendogli il gusto del viaggiatore curioso, il rigore del giornalista obiettivo, il piacere della scoperta; traduce ogni impressione con semplicità (la mia [meta] era quella di andare di città in città, di vedere, parlare con la gente, scrivere note nei miei taccuini e, la sera,trasferirle e ampliarle nel mio computer). E io mi sono sentita accompagnare da una guida competente e appassionata per migliaia di chilometri e secoli di Storia, con aerei traballanti e auto scalcinate, ma soprattutto a piedi per strade polverose di capitali, in un interessantissimo viaggio su diversi piani, a riprese sempre più ravvicinate sui luoghi e sulle persone; ho ascoltato i commenti della gente nei mercati o alle università, dei politici e dei letterati; ho visto paesaggi grigi e città colorate; respirato gli odori delle steppe e dei villaggi; mentre un potentissimo zoom si allontanava nel tempo per andare a cogliere le origini storiche di culture e di patrimoni, il succedersi di eventi e dominazioni; spostando poi l’obiettivo su lucidi confronti tra popoli, tradizioni; affinità e divisioni.

Un Terenzio Terzani diverso da quello intimo dell’ultimo periodo, che avevo conosciuto in La fine è il mio inizio: tanto lì era rivolto all’Uomo e alla conoscenza di se stesso, tanto in questo dà prevalenza al Giornalista, rivolto alla conoscenza degli altri e dei fatti. Due età differenti, per due modi complementari di declinare la Vita.
Profile Image for Al Deg.
57 reviews
January 11, 2017
Ho letto a salti un po' qua e là, e tanto mi è bastato per averne un'impressione decisamente negativa. Terzani non è un osservatore "a livello" delle cose e delle persone che osserva, è costante ed evidente il suo senso di superiorità (in quanto occidentale, aggiungo io), il che sarebbe comprensibile se fosse stato un tranquillo signorotto toscano come mille altri, magari mai uscito dalla sua regione, ma da sedicente reporter di particolare sensibilità in Asia... È intollerabile. Bello il viaggio, brutto il racconto. E pure poco lungimirante, leggendolo a vent'anni di distanza.
Profile Image for P..
36 reviews1 follower
December 8, 2018
Primo libro di Terzani a cui mi approccio e sicuramente uno dei più bei reportage giornalistici che abbia mai letto. Terzani ti prende per mano e ti accompagna sul sentiero della Storia, la Storia delle persone, dei paesaggi, degli odori, del vociare dei mercati e dei bisbigli spaventati di oppositori politici e spie di regime. La sua profonda empatia, la sua sensibilità, il suo interesse per la condizione umana, conditi da una sincera curiosità lo rendono un compagno di viaggio eccezionale. Grazie Tiziano
Profile Image for Aga Luberadzka.
60 reviews9 followers
April 25, 2022
Świetnie napisane świadectwo czasów rozpadu ZSRR, w którym znaleźć można wiele dzisiejszych sytuacji i znaków rzeczywistości (niestety). To ten rodzaj książki, którą się z jednej strony czyta szybko - tak lekko jest napisana i tak obrazowo nakreślone miejsca z reportażu, a z drugiej strony pomału się nią delektuje, bo nie chce się skończyć spotkania z książką. Terzani miał to "szczęście" bycia świadkiem wielu przełomów dziejowych, a my mamy to szczęście, że jego postrzeganie świata z wieloma refleksjami i szeroką wiedzą możemy poznać w książkach. Bardzo polecam, bo lektura wybitna!
Profile Image for Magda.
349 reviews
August 15, 2020
I reportage di viaggio di Terzani sono sempre interessantissimi, dalla prima pagina fino all'ultima è un viaggio nel vero senso del termine. Uno sguardo oggetivo, informato e reale sulla caduta di Gorbacëv e quello che ne è seguito.
Profile Image for Gauss74.
447 reviews87 followers
September 3, 2013
Ho trovato questo libro per puro caso in libreria mentre cercavo altro, e lo ho subito fatto mio. In generale per chi è appassionato di storia ed in particolare per chi proviene da famiglia e cultura comunista (nel mio caso da tre generazioni), l'argomento della caduta dell'Urss è qualcosa di misterioso e problematico. Come è potuto accadere che il sistema che è stato pr decenni la croce e la delizia del mondo intero, che ha alimentato l'incubo nucleare ed il sogno della rivoluzione contro la tirannide sociale, crolli in questo modo dall'interno, come un castello di carte? E' una domanda che ho sentito fare tante volte, in quegli anni in cui Demetrio Volcic da Mosca assisteva incredulo al silenziosno cataclisma presagendo invano guerre civili, ma anche oggi voltandoci indietro nel guardare al nostro recente passato.

E' stata davvero una fortuna che un grande uomo come Tiziano Terzani si trovasse in Siberia il giorno in cui il putsch di Ianaiev e la risposta di Eltsin ha dato il via alla fine. Da fine giornalista e affascinato cultore delle società esotiche, decise subito di descrivere la fine del socialismo reale a partire dalle fondamenta, dagli strati più poveri della popolazione e dalle repubbliche colonizzate: partì per un lungo viaggio dalla Siberia a Mosca traversando tutte le repubbliche sovietiche federate dell' Asia Centrale, fino ad arrivare a dare il doveroso saluto alla figura sconfitta ma sempre grande del piccolo padre Vladimir Lenin.

Il risultato è questo libro, che va ben oltre il racconto della incredibilmente breve e incruenta fine del sistema socialista, ma mostra anche quello che il comunismo è stato nel male ma anche nel bene, sottolineando i rischi sottesi ad un passaggio ad un capitalismo troppo radicale troppo in fretta.

Per chi la ha guardata da fuori l'Urss è sempre stata qualcosa di semplice e granitico, il grande satana per i liberali, il grande sogno per i socialisti. La prima grande rivelazione di questo libro è che in realtà le dinamiche interne che tenevano insieme il gigante non potevano che essere nel segno della continuità con il passato zarista, e la propaganda staliniana non ha potuto nasconderlo del tutto. Il viaggio attraverso l'Asia centrale che occupa ggran parte del libro (Kazakhstan, Kirghisistan, Uzbekistan, Tagikistan, Turkmenistan) è impietoso su questo: il sogno socialista si mescola al governo alla colonizzazione russa di sempre ed alla lotta tra cristiani ed Islam di sempre. Per i popoli islamici di origine turca che abitavano queste terre infatti il socialismo non fu che una colonizzazione sfruttatrice da parte dei russi, del tutto simile a quello degli zar. Abituati da sempre ad essere dominati, non sorprende che in queste province lontane la caduta di Mosca non abbia provocato cataclismi. I signori feudali che tiranneggiavano e rducevano in miseria la gente in nome del progresso (!) e della rivoluzione (!!) sono rimasti tali cambiando solo il nome del partito: aiutati in questo da una parte dal terrore dell'estremismo islamico (che strozzato per decenni sotto la stella rossa stava tornando ad alzare la testa), dall'altra dall'appoggio esterno della Cina di Deng Xiaoping (che sotto lo stesso sole rosso dominava i territori confinanti e non aveva interesse a suscitare grandi destabilizzazioni).

Che delusione! Feroce sfruttamento e rovina del territorio, scempio di lavori mal iniziati e mai finiti, violenza etnica e trasferimenti di massa per sedare rivolte nazionaliste, mancanza di ogni sorta di iniziativa e fiducia nel futuro. questo il risultato del progresso socialista, forse non molto diverso da quello che avrebbe potuto essere quello degli zar. Quante centinaia di intellettuali, quanti milioni di lavoratori schiacciati da imprenditori spietati all'ovest sognavano una liberazione che era solo un idolo di carta.

Oppure no?

Terzani non accetta risposte troppo semplici, ed a fianco a questa condanna del fallimento comunista nel perseguire il suo materialismo, descrive queste meravigliose terre che nonostante tutto hanno conservato il fiero spirito dell'Asia mongola, che possono tornare a risorgere se si terranno lontane dal pericolo dell'altro vuoto e terribile materialismo, quello capitalista. Allo stesso tempo proprio quel sogno di riscatto e di lotta che centinaia di milioni di uomini ridotti alla fame nelle fabbriche e nei campi hanno nutrito, ha un valore che non può essere negato in nome della rovinosa caduta sovietica. Come forza di governo il sogno di Lenin e di Marx è stato un gran male, ma come elemento di rivolta? Come fonte di energie e di speranze sempre nuove di riscatto e di superamento dell'appiattirsi capitalista sul puro godere, fonte di ispirazione di letterati e rivoluzionari alla ricerca di giustizia e libertà, la stella rossa in occidente dopo tutto è stata anche una ricchezza.

Per questo, e per il rispetto umano che si deve ad uno sconfitto dalla storia, immaginando la foto di quel piccolo unomo delle pianure col suo berretto di pelle storto in testa, come a Terzani viene da fare un piccolo sorriso tornando a guardare al futuro e dire "buona notte, signor Lenin!"
Profile Image for Eleonora Vittori.
46 reviews3 followers
March 4, 2024
A tratti un po’ lento non è secondo me il migliore dei libri di Terzani ma è ugualmente un ottimo reportage sulla fine dell’Unione Sovietica. Ho apprezzato moltissimo l’ultima parte del libro.
Profile Image for Vanessa.
120 reviews23 followers
May 11, 2021
Un libro che mi ha fatto viaggiare nel tempo e nello spazio, comodamente dal mio divano, e una testimonianza storica preziosa. Mi chiedo quanto sia cambiato nei paesi dell'ex Unione Sovietica a distanza di vent'anni.
Profile Image for Luca.
7 reviews
March 31, 2020
Nell'Agosto del 1991 l'autore è in partenza per l'Unione Sovietica, in particolare per una spedizione lungo il fiume Amur confine naturale tra l'estremo oriente dell'URSS e la Cina.

"La spedizione mi dava una buona ragione per rimettermi in viaggio, per riprovare quella gioia che solo i drogati di partenze capiscono, quel senso di libertà che prende nell'arrivare in posti dove non si conosce nessuno, di cui si è solo letto nei libri altrui, quell'impareggiabile piacere nel cercare di conoscere in prima persona e di capire"

Adoro questa frase perchè mi ci rispecchio molto e spiega la ragione per cui mi sto appassionando sempre di più ai libri di Terzani: mi fanno venire una voglia pazzesca di andare nei posti che descrive se non altro per appurare, per confermare le sue parole. Non è una questione di "se non vedo non credo", ma più un voler toccare con mano quello che si è letto.

"E' una scena questa che mi colpisce sempre nell'Unione Sovietica: il contrasto fra i personaggi dei monumenti, sempre a petto in fuori, sempre con l'aria felice e determinata, e l'umanità grinzosa, triste e sbertucciata che si muove sotto di loro"

Il tema dei monumenti è un tema ricorrente nel libro. In particolare il contrasto tra l'ideale, il sogno del socialismo di stampo Leninista incarnato nelle statue e la sua realizzazione spesso e volentieri misera e infelice.
Durante la spedizione, l'URSS, che in quegli anni stava già subendo notevoli mutamenti sotto Gorbacov con la perestroika, viene scossa da un evento inaspettato. Viene tentato un colpo di stato che però fallisce immediatamente sancendo la definitiva fine dell'Unione. I vari paesi sotto la sfera d'influenza di Mosca dichiarano la loro indipendenza uno dopo l'altro con un effetto domino. L'autore decide dunque di proulungare il suo viaggio andando a vedere i mutamenti che stanno avvenendo nei vari paesi dell'Asia Centrale ora che hanno ottenuto la loro indipendenza.
Attraversando questi paesi il copione sembra essere più o meno lo stesso. Il sistema Sovietico si reggeva in bilico su un complesso sistema di interdipendenza economica e industriale tra gli stati. Le migrazioni di massa imposte da Stalin, spesso mirate a mantenere un ruolo da paciere sulla scacchiera dell'Unione, sono oggi delle bome sociali pronte a esplodere. Quelli investiti con maggior violenza da questi improvvisi cambiamenti sono i cittadini, la gente comune, sopratutto chi nel comunismo ci ha creduto per anni. Questa massa così delusa e confusa rischia di infoltire le fila dei nazionalisti di stampo religioso stile Iran.

"Non bisogna dimenticare che, nonostante tutti i suoi orrori, il comunismo è stato anche una sorta di religione che ha avuto i suoi missionari ei suoi santi. Il sistema messo in piedi con quell'idea è stato terribile, ma la gente che ci ha creduto non lo era e certo non lo erano alcuni dei principi sui quali il sistema diceva di fondarsi. Il fatto che il sistema si sia così pervertito e che alla fine sia così miseramente fallito permette ora ai suoi vecchi avversari, specie in Occidente, di cantare tronfiamente vittoria, e ai nuovi mercanti di vecchie idee di sfruttare il disorientamento delle masse confuse"

"A pensarci bene, i bolscevichi, che in questo secolo hanno cercato di imporre il loro dio al posto degli altri, non sono stati diversi dagli arabi che undici secoli fa costrinsero le genti di qui ad abbandonare il loro culto del fuoco e a convertirsi all'Islam. La differenza è che gli arabi riuscirono nel loro intento e finirono per lasciarsi dietro una intera civiltà, ancora presente nei ricordi, nelle nostalgie e nei monumenti. I bolscevichi, pur avendo inflitto uguali sofferenze, hanno fallito e alla fine si saranno lasciati dietro poco più che dei tralicci della luce, perchè alla lunga la gente ricorda le moschee e le cattedrali e non le centrali elettriche e le autostrade, ricorda le preghiere o i versi di n poeta più che gli slogano dei politici o i discorsi di un segretario di partito."

Chi sembra invece cadere in piedi sono i profittatori e i membri dell'apparato che con cinismo hanno saputo cambiare volto dalla sera alla mattina.

"E' triste pensare a tutta quella gente semplice e onesta che nei settant'anni passati ha avuto fede nel socialismo, che per il socialismo ha lavorato duro e che ora vede quel sogno andare in frantumi, vede se stessa ridicolizzata per averci creduto, e vede il posto dei vecchi eroi preso da nuovi idoli, simboli del successo: i mafiosi, i gangster, i profittatori"

"La corsa all'-io non c'ero e, se c'ero, ero una vittima- è praticamente incominciata. Non c'è nessuno che faccia un'analisi intelligente di quel che è successo? Nessuno che distingua fra quelle che erano le intenzioni e quella che è stata la loro realizzazione? In questi giorni incontro solo gente che da sempre è stata comunista e che ora scopre di aver da sempre odiato il comunismo"

"Ormai non si sente parlare di altro: economia e progresso economico! Non ci sono altre mete, non ci sono altri obiettivi di sviluppo. Non ci sono altri ideali. Il ragionamento è ormai solo questo: il socialismo è fallito nell'economia; se impariamo dal capitalismo ci tireremo fuori dai problemi"

Concludo con questo pensiero che l'autore ci riserva nelle ultime pagine del libro che secondo me è molto interessante.

"La Scienza è ormai in grado di produrre un tipo di mela che ha le migliori qualità di tutti i vari tipi di mele e nessuno dei loro difetti.
Tranne uno: che anche quella superspecie di mela, come tutte le specie, ha un suo arco vitale e che un giorno arriverà anche la sua fine.
A differenza del passato, avendo noi nel frattempo eliminato tutte le altre specie, quando la supermela morirà, non ci sarà un altro tipo di mela, cresciuta in concorrenza a prendere il suo posto e a far continuare la specie.
Per questo, diceva il mio amico, “bisogna fare attenzione ad eliminare la concorrenza nella natura e a mantenere le differenze”. Se è vero delle mele, sarà vero anche delle idee! Il comunismo, con la sua sacrilega aspirazione a cambiare l'uomo, ha ucciso milioni di uomini e ha, come un moderno Gengis Khan, seminato vittime di ogni tipo lungo il percorso della sua conquista. Eppure è anche vero che là dove non era al potere, ma restava come un'alternativa d'opposizione - nei paesi dell'Europa Occidentale, per esempio -, il comunismo non è stato solo distruttivo, ma anzi ha contribuito al progresso sociale della gente. Come sistema di potere, fondato sull'intolleranza e sul terrore, il comunismo doveva finire. Ma come idea di sfida all'ordine costituito? Come grido di battaglia di una diversa moralità, di una maggiore giustizia sociale? Che succederà ora che il mondo capitalista resta l'unica specie del suo genere? Che cosa succederà ora che tanti potenti, tronfi di vanagloria per aver vinto la guerra contro il comunismo, restano senza concorrenza, senza sfida, senza stimolo?"
127 reviews5 followers
July 26, 2018
RECENSIONE SENZA SPOILER
Altre recensioni sul mio blog: artedellalettura.blogspot.com

Dopo aver letto ed apprezzato "Un indovino mi disse", sempre di Terzani, decisi di recuperare il resto della sua bibliografia. Con soli due anni di ritardo ho così acquistato Buonanotte, signor Lenin nella nuova edizione edita da TeA (Collana Opere di Tiziano Terzani). Il libro è un diario di viaggio/racconto giornalistico dei giorni successivi alla fine del comunismo visti da alcuni stati dell'URSS diventati poi indipendenti. Cerca quindi di capire come la fine del comunismo si ripercuote sulle vite della gente comune.

Il libro è scritto egregiamente e risulta scorrevole e godibile, nel classico stile di Terzani. Il libro, oltre alla narrazione dell'avventura dell'autore, contiene in giusta quantità anche descrizioni dei luoghi da lui visitati e spiegazione di avvenimenti storici rilevanti. Grazie al suo stile (e al fatto di non essere mai prolisso) niente di tutto ciò risulta pesante o noioso. Le descrizioni ci immergono nelle situazioni e nei luoghi come il migliore dei diari di viaggio. Il contenuto del libro è sempre eccelso.

Le uniche critiche che sono costretto a fare sono relative all'edizione. Per gusto personale, preferisco lo stile delle copertine della vecchia edizione (per intenderci, quelle con foto di Terzani e il suo nome colorato, collana Opere di Tiziano Terzani Pocket). Queste copertine non sono di per sé male, ma preferivo quelle più "realistiche".

Molte pagine hanno le lettere in simil-grassetto, problema evidentemente dovuto a sbavanture in stampa. Gli errori ortografici sono minimi e irrilevanti, nulla di grave. Avrei veramente gradito la presenza di un glossario dei nomi, sia delle persone che delle città, e di una mappa rappresentante il viaggio di Terzani.
Profile Image for Andrea Iginio Cirillo.
121 reviews36 followers
December 5, 2019
Un meraviglioso viaggio attraverso tante delle ormai ex Repubbliche Sovietiche, che Terzani compie per "cercare il cadavere del comunismo", senza trovarlo, poiché quasi sempre in quei posti non c'è mai stato o e morto da tempo, lasciando solo autoritarismo e repressione. Da questo reportage emerge tutta l'abilità del giornalista affamato di storie, di vita, ma al contempo anche una certa propensione a romanzare vite, vicende, città (vedi Samarcanda). Indispensabile per chi vuole gettare uno sguardo sulla vita nei posti più dimenticati dell'URSS, ma ricchi di una storia che va millenni oltre il bolscevismo e di un atavico fascino che la russificazione non ha distrutto. Inoltre, il libro è, com'è giusto che sia dato il periodo storico, ricchissimo di avvenimenti politici che sono in fieri ancora oggi e rendono l'opera attualissima: un gran lavoro di un grande giornalista e scrittore spesso, a mio parere, troppo sottovalutato.
Profile Image for dely.
463 reviews270 followers
February 21, 2017
3,5

L'inizio, più o meno le prime 100 pagine, sono un po' lente e noiose. In queste pagine Terzani parla della discesa in battello dell'Amur in compagnia di colleghi giornalisti sia russi che cinesi.
Poi inizia il suo viaggio attraverso i vari stati del Caucaso e il libro inizia a farsi interessante. Terzani ci racconta sia la storia antica di questi stati che quella moderna ma soprattutto l'impatto che la colonizzazione sovietica ha avuto su stati come il Kirghizistan, il Tagikistan, l'Uzbekistan, il Turkmenistan, l'Armenia ecc. Ci sono riflessioni molto interessanti e Terzani, come sempre, riesce a coinvolgere il lettore in queste sue riflessioni.
Il viaggio ci porta dall'Amur, confine con la Cina, fino a Mosca; un viaggio alla ricerca del cadavere del comunismo.
Profile Image for Paolo Ciampi.
Author 41 books23 followers
September 24, 2012
Può darsi che fra tutti proprio questo oggi ci appaia il più datato (però allora dovremmo metterci anche i suoi libri sul Vietnam e la Cambogia, no?), e invece, invece quante cose riesce a trasmetterci il grande Tiziano anche parlando di un Impero che non c'è più da un pezzetto e le cui macerie si stanno appannando anche nel ricordo... E poi è giusto leggerlo e rileggerlo per non dimenticarci che Terzani era prima di tutto un grande giornalista, un giornalista affamato di verità, anche scomode, anche faticose... Prima di tutto questo.
Profile Image for Diana.
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April 20, 2015
Dopo un inizio un po' pesante, mi ha preso come tutti i libri di Terzani e come sempre mi sono ritrovata al suo fianco: curiosa, amareggiata, affascinata, divertita, arrabbiata...
Uno grande affresco dell'Unione Sovietica a cavallo di due ere, stretta nella morsa di un regime che muore e di nazionalismi e fondamentalismi che avanzano.
Unico, solito difetto, sono libri tutti un po' datati e lasciano in testa mille domande su come si sia poi evoluta la storia in questi remoti e poco conosciuti (spesso per volere del potere centrale) territori!
Profile Image for Bruno Assaz.
69 reviews5 followers
May 15, 2024
Dopo aver visitato la maggior parte dei paesi che componevano l'Unione Sovietica, e nell'anno in cui la Russia ha invaso l'Ucraina, la lettura di "Buonanotte, signore Lenin" è stato un fantastico viaggio nella bellezza e nel disastro dell'esperimento comunista sovietico. Il racconto del crollo dell'URSS fatto da Tiziano Terzani è eccezionale. Libro assolutamente consigliato, il sesto dell'autore che ho letto.
4 reviews
March 26, 2013
This book is a slow start. Tiziani looks at the crumbling Soviet world as if through the shop window. This is because it is a relic not accessible for an outsider. You can feel the atmosphere of these last days before the transformation. The second part depicting the changes, hopes and life inthe newly independent
Asian republics if found really interesting. Overall - worth reading.
Profile Image for Ipiu.
52 reviews
November 5, 2021
Terzani est un journaliste hors pair. Véritablement. Sa capacité d’analyse et de restitution des enjeux sociaux-politiques m’impressionnent. Il mêle habilement récit de voyage, synthèse géo-historique et regard sur l’actualité politique. Son écriture est rythmée de façon à ce que la lectrice puisse, à tout moment, se sentir enveloppée des contrées qu’il traverse. Il rend compte avec une justesse incroyable des spécificités ethniques et régionales des anciennes républiques soviétiques qu’il traverse. Sans jamais tomber dans un racisme ou un populisme dénigrant, il pose un regard riche d’histoire mais toujours curieux sur les populations et les individus que son voyage portent à ses côtés.

Ce livre est d’une actualité encore époustouflante. À la fois récit dépaysant dans les confins de la Russie Sibérienne et Orientale, et synthèse vive des enjeux de la chute du communisme. Je ne vois pas d’ouvrage plus concis et mieux construit pour comprendre les relations de la Russie à ses anciennes républiques ainsi que les enjeux religieux et ethniques qui meuvent les pays d’Asie Centrale.

Modulo : Il est à regretter que, dans la richesse de ses analyses, il n’ai pas pris le temps d’observer le biais sexiste qui lui fait nommer individuellement tous les interprètes qui l’accompagnent, à défaut des femmes qui l’entourent. Ces dernières sont invariablement jugées sur leur qualités esthétique et désignées de manière extrêmement impersonnelles « la fille du roi » « la fille au rhume ». Alors même que la question préoccupante de l’autonomie financière et la liberté concrète des femmes est un enjeux majeur du territoire anciennement soviétique (lien entre banditisme et traite des femmes ; place des femmes dans les régimes autocrates et islamiques), Terzani ferme les yeux. Il semble se complaire dans une non-observation machiste. Sous-entendant, lorsqu’il fréquente deux italiens « fiancés » à des Russes qui ont quitté leur emploi pour les suivre dans leur voyage que ces dernières sont libres et heureuses. La question de la contrainte financière si centrale dans tous les enjeux ethniques, cette question de l’autodétermination qu’il semble parfaitement comprendre et analyser dans toutes les autres strates de son voyage sur le sous-continent asiatique est complètement oblitérée. Il la voit, la mentionne mais n’en tient aucunement compte. Lorsqu’il est question des viols de femmes Turkmènes par des policiers Ouzbèkes, des mineures en situation de prostitution dans la Russie Sibérienne, des contingents d'ouvrières formant une « capitale des femmes » au nord de Moscou aucune analyse sur l’importance du contrôle des naissances dans ce continent où les pourcentages d’ethnies sont analysés à la loupe. Lors du déboulonnement de la statue de Lénine à Douchanbé (Tadjikistan), Terzani mentionne que, sur les trois ou quatre milles personnes présentes qui veillent, prient et patientent avant la chute de la statue, pas une femme à l’horizon. Mais il ne cherche pas à savoir ce qu’elles font, à les rencontrer, à leur parler. L’extrême majorité de ses interlocuteurs sont des hommes et, lorsqu’il rencontre une femme qui l’accompagne quelques jours dans son périple, il n’a aucune curiosité pour la spécificité de son point de vue, de sa réalité. Il préfère lui conférer un vague mépris sexiste, commentant sa beauté et lui conférant un sobriquet. Lui qui se targue de distinguer les sous ethnies du continent centre Asiatique à la ville près, n’est pas capable de sortir son doigt de ses préjugés sexistes et de s’interroger plus avant sur les implications spécifiques de la moitié de la population qu’il rencontre. Une analyse très fine sur ce que vit l’humanité certes, mais toujours la même moitié de l’humanité.
Profile Image for Camille Bulle.
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April 8, 2023
J'ai retrouvé Tiziano Terzani pour un autre sacré voyage. En août 1991, alors qu'il descend le fleuve Amour, frontière naturelle entre l'URSS et la Chine, débute à Moscou un putsch contre Gorbatchev, qui precipitera la fin du communisme et l'indépendance des républiques soviétiques.

'Bon, qu'est-ce que je fais ?' se demande Terzani, alors reporter au magazine allemand der Spiegel, et qui se retrouve un peu coincé sur son bateau de croisière, alors qu'il pressent que l'Histoire se déroule ailleurs.
Il décide alors d'entreprendre un long voyage de deux mois à travers la Sibérie, l'Asie centrale et le Caucase, jusqu'à Moscou. Le long du chemin, il documente les vestiges du communisme et la transformation amorcée dans les futures ex-républiques soviétiques : Ouzbékistan, Kazakhstan, Kirghizistan, Tadjikistan, Azerbaïdjan, Géorgie, Arménie.

Je suis une chèvre en géopolitique. J'ai adoré lire Terzani, qui n'attend aucune connaissance en la matière chez son lecteur (d'autant plus qu'il écrit en 1991, une ère antérieure à internet et même pré-Encarta). Je me suis laissée prendre par la main et j'ai lu son témoignage, écrit à la manière d'un reportage fleuve (c'est le cas de le dire), avec son analyse personnelle.
C'était intéressant et parfois drôle de voir lesquelles de ses prédictions et analyses sur les faits 'en cours' se sont avérées vraies, lesquelles non.

Les livres de Terzani ont une manière de me réconcilier avec le journalisme que je déteste dans sa forme actuelle (probablement parce que je ne lis pas les bons journaux), parce qu'ils prennent leur temps, qu'ils racontent une histoire, admettent la dimension personnelle de la vision proposée, évitent le sensationnalisme. J'y retrouve ce que je cherche : des éléments pour comprendre le monde et qui attisent ma curiosité, écrits d'une façon digeste, plutôt qu'une liste de faits sans contexte ni profondeur.

Bref, je sais pas pourquoi, je lui pardonne tout, ses longueurs, ses commentaires sexistes, son petit côté know-it-all.

'Possibile che nessuno dica mai che il socialismo è fallito perché non ha rispettato la libertà dell'uomo; che il problema ora non è solo quello di riempire le pance della gente, ma anche quello di ridare un senso alla loro vita; che, oltre a stimolare la benedetta economia, vanno stimolate anche le teste, va stimolata la fantasia, va incoraggiata la poesia? Questo passare da un materialismo a un altro non preoccupa nessuno? Non è pericoloso?'

#tizianoterzani #buonanottesignorlenin #hellocamsbooks
Profile Image for zumurruddu.
136 reviews138 followers
August 18, 2017
[sì, viaggiare…]

Viaggiare è un modo, per me, di provare a uscire un pochino dal mio guscio e farmi avvolgere dal mondo circostante, annusarlo, immergermi in quello che vi succede - senza capirlo, ma certo è un primo passo per avvicinarsi.
Terzani è stato un ottimo compagno di viaggio attraverso la siberia, l’Asia centrale, la zona del caucaso, zone misconociute almeno per me, che anche nei libri di geografia ho sempre visto tutte unite in un’unica ampia macchia grigia denominata, insieme alla Russia, Unione sovietica. Un unico misterioso blocco di cui non ho mai saputo nulla, o quasi, delle popolazioni che l’hanno abitata, della loro storia, delle montagne e dei fiumi che ne disegnano il paesaggio.
Terzani intraprende questo viaggio alla ricerca del ‘cadavere del comunismo’, nel 1991, dopo aver appreso la notizia dello scioglimento del partito, ovvero di un avvenimento che sembrerebbe epocale, che a buon diritto parrebbe chiamarsi ‘morte del comunismo’.
Attraversando questi paesi poverissimi, legati alla Russia da un rapporto di tipo coloniale - ebbene sì - il comunismo più che morto sembra non esserci mai stato.
Troviamo genti che sembrano essere state forzatamente mescolate tra loro, per poi essere assegnate a territori suddivisi da confini arbitrari, troviamo conflitti etnici e religiosi sul punto di esplodere, economie disastrate, e soprattutto, tristemente, tanta sfiducia nella politica. La convinzione che il capitalismo, il libero mercato, siamo la giusta via.

Riflette Terzani:
Come sistema di potere, fondato sull’intolleranza e sul terrore, il comunismo doveva finire. Ma come idea di sfida all’ordine costituito? Come grido di battaglia di una diversa moralità, di una maggiore giustizia sociale? Che succederà ora che il mondo capitalista resta l’unica specie nel suo genere? Che cosa succederà ora che tanti potenti, tronfi di vanagloria per aver vinto la guerra contro il comunismo, restano senza concorrenza, senza sfida, senza stimolo?

A più di vent’anni di distanza queste domande mi suonano ancora attuali in modo molto inquietante.
Profile Image for Dawid Wu.
33 reviews
October 3, 2021
To niestety książka z serii tych, które owszem należy przeczytać, ale głównie po to, żeby potem móc pozwolić sobie na merytoryczną krytykę, opartą na lekturze samego utworu, a nie powielaniu opinii zawartych w innych recenzjach. A patrząc na oceny umieszczone choćby na tym portalu, odnosi się wrażenie, że jest to reportaż wybitny, jeden z lepszych o czasach Pieriestrojki, co przed lekturą, owszem stanowiło sporą zachętę do sięgnięcia po dzieło Terzaniego, ale po przebrnięciu przez prawie 600 stron, stopień prawdy owych rekomendacji okazał się zbliżony do tego, który charakteryzuje obietnice wyborcze na dzień przed głosowaniem. I dlatego w momencie pisania tych słów czuję się jak statystyczny wyborca, czyli oszukany.
Powiedzieć w kontekście włoskiego reportażysty, że porównania do Ryszarda Kapuścińskiego są na wyrost, to nie powiedzieć niczego. Sposób podróżowania Terzaniego to właściwie zaprzeczenie warsztatu Polaka. Autor "Dobranoc, Panie Lenin" nawet nie próbuje zrozumieć otaczającej go rzeczywistości, no ale jak ma to zrobić nie znając języka rosyjskiego i swoje rozmowy opierając na usługach tłumaczy. Zapewne właśnie to niezrozumienie, wynikające z braku możliwości swobodnej rozmowy legło u podstaw pejoratywnego stosunku autora do zwykłych, szarych obywateli ZSRR. Dla Włocha są oni brudnymi, szarymi ludźmi, nierzadko porównywanymi do "londyńskich włóczęgów". No ale jakież inne wnioski można wyciągnąć, ograniczając swoje reporterskie rzemiosło do krótkich obserwacji podczas porannego joggingu?
Właściwie jedynym atutem książki jest jej tematyka, a ściślej rzecz ujmując, historyczny moment, w którym udało się znaleźć autorowi w niezwykle ciekawych miejscach. Uczestniczy on w rozpadzie Związku Radzieckiego najpierw z pokładu statku płynącego od źródeł do ujścia Amuru, by potem oglądać schyłek imperium, podróżując po Syberii, republikach Azji Centralnej czy Kaukazie. I to właśnie największa wartość tego reportażu, który opisuje Pieriestrojkę nie z perspektywy moskiewskiej, jak wiele innych relacji z tych czasów, ale z punktu widzenia radzieckich peryferii, oddalonych od Kremla o tysiące kilometrów, gdzie różnice mentalne są jeszcze większe, niż te wyrażone w jednostkach odległości.

OCENA: 6 z 10.
Profile Image for Adam Deverell.
23 reviews
April 8, 2018
Picked this up second hand years ago. Never heard of the author/journalist, left it on the bookshelf for a long time.

It's a relevation. Nothing better than reading a travel narrative written by such a good journalist. Analysis, interviews, no fat (even though it's a long book), pertinent. Just a great read. Epic travels through Serbia, Central Asia and the Caucasus (that gets admitedly short thrift) in 1991.

Interesting to see how the Republics have managed the fall of the Soviet Union in retrospect 17-18 years after the event. Terzani's intense dislike of Uzbekistan's police state (it only threw of its shackled in 2016), weariness of Islamic Fundamentalism (he admits uncomfortable feelings for Islam in general) that didn't really eventuate in Central Asia thanks to tough guy leadership, and his slight optimism for countries such as Kazakhstan prove accurate. As does his general belief that the new Republics face an uphill climb to prosoper in a post-communist world.

Terzani is no capitalist. He seems disappointed Communism was such a failure in Eastern Europle and Asia, seeing it as a balwark, or balance, against the West. He looks at the new mafia, the Austian hotels, the investment from Japan and America as equally depressing as the pollution, greyness and loss of hope that Communism brought.

Still recommended after all these years, if only as an analysis of how Republics attempt to rise from nonentity, as well as reading Terzani's lively, intelligent narrative.
Profile Image for Ricardo.
94 reviews7 followers
July 24, 2020
Impressive timing, witnessing the collapse of the Soviet Union. Almost thirty years later, it is interesting to compare what we see has happened with what he saw at the time. The descriptions of the decadent last days of that communist world are sad, and the reflections on the result of so many lives dedicated to a “cause”, a power system that failed. The uncertainty about the future is also clear, although the first signs about who was taking over the system and making the first millions (the mafias) did not give much optimism. The overal reflection about “What are countries for” is what remains. Is that question still asked often enough today?
A second side of this book is the personal experience of Tiziano. How naturally he travels and seeks to understand, how he learns from the unusual character in the corridor, from the barman, the taxi driver, to the politician and the president. His method to go seek people at the “cultural center”, how he dares to go meet the clandestines, the rebels, everyone - is very inspiring. It is a challenge to the usual concept of “travel”, “tourism”, when there is a much better, deeper way of understanding the world - by meeting those who experience it, and by asking the strong questions.
Always a pleasure to meet Tiziano.
Profile Image for Giovanna.
73 reviews1 follower
October 11, 2024
Leggere Terzani è sempre una garanzia! Garanzia di buona qualità di scrittura, di spunti di approfondimento e fonte di analisi, (soprattutto di questi tempi così complessi, in mutazione, con guerre alle nostre porte) ci può aiutare a capire dinamiche di oggi, ma che hanno radici antiche. 

Questa parte di mondo (l'Asia centrale e le sue "repubbliche" che finiscono in -stan) mi era proprio sconosciuta. 

È proprio un piacere leggere il suo stile così diretto, preciso e partecipativo. Sembra di viaggiare con lui, divertirsi con lui a scoprire luoghi, persone, monumenti, pezzi di storia antica e di gente contemporanea che vive in mondi per noi così lontani che siamo spesso portati a pensare che non esistano neppure... consigliatissimo, continuerò a scoprire il mondo attraverso i suoi occhi, perché mi piace il suo modo di vedere il mondo. 

Mi fa viaggiare, divertire, pensare (ragionare), ma la cosa più importante è che alla fine riesce sempre a regalarmi serenità e pace interiore. I suoi racconti, anche se di realtà tristi, povere, di realtà dittatoriali e di repressione hanno comunque un sapore di positività. È un amante della vita e la affronta sempre con grande positività. 

È proprio un grand'uomo Terzani, oltre a essere un gran giornalista, nel vero senso del termine.
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